La Voce - anno II - n. 26 - 9 giugno 1910

336 struttura delle anamnesi (storia della ,·ita Yis– suta dalP imputato) in certe perizie psichia– triche, e nota che spesso spesso l'anamnesi è tutto un \·iluppo e un disordine che travolge insieme fatti e interpretazioni, e i fatti sono male raccolti e peggio documentati e le in– terpretazioni sono (direbbe Carducci) di quella roba che si tira per tutti versi come la trippa e la bibbia e le giubbe dei contadini d'una volta - provatevi un po' a dargli torto se sapete. i\la che specialisti ! qui la è questione di quel buon senso che malamente è dello senso co111une1 e di quella che Nietzsche chiama capacità filologica: con che egli intende Parie di saper distinguere i fatti senza fals.:uli con le interpretazioni, senza perdere, nel deside– rio di comprendere, la precauzione la pazienza e la finezza. E in verità non pecca di ecces– siva caplldlà .filologica, da qualunque lato lo si consideri, il seguente brano di anamnesi che il Fanciulli cita da un libro di Lombroso ed è prosa 1 pare, di un suo discepolo ora pro• fessore : - « Be... non può stare senza rubare. Co– minciava appena a camminare e rubava già; il primo furto (di ; lire) lo commise a cin• que anni. A un operaio pretende ora che non ruberebbe; questo sarebbe un furto ; ha pia• cere invece di rubare ai borghesi agli indi– pendenti... Non ha mai fatto malattie, (uorchè a tre o quattro anni. Non ebbe vertigini, ma alle volte gli passa dinanzi agli occhi come una nebbia. Una volta in carcere ruppe tutto quanto ~i trovava in cella: la guardia gli aveva negato il pane, mentre ne diede a un altro carcerato. Allora egli, che era affamato, in– franse tutto quanto gli capitò fra mano e ruppe un vaso su la testa di un carceriere.~ - E forse che si può dar torto al critico, sia pure non specialista, quando tratta dell'esame somatico, e di quella tanta illusione di poter conoscere la natura della psiche a traverso l'osservazione dell'organismo fisico; di 1utte quelle misurazioni del corpo che, se non git– tano lume sui problemi del diritto penale, ingrossano per altro il volume della perizia e il numero delle vac,1tùmi; del I' inconclu– denza e della non applicabilità e della mel– Jonaggine e di certi esami di polpacci di rughe cli denti di peli e, con rispetto parlando, anche di orine? O Bruno e Buffamalco che a mae• stro Simone medico avevate dipinto e sopra l'uscio della via un otÌnale, acciò che coloro che avessero del suo consiglio bisogno il sa– ~ssero riconoscere dagli altri >i I Oggi 1'-'laestro Simone non guarda più nel t,tg'1ale per giudicare se Calandrino è pre– gno, ma vi ficca dentro lo sguardo investi– gatore per dosare poi davan1i a messer lo ~iu• dice la birboneria del prossimo. Alberto Vedrani. " CORDA FRATRES tt Chi si prende la briga di gettare un'occhiata :,;ull'opuscolo, nel quale il fondatore della « Cor– da Fratres », Efisio Gii;:lio-Tos, narra la genesi dell'associazione, anche se è un semplice pro– fano, comprende- subito con chi ha eia fare. Un ingenuo, infatti, crederebbe certo di trovare in quello ~critto la storia di un largo lavoro di or– ganir.r.aziouc seria ddla gim·enttl studiosa attorno ad un programma posith·o e fecondo: il riJlesso cli un atteggiamento speciale dei giovani di fronte ai problemi della scuola e della \'ila. No, da\·· ,·ero: l'opuscolo n:lrra in,·cce la faticosa compi– lazione di un cartellone per feste goliardiche ; si sofferma con compiacenz.1 sulle interviste con artisti e pezzi grossi, che l'autore ha in\'itato a prodigare le loro grazie nei conve),_>11i studentc– :;chi e fa qua e 1..ìJello spirito, come se si trat– tasse di riempire le colonne di un numero unico per un battesimo di matricolt". Ci :11tendercmmo di più, non è vero? ;\la dall':1.11rora si conosce il giorno: la « ('orda Fratrc.;; » si è mantenuta come ci app;irc nello scipito resoconto. che il :-uo fondaton.