La Voce - anno II - n. 27 - 16 giugno 1910

340 d:l quell'agone di ignuda e maschile realti1 che, con troppa premura,gli avevano aperto. Povero grande poeta del cuore umano! La lividità di Triboulet imperfidito del suo Giannetto, in– vero, ci infastidisce meno 1 ora che egli stesso, in certo qual modo, è venuto a disilluderci. Sapevamo bene che la sua poesia non pi– gliava sulla immediatezza della vita, ma poi– chè prometteva insistentemente di farlo, per un innato bi$ogno di confidare e di credere, eravamo portati ad anticipar nel nostro pen– siero opere nelle quali il ri,•olo della sua re3ltà. si fosse slargato e fosse divenuto fiume, fosse divenuto davvero il fiume della vita. E aspetta· varno che accanto al male nascesse il bene, e sull'arido,sul lurido e sul difforme fiorissero fiori d'anima molli e forti, vigorosi e delicati, come fioriscono nella vita : la quale non è un car– naio nè un mattatoio: aspettavamo, non per un romantico bisogno di ideale, ma per un \'olgare bisogno di verita, Non si candidava infatti il Benellì contro i rappresentanti della poe· sia che si compiace dei sogni e delle fanta• sie mendaci; brindando, in tempi non lontani { r 907), alla morte dell'ingombrante Gab1iele? Senza che ce ne fossimo accorti, egli aveva esaurito e tutta la vita col bene e col male, col riso e col pianto », sceneggiandola, è cu– rioso, a forza di dossali quattrocenteschi, di cassapanche scolpite, di roboni di raso e di \'aio; tutto insensibile a quella realt~ che nel nostro tempo, benchè lontani da noi; altri poeti affermarono, od affermano, pigliandola accanto a sè, come il mattonaio fa dell'argilla sul greto soleggiato del fiume, senza hisogno di trasposizioni brillanti nè di ricostruzioni spet· tacolose. E, meritamente stanco 1 ormai 1 ha scio)· to anch'egli verso i disprezzati domini. L'aspetto tipografico del suo nuovo volu· me ci aiuta ad intendere. Non pii.i le foto– grafie brutali della Ctna, ma disegni che hanno del simbolico: il cieco vagante, il rosaio in– curvo, la fiamma vigile, l'occhio nell'ombra, la torre crinita di nuvole ammatassate, il pugnale coi grumi di sangue, l'angelo fune– rario, la pavona bianca, sulla quale, nella elega'nte sigla del Chini, converge il volo nero e rostrato dei tre falchi. E come il com· mento grafico predilige queste rappresenta– zioni sintomatiche, la povera poesia di Sem Benelli si incastona in immagini che il gusto decadente ha da parecchie diecine d'anni san· tificato ; immagini che, non un pimento acre di sanità, ma portano in fondo al loro pro– fumo perverso, il sentore nostalgico dei luoghi freschi e \·itali nei quali furon colte. Bella è la notte, sacra ai cupi amori che con ali di felpa dolorosi sofficemente morbidi starnazzano nel terrore di violate ;1lcove.... Ma una « profondità shakespeariana » di questa sorta non era stata concessa al sim– bolista Maeterlink prima assai che a Sem Benelli? E come non si scorge che essa non è se non abbarbaglio decorativo ? Sentiamo Manfredo : · Piccolo fiore vieni sul mio petto : no, qui sulle mie braccia, ch'io ti rechi come agnella sperduta e mansueta .... Oh, per le tue parole benedette, tornerò, per sentire ancora il canto che mi \'iene dai regni dell'immensa bontà. Ritornerò, ri1ornerò per te, per te .... Ma questi son versi più brutti assai, è vero, di molti versi dannunziani, ma che precisa– mente ne hanno il tono e la sostanza. Recitateli a prova con una intonazione un po' nasale. La inquieta mobilità della loro cesura non basta a differenziarli da quei versi del d'An– nunzio che, per comune consenso, son fra le sue cose più fiacche. E, in realtà, dal Poe• ma Paradisiaco, dall' Isolleo, le anime