La Voce - anno II - n. 29 - 30 giugno 1910

348 fautore di pace fra gli uomini e le nazioni, ma che dette una buona stoccatn alla metafi– sica acchiapp:mm'ole. Per i dirigenti del 11t0\ 1 i– mento studentesco la filosofia c.leveridursi « al– l'umile oAicio cli ancella delle scienze, dalle quali ha per C'Ompito di estrarre le leggi e di utiliz– zarle in pochi principi supremi, senz:i :tzzarclarsi ad esercitare un oculato e se\'ero controllo cri– tico sui veri che la scienza le porge» (Cfr. Anno IV, n°. 1-2, p. :q). Col positivismo doveva essere imnrnncabile la sociologia facilona e chiacchierona. Non ho ben capito, però. qllello che Nino ~larroni, il nuovo direttore della Rivista, successore cli Gino Ban– dini, intende per «sociologia». E vero che que– sta presunta scienza ha dato il nome suo a un.t infinità di materie pili o meno eterogenee ed ha fatto <li ciascun scribacchino un « rivelatore di nuovi ed ines.plornti oriuonti »; ma non so che cosa abbiano a fare con la sullodata disciplina squarci di retorica politica, che ora magnificano il movimento rivoluzionario russo, ora fanno ad orecchio la. stori:l dcli 'idea pacifista, tirando fuori Budda, Zoroastro, Cristo e la Rivoluzione fran– cese! (Anno III, nCl.2, p. 21). Ad ogni modo, se qu:llcuuo ha la voglia di sapere come mai la rivoluzione russa scoppiò e andò declinando, può ricorrere :i.Ila rubric_a sociologica ed imparare molte belle cose. L'autore afferma con disinvoltura che nel po– polo russo e • la ca11cr1::nadel fatt11is1110. L' av– venirismo politico del popolo russo e la visione che tortura e ricrea ad un tempo il cervello del funrn.tor d'oppio •· Questo per un saggio del come si può « notomizzare » la storia! (Cfr. Anno IV, n°. 1-2 1 p. 5). Ma la Corda Fratres vuole sempre restare nel– l'indeterminato, per salvarè, almeno con l'appa– renz.1, lo statuto fondamentale dell'associazione. Come la foderazione, cosi la Rivista si trova cer– tamente dinanzi alle contradizioni della realtà. Pacifismo? :\la in Austria si bastonano gl'ltaliani ! Areligiosit:\ ? '.\la il clericalismo la urta e il suo fine è di d:i.rgli addosso. Bisogna quindi trovare una via di mezzo; ripetere sempre, fino a stan– care, che i giovani debbano rivolgersi ali'« idea– lità sublime ))' al « sogno umano » della fratel– lanza. Cvn questa scusa nessun problema e stato preso di fronte, nella sua complessità, nella sua serietà. Si è chiacchi~rato molto e la parola sin– cera, rampollante dagli odi e dagli amori della vita di tutti i giorni, e stata soffocata per abbrac– ciare un umanitarismo idilliaco senza confini, per parlare di tutto con la leggerezza di uno scolaretto di ginnasio. Cosi per l'irredentismo, Gino Bandini, dopo le prepo1enzt: di lnnsbruck, pensa ad una sezione della Corda Fratres in Austria, « perchè varrebbe a persuadere (!) i vari elementi etnici che com– pongono l'impero austriaco che hn1mo lutto da guadagnare da un'azione comune per liberarsi dall'op1>ressione comune e perchè sarebbe un cuneo vivente piantato nella compagine ciel– i' impero». (Le pn•pok11::e di l1111sbr11ck. Anno Il. n°. 