La Voce - anno II - n. 46 - 27 ottobre 1910

422 njsnni r· . . recluso, questa dell attempato barbagianni par quella di un postino in riposo, e che se la natura dell'altro era quale si vede di dove sapete, quella del nostro è quale si può scor– gere attraverso uu paio d'occhiali gialli co– perti di cacature di mosche? ~leravigliamoci soltanto, o piuttoslo troviamo naturale, che il . re gli abbia comprato queste Barche riapesca cenerose e nulle, che rammentano non si sa perchè, un' illustrazione mal riuscita di 1111 romanzo di Walter Scoli. E passiamo nella sala di Roll. Alfred Phi– lippe Roll, se si considera l'arte come un'a· poteosi della Aoridezza carnale, della prospe– rità fisica, di tutto ciò insomma che, gene– ralmente parlando, può esser chiamato il grasso, è un grande arti5ta. Sbarazzatosi pel' tempo di ogni vana spiritualità, di ogn,i ridicolo li– rismo per darsi tutto alla riproduzione pura· mente oggettiva del mondo quale appare ed è, guardato da un punto di vista, diciamo cosi, ricostituente, egli eccelle in un genere di pittura che, per associazione d' idee, po• trebbe dirsi svizzera. E difatti, o ch'egli di– pinga un ritratto, o una scena di vita cam– pagnola, o un nudo di signora, o degli ani· mali, o anche un semplice paesaggio, è raro che tu non senta la salute, quella dalle na• tiche piene e sode, dal viso scarlatto, nutrita di latte e di burro, vagar tutt' intorno e pe– netrarti ài quel Ausso di gagliardia che si prova entrando in una dispensa ben fornita, in un ca– scinale o in una stalla. E non - insisto - ~be una tale impressione, la quale ognuno, non ne dubito, avrà sentito Yisitando questa su~ mostra tutta animata dalla gioia di vivere, di digerire e d'ingrassare, sia la ripercussione di quella ricevuta dal pittore nell'atto della crea· zione. No. Essa esce dalla nuda immagine delle cose dipinte: da queste spalle cicciute, da questi lombi di animali satolli, dalla so– lida struttura dei visi, delle persone, dei mobili, degli alberi, e persino dalla pennel– lata grassa e oleosa, in quella stessa maniera che l'appetito nasce e l'acquolina, per parlar volgarmente, viene in bocca, alla vista di un prosciutto o di uno stufato d'agnello col ra– merino. Roll non ci mette mai nulla del suo. Ma - potrebbe osservare Léonce Bénédite che parla di lui nel catalogo - qui si tra– scura la seconda delle « due maniere che caratterizzano la sua arte I > È vero, ma non per inavvertenza. Ho ben visto qui e ahrove delle immense tartines fuligginose e proletarie, dei lavori, dei Cantieri di Sarem1e, dei 14 lllglio 1880; ma che devo dirt1? Io non credo alla, sincerità rivoluzionaria di un pittore che, come ,il R~ll, vede la vita con tanto otti– mismo. Qua!unque sia governo al porco piace, S'anco a costo di qualche bastonata Mangiar, bere e dormir lo 1asci in pace. Cosl lasciate che io ritorni ad ammirare i capolavori della sua prima maniera. Questa bella Signora co11 cane, per esempio, nuda, bionda, opulenta e allegra che con la sinistra si tocca una poppa e mostra due dita della destra. Due? Due? Ch'e cosa vorrà dire ? È il primo mistero che si riscontri nell'arte del (pare impossibile) parigino presidente della Società Nazionale di Belle Arti. E sarà probabilmente anche l'ultimo, per oggi, perchè dopo questa sala comincia un deserto. Hic sunt leones, o per meglio dire, le tigri. Tigre e pesceca11e 1 Tigre ti, agguato, Tigre ed elefante - tante acqueforti di Giulio Aristide Sartorio delle quali non si dirà, per non affliggere i suoi amici, se non che sono delle sciocche reminiscenze di opere del grande Delacroix. E qui sono anche tre o quattro esempi (acqueforti) della nullità uni· versalmente riconosciuta, fuor che in lt,alia, di Edgard Chahine, creatura, chi s~ perchè, di Anatole France e risciacquatura di Steinlen, nonchè una quarantina di whistlerate (acque– forti) d'un Pennell americano, cose tutte che, se dio vuole, non guarderemo neppure. Tut– t'intorno, l'anonimato e il deserto. E dopo il deserto, l'abisso. Siamo arrivali alla sala della ~ulgaria. « La Bulgaria - leggo nel catalogo - è il più giovane Stato d'Europa, e l'arte bulgara moderna conta appena ven– ticinque anni d'esistenza e di sviluppo >. Cosi giovane, e cosi tremenda I Quando vi avrò LA VOCE detto che il Cimabue bulgaro sembra essere Cristo BerberofT, e che questo Cristo è un pit– tore della forza del nostro Fabbi 1 Accanto alla Bulgaria, gli artisti czeco-po· lacchi : Axentowicz, Olga Boznaska, Falat. .. No, francamente, per