oblique di Lorenzo e di Giannetta e quelle ancor più malsicure di questo nuovo dramma, hanno saputo derivare virtuose cadenze, abilità di mo· dulazione della frase a disegno rilassata e tt:n– tennante: Guarda, guarda, qui tutto era mutato .. Non la conosci più la vecchia stanza .... Perchè mi guardi tu? Guardi tu il male divorarmi? Oh, le tue ,·esti come erauo sacre, ed io le tocco ... le tue mani pure .. ecc. ecc. LA VOCE Soltanto la maggior celebrità può fore sce• gliere la paternità \•era di questi mo\'imenti. E la mia \ 1 ecchia diagnosi mi si ripresenta, confortata dall'esame di questa nuova opera. Sotto la sua radicale insufficien1.a a dolere, a crescere e maturarsi in un dolore, la poesia di Sem Benelli sogghigna di ironia letteraria, intreccia ghirlandette, Aauteggia, si trastulla, addomestica con astuzia da civetta gli spiriti selvaggi della nostra ultim:i. grande lirica e tal\'olta fa loro anche portare, con ;1ria assai madrigalegg.iante, studiose imitazioni dei fre– schi rigogli che sbocciano lungo gli aperti cammini della vit:i.. Nei suoi giardini di carta, un \'ento 1 a volte, sommuove le foglie lucide ed aride e fa sussultare i fiori senza odore. ~fa è un vento gelido, e si può essere certi che da qualche parte c 1 è un mantice nasco– sto. È una poesia delu~:1, chiusa in un labe– rinto grigio, negata a contatti auivi, morta nella culla. Agli amatori delle edizioni rare e del ripe– scamento delle origini, indicherò un difficil– mente trovabile Fanlasio, milanese mi pare, che si stampa\'a nel J 902 ; ivi son liriche del Benelli, che già ce lo d:111110 intiero in quello che anche oggi può essere il sno vero signifi– cato, il suo valore indiscutibile, per mediocre che sia. Quella lirica d 1 allora egli è riuscito a vende-ria lautamente e a gloriosamente popola– reggiarla. Non è riuscito a superarne l'intimo inganno e la inguaribile meschinità. Emilio Cecchi. VILFREDO PARETO \'ilfreclo Pnreto è ~em:a dubbio il maggior rap– presentante dell'indirizzo 111atematico-naturali– stico nelle dottrine economiche. A c1uesto scrit. tore più che ad Ob"lti ahro devesi se l'Economia politica ha OJ;:"gi acquist:uo vero rigore di scienza sperimenrnle, in contrnpposto alle tendem:e let– terarie della Scuola classica. Il primo movimento notevole di reazione a questa. Scuola, lo si ebbe in una correzione alle predominanti teoriche del valore (Gosse::11, Jevons, Menger) ma esso ha ccnamente più interesse storico che scientifico, perchè non modificò, come più importava, il metodo di studio. Ciò si ebbe in seguito alla fonclamenrnle scopertn, che i fe• nomcni economici am::ichè stare in relazioni di causa ad effetto, come è presupposto delle teo– riche classiche e di quelle della cosideua Scuola austriaca (ad es. il \'<liore dipende dal costo di produzione, il prezzo corrc1111~ è determinato dal giuoco della domanda e dell'o0erta, etc.), si tro– vano invece in relazioni di mutua dipendenza (per es. il prezzo di una merce dipende da tutte le quantità scambiate di 1u1te le merci, e viceversa la quantit:\ scambinta di una merce da tulli i prezzi). T;-ile scoperta modificò il metodo di studio e quindi l,'indiriz..:o della Scienza econo• mica, pel fatto che, se la 1Uente umana può na– turalmente seguire con maggiore o minore faci– lità le rela..:ioni di c:wsa t:d effetto, le è in\'ece necessaria111ente i111prc:scindibilc l'nusilio delle matematiche per quelle cli mutua dipendenza, non potendosi queste risolvt:re che mediante si– stemi di equazioni simuhan ... e. La priorità cli tale concezione è merito preci– puo del Walras: però è il Pareto quegli che ha saputo trarne motivo per un rinnovamento degli studi