10-12). Chi ha qualche idea chiara dl!lla questione ir– redentista può ben comprendere l'ingenuità di questa proposta. In quell'epoca il problema per i giovani specialmente, era mollo immaturo; ora abbiamo fano qualche p:i.sso verso la conoscenza sicura delle lotte etniche e sulla nosLra Foce il dibattito è ~tato ampio e interessante. ì\la I' in– genuità non si nrresta qui : alle obiezioni di un confederato, che si mostra un poco pili informalo delle condii-ioni degli italiani d'oltre confine, il direttore delln rh•ista risponde con una trovata spiritosa. Che cosa deve fare la Corda Fr:i.tres din:1111:ialle lotte fra it:i.liani, 1edeschi, czechi, slavi. 1>olacchi, riuniti come tanti« bestioni» {la parola è dell'autore) in una grr,nde gabbia?« Riu– niamoci noi di migliore intendimento, fa dire il Bandini alle belve fra loro lottnnti, e persua– diamo io leone i leoni, io tigre le Ligri, io orso gli orsi, io elefante gli elefanti e cosi \'ia, che fmo ndesso abbiamo sbagliato strada e che ad odiarsi e :-icombattersi c'è sempre 1empo e c'è pil\ gusto, se mai, di farlo in libertà che in gab– bia a divertimento e guadagno del padrone del serraglio • (Postilla a « ll,1/ìa11i d'oltre confiHe • di G. ;\lenicanti. Anno 111. 11. 0 3 pag. 38\. L'amico Slataper troverebbe materia di che solJa7z:-irsi. I.e citazioni PoS'-0no bastare percltt~ minac– ciano di dh·enire stucchevoli. Sarebbe crudelt,\ intrntttmerci su altre amenità : sul racconto, per esempio, delle pa-;<:;egg-iateper l'Italia dei Con– -;oli <lirenori, con l'immancabile menu del ban– chetto; sulla rubrica « ,\rte e ,;;cena » per le noti7ie teatrali, che. non so per qual ragione vengono a far parie del programma della Corda Fratres; sulle poe-,ie, che fan la concorrenza ai sonetti dei poeti d'occasione aspiranti alla man– cia e nl bicchier di ,·ino ; sulla « rassegna scien• tifi~ •· dall:-i quale nessuno, neppure con un LA VOCE grande sforzo di volont:ì., potrebbe imparare qual– che briciolo cli scienza; sulla critica letteraria, che chiama la seconda Rapsodi:\ del ì\larradi « il c:ipolavoro di un genio • cnpace, insieme con la poesia del D'Annunzio di « destare dal sonno della dimenticanza i dismemori nazionali!» Tullo questo può bastare a formarsi un' idea della Corda Fratres. - Quello che già dissi ha qui una conferma : non una parola intorno ;tlla \fila intelleuuale delle Università italiane; nessun cenno sul problema universitario; nessuna espres– sione, che possa dimostrare in almeno uno de– gli associati il desiderio di un elevamento spi– rituale. Se pen~iamo ad un'altra rivista, che è sorta da mm rederazione di uomini di studio e dal mondo della scuola; se facciamo cioè, l'odioso e diseguale confronto fra i 1\·uovi dovL·ri e que– ste pagine, che abbiamo scorso, qualunque per– sona in buona fede comprenderà la giusta se– verità della critica. ì\Ia quelli son giovani ; questi son lHlnlWi ! Non importa: anche i giovani possono, anzi deb– bono rare qualche cosa di bello e di buono. Al\"T0NI0 ANZILOTTI. Dopo quello che ho dcuo pouo aniun11Nc ben poco, per ri– spondere alla. miMen no111con la qu■le Arrigo R,uini nella 1'ilJ del n giuRnO p. p., tenta. inutilmcme difendere l'opera dcli■ C. F. A maggior dilucidnione dir(> solumo: I) c:he te per lui • i dettomi della Sc:.icnia•• cui 1' ispira I• Fcderuionc, fOnO c1uel dbrco di gotfc impron•isoiioni posilil'iUe e pscudo◄oc:iolog1che, ddle qu,li son tu1i111oniann le p:igìnc della Ri,·i1t<J e i Congressi, ~i acc:omodi pure. !