La Voce - anno II - n. 29 - 30 giugno 1910

1.,1 \'OC!•: ('o1fto corrt11tc C"On Ju P•sta. A. 882. Sig. Avv. Tommaso· Nuoletti (Cosenza) S 61. . · ovanmin Fiore -OCs~E Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINl .:I- Abbonamento per il Regno, Trento.Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Uo numero cent. JO Anno II .,. N.• 29 ~ 30 Giugno 1910. SQl\11\IARIO: Cristianesimo e questione sessuale, EUGENIO VAINA, GWSF.PPF. PRKZZOI.IXI - La ,, Cord.!IFratres '', ASTOS'IO .\:-;z11.0TTI - Le perizie pskhlalrlche, ALUl<:kTO \'EDIUNI - La caria del Touriog cd Il 0111.ionallsmo.S. S. - Pensieri Indiani - Di/fida - Che fare? • Un 111ioa111iro rollaboralore. Cristianesimo e questione sessuale. Le parole con le quali invi/avo le persone cosa mi sembra t.t!inente chi:i.ra , che è inutile che si inlercssano alla q11eslio11e sessuale, a 1111 co11veg110 per Fottohre 1910 qui in Firen{c, sono parse di colore oscuro per ciò che riguar• dava la q11eslio11c religiosa. O/Ire a lei/ere ri– cev11le,ebbi anche la visita dell't1mico E11genio Vaina, che mi chiese spitga\i0ni s11 questo punto. Forse 11011 fui neppure allora abbaslan{a chiaro, perchè egli mi scrisse la lei/era che qui riproduco, e "Ila quale ri'spondo, sperando que– sta voi/a d'esser riesci/!) meno enigmatico. La pubb/icap0ne avviene d'accordo coll'amico Vaina, per servire anche ad allri di chiarimento. Caro signor Pre«otiui, ... Ripensando alla breve conversazione dell'altro giorno, temo di non averle detto abbastanza quanto mi sia sembrata imprecisa la sua concezione d'una moralità specificamente cattolica. Per conto mio: io non conosco altro che una morale sessuale, cristiana nelle sue origini storiche (non parliamo di casisti), molto semplicf' e molto ricca. Essa ha avuto talora sviluppi e raffinamenti ; talora si è anche parzialmente involuta ; nelle personalità morali più alte di ogni tempo si è, sl, colorita variamente; ma è rimasta la stessa nello spirito che, dif– fondendosi oltre ogni barriera di confessione religiosa, informa pur oggi quanto vi è di più ·•c.raccm ... hte l.lln-uv nelid u1m1nità. La sua giustificazione sta solo nell' intuitiva rispon– denza ai bisogni fondamentali dell'uomo 1 spe– rimentabile sempre che questi si provi di im– mergervisi, a viverla spontaneamente e perso– nalmente con sincero ed umile buon volere. Altro avrei da aggiungere se fosse l'ora di una discussione larga ed esauriente. Ella sa che vi sonò in Italia alcuni gruppi di giovani (e sono cattolici come ebrei e pro– testanti ed atei) che partecipano tale convin– zione e la traducono nell'impegno al!a ca– stità prematrimoniale come preparazione a tutta una salda e sana vita morale. Mi pre– merebbe adesso di sapere c;oltanto se questa nostra opinione debba squalificarci per una spassionata trattazione delle molteplici que– stioni inerenti alla vita sessuale. Se, come credo, cosl non è, sento vivis– sima l'opportunità che nel prossimo convegno di Firenze questi giovani i quali avevan ten– tato da qualche tempo, con resultati non estesi ma reali, una educazione sessuale specialmente della borghesia studentesca, prendan contatto, illuminandosi a vicenda per mezz6 della di– scussione serena, colle nuove energie che da opposte rive converranno a fissare alcune con– clusioni comuni di moralità sessuale per poi procurare attivamente la penetrazione per mezzo della democrazia nel proletariato. E si abbia in tal c1so, nuovamente e in iscritto, la mia adesione schiettissima. Mi creda i I suo Caro signor Vaina, Al convegno di Fi– renze potranno intervenire tutti quelli pei quali la questione sessuale sembra cosa di importanza grande per la vita soprattuito dei giovani; e che non la risolvono in base ad una regola fissa, prestabilita, dogmatica. Que– ste ultime persone, evidenteme:1te, avendo già risolta ogni questione con un testo fissato dalla divinità, è inutile intervengano a un convegno, dove si vuole discutere. Se