economici, costruendo una \'era «Scienza nuo,·a » dell'Economia. Il metodo matematico è s1ato variamente ap• plicato eia diversi economisti (fra i 111:iggiori \'i– \'enti l'Ed~eworth, il Marshall, il Pantaleoni, l'lr– ving Fisher), ma solo il \\'alras e il Pareto ne fecero un'applicazione generale a tutto il com– plesso <lelle dottrine economiche, ed è con essi che l'Economia diventa la Scienza dell'equilibrio economico. Quali dunque i risultati che questa scienza de,·e al Pareto? :'\on possiamo certo riassumerli in un articolo. Le sue quattro opere mnggiori (Cours d'l!l'onomic polilique, Sislèmes soriatislcs, ilfam,a/e di Economia Poli/ira, Af1t1111et d'Éco110• mie polilique) e la lunga -,erie di articoli, sono così dense di pensieri nuovi e profondi, connessi tanto organicamente, lo stile è già di per sè cosi conciso, che l'idea di un loro compendio è priva cli senso. Noi ci limiteremo a ricordare qualche tratto caratteristico di questa poderosa opera scientific.'l, accenm;ndosolo :ii re!-ultati, perchè le climostra;doni relati,•e richiederebbero l'ausilio delle matematiche. Come si é ricordato, il \\'alras fu il primo scrit– tore che studiò in modo generale il problema dell'e<1uilibrio economico: ma ciò egli fece pel solo caso cieli.a libera concorren..:a. Quello del monopolio (sotto un ce1to nspetto pili semplice) era stato studiato precedentemente, ma in m,>do assolutamente diverso, dal Cournot Orbene il Pnreto, non solo ristudiò in modo omogeneo e ben pili complesso quei;ti due casi, ma considerò, traendone cnr;Htcristiche c01,clusioni, anche quello del collettivismo, ch'è il terzo posi;ibile, per cui oggi tutti i ca':ticoncepibili di cc1uìlibrio sono og· getto, per suo merito, delle investigazioni scien• tifiche. Il \\'alras :incorn, e il Pareto stesso nel Cours, si attennero nello studio generale dell'equilibrio economico, alla bipartizione fondamentale in ba• ratto e proclu1.ione. Xel .lfrmuale e nel ,1/anud consicler:indo l'equilibrio econo111icogenen1\e re• sultante da quelli parziali dei gusti degli uomini e degli o:.tacoli che essi incontrano per soddi– sfarli, ,iccome os1acoli !'>OIIO t:into il baratto quanto la produzione, il Pareto ha soppresso ques1a parti• zione, che se forse facilita l:l comprensioue dei fenomeni economici, ci al\ont:um però di troppo da ciò che an·icne in concre10. Queste osser\'azioni ci mostrano due iml)Ort."lnti tendenze clell'01>era paretiana : e cioè quella di sottoporre all'nnalisi scientifica i11modo sempre più generale e compr<:nsivo i fenomeni ciel mondo economico; e l'ahra di rappresentare tali feno• meni sem1>re più conformemente alla realtà con– creta, mostrandone appunto l'intima unità nono– stante le forme varie che 1,ossono :issumere. ì\la non sono tali resultati che, a nostro avviso, costituiscono il maggior merito del Pareto. Que– sto si ha da ritrovare invece, nell ·esser egli riu– scito ad eliminare dalla scienza economie,, una no..:ione metafisica, fonte ine!'tam,ta di <.:rroriper t•1tti gli economisti precedt:nti. Abbiamo acccnnnto che egli fa resultare l'equi– librio generale da quelli dei gusti e degli osta• coli. Parlale di gusti degli uomini potrebbe credersi una semplice variante verbale degli an– tichi termini di utilità, ofelimità, desiderabilità e simili, posti a significare, nella loro più giusta concezione, la quantità di piacere procurata da una cena cosa :id un da10 individuo. T11tt'altro. li P:ueto infatti, dopo aver anch'egli nel Cours ritenuto che il pincere fosse <:ffettivamente una quantità, nel 1lla11uale prima e nel /l/a1111d quindi, ha mostrato quanto erronea sia una tale idea, riuscendo poi a determinare l'equilibrio