• ebbe la c~tth·a idc.•a di stampare : essa ha \'ivacchiato fra un banchetto, una fratema cazzottatura e una gita sportiva. Intendiamoci : Efisio Giglio-Tos non potern supporre quale gazza 0 rra si sarebbe nascosta die– tro le SC('ne della federazione. Allora, nel 1$98, er.1v,11no tutti più giovani; anzi in haha si col– ti\'ava con amore la pianta <lell' utopia: era– ,·amo infatuati della creden7.;1 nd trionfi pacifici e nell 1 :1zione afTratellatrice della scienza, che il positivismo anva messo Sll!:;li altari; si sentiva. LA VOCE ai primi coui delle classi sociali, un bisogno indistinto di superarne le dnrc necessità, ed il socialismo stesso prende\'a ,·este e,·angelica e credevi\ al catechismo semplice e goffo dei pri– mi accoliti. :-."onper caso la « Corda Fratres » ebbe allora le sue basi : sorgeva in nome della pace fr:t i popoli e Roberto i\rdig·ò, il babbo della filosofia dei giovani di allora, augura\·a alla su.a prosperità. La formula del pacifismo sorse allora dalla facile cordialità di un incontro fra gio\'ani: nes– suno si preoccupò di farle la tara, portando in ballo l'ùdiosa praticità: si applaudi come si ap– plaude ad un brindisi di :augmio, quando i fumi del vino ~.-lgono al cer\'ello. Ed infatti la « Corda Fratres ~ ha an1to sempre la leg~·erczr.a, l'c!>te– rìorità, propria d~i fuggitivi convegni goliardici; essa, che, incaricandosi di parlare a nome delle masse studentesclu:, <love\•a essere l'espressione di tutta la \·ita uni\'ersitaria e della coscienza della pane gio\·ane della borghesia, <ledicatasi :1gli studi, t: rima!'>ta invece c:.tranl'a :11lc -c– stioni, che più dovevano interessarla. quella, per es., della scuola e della cultura, è stata fe– staiola e s1>0rtiva ed ha giocato sull'equi\'oco, truccandosi ad ora ad ora da democratic;1, da anticlericale, da irredentista. Essa ha risentito della malattia, da cui è afiCtto il nostro medio ceto, avido d'impieghi, imprcp.1rato all;l vita politica, conknto dei mezzi termjni, della frase, ondeggiante ncll' indeterminatezza delle idee, ciarliero e ruzzone. L'etichetta della • Corda Fratrcs,. può, se.nza inconvenienti, essere applicata ad ogni merce: il programma {se tale può dirsi) è cosi evane– scente, che tutto può abbracciare in un ideale integralismo caotico. Ogni consolato ha \'issuto, tJuindi, a suo modo: ogni nuovo presidente ha cre<!u o di tracciare una \·ia d'azione: il pili delle volte è stata una vita tisicm:za e breve, finita con un d;-jiril finanziario cronico e con una ridda <l' ingiurie platoniche. Associarsi? Va bene: ma per che cosa? Que• sta domanda, che par l'o,·o di Colombo, gene– ralmente i consolati non se la sono mai fatta. Eppure era pregiudiziale per un'associazione, che doveva lottare contro la forz:1 clisorganizza– trice della precaria condizione dei suoi adepti e per il natural interesse di av\'incere a sè, per uno scopo superiore comune, coloro che usci– vano dnlle univen,itit ed entravano nell.a ,·ila professionale. Lasciando da parte il progrnmma massimo (nientemeno che il pacifismo !), siJ>O· leva pensare ml un programma minimo. Ma neppure ,1ucsto t! stato possibile ; basta scor– rere i resoconti della vita dei consolati nel Hol– lettino della Fellernzione o gli opuscoli lanciati dalla segrett:ria, per vedere a ·che cosa si ridu– cesse l'opera dei confederati. Per citare un esem– pio, ho soLt'occhio la relazione del Con!->olatodi Geno\·a del 1903, con la quale si cerca di far credere che l'atti,·it.i. sua è stata superiore ,\ quella rlei colleghi precedenti. 1nfatti il breve scritto ricorda con enfasi che ha organizzato una gita a Nizr.a, con lo scopo, notaie bene, di. ... affratellare i popoli {/. 