La Voce - anno II - n. 26 - 9 giugno 1910

insieme, nel suo S\'iluppo : una rapida corsa at– traverso alla e Rivista • che ne fu il porta\'oce, confermerà tutto quello, che è stato esposto. Avre-mo cosi agio, in un prossimo articolo, di mostrare i documenti della miseria morale e in– tellettuale della associazione studentesca. AXTOSIO Asz11.0TTI. Ricetta per farsi illustri. e,> O studioso che nella tua tàcita càmera, immè– more della giovenHt che ti balza nel sangue e del carnevale baccante che dalla strada la chia– ma, stai, col capo appoggiato alle palme, i cù– pidi occhi su' un libro, dagli entusinsmi per gli artistici veri passando allo sconforto di non sa– perli suscitare in altrùi, ed esclami: e tutto l' ingegno è già preso ; più non vi ha fogli-a sulla pianta d'alloro •• èccomi a tè. Apri, se \'uòi essere illustre. · Ma, anzitullo, intcncWuuoci. lo non credo che ltt brama sudare pel dubbio amore della poste– rità, per quella gloria ipotètica, i cui fondi tu ammassi, infruttìfcri a ti:, a pro' di non n :1.ti e immeritèvoli eredi: lotteria, per cosi dire, il premio di cui non si eslràc che dopo la morte del vincitore: bens\ per qucll 'a1tra, che meglio va della « riputnzione » della quale tu godi in tua vita, non solo i pingui interessi ma il capi– tale, tanto da non· avanzarne agli eredi uno spic– ciolo. Un monumento sta !:>ene,lo ammetto, màs– sime in u1m piazza, ma ( allo spento grand'uomo che giova ? Shakspearc ci volle un sècolo per farlo pur sospettare; Milton, Dante, Cer\·antes attraversàron la terra come que' principi che viàggiano incògniti e chi sieno non si sà che quando già sono lontani. Persecuzione, fame, ospedale, ecco il terno de' condannati alla glo– ria. Colla riputazione, invece, la tua vanità avrà scappellate, la tua gola tartufi, il tuo sedere càt– tedre. Sii ricco, sarai sapiente. Come dunque ti trovi nella felice disposizione .che t'àuguro, rèdpr, primo ingrediente, una clàs- 5ica stanza di studio. Perchè la riputazione s' in– duca a venire da tè, occorre che tu la possa ri– <:èvere come si deve. La gloria, è vero, ha usanze pià democràtiche e puòi persino vederla acca– valciata alle panche di un'osterìa o dormente in un sottoscala: ma la riputazione è troppo ben educata virtà per non eslger riguardi. Questo studio lo antmobiglierài di scaffali e lo tappez– aerài di volumi, non importa CJUali,purc:hè slen tauti e vecchi e crossi e ben rilegati, avendo cura <li mantenerti, mercè le finestre ermetica– mente chiuse e il tabacco, in un ambiente di venerà.bile attutfatura. Nè mi scordare un cala– majo da un litro, colle brnve sue penne, preferi– bilmente d'oca, nè <1ualche ritratto di celebrità, vere anche, ma a patto che sìeno antiche, o se c:ontemporanee, a patto che sieno false. Un bu– sto, un medaglione, ad esempio, di un Cantù o di un Donghi farebbe egregiamente al tuo caso. ~on temere la spesa. Basta il gesso. Ma, una volta che lo studio c't\ c'è la scienza. flada. La riputazione, come la gloria, vuol ès– sere presa d'assalto. Giova l'ardire, giO\'a ancor pilì la pazienza. Là, nello studio, disegnerai il tuo piano. Nessuno chiede che ti dicervelli in <:crea di cose nuove, in òpere, come le battezza l'orgoglio, di creazione. E però lascia tali òpere a <JUC 1 bambinoni che strO.ggonsi per farsi crè– dere, quando sarnnno morti, immortali. Piutto- 1;to che sciupare il tempo sovr'esse, ti esorto a non far nulla del tutto, il che, del resto, tra i modi per giùngere S\'elti alla fama, è forse an– cora il migliore. Tutta\'ia, se sci proprio intestato d' insudi– •ciare la