La Voce - anno II - n. 39 - 8 settembre 1910

390 LA VOCE menti che i rappresentanti delle nazioni stra– niere offrivano alla scienza teologica tedesca e per essa ali' illustre professor Harnack. Ma la ben nota umiltà del teolop;o berlinese non polè sopportare che, per I' Inghiìterra il pro– fessore Carpenter, per gli Stati Unili il pro– fessor Peabody, per la Francia il prof. Bonet– Maury, per l'Australia il reverendo Tudor Jones, per l'Olanda il prof. G.roenewegen, e per l'Armenia ,I signor Ter-Minassianz, espri– messero a lui la riconoscenza di « quanti li· beri cristiani non si prostranoinnanzi a San Carlo Borromeo ». Il rappresentante del li– beralismo luterano, dopo una disquisizione filologica sui vangeli, che non poteva offen– dere le convinzioni di nessuno, aveva creduto bene di cominciare le sue vacanze estive. Peccato certo che mancassero pure a queste cerimoniose sedute quei fondatori di sette cristiane della Russia, che come Zibalski, Sin• taiev, i fratelli Verighin, come tanti altri di cui neppure i nomi forse resteranno, hanno portato attraverso i villaggi affamati e op– pressi l'ardente spirito di lotta contro tutta l'opera dell'Anticristo, incarnala nello S_!.ato, nella schiavitù spirituale, negli urbani godi– menti, hanno suscitato ebbrezze irresistibili di schiere flagellanti e miracolose rinascite d~ anime nella visione estatica, hanno sop– portato lietamente persecuzioni di ogni ge– nere, anni di carcere e di Siberia. Che strano paragone si sarebbe anche fatto tra questo congresso e quel concilio di « Vecchi Cre– denti > che un anno fa si riunivano a Mosca in cinquecento e per due settimane disputa– vano accaniti ed ardenti come padri del IV secolo, sulla costituzione della famiglia, sul– l'origine demoniaca del tabacco, sull'autorità religiosa della comunità! Ma che può valere tale gente turbolenta, che pur pretende d'esser cristiana e libera– mente religiosa, di fronte agli epuratori filo– \ogici del cristianesimo e a quei laboriosi conciliatori di idee decrepite e modernissime clie si proclamano « riformatori della Ri– forma >? Ma che mai si deve intendere per libertà religiosa? Non certo libertà esteriore : ciò è affar di politica, e non di religione. Libertà religiosa è, nel ristretto suo senso, la possi– bilità e la spontaneità della relazione indivi– duale fra l'uomo e Dio, la sincerità, l'origi– nalità irreducibile di questa comunione. per cui l'anima esce da sè per diventar più sè nel!' Unità divina. Tale è la libertà dei mi– stici che in ogni età sono pullulati dal tron-co della religione cattolica, che le banno rico– municato quasi la grazia di un contatto con Dio: e questa possibilità di un'originale vita religiosa dei singoli che s'innesta ed incor– pora nella comunità è ciò che veramente ha costituito il Cattolicesimo come religione universale. Nè tal fenomeno si manifesta solo nel mondo cristiano. Non comanda il Bud– dha che ognuno raggiunga la negazione del dolore e della vita non per le parole del Maestro ma per I' intima sua persuasione? Non si sente Socrate sereno, indifferente agli eventi della vita nella partecipazione a quella divinità di cui egli ha un concetto oscuro, ma che ha coscienza s'esprima nella sua vo– cazione? Egli - quale ce lo disegna l'A– pologia - è il ~ero apostolo e martire del- 1' intima libertà religiosa di fionte alla reli– giosità sociale anzi statale della città antica. Questa relazione fra Dio e l'uomo, lungi dall'essere una posizione astratta di due so– stanze separate e lungi dall'essere una specie di loro compenetrazione materiale, è la po– sizione che lo spirito umano assume nell'in– teriore sua immediatezza di fronte ai contra– sti dell'essere. È l'atto stesso, dunque, con cui I' e io » si libera da ogni determinazione so– ciale, ma anche da ogni categoria intellet– tuale, da ogni principio etico. Questa libertà assoluta, impossibile a definire altrimenti che con negazioni potrà esistere allo stato puro nella contemplazione più o meno catalettica. .A 'l"'na l'attività religiosa diventa un « fatto -..