'opera dd Co,,solalo di Cl·no:•a, Tip. del giornale Il .Secolo XIX, 1903, p. 8) ed ha provveduto, sempre in O<iSC– quio al principio di frakllanza, che gli studenti stranieri, di passaggio da Genova, tro\'aS'iero " generosa effusione di affetti • ! Ed è questo uno t.lci consolati, che nel 1903 dà piit segni cli \'ita ed lm il coraggio di mettere in chiaro un elezione illegale, quella elci De Daninos e di chiedl're a costui un resoconto finanziario pili dettagliato! Com<- ho già detto i consolati \'i\"acchiano : senza uno scopo da raggiungere, hen determi– nato, ben chiaro, sentito dalla mas"a :studente– sca, i! naturale che si caria nel bisticcio locale, nel ripicco rabbioso, nel bi1.antinismo frasaiolo. Chi leg~e gli atti ufficiali della federazione crede di trovarsi di fronte ad un complicato or– ganismo, formante una stretta compagine. espli– cante una vita propria; ma è tutta un'appa– renza. La • Corda Fratrcs • si è sempre dibat– tuta in mezzo ad una disorganizzazione completa, al <li sopra della c1uale <lue nuclei di caporioni, l'un contro l'altro armati. si ,;on histicciati e dilaniati vergognosamente. Tutti i confederati lo sanno; Giglio-Tos d:\ addos!-o ad Jacchia, 0<" IJadinos è coperto di ingiurie, per la illega– lità della sua elezione a presidente della sezione italiana cl.ai consolati di Cagliari e di Genova: Quarelli si az.lllffa con Formiggini e con Gino Bandini e riesce a scarnlcarli .... e dietro a loro si combattono corpo a corpo con le insinuazioni, con le accuse, coi dileggi gli altri fratelli, come se si trattasse di impossessarsi del timone, per dirigere tutta la ,,ita universit..1ria italiana. Que– ste lotte, che sembrano costiu.ire l'unica atti\·ità dell'associazione, come se tutto il n:sto fosse cosa trascurabile, hanno la loro storia documen– tata nei libelli, scambiatisi fra i dirigenti l'azione federale. Citerò qui, fra g:li altri, l'opuscolo di Giglio-Tos 1·11ariprrJu pr01•orala, la risposta cli Dc Da11inos Pu lfl 1·rrild p.lilano, agosto 1903) e le numerose circolari del Quardlì, che ribattono ingiuria con ingiuria. L, • Corda Fr.1tres » ha dimostrn.to da gran pezzo che, come tutti gli or• g:mismi deboli, che non hanno in s~ la forza <:: la ra~ione di ,·l\·en•, si disgrega e si atrofizza. Ma questa nebulosità <li pro)!r<unma era fa\"o– revole .i).::liinteressi di tutti coloro, che lavora– vano nel dietrosccna: la formula bella, l'appello alla pace, .illa civiltà, all'amore furono pili che :.unicienti a larvare il vero indirizzo della i' Corda Fratrcs » italiana. Elevare un principio astratto, indistinto a programma fondamentale, senza cu– rarsi dei mezzi per tradurlo in realtà, ma sol– t:utto come insegna per chiamare a raccolta ; scegliere il motto conciliativo, che possa essere :.1.irncchiato :1d arbitrio; trov:1re un mezzo per l'adattamento di elerm:nti dh·ersi, per poi lavo• rare a favore cicli' intcre:.se di associazione e individuale, sempre sotto jJ comodo mnnto del bene comune e dei progresso umano, ecco il gio– chetto che la Massoneria insegna\'a alla « Corda Fratres » e che fu Oene e presto .imparato. Il Bollettino ci dimostra che il terreno era prepa– rato ad accogliere questa sementa. I.e idee, cui s'ispira, sono tulle impregnate di quel popola– rismo a larghe linee, che si :,ppoggia da 1111.1 parte agli oracoli del 1>0sitivismo, tipo Scrgi, dispensando la taccia d'ignoranza e tli oscuran– tismo a chi non segue le rivelazioni della scienza unica, la loro: dall'altra parte ad un umanitari– smo piil o meno poetico, che ,,uole arieggiare quello carducciano, magnificando le conquiste dell'uomo e tralleggiando l'idillio dell'umanità libera e sana. Ecco qui le « belle idealìtii. » che un console generale d' Italia poco tempo fa si vantava di propinare ai confratelli. Già nel 1904 la Rh•ista innalza la bandiera dell'umm1itarismo positivista. Si ricordi, per ci– tare un esempio, l'articolo del Sergi stesso, che esaltò la fratellanza univt·rsalc come un nt.