stamattina basta 1 Fuori suona la banda, i giardini son fron· zuti e fioriti, e una boccatina d'aria salmastra, un'occhiaia alle nuvole, non faranno male. Disperato autunno come amo il tuo viso ! Ardengo Soffici. Le condizioni spirituali della L. D. N. Caro 11/inocrhi, E sei curioso. Tu vuoi, per forza, che io ti faccia la mia professione di fede ; la mia e quella della Lega democratica nazionale, della quale io sarei quasi il pensiero vivente. Ed io invece non ho nessuna volontà di farla; 111.! voglio ridurre in formule precise e definitive, per la interessata e maligna ermeneu– tica di quelli che si affannano a tirnrmi da una parte o dall'altra, il mio credo religioso. Ma poiché insisti tanto e ti par quasi che il mio dichiarato proposito di essere e di ~r restare in un atteggiamento cht: molti chiamano equivoco e contraddizione e non è invece che odio de' semplicismi, tentativo di sintesi e riserva, ti dia una specie di malessere fisico ed una agita– zione che non poserebbe, una qualche risposta voglio pur darti, dovesse anche non essere se non una esposizione breve dei motivi della mia pertinace negativa. E prima devo osservarti due cose. Non è as– solutamente vero che io sia stato una qualche volta clericale come gli altri ; e, se non fossi tu chè lo dici, risponderei a una simile accusa ed offesa ·molto più duramente. Fra i clericali, dal primissimo principio dell'opera mia, io non ho fatto che una cosa : combatterli ; e tu dovresti saperlo. l\'la mi è avvenuto come avviene a chi sa di dover sloggiare un nemico dal terrttorio che questo ha occupato, e non conosce bene quel nemico nè quel territorio ; che prima lo slog– gia da certe posizioni più vicine e, quando ha preso queste, vede che esso si è, con forze fre– sche, stabilito in altre posizioni, dalle quali an– cora lo sloggia, ma per trovarlo di nuovo dieci chilometri più indietro ; e così via. Secondo, io non ti rispondo a nome della Lega. È un tuo errore il dire che la Lega vuol restare e dichiararsi cattolica. Fino a quando dovremo ripetere che essa non è una associa– zione di credenti, non ha un suo credo? Ha un suo modernismo, il modernismo politico, ç.he è la negazione del clericalismo, cioè di certi de– terminati rapporti di un credo e di una società religiosa con 1a società civile, e questi rapporti nega e vuole mutati. La Lega vuol ravvivare la vita pubblica al soffio di un possente idealismo, di un'alta concezione spirituale della cultura U· mana e trova che il cristianesimo è espressione non superata dei valori spirituali che essa pro– muove. Le dichiarazioni della Lega ~ono quelle che esse debbono essere per questo scopo. Ti paiono vaghe? Ma, Dio buono, tu stesso non 1rovi più preciso il credo religioso di Mazzini. Ora anche il Mazzini potrà essere stato nella contraddizione ; ma ti pare proprio che fosse un perditempo? lo parlerò per me, e per me solo Tu mi poni le domande a nome del pubblico ; almeno a nome di un certo pubblico. Ma sin dove ha di– ritto questo pubblico di essere informato de11e mie convinzioni e del mio pensiero ? lo ho scritto e scrivo molto, ho parlato e parlo molto, troppo, anche, certamente ; sarà, se vuoi, pensiero in moto, che cerca la sua chiarezza e le sue sin• tesi ; ma non c'è una reticenza nè un infingi– mento. Tutto quello che io credeva di dover dire, o di poter dire utilmente, l'ho detto. Ma - vedi che son disposto a prendermi molte col1ie - o non so farmi leggere o non so farmi çapire, neanche da te ; poichè, ad es., in quel volumetto sul La filosofia 1111ova e t 1 èi1cic/icaPasce11di, che tu citi come una pertinace affermazione di sco• lasticismo, c'è pure un capitoletto, sul linguag– gio religioso, che risponderebbe in gran parte alla tua curiosità di oggi i poichè in esso io chia• mo linguaggio, e non contenuto religioso, i dommi e i simboli e i riti e tutta le congerie di defini– zioni e di pratiche che tu mi opponi : linguag• gio che è cosa umana ed ha la sua storia e muta, ma dice una verità religiosa che è insieme vita, che cresce e si svolge in noi, non capricciosa– mente o saltuariamente o prammatisticamente, ma secondo le leggi intellettuali e morali che l'at• tività dello spirito porta con sè, secondo la lo– gica immanente dello spirito stesso e l'efficacia trascendente del divino che, daH' interno, lo agita· e lo conduce. A questo contenuto, a questa direzione fon– damentale, a questa fede viva 'io tengo; e ap– presala e impossessatomene, attrnverso quel va– rio linguaggio che è il fatto