indipen• dentemente da essa. Kell' Appendice matemntica che segue la sua ultima opera, egli dimostra ampiamente che il piacere procurato ad una certa persona da certi beni, o meglio, da certe quantitil di beni ag. giunte ad altre qunntilà già determinate (che pos– sono anche essere zero) è de1erminabile, cioè se ne possono ottenere \'aria..:ioni uni\"oche in rap• porto ad una unità di misura arbitraria, solo in questi due casi : 1°) se l'ordine delle consuma• :doui è indifferente, e se si sa che il piacer! re• sultante clalla consumazione di date <1uantit:\ di certi beni, è cli1>endente per ciascuna consuma– zione solo dalla quantità consumata di ognuno cli tali beni; 2°) se il piacere è differente secondo l'ordine delle consumazioui, e se si ammette che si possano fare le esperien..:e necessarie per tale determinazione. Ora, considerando che resta escluso il caso nel quale l'ordine delle consuma– zioni C indifferente. e il pia<.ere resuhante dalla consumazione di una certa quantità di un dato bene dipende oltrechè da lale quantità, anche da (Juclle consumate di tutti gli altri beni, caso, che è il più generale, si rileva che il piacere (ofeli– mità nelle sue varie accezioni) non può ritenersi una quantità, e che l'equilibrio in base ad un tale princip!o è iudeterminabile. Vediamo dmH1ue come il Pareto ha saputo su– perare questa grave difficoltà. Egli si è servito di éerte cosidette serie d'in• differenza : l'Edgeworth cui devesi <1uesto con– cetto le cleduce,·a dal principio dell'utilità o ofe– limitil, il Pareto le ricava direttamente dall'espe• rienza tanto 1>eri gusti quanto per gli ostacoli. li principio su cui si basano, è, come dice il loro nome, questo: che per un determinalo indi,•iduo date diminuzioni delle quantità di uno o più beni (a, b, c... ) possono essere compens..'lte eia deter– minati aumenti delle quantit:\ di uno o più altri beni (x, y, z...), in modo che la scelta di una frn le tante combinazioni possibili di certe quantità cli t.ili beni che formano tali serie, riesca indif– ferente per l'individuo considerato. I !anno inol– tre queste altre proprietà: che, in genere, salvo casi eccezionali, per compensare In diminuzione di piccole c111an1itùcost:1111idi uno o più beni (a, b, c... ) occorre un aumento di piccole quan– tità di altri beni (x, y, z... ) sempre più piccole <1u.amopili grandi sono le quantità 1>0sseclutedei primi (a, b, c ... ): per converso quelle pkcole quantità di -{x, y, z... ) diminuiscono tanto meno qu.into più grandi sono quelle cli (a, b, c ... ). Ora di queste serie d'indifferenza dei gusti e degli ost.icoli, lungo le quali la scelta o posizione per un individuo è indifferente, se ne poiìsono Bibloteca Gino Bianco immaginare infinite, ognuna rappresent.indo po– sizioni pili O meno vantaggiose di fronte a quelle delle altre. f. 'uomo secondo i suoi guc;ti tende a muo– ,,ersi in modo che la sua posizione divenga sempre più vantaggiosn, cioè, pt:r cosi dire, verso le ">eriecl' indifferenLa dei gusti più alte, fino a che gli ostacoli non impediscano il suo cammino. Tali tenden1.e elci gu.,ti e degli ostacoli ci sono fornite dall'esperienza. Dal giuoco di queste forze contrarie sorge i11date posizioni l'equilibrio: po• sizioni che si determinano precisamente secondo le condizirmi che cac;o 1>er caso ci prol)Oniamo, le quali servono anche a indicarci la natura del– l'equilibrio stesso, cioè se stabile o instabile se condo che turbato tende a 1ornare al punto pri– mitivo, o se ne allontana sempre più. Il P.ireto nel ,1/auualr crede\·a che per stabi– lire l'equilibrio occorresse valersi degli indici che si possono attribuire alle serie d'indifferenza e che egli chiamò