• cessario portato delle conquiste delle scienze po– sitive. SLi11ostesso 10110 sono i discorsi, coi quali si sono inaugurate le giostre di parole e di offese della « Corda Fratrcs », voglio dire i Congres– si: chi ricorda quello dt:l Fonniggini a Siena, ne può avere un'idea. (Cfr. giornale Vcdt'lla St..•,,csr, 6 aprìle 1904. Resoconto ddla seduta inaugurale). Sebbene i caporioni l'abbiano sempre negato, la « Corda Fratres i& è stata e \'Orreblie mantenersi la propaggine della J\Iassont:ria. Per c1uestoad ogni congresso si è passato sopra alla con tradizione fra h.· norme statutarie e l'indirizzo propugnato dai roboanti ordini del giorno. A Siena (1904) si vota l'adesione alla società del Libero Pensiero: a Catania {1907) si ribadisce l'indirizzo già dc· liberato e a Firc117.c (1908) si trasforma una questione di pura pedagogia scolastica, come <(uella dcli' insegnamento religioso nelle scuole primarie, in un 'occasione per prochunare un an– ticlericalismo verbale, pieno di pistolotti contro i preti pederasti e contro i roghi attizzati dal Vaticano. Sembra qua:ii impossibile che In gio– ventl) studiosa d' llalia volesse balocc:arsi con l'equivoco: eppure la • Corda Fratres • dimo– strò ancora una ,,oJta la sua simpatia per gli !SIJanclieramenti innocui, per le formule stereoti– pate, per quc-lle forme d'incoscienza politìca e d\'ile, che deliziano il nostro paese e sono ali– mentate dal politicantismo intrigante e poco sincero. La massoneria fece adunque l'occhiolino alla « Corda Fratres » e se ne servi come mezzo per gettare nelle Uni\'Crsità le sue agitazioni. Nel– l'ultimo congresso, quello di Firenze, la com– media fu chiara per tutti: Arrigo Rizzini, pon– tefice, in quel momento, trionfante della« Corda Fratres •• seppe cog·liere l'o,:casione per clet• trir.zare l'ingenua asscrnhlt'a con un discorso di pura e semplice propaganda anticlericale, quale pote .. ·asi udire in uno dei ::rnti comizi di cnlen– climaggio cd ~ntusiasmato dal successo oratorio, commise I' imprudenza di svelare il trucco, "an– tandosi di parlare a nome della Massoneria ita– limm. Del resto l'anticlericalismo cm conforme alla confusione d'idee, che regna,·a nella federazione: esso rimaneva quello che è sempre stato, anche nei partiti popalari. 1111.1 frase rituale, che è obblig·o ripetere, ma che mai ha preso forma concreta in un fatto. Per coloro, che si conten– ta,·,1110deg·li elm,tici principi clell'associa1.ione, era gi:\ troppo: scendere dal pacifismo all'anti– clericalismo non era forse LIII passo verso una maggiore determinazione di scopi? Chi pensava sul serio al pacifismo ? Gettata la maschera, la « Corda Fratres » si atteggiò a società popolareggiante: essa imitò tutte queste associazioni, che vogliono assumere una tinta, che a loro sembra moth:rua, ma che non le compromette sul scrio. Noi sappiamo già Bibloteca Gino Bianco a quali ricette in !al caso si ricorre: si fa un impasto di « democrazia • senza aggettivi col suddetto anticlericalismo e ci si proclama radi– cali o radicaleggianti. Cosi è possibile far quello che ha fatto la ~ Corda Frattes »: votare, cioè, a Catania LIII ordine ciel giorno di (1uasi a:-timi– litarismo cd isrrivcrsi :dia ~ocietil per la pace, sen.r.a per qUC!->lO credersi negata la possibilità di un'agitazione irredentista con bollenti spiriti guerreschi, aspiranti alla "endctta di Oberdank e sognanti la lotta sulle Alpi Giulie. 11 popola– rismo, come ha inquinato la nostra vila politica con le incertezze, le vacuità., le tr:rnsazioni, gli accomodan1enti. cosi ha dato materia :11lediscus– sioni inutili dei con\'egni dei \..orda Fratres, come se la nazione dovesse attendere il responso da quelle riunioni, che d,wano sì tristt: spetta– colo cli sè. l\la col popolarismo massonico annacquato la « Corda Fratres » restava fuori della discus– sione degli interessi pi.:1 strettamente unh·ersi– tari : e questo ha fatto sempre comodo a tutto il mondo accademico. che ha filato il perfetto idillio con la federazione. Le facoltà