\e55uno piU li 1.Vcv1 prui 1111 Merio: ogi:i il Riuìni dice di crederci: buon pro i;l,f1ccia! Il) c:he mi di:1pùaceche egli ignori in che c:on1is111un ,·ero interc~mcnto per i problemi della ac:110111. No; non ti tr■lla di racc:om■nduioni fotte per i corriJoi dei mlnillcri e IPnto meno di 11antateamnistie per misura di rieorc. S., il Riuini c:he I■ ri– forma univcr,nari.a è propugna.11 e discuua :d di fuori e $pc.SO contro qucll'• 1u1oriti uni,·ersitoric e ministeriali •• ch•cgli cita con somma c:omp1ac:enu? Sa che un moto di gionni porterebbe, o quuto propo1ito, un·onda di sincerità e un largo torreJo di osseru.zioni fret.ebc e posi1lvc? Ma i Congrcni, In Ri-,.it/J e il Riuini non dicono una parola del • tarlo dclln Unil'crsi1/l i1alia• M •: 1ono !KUu.bili: non se ne sono mii o,;cup,li. 1111 Vorrebbe il Riziini negare la m1nc11nr.a di c:ontcnuto nella C. F.? Mase nel IQOS 1iand11v1 in cc1ca """"""" di un programma e mai ti è iro,·110 ! Vuol negarmi i:Ji odii, le in,·idie. le ingiurie dei frntclli? Li collOKc meglio di mc I I•: la R,'-,./J1<1? Può negare che C una gu1tos:1 parodia ? IV) Noll tpctta dnvcro al Ri,.i:-inis,;onfosarc I' indiriuo ... progu11i1t,1 (chiamioru.olo cosi) Jdl• C. F. Si ritorJa Jellc pole– miche dopo il c:ongrc:s10di Fimne? Se ì clericali gridarono 111!0 Kond■lo, non aveuno 1u1ti i 1011i: mo furono '"elle 11 inacnui -.he protul.ato110 com,o l'ahtrvu11en10 l1rvn10 dcll1t fcdorr•,o"'i,i 1111 m•~•oncri■, della q1111!c il R1uini fu p■.ltdino, come lo~ 11110 ,cmpn Jcl c:onfosioni,mo v;iporo,.o dcll"■"$)d1t1onc, \'I Quindo tenlarnmo, io cd alcuni amici, di rruformorc in F1ren1C la C. F'. 1n at~~,ionc di cuhur■ e chi•muc i gtOvani 111tou10Dliii tr■nuionc Jcl problema univc:ni1,do. i11tcre$Nonlc 8tuJcnti e HuJios1, avemmo lo prou Jcl JiKreJi10, ntl quale era c,dut■ la Federaiione. Mol1ierano rutili 11om ,c.ti dell'r– qu1voc:oe 11 c:1111dinonucn stata ur11111 J•lla gau.orra dcll'ns– tise dei confrJenri d'lt1li1. Fuinmo ingenui e 1pcnmmo di ror ~u•lchc co..,. Ji buono: 1! m1gg1oranu Jrl ConJOlaro ritorn.onJo agli ideali ,partivi si na,.:b da noi e (ccc bene: .; c:apiKc, u1 umo fuori uramai del f1n1,~tko rrorrnmma della C. F.. rhe non csislc neppure nei bei d1t.eot1i dcll'ci;:rri;:io Riuini. A. A. Le perizie psichiatriche. F. quu10 ti ii• ~mprc piombo ai piedi Prr f~ni muover lento c:on1'uomluso Ed 11 ,l cJ 11 no c:bc III non vedi. Duu, p.,~. Xlii Non si può far a meno di dare anche una \!0lta ragione nll':i11tore del libro « La perizia psichiatrica nel <liritto penale» allorchè egli ra– giona del meschino valore delle varia::io11i ,,a.mli souo stimoli emotivi, se a traverso di esse si voglia scorgere - come egli dice - l'anima ·inafferabile. Bisogna invece sapere che c1u~ste ricerche, coi relativi tracciati s11 carta affumicata costituiscono uno dei più vistosi appamti scien– tifici di ogni perizia che si rispelli : e che anzi !..ombroso ha nssedto come qualmente iu qli... sto modo si può nientemeno che « so,,prendert le va,·111::ionit.·mofi;,,~più i11linu.•dt'll'anima ». Chi voglia merne un'idea può cercarla nel libro di Patrizi su ~lusoli110 a un capitolo che comincia precisamente cosi: « pcrchè un i11di\'iduo 1>0ssa venir con proprict,\ qualificato emotivo 11011 è detto che la sua cetra psichica debba contenere intern la gamma di emo✓.ioni degli esseri e,·oluti e wua inton.,ta al la palluito dal ci,·ile con..,or– zio • con (Juel che segue. A me ,·era mente. Quando mi av\'enga cli leggere della prosa scientifica ta1>– pezzata e gioiel\ata come quest:-i di immagini e di frasi, la 1>rimatentazione che pa.isa per mente è di fare come l'Alfieri quando s' incontra,·a in un rondossùuhè: buttare il