La Voce - anno II - n. 27 - 16 giugno 1910

o·cE Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 > Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI > Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ccnt. 10 Anno II .,,. N: 27 JI> 16 Giugno 1910. SO~! ~b\ RIO: AJII amici della Voce, I.A \'OCR - Uu riprova, E,111.10 C1{<:c;111 - VIifredo Parc10, RonF.RTO A. 'Il RM.\\ - L' lllnuloac maslt1rale e &Il cmeadamtall Credaro, (,n·-..1 l'N. l.mlRARIMl· R ,1,11..1 Per la riforma delle Facolti di Lettere e Fllo1of11, Ew:-.1'>TO Co1>1G"C.lLA - ,\i11lvml ,it rc,/lu,-a, ~IARl' .. o GR.'1H-.st /.rllo<1 J; I /Hh:::,u, - Po il Om:·r~no" (()nc-1,·ut1 po /,1 'l"•·,t:o'll 1,·JJN'1/r Agli amici della Voce rbt snmro cbt ,I ltgamr ha 1111i r /1110 mm t ,pullo di 1111 a[. furr, 111,1 ,li uun collnl>ora;Jo11e ptr l'idu t ptr ra,Jo11r, fommuliamiJe, tlimw uoti'-/tr dortt• mwli inlt>rm, al ,mrt.ùumlfJ m1tirlrriwlt ;,, I ltt– lia. Dtsidtrimm .. , rispostaallrstgumti domandt: l\'tl t•tutril pant rsi11tmo, t q11a11lt, socitltia11li– dtrirnli l ri s,mo f>t'riodici antidtricali? rbt 1ipo,l'mttidrrirnlim,o t il loro t du numifc– sta;_ioui lm 1 rbe tjftfli prntiri pn,duu ,ulltt vita politim 1111111iripalt? i dtp11tato dtl vostfJ collrgio i· e/e, imlt o unJic/erirale? e llllticlcri~ mir ;;, pm-/amwlo t' rhiriw/e ml rollrgio?cbr, rr/azJo,,iha ro11 il e/toro 1 Chiediamo ri siano ma,ulati dc)rumrutinti-ressa11ti, romc p11b– blica;Jcmi p1·riodirbr, 11w111fesli c ellorali,gior– "ali, op11sro/i di pn>paga11da : usi srrvira,mo a 1111 h1t't1rc111 prrpt1rt1;,,w11r ml/' ,111tidtrica– lismo. Sianw rirom.>su111i nnd,r a chi ci fornirti i11dici1\Ùl11i prtcisr ml/,, n1/tur111lt'i uminari, dnnd(,ci !t !t)I, Jti /i/,,,- usali (crammalira, rtoria,jilorojia, trelotia ur.), dirpt11rto ap– p1111Ji, ltst"Yti..'otdoci fo s/t1h1 cltH11 biMiotua t qm111td p11J Ktll,rrluu sulla t'Ìltt i11tt/Jtt111alr dti semina, i. lnji11t ri fura,1110 umprt piarert d1.m1111mti (giomali, nuwifuti dellornli, rrr.) sullt tle– zio,d tt111111i,,istr11tivt, soprat11110 nrl nu:;:_:;,_o– giomo. Ri11Kraz.it11110 gli amicirbt w, rt111110 aiutarci, Sl'll1prr pro111i Jur partr ,wstra11 , irnmbinn il su1. 1 iz..io. La Voce. UNA RIPROVA l'n anno fa ebbi occHione di esprimer su queste colonne il mio giudizio sulla par– ticolare prestanza dcli' ingrgno di Sem Be– nelli, dilungandomi in oSStrvazioni e discus– sioni che non tutti i lellori della \ ·oce forse hanno dimenticato, se esse riusciron qualcosa di meglio che \'Ìrgole freddolose rincalzate da bambagia d1 parole. Nel frattempo molle cose son successe, Caduti due ministeri, tm 1er10 è sorto 1 come ognnn sa raccomnndnbile per ogni riguardo. Enrico Ferri hu concluso la sua evoluzione sabaudi. 11 co,so della rendila in media ha guadagnalo due punti. L'inevitabile Gabriele d'Annunzio e il minor fratello Giovanni Pa– scoli hanno dato fuori alcuni volumi. come al sol110 1 in,i;ignilìcanti. Benedetto Croce ha stampato una logica della quale nessun si è accorto. Sem Benelli ha composto L'amore J(I frl I(. In tanta do\'Ìzia di av\'enimenti 1 ques,'ul• timo è quello che un pò più m' interessa. Pili e pili volle, nel corso di quest'anno, un pensiero crudele trnhs<e la mia coscienza di critico, permettetemi di dire, onesto. ~li parve che, nel giudizio summentovato, involonta• riamente AVtS$i posto sotto una luce troppo assolut:1 il mondo poetico del Benclli, e che, perciò, ai miei occhi, ne fosser iimns1e un pò schiacciate p:1l'li cui nella mia analisi avrei dovuto dar più vivace rilievo. E mi proposi di fore, alla prima occ:1sione, 11na riprova. Mentre allor;1, fr,, altre cose, a,•e,·o voluto cercare se, ad esempio, fosse