storico cristiano r,!.Clle sue grandi linee e nella sua pura bontà, quella cerco di possedere e ridire a me stesso e ripetere nella mia vita. Come può essere indicata questa fede? Tu sai, mio caro, che io non son uno studioso, non sono un « filosofo ». ~le lo hanno detto a sazietà i critici dei miei ultimi volumi. Non essendo filosofo, ho il diritto di non fare schemi nè formule, di non fissare sulla tavola, imbalsamata, la farfalla del mio pensiero. Sono un povero uomo di azione. Ho Ja certezza di una logica ferma che guida la mia vita Che m'importa di esser giudicato ora da chi non è nel turbine dell'azione? Giudicheranno i posteri a ciclo finito, se non avranno per la mente grat~ t~capi più serii. Questo ti basti che io non voglio chiudermi, dinanzi al cristianesimo, in una negazione ste– rile e infeconda, come hai fatto tu. lo credo nel cristianesimo. lo penso che la filosofia sia quello che ripensiamo, la fede quello che, pensando e volendo, sia interiormente e facciamo ; penso che gli entusiasmi creatori si esprimano non nelle vuote formule della filosofia, pensiero uc– ciso e notomizzato, ma nelle nozioni della fede, nelle personificazioni della speranza, nelle pro– teste ardenti della bontà ; e penso che questo . entusiasmo religioso trova buone e feconde le direzioni spirituali che vibrano nelle pagine del vangelo e cerca di far di esse una dottrina sua, intimamente personale, armonizzandole, con sfor– zo sempre nuovo, con gli altri elementi e dati della cultura. Penso che, per umiliazione di questa nostra procace ragione ragionante, che non è tutto lo spirito, nè tutta I' intuizione, e per invigorire le energie buone dello spirito stesso e deificare la vita, convenga creder in ciò che si è detto e si vuol dire con le formule « personalità divina», « immortalità individuale », « azione di Dio nella storia », « assolutezza di valori spirituali splendenti nella coscienza e nella vita del Cri– sto storico » ; e -credere in queste povere for– mule significa operare secondo queste ricchis– sime direzioni etiche, che sono, non la verità raggiunta, imbalsamata, infilzata dialetticamente, ma la vita spirituale da conquistare, l'intuizione precorritrice in cui quello che deve essere è già e si fa. E ritengo di avere il diritto di dichiararmi cattolico i dichiarando con ciò stesso il ponte– fice di oggi e i suoi uomini decaduti dal diritto di parlare e di agire nel nome della Chiesa e della autorità che è in essa ; e rivendico per me, in questa situazione rivoluzionaria, il di• ritto di rimaneggiare liberamente e con piena padronanza gli elementi del cristianesimo sto– rico. E mi dichiaro cattolico perchè penso che, come c'è una dottrina viva, e' è una tradizione viva trasmessaci dalla cultura e dalla vita acci– dentale, latina, italiana ; e non vog1io staccarmi da questa. È una illusione? E che m' importa ? Ma quale uomo ha altro che delle illusioni, cioè delle fedi personali ed inconttòllabili, per dirigere la sua vita interiore? Gli antichi si rendevano oscura– mente conto di questo e le chiamavano fedi ; la intollerabile petulanza di chi oggi vuol chia– mare scienza e ragione le sue è la più nau-: seante cosa in tanta petulantissima gente che nasconde nella pompa vana di questi nomi la propria sterilità spirit\Jale. Ti bastano, non ti bastano queste mie dichia• razioni? Non chiedo nP:anche di saperlo. Non ho maestri, non ho discepoli, non ho nemici a' quali debba render conto del mio pensiero ; preoccupazioni le quali deviano chi le ha dal proprio pensiero per non sinceri ed interessati adattamenti pratici ; mentre a me interessa e piace soprattutto possedere il mio pensiero ; fi– schino o applaudano gli altri, mi trovino logico o contradittorio. Sei riuscito a farmi parlare .... anche troppo? Addio. Tuo RO>tOLO MURRI. Non intendo affatto di entrare terzo, non ri– chiesto, nella schermagHetta alla quale il pro– fessore Salvatore Minocchi fa invito, e a me pare intenda forzare, l'amico Murri : ma, par– lando di cose attinenti all'oggetto di essa, spero Bibloteca Gino Bianco di illuminarne alcuni aspetti, forse ancora un poco nell'ombra, e che io intendo chiarire. Cia– scuno appartenente ad un partito, ad una setta (in senso classico), ad una società può, quando egli ritenga occorrere, criticare per desiderio di meglio, quanto in essa si pensi e si operi, quanto vi sia di fini e di mezzi, ogni attività ed ogni attitudine: questo intendo di fare, pure apparte– nendovi, verso la Lega Dem. Nazionale. E per intanto non ritengo che si possa ad essa fare rimprovero di possedere un capo spirituale, un ideatore, in Romolo i\lurri ; e le ragioni sono ovvie e piane : una direz•one è comunque ne– cessaria, e non può che trasferirsi per comune consenso in una intelligenza nè volgare nè co– mune, quando una società voglia prosperare e sentirsi unita nei fini. 11 quale principio in poli– tica si può considerare O!