tua risma di carta, io ti consiglio a dar fuori programmi di òpere colossali che ti guar– der;ìi bene, s'intende, dal!' eseguire. Disegna sempre che il pàblico aspetti molto da noi e non s'avvegga che gli abbiamo dato pochissimo. Gravi questioni da sciòglier:.i tra uno sbadiglio e l'altro non màncano. Giacchi:, per fortuna, !kli nulla, potresti scriver di tutto. Prometti du11- c1ue imperterrito un nuovissimo taglio nella ràn• cida torta della filosoJna o nel fresco pasticcio della economia politica, prometti scoperte di 11uakhe 0sica legge, di <1uakhe pianeta, di qual– che pidocchio; prometti, - so io! - dizionari di unn tonnellata di peso, enciclopedie di tutto lu scibile, storie almeno universali. E irtti\nto, non 1:>t:rderdi vista gli odori della cucina e abl,i l'occhio ~,Ila banderuola della fortuna. Non far complimenti colle altrlli belle tro\'ate, percht è vecchio destino che esse ri~- l•I O.i R11r.m, l.1M•H' di AINno l>,tami1Carlo 0.--.i) ripro– d.-Ymo qucw, p,11M, 1n~gno di tucrn1 • Ji •mumu,on('. Le or,c,c di qUQ(o Krillot• Jnncnuutc d, bnti a11ni- mai abba· tlallla cono..c,uC• ••no 1•~ - 1000 ora introT1bìli e a.i ri..iarn• ,-oo prcuo i F.lli Tr..-c, I ,olumc, M ,la.ao, 1909, L s.ooJ. Ab· biuno fflpc11,10 in•er.:imcnlc I• punttg1:iat11,a voluta dal OG"i, per 11 quale 1i 'l'cdtno le r,g,011i ttpoalc nella ,\"o,., in1,,,,,.,1;. e■/, che K;,;Uo a /.4 Col,ni., Ftlin {Rom.1,S,;1mmar~•, 11583), LA VOCE "iCan di danno ad una so1a persona - il lor sco– J)ritore. Altri faccia il Colombo; felicitati di far l'Amerigo. Se qualche sconclusionata pol~mica. qualche isterismo di letteratura balocca l'ozio del ptìblico, curne a\'\'enne jer l'altro, quando in lingua itali:rnn si cfosputa\'a se Italia possedesse •ma lingua, o come avviene oggi Ira questi gatti idealisti miagolanti dai tetti ad uno luna dipinta e l>òtol( realisti che fiùtano estasiati, quali rose, lo sterco, - e tu compila il tuo opllscolo, to– scnsincggia, caccia fuori il tuo « grido » : dieci catth·i sonetti ti daranno buon nome. Se qual– ch ... pettegolezzo politico, qualche celebre sc:\n– dalo, qunlche fllnehre regio, mette in moto gli zMoli e i piferi di tutto il bel regno, e tu cò– princ il suono col rullo del tuo tnmburone, !:.Cri\·i • il 18 marzo », • la mente del Padre Ciliegia », « Ei fu .... • eccètera, eccètern. Se infine, rarissimo caso, un'òpera eccelsa, esce in– ~icme alla luce e alla gloria, ànimo ! fòrbici e colla. i1H1strala, commèntala, cucisci\fi la tua cri– ticl!etta, In tua appendicetta; attàccati insomma, come un monello, dietro il cocchio del genio, chè arriven·li seco alla meta. Nè con questa dimentica la più piccola ancora, quotidiana ,-'t'(/ame di tè stesso, facendo sì che il tuo nome appajn sulle gazzette a ogni pasto, in articoli che tu medèsimo detterai iu tua lode, in lèttere che indirizzer:\i ai compilatori del fo– glio o per corrèggt"re errori non commessi da al– cuno o per falli personali in cui non entri nep- ~ pur di riflesso. E, in consimili lèttere, giojellate <li quelle pietre preziose del • pt•r airz•,•11/11r11, le mit· dèl>oli fo,-::e, rMedo vt'11ù1, giù di Il » e al– trettali, cita sempre lo avviso di qualche illustre o tuo amico o avversario o contradittore, aftin– chè morda all'amo e risponda. E allora fa stam– par la risposta col relativo cappuccio t. commd– liamo mm ;,,Ji.rcre::ioue .... • oppure • 11011 os/aule la 110/a modnlia di q11el z•a/e11/11omo clte I il t10- slro .... • e così via. Alimenta insieme un turibole– sco carteggio cogli nitri chiarì stranieri della tua specie e segnatamente