-.ice> •,-deve manif<Starsi in idee e dog· mi, in tradizioni ed azioni sociali; per essere libera deve dunque non più negare il dive– nire storico ed i rapporti sociali, ma trarre da essi la propria potenza. La tradizione è perciò una base indispensabile a ogni vera vita religiosa ; eppure la distinzione di nn passato dal presente è assurda dal punto di vista religioso. Cosi anche la religione con– tiene necessariamente elementi speculativi e su essi si forma· ma la religione non è spe– culazione, non t Wellanschau1111g, è vita, o per meglio dire è l'unità perfetta in cui si rivela l'inscindibilità del pratico e del teore– tico nello spirito umano. La libertà religiosa in quanto è attività e compimento di questa attività è dunque reale solo nel seno di una religione positiva: il misticismo sorge dagli elementi che la tra– dizione religiosa gli offre e alla tradizione religiosa restituisce questi elementi avvivati da una potenza nuova. Per la collettività dei credenti, organizzata nella Chiesa, la libertà è potenza d'azione; potenza non possibilità ; libertà é l'azione che esce fuori di sè e ritorna in sè dopo aver domalo e trasformato la realtà opposta : e tale concetto di libertà può essere solo quello di una religione che ha coscienza di sè come di espressione terrena di Dio. Nella vita politica la libertà non è nn con• cetto negativo, cioè assenza di schiavitiJ: è possesso attivo di autorità: chi non ha si• gnore è signore egli stesso; il terzo stato per liberarsi ha dovuto divenir classe domi– nante ed ogni emancipazione è conquista di potere. Necessariamente il concetto di libertà religiosa, se non vuol rimanere astratto, se non vuol negare o la religione _o la libertà, si risolve nel concetto di un ·assoluta potenza della Chiesa, di una piena organizzazione da parte sua della vita, di un assen•imento ed integramento in lei di tutte le funzioni so– ciali. « Libera chiesa in libero Stato » è una formala, di cui non discuteremo l'utilità empirica in determinati momenti ma cbe 1!"'-– cerlo effetto e causa di adattamenti che col– piscono non solo la logica, ma la sinceri\à e la spontaneità della vita spirituale e so· ciale. Libertà religiosa è considerata, dal di fuori, intolleranza. Tolleranza è negazione della Chiesa, della religione nella sua costi• tuzione sociale, dello spirito che ad essa cor· risponde. È perciò facile di riconoscere come la posizione di lotta del Cattolicesimo sia per– fettamente corrispondente all'essenza sua di grande religione: esso deve entrare nella lotta non diminuito, non ridotto a buoni senti• menti morali, a geniali idee teoretiche, a utili soluzioni pratiche, ma nella sua gran– diosa integrità tradizionale, nella sua volontà e nell'affermazione del diritto di abbracciar tutta la società, in quel complesso di idee, di pratiche, di tradizioni, di culto, di costumi in cui esso ha saputo raccoglier la vita di un milleno, e che ancora potrebbe formare per molte anime un organismo concreto e vivente, una comunità, a cui attingerebbero forza e direzione. La cosa pii, triste è che questa fiera po· sizione della Chiesa romana non esiste più che nella mente di pochi ed impotenti idea· listi, mentre lo spirito di compromesso si fa sempre più strada sotto la formale intransi– genza, e quasi tutti i difensori ex officio de! Cattolicesimo o non capiscono la tragicità del conflitto e la stessa grandezza della loro causa e cercano di rimediare con poveri, ridicoli mezzucci, o fanno mostra di quella sco!!B– giante indolenza, di quel comodo amore della mediocrità, di quel gretto bizantinismo che sono le sicure stigmati di ogni decadenza. * Se per democrazia si intende l'odierna so- cietà, una democrazia religiosa è una con· traddizione in termini. La democrazia è sorta e s'è svolta dalla distinzione netta dell'uomo e del cittadino, dall'affermazione di questo secondo carattere come un valore non solo indipendente, ma preponderante. Contro una