-servato ed applicat< universalmente, almeno colà dove vi sia un monarchia od una repubblica saggiamente rett ed amministrata. Ma il fatto vero è che l'on, revolt: l\lurri non ha una influenza diretta t principale nella Lega; egli stesso al Congressr di Imola, nel settembre scorso, diceva che egl doveva rimproverarsi di averla troppo trascu rata. Ed è vero; ma il significato delle sue pa role bisogna ritenerlo più ampio assai di quant, egli non disse; ed interpretandolo è eh' egli nor si è occupato molto della Lega, anche dopo I< cadute ragioni canoniche, perchè non si è sen– tito fervidamente seguito e capito dalla univer– salità dei soci. Ed era fatale che fosse cosi ; quando si pensi che la immensa maggioranza di essi fosse di giovani e di giovanissimi, pro– fughi dalle associazioni clericali, e molti ancora pieni di quelle nostalgie verso la sacristia, ch'e– gli stesso ha deplorato nella rivista li Com mento. E poi erano pochi, I' infim'l parte, queJli che potessero accedere alla sua coltura, alle varie manifestazioni del suo multiforme ingegno, e adattarsi a volta a volta nei suoi spesso mu– tati, e talvolta nuovi di trinca, atteggiamenti verso l'autorità ecclesiastica e nelle posizioni politiche assunte. Egli ritiene la L. O. N. come una esperienza che si deva compiere ; necessa– ria è, perchè reale ; e proficua può anche darsi ; ma non nel senso di creare una schiera animosa di giovani che penetrino nelle più imponenti schiere della democrazia, per moralizzarle, e a queste mostrare necessarie altre forme di atti– vità; si bene in quello più modesto. di formare dei giovani onesti, che per proprio conto risol– vano alcune gravi questioni della vita spirituale dell'oggi ; fra le quali la religione. Ma quanti l'hanno seguito su questo terreno? Il porsi sul terreno delle negazioni è facile poli– ticamente, non~ sentimentalmente; il difficile è costruire, creare; e la Lega, per sè medesima, ad esempio, non è riuscita ancora a creare nes– sun programma prat_ico di politica ecclesiastica, che pure si avvicini a quello del partito liberale dei tempi di Cavour: e pare che dubiti e ten– tenni fra l'anticlericalismo dei partiti estremi, pur criticandolo, e un vago sentimentalismo mi– sticheggiante, che in politica conta poco. E il Murri invece si è trovato preso nelle grandi correnti politiche, e vi ha portato con l'ingegno grande, una penetrazione acuta, una immensa onestà, ed una febbrile opera non vana e peri• tura. Cosi che in politica ecclesiastica ha dovuto seguire la tradizione liberale, che è l'unica pos– sibile, come lo fu dal Gioberti al Cavour e ai legislatori successivi. Ma il male, tutto intrinseco, a parte la mt!-3- vigliosa onestà e il disinteresse quasi generale ùei giovani della Lega, si è nelle scarse forze direttive ; pare che nei dirigenti di essa non vi sia, oltre l'affanno generoso di raggiungere a volta a volta la loro guid~pirituale, in che si disperde quasi ogni energia, e lo sforzo stmti– menlale di comprimere nostalgie ed inquietudini cattolichè ; non vi sia, dico. quella larga capa• cità ad elaborare saldi e sicuri principii e fini di un'azione concorde e precisa; sl d'imitare, anche per una giustificazione tutta esteriore e inefficace, le forme politico-sociali dei partiti più affini. V'è nella Lega troppo amore del- 1' esteriorità democratica; parrebbe si voglia di– sperdere a forza il ricordo imbarazzante dell'an– tica origine, col non perdere mai l'occasione di gridarsi democratici; e nell'affermazione si perde l'azione. L'essere cristiano non è già nel dirsi, ma nel– l'esserlo, nelle opere; e il dirsi democratico è cosl larga affermazione, che può essere buona tutt'al più a determinare un inizio generalissimo e molto impreciso d'azione. Ma non è il complesso delle azioni successive che vogliono essere pre– cise ed aventi fisonomia propria ? Non è precisa la Lega nella propria democra– zia, di cui non ha elaborato un concetto nuovo; e non lo vuole elaborare perchè essa accetta la democrazia come attualmente è ; così possono

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