libro d:-illa finestra anche se fosse il Galateo in persona. Un vero scienziato non de\'e cercare orn:lmenta.tioni al suo <lire : eili dl!,·e scrivere male: e ~e avesse da natura o per iMudio l'abitudine del contrnrio deve prima di porsi a scrivere, leggere a mo• dello di stile parecchi articoli del Codice civile, come il Beyleconsigliava,oabbonarsi alla « Scuoln Positiva » di Ferri, o andar a seutire tm paio di lezioni dal prof. Croceo. ~la il benigno lettore, che non ha pregiudizi contro il bello scrivere immaginifico degli scienziati e che non è epilet– tico come fu Alfieri - secondo le poco persua– sive dimostrazioni della 'uova Scuola, - può tirar diritto a leggere il suddetto capitolo: e im– parare da quell'esperto fisiologo che è il Patrizi come qu:-ilmente a questi sussidi tecnici non si possa chiedere piiì <li quel che ,·algono a dare, e quel che danno è poca cosa perchè « non po– tranno mai renderci edotti della indole delle emo– zioni » E, per tulle le ragioni esposte dal Fan– ciulli, impor1ano e significano presso che nulla nelle questioni che si dibattono da,·anti ai Tri– bun:i.li . ì\la ecco qua, a mo' d'esempio, una pe– rizia del prof. Lombroso e del clott. Bonelli, nella quale il tracciato della reazione "asale di– venta uno clegli argomenti potissi111i (direbbe Galileo) a proclamare l'innocenza di 1111 impu– tato. I periti (« or convien che per noi suoni In lromba ») intitolano lo scritto: « l,111occ11::a. di grauissima ;mpulado11e dimostrala dal/'a11tropo– log-ia rri111inale ..,- e terminano con una sol– le\!azione a.11.i uno scoppio di entusiasmo auto– ammirativo: « Quanto esse sono povere minu::ic (le indagini della polizia) iu confro11l0 a quelle pro11e giga11tesclte da/e dall'antropologia crimi– nale/ » Ma di che si traila? Ecco in bre,•e: un uomo su base d'indizi e di lettere anonime è imputato d'avere, a sfogo di libidine oscena, uccisa una bimba di sei anni il cadavere della quale tempestato di ferite di temperino ru tro– vato poi nascosto sotto la paglia, in decom– posizione. ì\1:-ii periti interpellati trovano che l'imputato (il quale a pagina 5-11 in alto « be– veva sl ma modemtamenle » e nell:l stessa pagina in basso ha nel campo visivo fenomeni « che certo devonsi agli abusi alcoolici • e :i pag. 542 « abusò molto ciel vino, non però dei liquori ») ha la sensibilità normale ; il suo cra11io non preset\ta quei segni di degenerazione che ogni cranio bene educato mostra qu:1nclo h:i. la seccatura di far parte del corpo di un criminllle; anche l'analisi delle urine non ha <lato quei ri– iit1ltati che costantemente trovammo nei crirninn\i nali, la diminuzione dei fosfati terrosi• (ecco che il seg'nale del Decamerone e i/segno della ~lan– dragola pigli:1 aspetto e qualit:\ quasi venerabile di gra11dissi1110segnalntore). E vollero o: .1ggiun– gere la prova che potev:-i fornire il metodo spe– riment.1le; :-ipplicalo~ il guanto di P:llrizi; mostrati ali' impu1a10 il ritratto della \'ittima e figure di bambini feriti non appar\'ero nel tracciato segni manifesti cli reazione vasomotoria. Dunque quel– !' 1101110 ern innocente! Se il Tribunale avesse chiamato un perito di accusa, questi probabilmente avrebbe de110:., lo penso, o signori, precisamente il contrnrio cli quello che i miei illustri colleghi della difosa hanno asserito. !.. 