cou quelli che spampanando che stai per tradurre i loro dotti la\'ori (perchè ritmdùcano i tuòi), e non mancar di rispòndere a chiunque ti scri..,a, giulebb..in– dalo, se appena puòi, cli laudativo sciroppo, cht: egli, nell'alfrettarsi a pubblicar la tua lèttern, ri– giulebberà t~. Ed ecco, giovane mio, i primi essenziali in– gredienti per fabbricare un illustre. Due altre parole e ho finito. Vorrèi dire del tuo sistema cli vita. Sii putta– niere, spilorcio, legalmente birbo in tua casa - padrone ! - iiwiolàbile è il domicilio ; basta che la facciata stia in règola colla commissione d'ornato. Ti consiglio pertanto di pèndere più dalle \'CCChie che dalle nuove idèe. Hai sempre tempo di mètterti a paro di queste, quando di. \'èntino \'ecchie, e tutto diventa oggi \·ecchio prestissimo. Alla peggio, hai poi una scusa. Ogni grand'uomo partècipa a qui\lche errore dcli' època sui\. Bacone ebbe fede nella morale influenza degli astri, Manzoni in Dio. ( Sarài già dottore, professore, m' imàgino? No? Non importa. Una barba non pettinata, degli occhialacci, \·esti e unghie nere, sostitui– scono a sufficienza un diploma. Bacia di cammi– nare con gravitn, un fascio di carte sotto le ascelle ; intervieni ai sotterramenti degli altri chiarissimi, m;\ssime se ti flìrono avversi, màs-. sime se desli loro in capo la zappa, nel qual caso ti attaccherùi ad un fiocco della lor bara e e ne dirài lagrimando l'elogio : consola tal\'0lta {non troppo spesso, però, chè prat•u11tilr mi1111il fama) i cittadini passeggi, promemoria a tè stesso, ed anche qualche caffè, sedendo a una tran,1uilla aqua di pomi. E I;\ spargi sibillini responsi. Dif– ficoltà e sfacciatàggine di ..slmulano l'ignoranza. Cita date e fatti, senza paura; nessuno \'a a ri– scontrarli : e, O\'e il tuo scarso italiano s' intop– pi, i a\'anti con una frase Ialina delle tue <lòdici! ì\la, se t'accorgi d'uno ~guardo maligno o di un sorriso di soja - sùbito zitto - eia un'occhiata all'oriuolo e ti alza, dicendo che il tuo ben co– nosciuto la,·oro (c1uel tal la\'oro di lunga lena che hai per scopo non fare) ti esige. \'lioi o non \'lÌOÌ, (Jualch'ora bisogna bene passarla in istudio. Non dico per me<litar\'i. Prepàrati un poltronone e dònnici in Aristòtile. E, se qual– cuno ti verrà .i disturbare, meglio. Fallo .1ttCn– dere un poco, non troppo, il tempo cioè neces– sario perch'egli possa, dando una giratina nella sala d'aspetto, ;1mmirare i ritratti e i \'olumi, dimenticati sul tàvolo, colla dédica a tè, o le Ii:ttere aperte contenenti il tuo elogio; poi, quando tntra, presèntagli mille scuse : • quel tuo immenso lm·oro {il sò1ito) ti assorbe dalla mattina alla s(·ra e ti toglie agli amici •· Sii compitissimo. Adula lui e tutti. L'adulazione o presto o t;mli :uri\'a alle orecchie dell'adulato. Se è giò\'anc, digli che la nazione h,1.bisogno di giò\'ani, ha bisogno di lui : se è \·ecchio, che andò perduta pur tropi>o la \'Ìi,:orosa fibra di un tempo - la sua. E pàrlagli de' tuòi òttiml amici - slavi sempre o tedc,;;chi - Bock, Crack, Puff, Gniff tllualunque non,c insomma <li cane che ti SO\'\'CngaJ e :1ccompagna il tuo \'isitatore alla porta imbrodoh\ndolo di complimenti e strin– gCndogli rt:.plicatamente, furiosamente, la mano, finch'egli, J>er liberarsi da tanta espansione, sia costretto a guaire • i qunnto sono g-entili i gran– cl'uòrnini ! » Co:.i facendo, giòrnnc mio, ti trO\'Crài, <Juando meno ti pensi, nella c,llda !itnlluccia della cele. brità. Ri1>utazione, una \'Olla ottcnutA, accresce per gli spropòsiti stessi. Diventerài comodamente grigio e la canizie