intervengono, non saranno cacciati; ma si sentiranno inutili. La pesarci sopra. Quanto a quel che lei dice del cristiane– simo, può essere oggetto di discussione. Evi– dentemente io non sono d'accordo con lei, e le parole che le sono parse richiedere un chiarimento indicano che, personalmente, io desidero alla questione sessuale altre soluzioni che quelle cristiane. E ciò non perchè ritenga il cristianesimo cosa da combatterei ma per– chè a combatterlo e a vincerlo, accettandone tutto quel che di positivo ha portato, espel– lendone altresl quel che di negativo ha fatto pesare sul mondo ci hanno pensato altre persone prima del nostro tempo. Voler te– ner lontano dalla coscienza moderna il cri– stianesimo, come credono di poter fare al– cuni che non hanno speso molto tempo a riflettere, sarebbe come voler tener lontana dalla coscienza moderna la rivoluzione fran– cese. Oggi si è inevitabilmente cristiani. Ma ciò significa accettare del cristianesimo soltan– to le parti già passate al filtro della storia o che stanno passando. Per escir dal generico, come si potrebbe cancellare quella profonda ondata di pudore della quale il cristianesimo ci ha imbe,•uti? La questione sessuale, nei su<'i aspetti generici, potrà esser trattata con la massima verità e chiarezza di termini ; ma chi è cosi bestia da no,, r"pire chi! io ogni casi> pacticolare gr:m tatto, molta cautela e una delicatezza non or– dinaria di linguaggio e di sentimento saranno nccessarissimi? D'altra parte, nel cristianesimo un'esagerazione di questi sentimenti non portò forse a considerare la castità come una virtù e un fine della ,·ita? Ecco che qui, chi ha senso moderno, o semplicemente chi ha senso di vita, si ribella. La castità come mezzo, va bene; la castità come preparazione, si rac– comanda; ma come fine, virtù, stato idealiz– zato si combatte e-si nega. E ancora : negare al cristianesimo d'avere portato nella morale quella norma che in parole fichtiane si di– rebbe i I e rispetto dell'io altrui » 1 sarebbe sciocco i e d'altra parte seguire il cristiane– simo, in norme caduche evidentemente det– tate da condizioni speciali di tempo e di luogo, contingenti quindi e materiali, come quelle che si riferiscono alla negazione del malthu– sianismo, mi pare opprimente per chi voglia avere una vita che non sia l'abbandono al caso bestiale, ma una conquista di volontà e di coscienza sul brutale e sul causale. Sono alcuni punti, lei vede, nei quali non siamo d'accordo. Ne possiamo discutere? Di certo I Purchè, come argomento, non si porti la parola divina o la regola della chiesa. Alle quali, quando siano, come so che sono in lei, rivelazioni di una coscienza e non ripetizione pappagallesca di un catechismo, io mi inchino con rispetto ; ma oppongo la mia e la vita di tanti altri che, per non avere cotesta pa– rola divina e cotesta regola, per non credere che un uomo o un periodo storico sia più Jacro e più significativo e più imperativo degli altri, han pur bisogno, per sè e per gli altri, di discutere e di decidere, in base ai fatti più sicuri, alle esperienze più profonde, ai ragionamenti pii.i logici. Loro, cristiani come si dicono, possono accettare questa discussione? Se sl, arrivederci alla fine d'ottobre. GIUSEPPE PkEZJ.01.INI. p. S. - Presto saranno diramale circolari pt:r l'adesione al Convegno, ne san\ fissata la data e alcune relazioni. Questo lavoro è affidato al Bibloteca Gino Bianco ~ign-:>r:-.1ario :-;esi. che in questi giorni. a 11ç)ll1e del ,.i. /"ore, passera per \'arie cittil. d'Italia e bat– ter. nlle porte degli amici nostri, i quali sono prt!g:ati - è inutile dirlo - di fargli onesta ac– C0l'!_tc>1~za .. \I ;\e-.i stesso farà capo una collc– .