forma ormai inaccettabile di rapporti tra gli interessi interiori spirituali e gli interessi sociali, la democrazia ha affermato la neces· sità di risolvere e organizzare su proprio fon– damento i secondi vietando nell'armonia quasi meccanica, certo affatto intellettuale ch'essa sognò, l'intrusione di elementi individuali, per quanto essi potessero rivestire un carat· tere universale. La comunità democratica è eminentemente irreligiosa, in quanto pretende che la vita del cilladino domini lutti gli altri valori. Non per nulla democrazia e positivismo sono stati si a lungo compagni : reazione 1'1111a e l'altro contro una vieta forma d'unità sia pratico-sociale che metafisica, l'una e l'al– tro ciecamente racchiusi in un campo limi• tato dell'attività storica e spirituale, arrestati in un prodotto e non viventi nell'azione crea• trice, l'una e l'altro perdentisi in una serie di astrattezze e di contraddizioni in quanto aspiranti ad elevare ad assoluto in sè suffi– ciente ciò che non- è se non un momento fissato dell'attività profonda. E tanto meno è possibile parlare di una democrazia cristiana, se il Cristianesimo è inteso nella sua vera essenza come religione. La società uscita dalla Rivoluzione Francese è stata considerata come un progresso verso l'attuazione dcli' ideale cristiano: pareva che l'individuo ricevesse infine quel valore asso· luto che gli dà il Vangelo. Riducendo la re– ligione ad 11[/arc privato, la democrazia, si dice, ha salvato il Cristianesimo, lo ha rifatto intimo, lo ha trallo dal l'irrigidimento della Chiesa esteriore che la democrazia non ha salvato nulla: ;1 Cristianesimo si è salvato, s'è rifugiato nell'interiorità delle anime, ma non ha cessato per questo d'esser comunione concreta degli spiriti nel loro profondo. Men– tre la democrazia ideàlizza si l'individuo, ma l' individuo meramente politico, considerato cioè nelle sue funzioni formali, nella sua in– fallibilit~ di atomo del popolo sovrano. I.a vita interiore personale fu ricacciata BiblotecaGino Bianco nella volgare quotidiana esistenza. L'opera della democrazia fu dunque negativa, e il suo ideale un'astrazione della natura scciale, la quale per altro, lungi dall'essere una realtà in sè, è il prodotto di lunga storia spirituale. Mentre cosi la democrazia cercava di razio• nalizzare ed immobilizzare i prodotti tradì• zionali perdendo ogni contatto colla vita in– tima delle anime, il Cristianesimo viveva ancora in molte di esse, se non altro come un complesso di bisogni spirituali, e a volte tentava di riprendere contro l'astrattismo ideologico, il dominio sulla vita in nome dello spirito. La democrazia non può esser dunque nè religiosa, nè cristiana. A sua volta il Cri– stianesimo non può essere democratico nel senso moderno. Nessuna azione dei cristiani corr.e tali, come anime religiose è possibile nel campo della democrazia. Contro tale af– fermazione è facile citare gli esempi di preti e di pastori, specie nelle grandi città, par– tecipanti alla vita democratica de' propri fe– deli, fornendo loro prezioso soccorso. Ma in quanto il cosidetto Cristianesimo del buon cuore, il socialismo di Cristo si isolano dal complesso religioso, entrano a far parte di un'organismo sociale indifferente od op· posto alla Chiesa, □e assumono speciale si– gnificalo, la religione, nel suo complesso or– ganico, nella fede dell'interna presenza di– vina, nella giustificata pretesa di signoreg· giare il mondo è completamente negata. Presso quei preti e quei pastori non agisce / l'anima religiosa, giacchè essa non può es· sere o pretendere d'essere che signora : essa non può prestarsi ad uno scopo estraneo al suo fine, ad un'azione che considerj la so– cietà come un'c,rganismo economico valevole a sè. Piuttosto in quelle anime già la reli– gione s'estingue, già essa non lascia che le membra sparse della sua unità, il fondo della sua tradizione morale, sempre più inerte, sempre più ingiustificato e dogmatico, da cui appunto si sviluppano i sensi di giustizia