dei nostri atenei debbono aver preferito che i gio,•ani ur– lassero fuori della scuol:t contro una tonaca di prete, piuttosto che mettessero il naso negli alfari intimi delle università e discutessero me– todi e indirizzi di cultura. Il problema uni\'er– sitario. cosi complesso e cosi importante, sembra quasi essere ignorato dalla federazione, che si assume il compito di difendere gH interessi degli studiosi. Per ciò il Ministero della Pubblica lstru– zione ha mostrato sempre di veder di buon occhio i convegni dei confederati, delegando un suo rn1>prt:sentante alla s~duta inaugurale e dando riconoscimento, quasi direi, legale all'as– sise generale dei « Corda Fratres ~ d' Italia. Nessuna ,•oce ha turbato quest'intesa cordiale: i Oisogni, le aspira1.io11i di coloro, che si dibat· tono nelle spire <li regolamenti storpiatori e che ,·ogliono un rinnovamento dell'anima, dello spi– rito del nostro mondo accademico, per impedire che esso dh·enti una tromba aspirante delle energie intellettuali, tutti costoro, che pure esi– stono fra gli studenti italiani, non hanno mai fatto sentire la loro voce nelle assemblee della « Corda Frates ». Hanno fatto forse bene: era tem1>0 perduto. Non voglio esagerare, certamente: qualche cosa si é detto a proposito degli interessi degli studenti ; ma tutti sanno come le adunanze di congresso, dedicate alla discussione delle que– stioni pratiche riguardanti la \'ila universitaria, sono state sempre disertate: citerò tuttavia le relazioni sulla beneficenza universitaria e sul- 1' intcrnar.ionalismo delle Universit:\ italiane al Congresso di Catania, che portano dei daH in· tercssanti e suggeriscono proposte concrete. Di tutto questo poteva e dove\'a tener conto la Rivista, se non a,'esse avuto quasi per unico scopo l'autoincensatura di un Formiggini e di un Gino Bandini. (Cfr. annata 190.1,n. V). Nè si deve dimenticare che alcuni consolati, pur rimanendo estranei ad un \·ero mo\'imento di cultura, propugnato ed alimenlnto dai gio• vani, hanno preso l'iniziativa di cicli di confe– renze, di corsi popolari di lingue straniere, di discussioni sugli a,·venimenti del giorno: cosi pare che si faccia a Napoli (1) e questo tentò fare il consolato di Firenze, quando nel passato anno chiamò Guido Ferrando, Gaetano Salvemini e Salvatore Minocchi a parlare ai giovani del pro– blema universitario e della questione della scuola. In generale, però, la • Corda Frntres » itn• liana non ha saputo e non ha ,·aiuto farsi forte della lotta per i problemi di cultura, superando e quindi negando il politicantismo fiacco ed inu– tile, contro il quale sarebbe ormai l'ora che i giovani reagissero. Essa è giunta a naufragare nel ridicolo. lnf:ttti il consolato di Roma l'anno passato annunzia,·a con un lirico manifesto la marcia dei confoclcrati dalla città eterna a Trie– ste. La passeggiata, che doveva avere una pro– fonda significaziQJ1e patriottica, si ridusse ad un faticoso sforzo più o meno sportÌ\'O di tre poveri ragazzi paurosi ddl' 1. R. polir.ìa della nostrn alleata, che, giunti a Venezia, pensarono bene di ritornare a prepararsi agli esami di luglio! Tutto questo é umiliante 1,cr noi giovani. Chi vive l'intima vita di studio e di <lo\'ere e com• prende da quale lungo lavorio di trasformazione e di clc\'amcnto dcli' insegnamento superiore può attingere nuova energia la nostra cultura nazionale, de"e sentire una profonda nausea per le ragazzate di coloro, che rappresentano l,1. classe degli studenti d' Italia. Oggi noi ci al– lontaniamo dalla politica volgaruccia di tutti i giorni, pcrchè sentiamo il bisogno cli fatti: J:li ideali evanescenti, buoni per tuttì i gusti, hanno fotlo il loro tempo. Cosi si presenta la « Corda Fratres » nel suo (11Ringruio J•amico \', Morelli dell'•u~hivio Js X1poll, eh• m, ha duo noti.l:u: .,u\ con110la1., Jelfa •uu duà.

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