proprio \"ero che qu~l mondo era adeguato, come il Gar– gano ed altri critici affermarono, alla pii1 pos– sente e complessa realr~, intende\"O seguire il procedimento opposto, e docilmente pie– gare il mio spirito in tune le anfrattuosità dell'azione e delle parole, farlo giuocarc con i segni e con i sogni pH1 minuti, onde sen– tire se la mia impressione e il mio giudizio rimanessero intatti e saldi, o se, piuttosto, ~on le mie riserve d'allora, aon aves~i messo male i soliti due e mezzo che mi leg• gono, non che ciurmato me stesso. Vi son montagne che viste dall'altezza delle mon– tagne vicine o dalll\ loro stessa vetta sem· brano non verzicare di un filo d'erba sui fianchi dirupati, e quando poi ci avventu– riamo pedestremente ad esplorarle per tulle le coste e le \·alli, ci rh•elano smaglianti ir– rigui p3radisi, ali' insospetta1a ombra delle pareti a picco, cui il quarz.o, da lungi, faceva ardere in a!lpetto infernale. L'operosità di Sem m'offre occa<ione di togliermi dallo scru· polo, e mi allieta al rischio della riprova, e la secche11a dell'analisi, del gusto curioso che accompagna ogni no\•i1;). Perchè si abbia un dramma, è notorio, ci voglion prima di tutto delle coscienu i come per (ue un pasticcio <li lepre ci vuole, prima di lutto, il lepre. Eo;._1minandola vita• lità delle CO!lcie01.eche si urtano ne l'Jmore dei Ire rt, a\ remo la misur.1 esatta dell' in– tensi1à del loro con1ras10, e perciò della po– te11,inli1:\ del loro dramma. Ma si comincia con un personaggio nel quale la cecitn degli occhi sembra inresa a simbo• leggìnr 1 1 incertezza clell:1 111cn1e: il primo re, Archibaldo che, se cieco 11011 fosse, sa– rl bbe un re di, picche comidc1.tbile 1 barbuto, maestoso, il più venerando della rortila. È, come nessuno ormai ignora, un vecchio guer– riero, padre del re di fiori: i\lanfredo, il quale è fuori, ad una impresa bellica di non troppo SC\·era u1genza e tornerà alla lìne dell'alto primo. P.ue, da qualche erra– bo~da parola, che Archibalc!o ami Fiora, la giovine sposa: ch'egli do, rebbe costudire al ngliuolo, d'un :amore curb:110 da qualcosa di non perfellnmente paterno, ma ciò resta una supposizione, un'incertezza, forse per lui stes– so, per i le11ori in modo assoluto. S'illude fino in fondo di amarla san1amen1-e, di goder del suo fresco pensiero come d'un r:iggio di sole sulla soglia rlel/a grott;t impenetra– bile della sua vecchiaia? Chi lo sa? O piut– tosto, quando uccide, uccide, sopr:uu110 1 per gelosin personale? i\lislero. ,\la il mistero non è gia circoscrilto e dominalo, in modo che 3gisca come un qualunque altro m0\·en1e psicologico. ~on è rossedu10 lucidamente dal poela, è un dubbio intrinseco alla sua ispira· zione ; in altre paro)"• un errore. Da questo capo il dramma è dunque morto prima di na'-cere, troncato ; e deve per forta S\"olgersi per meandri di parole a1bi1rarie e simula– trici. Ed entra in iscena Avito, il re di cuori, unitamente alla amante sua e sposa di .;\lan– fredo, Fiorn . .'h•ito è il più tollerabile dei ire re, per la semplice ragione che è il più sinceramente insignilicante. Sua principal ca• rntteristica è di muoversi senza coscienza di relazioni e senza \ 1 era consapevolezza di tra• sgressione e di rischio; qualità quest'ultima, preziosa in un cnpitan barbaresc◊. ma per· l'ida qualità di eroe dì dramma. Nel dramma non è lecito figurar di non accorgersi e non sentire, e il caso non de\·e comparir fra gli attori. lm•ece, noi restilmo, ogni tanto, delusi constatando che .\ vito seguila a \"Ì\·ere, ar– dente e prosperoso, quando ci immagineremmo di vederlo o ~rcrlo ciondolante da un merlo della torre, nel suo subdolo camiciotto di servo di .