e di pietà. Ugual fatto avviene nel campo del sapere. La religione vera è vita e sapere immedia– tamente uniti : in quanto essa decade, l"unità scompare,' comincia l'analisi : la tradizione morale, le prati~he, il culto, le concezioni teoretiche si isolano l'uno dall'altro ; e cosi isolate s'arrestano in un dogmatismo vuoto: introdotte nel campo del sapere esse corri– spqndono si al senso della moltitudine che per lunghi secoli le ba vissute, ma preten– dono a un valore assoluto, cui non hanno diritto perchè nessun prodotto spirituale ha diritto di sussistenza contro l'attività dello spirito di cui non è se non un momento. In verità la religione in sè è ben la ne– gazione netta della democrazia e della scienza disinteressata, ma il moralismo e I' intellet– tualismo religioso ne sono i migliori alleati in ciò che hanno di più funesto. La demo– crazia e il positivismo arrestano nell'astratta esteriorità d'un prodotto lo spirito umano, il moralismo e l'intellettualismo religioso af– fermano anch'essi per il loro dogmatismo inerte la necessità di una stasi e in questa immobilità statica i due campi opposti ten– tano e giungono ad un reciproco adattamento e ciò non è difficile perchè negli uni non v'è più il battere e il cozza1e della vita, ne– gli altri la volontà dell'uno, I' ideale di Dio agente come assoluto. ~ Il libero Cristianesimo si giovò del Pro– testantesimo, il Protestantesimo del libero Cristianesimo. L'uno prestò la sua indipen– denza, l'altro i suoi servizi divini, i suoi canti e i ricordi luterani su cui commuo• versi ; Cristo fu lasciato nello sfondo. Que• sta confusione era naturale e perfettamente lecita. Non è la facoltà teologica berlinese la confusione organizzata di scienza e ortodos• sia, libertà di pensiero e servilismo hobenzol– leriano? Una raccomandazione che l'educatore dei futuri pastori fa ad ognuno dei discepoli è che qualunque dubbio o qualunque affermazione contraria all'ortodossia egli possa sperimentare in sè o anche propugnare nelle « riviste specia– li » di teologia, parli sempre ai fedeli da puro ortodosso. Al di sopra di tali fenomeni di adattamento, diremo ecoOomico, che riguar· dano un po' la natura del Protestantesimo, un po' la coscienza morale dei singoli, s 1 e• leva e si fa strada una corrente ben pi(t im– portanle e piit vasta, che ingrossa rapida· mente: corrente di conciliazione tra religione e vita sociale ne' suoi diversi campi. Le re• ligioni finora sono sempre nate da forze lot– tanti di un mondo sconvolto, da un atto ge– niale irreducibile in termini puramente in• tellettuali dell'umanità; mentre i cristiani socializzanti pretendono utilizzare per il rin– novamento religioso un lento lavorio di rat– topamento delle più indecorose screpolature della società odierna. Questo fu il cenllo e il valore del Con– gresso : intorno ad esso si svojse qualche ambizione particolare, qualche sogno estetico di religioni lontane : perchè intervennero brahmini e buddhisti. Sinceri rappresentanti del le loro religioni questi confusi storpia tori d'una grande tradizione nel l'incompresa con– cettualilà della filosofia europea I Degni in– formatori dei nostri dilettanti di esotico sol· !etico religioso, dei nostri buongustai d, mistica eleganza, di cui si sa con quanta divozione si rivolgano verso l'Oriente e i suoi • na: scosti tesori ». Essi sarebbero forse delusi dal fatto che raccontava con cerla malignità un'orientale autentico; negli scorsi anni con il risorgere della potenza economica e poli– tica, con l'affermarsi della nazionalità nel Giappone, il Shintoismo riprendev~ tutt~ la sua vigoria tradizionale, cercando dr toglrere le classi colte dal!' isolamento religioso, a cui l'accettazione del Buddhismo le aveva condotte. Il movimento era già forte e vit– torioso, quando nei centri intellettuali. ~•av– verti l'interesse europeo per la relrg1one del Buddha. Ciò bastò perchè questa ritor– nasse in pregio e perchè fossero mandati in Europa giovani, con l'incarico di imparare dai