'eccitamento vasomotorio manca nel tracciato pcrchè in realtà quest' uomo è 1111 criminale, un analgesico morale, 11nnull:-itenente elci sentime1110: la immagine della vitt.inrn non suscita in lui cinico nessuna emozione capace di smuovere gli ordigni neuromuscol:-iri del cuore e delle sue diramazioni va•mli •· Se invece il tracci:i.to :wesse dimostrato .1lcun segno di risentimento davanti :-ilritrnllo della viuima (come lo mostrò infatti nlla vista di un temperino) che cosa avrebbero dello !..ombroso e llonelli, i quali già a,•e-vano abbracciato in buona fede e si stringevano al cuore l'idea del– \' innocenza dell'imputato? Essi a,•rebbero forse immaginato che l'abbassamento della curvn fosse la rison:-inza fisiologica di un senso di piet:\ che la immagine della creatura assassinala avesse suscitata in quell'uomo dabbene. Il perito d'nc– cusa avrebbe invece gridato con gioia feroce: c. Ecco che In scienza sperimelltale illumina an– cora un:-i volta un angolo dell'anima h:nthrosa di un animai~. o. pi1'1esattamente, di un crimi– naloide!» Tanto è vero che <1ueste ricerche si– gnificano presso che nulla nelle a1>1>licazio11i del diritto penale. Tanto è vero che l'Abraham in una recensione ciel C,wpp·s G•11h·a!blall com– mentarn questa perizia co~i: « Può darsi cht l'accusato fosse innocente t: gl' indizi contro lui insuflicicnti : l'r,rclorc con che Lombroso e Bo. nelli di fondono l'imputato, il fervore meridionale con che es ..i lo dipingono come un bravo uomo estremamentt nnrnbile. possono toccare altrui simpaticamente: ma il loro modo di argomen– tare non potrà mai essere abbastanza severa– mente rPspinto. E la conclusione del loro scritto termina in un ditirambo solenne: Quanto sono povere minuzie le indagini pol!ziesche in con– fronto a q11elle prove .trt'"g'a11lcsd1e, date dal\'an• tro1>ologia criminale». F: pazienza quando per merito delle « prove gigantesche » qualche farabutto gigantesco ed Bibloteca Gino Bianco autentico trova la via d'uscire di 1:\ dove egli vedeva il sole a scacchi: ruori ce n'è tant'altri dei delinquenti ! 11110 di pili non guasla. Il guaio pauroso comincia qunndo le prove gig-a11lesc/1e si appuntano e si esercitano contro l'imputato in alcuno dei tnnti processi indiziari. Allora io vorrei essere sempre « come 1111a larva del su– premo die » alle spalle dell'egregio collega e tenerlo per le maniche del saio scarlatto - per levarlo dal caso di far la rovina di un forse in• nocente. Lascio gli esempi (di alcuno dei quali ho discorso :-iltrove) .1nche per 11011 trattener troppo il lettore tra il palco e la galera, e nei gerghi, sucidi odori, occhi mobili abbracciatori di schiene, colpi di pugnale, sgretolamenti di pasticcini e brutte metafore peritali che tengnno luogo di scienza. Il dottor Fanciulli riferisce il seguente brano del gi:\ ricordato libro del Pa– trizi: Nella scrittura di Musolino « qualche riverbero dcli' interno ci si st:opre. La dimen– sione delle lettere è dovut:-i un p0• all' inespe– rienza, ma in parte all'esuberanza della perso– na.lit:\ dello scrivente. Q11a11.Joegli non ha sul foglio traccia lineare d:-i seguire, le sue righe non discendono come quelle di chi è pieg:1to e rimpicciolito dalla trislezz:i., 111:-i. procedono di– ritte con lettere od aste distese, quasi d'uomo che non tema ma confidi e sia lieto; e talvolta accennano a salire con maggiore speranza. Na– turalmente ab.biamo qui sohan10 una serie di metarore .... e di un gusto piuttosto discutibile•• commenta il dottor Fanciulli. Sia bene : ma cotesto