\rchibaldo. li quale .\rchibaldo due ,·oltt! lo sorprende con Fìora e due volte lo Bibloteca Gino Bianco senie ballersela 1ranl1uillamente, e non può pigliarsi che I' imperfeua soddisfazione di strozzar la rea (emminella. ,\la, tolta l'abuu– dine d1 uscir pcl rouo dell:a cuffia, .\\"ito ~ un bel pcrsonagg1o e nlà benino assai gli addii di Romeo, prese, s'intende bene, alcune precauzioni. Tali suebbero: 1 .• sostituire alJa donzella dei Ca pule-ti una seconda donna <la l'o,ma p.uaJisi'<1(0, di• sfacentesi tutta nella tristezza dolciascr:t d'un bacio che non è mai l'ultimo i 2.• sostituire :ti concetti stile rinascen• za dello Shake'-ilCMe un floreale eloquio, dan· nunziano parecchio, sebbene anche parec• chio scaltramenle accomodato; 3.• sostitui1e alla lodola il cui verso sulle scenf', ahi, non si può rifare, il flauto del pastore Geronte, onde sottolinei di con• centi e senza spreco di inutil poesia il na– turale p.,lhos dei commiati. Ma egli resta sempre troppo barbaro e illet• terato pe:rchè, ammesse que~te precauzioni, non ci meravigli \"Nledo ancora insistere nella sua parte di pre-Romeo, fino a giungere ad an• darsene a morire in una cripta che proprio sembra quella della p,tovanile 1rage<l1a del- 1' inglese. E li e.i aspelleremmo di sentirlo cominciare ampollosamente: thou detc,ial,le 111:m, thou \\Omb or death i;:-orgcd\\ ith tht' clenre,t mor,el or the carth; ma le sue ampolle son d'11ltra natura e il veleno che, a pi~linre il drudo, Archibaldo i1a fallo sparge1c sulle soavi labbrn della morta, come si sparge il becchime snll'u– sciolo d'una trappola a pigliar l'uccelletto o il topolino, fa troppo pres10 l'officio suo, non senza, è \'ero, a\er cavalo di corpo al sire parole che infine ri,·elano la sua \"era natura : « Qualcuno giunge?! e<l 10 sarò scoperto?>, do\·e, se non ci ,;;on sensi lirici che mi sfug• gono, e bast:a l'interpretazione letterale, par– rebbe e-~li rimpiangesse, in , isia all'amante moria, I' in\"ariabile ,;;~atlaiolame-1110che questa \"olla la colica non gli concede. Cos'è Fiora? l'1u (t!mrninuccia esasperata– menle sensuale dove niole essere sublime; perfida, del rec;to, quando le riesce. Nel primo allo, per sfuggire nlla streun <li Archibaldo, gli fa sC'lltire un po' di ciccia ; nel secondo, mentre agira \'Crso lo sposo 1\\anfredo, in segno di saluto, il velo m:irinisticamente descritto come e in1essu10 di sospiri d'amore », dalla cin1ola in gil1, sotto il parapetto compiacente, è tulta di Avito, che, nel solito camiciotto ser\"ile, bas1er:1 per pal'te sua proneJa a non mttler troppo il capo fuori. Ora stupisce assai che per una creatura la tJuale si sa muo\"ere tanto disinvolta pur fn, casi, lo concedo, un po' compleisi. finisc:t per succedere una lrage– diona con cinque vittime su dieci personaggi dei quali la met;\ non pari.a. Anche Shakspeare, {parlando di Benelli non st può non citare Shakspeare) ne ammazzava parecchi, quando la matac;sa gli si era cosi arrutfoca da non sa– per piì.1 come la sdipanare. Ma giova riflet– tere che non si compiace\':1 di mettere in iscena trasformisti come Avito, nè donne della smidollata cortesirt di Fiorai e fra magnanimi, si sa, il sangue eone più focilmen,c. Con tutto ciò F1orn è la creatura decente del dr:imma. li che d allieterebbe, pur nella no· stra sconhua, se non dovessimo pure con– statare subito che essa non è che l'ennesima tra– sformatione - questa \ 1 olta muliebre - del personaggio lirico Sem Benelli, che già ve~ demmo patire la vita di Tignola di Lorenzo e dt Giannetto, in fonJo ad ahre tragedie illusorie. E siamo ormai al ,uzo re: al re di fiori, ,\lanfredo. ~poso legimmo Jella. Jonna Ji cuori e bramoso, in\'ero, dell'amor ~uo. che essa, per parte sua, \"Orrebbe conceder~li. perchè è compass1one\ole, ma puù solt,mto in forma, a,·endolo, in s~tan1.1, gii ceduto aJ A, ito, il re del suo seme. ~l.lrti:ile e girov.:a,:o come Ippolito, mistico cri"iliano come lo slefilnoforo fu orfico mangiala11ugh'°, ,\l.tnfreJo fa un.:a fi– gur2ccia degna d1 quella che polrebbe com– piacersi far fare, in una. e~gesi maligna, al personaggio euripideo un impenitente niett.