e la pancia faran \'t:neranda la null:\ggine tua. Ti si supplicherà d'insegnare quanto non sai da càttedrc uni\'ersitarie, ti si nominerà membro di tutte le accademie del globo. ti si crt:erà ufficiale, commendatore, conte, senatore, consiglit:re di stato a tua posta - men– tre 1J }{t:nio non cer,se:n\ di condire <l' impalpà– bile gloria il solitario suo pane ; scoprir.li anche, chissa. ! nell't:!iplorarc gli astri, una vedovella col gobbo od una \'èrgine prcistòrica - sudicie ~acche di lucidissimi scudi - e, pur non avrà.i, tra i ladri della nomèa, il tuo monumentino .... i ~la che dico! l'nvrài ! li marmo costa poco in Italia. CARLO Dossi. Italiani all'estero. Si parhr spesso ,,d Kionur/i dr/I' l "11il-ersilddi Trieste, e degli slude11li ilalia11i roslretti a an– dare a Vie1111a e ;,, a/Ire univr,-siltt ledrsche: ma mm si I mai /ella, 11ej>pu,-11eigiornali in·ede11li– sli, 1111a ducn·::ioHe reale dr/la t•i/a di colrsli slu– deuli. JJia,no OKKi almne prime i11dica::ioni sulle co11di::io11i derli studenti italiani a Rudapest; se– g11iran110 a/Ire su gli studenti italiani a \'ienna r a Graz. I. Studenti Italiani a Budapest. Chi sa iu Italia che a Budape5t ci sono studenti italiaui? Chi SR che tra l'Austria e l'Ungheria nel campo dell' iitruiione non c'è nulla di comune e che per conseguenza i gio\lani italiani di Fiume - sudditi ungheresi - de\lono (ar I lor studi a Budapest? Sono in tutto uua lre11lilla: pochi per potersi 11flernnue e impQrsi, sono necessariamente spehtuti e 11011 e-urati. L'a.nbientc non esercita che un'iuione negativa, in quanto non offre ciò che a giovani dai 18 ai :14anni ~ assolutamente necessario. Qualunque sia la vita intellettuale di Budapest, importa poco; tant't, rimane estranea all'anima dei giovani fiu. mani. Non sentir proprio niente della vita che si agitA intorno a voi, non aver nessun entusiasmo per quello che 11cc-adesotto I vostri occhi, non poteni unire in uoa fede con altri giovani, ne– gli anni in cui sta formandosi l'uomo e deve fer– nuusi la sua coscienu e deve un po• fermentare e far coofusione la uativa ingenuità della giovi– nezza: questo, a nte p;ue la pii1 grande disgri-zia che possa. toccare ad un giovine. Per poter farsi una strada è necessario contemplar qualcosa, com– moversi e prender parte allo spettacolo. Ora, per i giovani fiumani a Budapest questo è impossibile Sono costretti a seppellirsi in una dolorolla e per fortuna quasi in1wvertita indifte• renza. Non posrono esserci attivit~ slanci, studi speci11H; ~ naturale invece un continuo deperi– mento, una lenta C11Strazionelutelle1tuale, una in– filtrazione di indilterenz:a che deriva dal vuoto reale. - Naturalmente non manca il solito tipo di sgobbone che incretinisce ascoltando tutte le lezioni e consultando tutti i libri citati dai pro– fessori. Ho \IÌSto altri che si rilira in sè stesso, evita i compagni; t pieno di noia e di dolore, si consola leggendo CArducci, in fondo si strugge senz;a concluder nulla: la ven vittima dell'am– biente. - L'Universilà ha soltanto lo 5COpodi far gli esami e di bollar i diplomi ; una fusione coi compagni magiari è difficilissim11; un contatto coi professori (semidei iu cattedra con ser\'i in livrea e un'ora di antic;1mera a casa) a chi non voglia inchinarsi e strisci~re, ~ impossibile; si studia quel poco che occorre per gli ua:nl e bast;1. Ot:l resto, nelle bi– bliotèche non si trovano nemmeno tutti i classici italiani (di altri libri italiani non si parla); h\ cat– ttdra di lelteratura italiana all'Università è più che altro app;i.rente, per ue<:essità