indici di ofelimit.'l. :'\e! ,lfamul però, dimo<;tra i:ome ba-.ti conoM:ere 1.l tendenza dei movin,cnti secondo i gusti e gli ostacoli : gli indici di otelimitil. nel caso, saranno determinati dall'equilibrio, t: 11011 sono già dei dati occor• renti nlla sua clett:rminazione. Così finalmente la scienza economica si è li– berata di un concetto esc;enziahnente filosofico, che purtroppo fu lungamente il soggetto di \'ere e proprie logomachie degli economisti letterari. Oa quanto abbiamo detto relati\'amente a\l'e• quilibrio. e alla sua determinazione secon<lo il Pareto, resulta chiaro che le antiche nozioni dcl– i' Economia classica sono affatto superflue pel problema di tale determinazione, e che anch'esse possono invece da essa dedursi e quindi esser definite in un modo \'eramente rigoroso. Ricor– deremo a tal rigunrclo, come il Pareto mostra che, ponendo direttamente di contro gusti ed o51acoli, si possa prescindere dalle nozioni di mercato e di prel.7.0 ; e che considerando gh o:,;tacoli secondo il conC\!ltO delle linee di indif– ferenza, si possa sostituire alla nozione imprecisa di capitale, quella pili rigorosa e generale di tra• sformazione dei beni nella specie, nel tempo e nello spa..:io. E molto ancora ,,i sarebbe da dire, anche nei limiti di un semplice accenno, specialmente ri• guardo ai concetti cli domanda ed offerta, dei Uilanci individuali e delle imprese, ecc. ma cre– diamo pili opportuno ri!luncianii, per non ~ndar troppo in lungo. \"alta piuttosto notare come quell' indiriuo matematico-naturalistico nella Scienza economica, di cui dicemmo esser il Pareto il m.iggior rap• presentante, non è per nulla opposto a quellC\ della scuola classica, cui debbonsi le prime af– fermazioni dell'Economia politica come scienza. Ritenerlo opposto, vorre~be dire ch'esso tende– rebbe :\ sostituirlo completamente, il che non è possibile, altrettanto <1uanto il sostituire il razio– cinio m.itematico in tutto e per tutto a quello comune! L'Economia matematica ~i \Inie cli tutto il complesso cli ricerche e di cognizioni che ha sapulo accumulare l:l scuola classica, ma molte ne aggiunge e tutte determina rigorosamente. L'opposizione è sorta da coloro, che ignari delle matematiche e alieni dal darsi la 1>enadi stu• diarie hanno voluto nrgar loro ogni efficacia. Ma per quanto siano molti e si dieno un gran da fare, non possono riuscire .i smentire la e\•idenza dei fatti. Tutto questo il Pnreto ha ripetuto e va ripe• tendo a sa..:ietà e chissà che 11011 riesca a farsi udire anche dai pit'I sordi! Certo è che se non riesce in questa cliflìcile impresa, non per questo nè resterà diminuita la sua fama di scil!nziato. Notevole, nella attività instancabile di questo scrittore, è poi un suo tentativo di raccordare i fenomeni economici :il complesso dei fatti so• ciali, esposto nei primi due ca1>itoli tanto nel 1J/anuale quanto nel .lfam,d. ;\la siccome le idee al quale l' A. si è inspirato saranno svolte molto pili ampiamente in una sua pros~ima opera di Sociologia, ci ripromettiamo di occup.'lrcene di proposito quando questa verr.\ pubblicata. Rom-:RTO A. ~IURRAV L'istruzione magistrale e gli emendamenti Credaro. S'è snputo qualche cosa della • mode.ria y;. forma dida//ica » della Scuola Normale. L'ha fatto conoscere lo stesso on. Credaro in una inter\'ista col Tona. Ecco qua: , . Riduzione dei programmi a beneficio delle cognizioni necessarie per guidare una scuola primaria : cioè limitazione della rultura generale e formati\'a. per la cultura professionale. (Come se ci potesse essere matslro, senza un largo fondamento di cultura, senza attitudine a for·

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