del Patrizi p.1re un frammento di So– focle in confronto a uno sproloquio di Calde• ron della Barca, se lo si p:iragoni ai brani se– guenti rilevati da quel Trattalo di psichiatria di Leonardo Bianchi che all'a,,vocato Franchi re– dattore della Scuola posili'l•a :-ipparisce come « la più or~anica sistemazione delle clourine cliniche che egli conosca ». Udite: « li mari lo che uccide la moglie con la quale aveva rancori, un giovane che assale e stupra\' innamorata la quale si ostinasse nel ri– fiuto di cedere alle Slfe voglie e la ferisce, tra– ducono in atto, nella incoscienza della epilessia, dei composti psichici preformati, i quali sono cospersi dalla vernice, che anche :dl'epilettico dà la ragione dell'adattamento, scaturita, sia pure nel senso egoistico, dalla conoscenza delle relazioni ~ delle leggi soci:lli, le quali mettono in _movimento quegli scarsi pot-eri moderatori di cui egli può esser fornito. Una tale "ernice 6 distrutla dal soflio epilettico, ed i composti pre,, formati acquistano tutro il loro potere ecc1tomo-– tore con quelle strutture complessive dell' inco– sciente che compartisce una parvenza di logica nlle azioni deliltuo.se •· t chiaro eh? Ancora: ,o; Se ,111 vecchio a iO :-innisposa una giovnne di 20, gli è che egli anche apparente• niente .sano, ha una coscienza p:i.rticolnre nel cui punto visivo predominano le immagini gio– vani!:, i ricordi che gli dnnno la illusione di 1111:t potenz:i. assolutamente inferiore alle pil\ ele– mentari esigenze della sun nuo,•n posizione: due figure appaiono con opposta orientazione, in queste nozze riprovate dalla fisiologia e dalla morale: la gio\•:-ine, di buona percezione, sposa il mio del vecchio sognando la ricchezza gioio– sa: il vecchio, perdendo il contat10 colla reahà, tramonta pili rapid.1mente, bsciando il suo •· Anche ques10 è chiaro eh? Non c'è bisogno d'essere specinlisti. Qui, <lirebbe Borgc-se, si 1enta di l.1nciare, n fmia di metafore, degli uncini verso la realtà che sfugge. Se non che a tu1t'ahra cos:i., che non alle provr l[i)[antesrl,e dell' anlropologin crimin:lle, pare che fossero volti i punti ammirativi del prof. Ercole Vidari, secondo che riferisce il pro– fessor Morselli in un suo opuscolo. Scriveva il Vidari : « Che speltacolo misemndo ! Periti che qui dicono bi:-inco e là nero: periti che quando parlano a difesa ad~ttano 1:l loro scienza al mi– gliore servi~io dell'accusato; e che quando par• lano ai cenni dell'accusa o della pane civile tir:i.no i pi,ì fieri colpi a danno dell'accusnto .... Cantano C"'Omc son pagati, dice il pubblico •· Queste parole di colore non oscuro sono dunque rift:rite in 1111opuscolo cli ì\lorselli dal titolo: I periti alieuisli e lt.· loro pnsrmle contraddizioni, F.cco: che lecon1raddi,donidei per:ti alienbti siano solamente e sempre presunte io non direi. So· stenere, a mo' d'esempio, O}.;'giche una donna malata d'utero e d' i!'aeria non ha coscienza e libertà elci 1>ropri atti qu:lndo si è sostenuto tempo fa che una donna i,;;tericn con 1111 cancro nell'utero ha coscienza e libert:\ dei propri atti, - non parrebbe poi-sibilc per /a ro11tmdtli::io,i dte 110Iro11srnll'. Dire che un uomo ha dato di piglio nel sangue del prossimo perchè la sua personalità è costituzion:1lmentc psicopatica ed asserire che quell'uomo non rappresenta un pe• ricolo 1>e~l'a\f\'enire - non parrebbe possibile

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