-donc di opuscoli popol;\ri sulla qucst1011e s<.:s– suale, ché comincierà ad escir nell'ottobre, per .... ura della Casa Editrice Italiana cli Firenze. La "Corda Fratres." Il. La Rivista. È abbastanza modesto nelle sue pretese chi si limita a ricercare in una rivista che vuol essere il portavoce di studenti uni,,ersitari, 1111 po' cli serietà, qualche pensiero buuno e soprallutto sincerità. - È poco, ne coll\•eniamo: tutti noi pensert!mmo a molto cli più: all'originalità, anzi alla temerarietil. delle idee, ali' irrequietezza spiri– tuale, :Il coraggio della cri1ic.i semm metafore, a tante belle cose insomma che supponiamo in coloro che studiano e si preparano alla vita pub– blica. Chi avesse tali illusioni potrebbe non cn– rarsi :\(fatto della rivista della Corda Fra1res; ma chi si contenta di raccogliere qua e là qual– che documento curioso, Attestante pnrticolui at• teggiamenti di pensiero dei confederati, lasciando da parte anche quelle più modeste pretese, può in realtà interessarsi cieli' ingenuità, della legge– rezza e della rettorica del Bollettino. È vissuta dal 1902 al 1904: sebbene lo spirito di solidarietà studentesca, che favoriva le ini– ;dative collettive e la lotta per c1ualche idt.:a ed era una tradizione sim1>atica degli atenei italiani, l'_T andato <fo,solvenclosi, lasciando i giovani in balia della contesa ingorda per agguantare l' im– piego, la Ri,•ista rnppresenta l'eco delle discus– sioni che hanno appassionato la massa degli studenti in quei qualtro anni, durante i c1uali la Corda Fra1res ha cercato inutilmenLe di rinsaJ. dare la compagine della grande famiglia univer– sitaria cd ha seguito l'andazzo, ripetendo, molto alla buona, le affermazioni in politica e in filosofia delle dottrine, per cosi dire, democratiche. - Chi è uscito da poco dall' Università può dirlo: dal 900 in poi parlavamo spesso di 1>ositivismo in filosofia, di anticlericalismo e socialismo in politica ed ogni qualvolta il classico bastone te– desco ce ne forniva l'occa!iionc, di irredt.:ntismo. Appunto la Rivista parla di tutto questo, poichè la mentalità comune della gioventù universitaria non ha reagiLo contro le opinioni di moda, non le ha superate e vagliate, ma anzi ne ha risrrn– tito tutto I* influsso e spesso soltanto per il lato pili appariscente, e pili assimilabile e stereoti– pato. Gino Bandini, divtnuto direttore della Ri,·ista, ErminioJ Troìlo e Paolo Orano del Consolato di Roma si trovarono dlaccordo in questo : che per essere veri Corda Fratrcs occorre propugnare la libertà di pensiero in nome della scienza e l'emancipazione delle menti dalle costruzioni del dogma o della metafisica. Si dove,·a finirla con la tolleranza poco sincera, che costrini;e ele– menti eterogenei a stare uniti contro loro voglia ; chi la pensa cosi s'iscriva, chi dissente se ne vada. (Anno I, no. 9-10, pp. 201-205 i Anno 11,n. 0 2, pp. 4 ,-.i6). l due filosofi si misero Jll 'opera: il Troilo. dimostra come la religiosità, « sorta, triste germi– nazione, dalla paura, dal dolore e dal!' ignoto». ha attraversato tre periodi, nella sua evoluzione, come sentimento, pensiero e spirito; ma che ormai, dopo Kant e dopo Spencer non può che « Jan,clirnre » innesti sul tronco della scienza; 11011 può che ricorrere a questo « sogno da de– Jl\Cnte, tentati\'O di transazione e di dila:ione cli froutc ali' inconciliabile e ali' irrevocabile ». Il Troilo si rivolge dunque ai giovani ed annun– ciando loro che come Robtspierre troncò una testa di re cosi il filosofo cli K6nigsberg giustiziò Dio, li consiglia di « rcpudiare ogni ombra di reli– giosità, in quanto che essa, sotto qualsiasi 1~unto di vista si consideri, e sostanzialinc1He fuori cld nostro clima intellt:nuale c del campo dell'azione e della lolla moderna » : il poMO della gioven tll deve essere « nel raccoèliinento fecondo del libro, del gabinetto o d!!l laboratorio•· (Cfr. Lo spirito reli'gioso e i giovani. Anno Il, n. 0 10-12 pp. 48-50; Anno lii, n. 0 3, pp. 9 -100). Paolo Ora no - che tanto ci deliziò, \'Crso <1uel– l 'epoca, con ie sue improY-visazìon1 I.ii :;t::mµic nuove teorie economico-sindacalis1e - affronta il problema del pacifismo e scopre che