di cose; le gal– lerie e i musei messi Sll nell'ultimo secolo non hanno attrazione. E non bisogna dimenticare che Budapest d tiene ad esser citlà moderna, vanta i più bei caflè del mondo, hR• Orpheum > di provt:• nienza viennese e parigi1ia, è ralli:grata da bellis– sime donue ecc. ecc. È chiaro, 1;1vita di quegli studenti non può es,. ser che vuota. La vita politica non intt:ressa, le nuove pubblicazioni italiane bisogna cercarle (senza troppa speranza di trovarle), riviste italiane non ci sono, a teaho atlrne soltanto l'Opera e una volta all'anno le recite straordinarie di qualche compagnia italiana, Non sAuno di che parlare, dopo aver pensato assieme a Fiume e agli eSAmi. Cosl, siccome sotto ai loro occhi non si svolge nulla è naturale che non si rifletta nulla nellR loro anima. Un solo grande entusiasmo: l'Italia. Ma pur– troppo dell'Italia, lassù, non giunge che un'eco leggrra e rifl~ssa itttraverso il Co,·riere della Sera e I' /ll11slra~ùme ilalia11a. Si forma quindi, nella mente di quei giovani una concezione ideale, vaga Bib oteca Gino Bianco 337 1lell' Italia ch'essi conoscono, si e no, nella c;toria, 11u1 che bramano di conoscere nella reallà Sarà strano e inasJ)t"ttato in loro un disprezzo inconsi– derato e magari ingiusto per tutto ciò che sa di magiaro e J>er il solo motivo che è rnagiaro, dal momento che essi per forza sono stari strappati d.tlle cose proprie e mrssi cli fronte Rlle C05e di altri? A r..,e pare una reazione naturale. Certo nè a i,-irenze, nè a 8ologn11 sentirebbero il bisogno di sfog·arsi coli' inno di Garihaldi e di Mameli; certo appunto in Italia comincierebbero Mpensar molto più sul serio e. purtrop1l0 potrebbero per– dere qut-lla cieca fiducia per tut10 ciò che è ita– liano; e certo, in Italia sarebbero portati a. risol– vere la questione dei paesi irredenti molto diver– samente da quello che non lo fllcc1a11oaBudapest. All'U11i\'ers11à. della capitale magiara ci sono :rnche altri giovani IMtini: i , 11111e11i, g ovani sim– paticissimi; di numero molto maggiore possono impo,si e lottare, pretendere. Un'unione dR parte <lei fiumani coi rumeni 11011 è attecchitit ; e' è troppa diflerenza di spirito e c•~ anche la diver– sità della lingua, tanto che per t..'tlpirsi devono parlar in uugheres<". La legge che obbligR i giovani fiumani di stu. diare a Budapest ha l'eflo::tto opposto di quello che si propone: in,·ece di farli diventar unche-– resi, li restituisce a fiume pià italiani che mai. L'unico benefizio. E1>pure si son fatti dei tenta• tivi per facilitare la fusione delle due colture - come dicono. - Con sfarzo e lusso maiiaro isti– tuirono un bel Clul, fi11mat10 che avrebbe dovuto e~sere l'anello di congiunzione tra ht vita italiana e l'ungherese, pc, mezzo di biblioteche, riviste, confereuze, contatto diretto. tla il tentativo falll moralmente e firrnnziarameute, La • nuova gene– razione» degli studenti - quella educatk già a Fiume nelli\ reazione - lo abbandonò e gli diede 1 'ultìmo colpo. Gli studenti pilt giovani si divisero dai veechi d1e si erano adattiyi all'ambient~, si avvidero che è una cosa Rssurda voler unire due colture tanto diverse e specialmente noa se la sen• tirono di far loro questo servizio. Si proposero di avvicinarsi quanto più ponibi'e alla vita italiana. si unirono in un Cfrcolo nuadr,,.ico che avrebbe appunto lo liCOpo di diffondere fra loro e fra cl' i. talhrni di Fiume la colturl\ italiana. Per ora, il governo ungherts e non si decide di approvare l'istituzione di qutsto circolo - per motivi, badate, non inerenti arli