filologi indianisti le meraviglie e le profondità che gli occidentali trovavano nel buJdhismo. I dilettanti di religione sono gli badatti ad azione ed a pensiero nel mirabile mondo che la realtà otfre loro ad ogni istante e che è capoce nelle anime forti della più sublime spiritualizzazione. li loro sincretismo non è quel vivente fondersi e urtarsi di tra· dizioni e di volontà di popoli, quel confluire d'attività in cerca di un tine che ancora sfugge e che non sarà raggiunto se non in un'unità più ampia, come in quella cosmo– poli delle religioni che fu Roma imperiale, ma è sentimentalismo sterile di collezionisti, e il loro tempio è un cimitero delle reli– gioni nello stesso senso che i musei sono cimiteri dell'arte. Al comizio pubblico, organizzato dagli ini– zi•tori del Congresso, parlava il Naumann, deputalo al Parlamento, pastore o ex-pa– store, quasi socialista e fervente imperialista. Era un' inno alla grande città industriale, ai progressi della scienza, del la tecnica, del movimento sociale : l' evoluzioni~mo darwi• niano e il superuomo nietzschiano, I' in• conoscibile di Spencer e l'imperativo ca– tegorico di Kant, il socialismo e la benefi– cenza, l'umanitarismo e il nazionalismo, tuUo era accolto dall'oratore come sintomo di più elevata vita spirituale, trionfante dei fossiliz– zati dogmi ortodossi. Da questa schiuma della vita, insieme confusa, nascerà una nuova for• ma religiosa, forma di cui già s' intravedono gli albori nelle nuove relazioni sociali che dominano la grande città: la regolata giu– stizia, le istituzioni di soccorso e di previ• denza, l' igiene, I' istruzione, la supremazia dei più atti. Chi avesse visto le faccie ia-· lente, udito gli applausi accentuati, tra i lunghi sorsi di birra, di questa gente di la– voro e di guadagno, cui nulla è più grato ascoltare se non che la loro attività è capace di costringere in sè e religione e filosofia e scienza e rivendicazione sociale, che nessun pericolo ad essi sovrasta nè dall'interna forza spirituale, nè dall'esterna vi,ente e dolorosa contraddizione della vita, avrebbe dovuto in• tuire che questo libero Cristianesimo o Pro– testantesimo distillato che sia è una potenza crescente. La grande città priva di tradizioni, di stile, di vita intima, di raccoglimento spi• rituale, l'uomo dalla vita frammentaria ed anemica, che riceve il vitto, le idee, il ve– stiario, i piaceri a porzioni gettate ali' in– grosso sul mercato, tutta la meccanicità che pervade oggi la produzione e la vita inlel– tuale, le compagini sociali e i sentimenti collettivi, sono il terreno di questo strano surrogato religioso. Berlino, l'America del Nord, l'Australia sono i focolari tipici di questo nuovo prodotto a buon mercato. Ma anche I' -Italia non ne sarà per molto immune. Preparano forse un buon terreno la facile coltura, un rinato superficiale interesse per le cose dello spirito, specialmente per l'analisi morbida, una tendenza \'erso un idealismo equilibrato, tollerante, ottimista, d'altra parte il dissolvimento del socialismo ne' suoi ideali, l'anticlericalismo massonico che dovrà ben cercare un sostituto al di– screditato positivismo, e cc,me fior-fiore la saggia concezione economico-piccolo-borghe• se, il tollerantismo liberale e il liberalismo ideologico di chi regge oggi in Italia il go· verno. Il Cattolicesimo è veramente, in Europa almeno, l'unica grande religione. Esso decli– na : l'unità sua si smembra e precipita in elementi pratici e teoretici dispersi, inerti, vuoti di vita come staccati dal tronco vivente. Di questi membri senza forza accattati qua e là si vuol ricostituire un qualcosa e ricosti– tuirlo nel seno e a vantaggio di quella so· cietà democratica che è per essenza negatrice di ogni religiosità. L'accordo è possibile, è vantaggioso anzi alle due parti : l'ideologia vana democratica può introdurre in sè un contenuto che ha sulle masse un p,>1ente va· !ore, gli elementi religiosi possono esterior·

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