· sciano. Vive in lm 111 tragedia d1 una r.izu, ha in1eso o ha \•Oluto dare ad inlcndere il Be– nelli, prospettando il ~uo dramma sullo sfondo (abuloso di una crisi slorica. Ma anche senza curarci di sapere se nelle ,enc sl:rnche di ~lanfredo tremoli proprio quell,1 dolcezza reli– gios..1 della stirpe che i ,;;uoi hanno soggio• ga1oe che educ;mdolo lo fiacc:alìnchè egli è ri– dolto vilissimo e insen,i;ibile alla passione, pos• siamo affermare che quesla 1n.;ens1bilità fuor· chè de!IJ propria incomre1en12 nuuale, e quella \·ihà che non \ uol :1c.:: e11arm.ii la necessa– ri:.. panialit.\ attrnerso alla quale la r,.usione si esprime, son lutla la sua poesia. Esse ur– lano 63sper:uamcnte e dispus1osamentc, in ispecie in quella scena hnale del secondo atto, che è par!li3 1 si dice, mera\•igliosa, ed è dav,•ero un proto11po di ~iuoco d'ombre, di dialogo bugiardamente folle, di brancolamento del!' ispirazio1:e rolla nella spina per l'an– dito lubrico della re11odc:1 pili ipocd1:.. Un persona~gio chieJe all'iihro di procurargli quel movime-nto in1enore per ti quale si sente impotente. F l';1hro: Se ltt :t\"e..,~ì follo cosi e cosi, se que~10 o quest'ahro fo•~e andato cosi e cosl, le lo avrei potulo fare. Psi– cologia per ipote~i, e ra~sione per procura. \I,,~ IU· UO Perch~. pcrchè 11011 m· h,1i prima c-onc-c"o-.o eh' io le 1url.,,,i > OrJ ,.nebllt.'. mia .. Di\·ìno questo lagno d'un marito di- remo p;ntagrue-licamenre - n11no1aurizz.a10I N"o,no, non è questo il dramma di una p1e1à che comb:aue un grarHle ,1more: è baratteria le1tcra1a, e tan10 leuerala che subito segue 1 per bocca di Arcl11baldo 1 la formulettJ critica, la spit"gazioncella storica della cd,i;tiana pietà che contamina la b.1ldanza avita. 1\l.1questo \"izio segreto di auto e reciproco co111mento è ben lungi da 1 ltmilarsi tid una scena, e assorda e spegne, 111 qul!'-la come nelle altre trage– die, ogni bottuta del dialogo, perch~ conta– mina in embrione tuua la psicologia dei per· sonaggi. Essi agiscono irrimeJ1abilmente al conspeuo d1 sè medesimi e sono solamente sinceri quando l:t stanchezza dell'intima im• purità li vince, e allentando la loro ma– dida tensione si raggomllolano sul proprio \ uolo e lib:mo con funebre voluttà al calice della propria inc.ipacil.l a vivere, rinunziando la ragione del proprio essere in mano d'una fa1ali1:t amar:t dalla quale s1 sentono lra,·olti e vinti, ma alla quale si concedonr, rerchè soltanto in essa posson trovare riposo. E evi• dente però che a questo punto non siamo più nella loro in1imi1.) di personaggi dram• matici, sibbene si:tm passnti, attra\'erso un troppo facile e sempre uguale disfarsi delle loro ar1efatte linee .!ipirituali 1 attra,•erso un sempre uguale scomporsi della loro psicologia manierata, all'unica intimu,, \'era e ,iva, seb· bene miseramente vh a e verace lll mediocrit), del Benelli, piccolo lirico. In fonJo in fondo, più sincero Jei .!iUùl gonhato11, in questo ultimo dramma egli ha confo-.5,310 la propriJ consa– pevoleu.a del!J \'Cr.1qualitJ Jella ~ua arte. Lo ha confess:uo aurne~o le amplilìcazioni del caso, ma, insomma, lu annunciato d1 e!-ulare

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