JJlatuti. - Comunque, approvi o no, poco importa; (atto sta che i giovani si sono svtrliati, uniti, ribellati e vogliono far qualcosa e qualcoSA (11ranuo. ENRICO BURICH, Per la cattedra a Guglielmo F errero. Cnro Pnz:w/i,,i, permettici di prolungare an– cora un poco l'imbarazzo che ti deriva dall'o• spitalità che noi t'abbiamo chiesto per far co– noscere a te ed ai tuoi lettori il nostro parere sulla questione della cattedra a Guglielmo Fer– rero. Ma le tue perspicaci postille e la serrata legione dei periodi di G. A. Uorgese, ci met– tono nella necessità di replicare brevemente, af– finchè non nascano equivoci sulle nostre opi– nioni e sulle nostre intenzioni. Dunque, alle fin dei conti, voi ci attraversate il cammino con le sbarre fisse delle pregiudi– ziali. Tu ti rivolti contro l' istituzione delle due categorit: opposte della « cultura libera• e della • cultura accademica• che costituirebbe, secondo te, il fondamento principale della nostra epistola; Borgese ci presenta il testo della relazione mi• nisteria1e, come una cambi.lle da pagare, e dice in sostanza: • se non passate di qui, non vi se– guo altro\·e : per quanto su alcune delle cose eh~ dite, possa discutersi se abbiate ragione o torto.• Orbene, quanto all'opposizione fra cultura uf– ficiale e cultura libera, non abbiamo difficoltà a dichiararti che noi siamo a un dipresso del tuo medesimo parere, snh·o alcune lodi ed alcuni biasimi che tu distribuisci abba1.tanza cervello– ticamente, abbondando in generosità verso i tuoi avversari di un tempo, forse per uno scrupolo di severità, verso te ste~so e \'er~o i tuoi amici. Non è possibile tuttavia lasciar passare quell' • a– \·idità di danaro » attribuita ai cosidetti rappre– sentanti de11a cultura libera, quando è noto che costoro, presi nd uno nd. uno, o son~ persone che di danaro non hanno bisogno, o s, guadagnano assai modestamente la loro vita - come tu stesso potresti certificare. . . . . Quanto poi alla relazione m1111sterinle,al « i:non- ~l~u1::'a1i~fffic~ftf :l~~c~r;~~~~i ~h~c~~ ~ri 1 :n:~!>~e~~ bra infelicissima, e 1>erciònemmeno degna d'es– ser gfodicata 1111 abile manovra del politicant!smo democratico, e che al secondo non crediamo affatto - la qual cosa, però, no!l guasta per I~1~0- stra tesi, \'isto che a quest'ora, ti• mondo poht1co dell'alta cultura• e ln Facoltà romana si son tro– \'ati d'accordo sul medesimo terreno del torna– conto proprio, che li .ha messi contr_? il Ministro dell'Istruzione Pubblica e contro l•errero. Tu, caro Prenolini, sei in grado, meglio d'ogni altro, cli testimoninredella 11os1raattitucline di fronte alle deviazioni e alla corruzione del costume politico, e sai che in varie occasio~1i abbiamo. sosten~tto! per quanto riguarda f.. _a I oc~. atteg:~iam~nll cl! maggior diniclenza, e d111111gg1ore ost1ht;\ d1_<1uelh che tu hai assunto - pert:rnto le proteste con– tro il politicantismo democratic? scatenatesi a proposito della cattedra Ferrere si accordano con l'attitudine che abbiamo assunta d:\ un pezzo- e noi 11011 meritiamo l'elogio cli ingenuità, che tu vezzosamente ci ritorci. Ciò eletto. occorre ripetere che a noi_non sem– bra che la <1uestione della cattedra eh filosofi!' della stori:\ nell'Università di Roma, cleb~a di– scutersi nei termini in cui la vuol ~stringer«: norgese. Padronissimo lui cli non uscire da quei termini se ciò gli fa comodo - ma non \'enj?a a dire ~he noi meniamo il c_anper l'aia, s~mpli– cemente perchè non lo ,memamo dove. lm vor– rebbe, anzi lo meniamo piuttosto dove lm non \'Or-

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