esiste un • positivismo della 1>ace.. e che solo « la scienza positi,•a rappresenta la negazione assoluta del feroce razionalismo della guerra, delle is1iwzioni milit:lri, dello spirito patriottico in qu:mto ragione e mezzo a rancori e a rappresaglie di popoli ». Solo dopo I. dc Bloch coi suoi sei volumi sulla guerra (Boudouchtchaya voina) e dopo Giacomo Novicow con la sua« Fcderazion~ dell'Europa», e con gli altri libri di propaganda pacifista, il pensiero scientifico contemporaneo ha avuto, no– tate bene, la « dimostraziome matematica che il militarismo sia una vera e propria superstizione rovinosa • - (Cfr. Perd1è i'OJ(liamo la pace, Anno 11, 11°. 1O-1:z, pagg. 46 48). Quale la via di uscita, allora, secondo il pensiero positivo?« Non vi è nitro mezzo per assicurare il benessere umano che cessare di spogliare e di 111:lssacrareper pro– durre soltanto e che sostituire all'::,.narchia inter– nazionale i rapporti giuridici, ossia le relazioni federative, proclamando ed t:ffettuando i diritti simultanei di tutte le societ.i. •· Non vi sembra .. molto posi I i vo ? 11Consolato romano :i.cleridunque nl Congresso del libero pensiero del 190..i e Gino 8:lndini chiese al pontefice del positivismo, a G. Sergi, 1111 po' di prosa per la sua Rivista. - Il Sergi scrive dunque un pistolotto, che può essere ben ripe– lllto da qualche oratore a braccia. Basterà citare quaiche i,:razioso t!piteto t:ol quaie lo scienziato dell'Università rommia designa i « sacerdoti delle religioni ». - Essi souo « evira tori dell'anima•• « adclormentatori d'ogni sentimento », « nemici di ogni bene •· « velenosi, • ccc. - Anch'egli vuol dare il suo consiglio ai giovani e<I è que– slo: 41 respingere qualunque autorità ecclesiaslic,1 che ha il compito di render bassa, umile, schiava l'anima ». «Sevi porgono la mano (i sacerdoti) che sembra generosa e misericordiosa, toccatela e sentirete com'è fredda e come le arterie sono lente: e l'ipocrisia larvata da propositi generosi: fuggiteli! » (Cfr. Nen1111 11ova,·11m ... Anno Ili, n°. 6, pagg. 251-253). Si capisce che il Consolato romano di Gino 13anclini sembri non accorgersi di questa prosa cosi bene ispirata alla calma obietti,,itil. del pensiero scientifico e decreti nel suo programma:« è precipuo dòvere nostro man– tenersi imparziali dinanzi a qualunque sia reli– gione, rispettando scrupolosamente i sentimenti e il culto d'ognuno». Per giovani è davvero que– sta una prova indiscussa di sincerità! Lo Spenccr è citato ad ogni passo: da lui si tolgono gli aforismi pacifisti e le affermazioni fi. losofiche; ma del filosofo e,,oluzionista non piace molto la trovata dell" i11co11oscibile. Non abbiamo detto che la Corda Fratres deve compiere « una lotta continua, incessante contro ogni dommati– smo» e che deve seguire esclusi, 1 amentc la scienza « che per opera dei suoi pili valorosi proclama la r~ligione del vero»? (La Corda Fratres e il libero pensiero di P. Paternostro. Anno 111, n°. 1, p. 11). L'inconoscibile, per la Rh·ista della Corda Fra1res, apre l'adito alle fantasie religiose ed è quindi pericoloso. Il confederato Paternostro si incarica di abolirlo: «quest'ignoto, - egli dice - che resterà per i fedeli sempre inconoscibile è per me i11conosciu10, ma conoscibile con l'evo– luzione degli organi in1ellettivi dell'uomo». Che debbono fare c1uindi i confederati?« Militi della scienza » i Corda Fratres, per la dignità del pen– siero umano, non possono restare indifferenti al– l'azione deleteria che le credenze e le supersti– zioni secolari tutt'oggi compiono: con la scienza e per la scienza debbono conquistare il posto che nella lotta ad una federazione di studiosi si ap– partiene ». (Cfr. La Corda Fra/res ùmau::i al dogma. Anno I\', no. 12, p. 11). Nel 190..i, ricorrendo il centenario della morte di Emanuele Kant, la Rivista dimostra la sua simpatia per il pensatore, che non soltanto fu

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