La Voce - anno II - n. 25 - 2 giugno 1910

332 resse umano di uno storico~moralista, che non la presunzione del pcd:1gogo scientifico. l.'ul 4 timo ,•olume è come un grande studio della figura d'Augusto, da confrontare con vantag· gio al secondo do,·e Cesare è così vilmente e s1oltamente spicciolato in termini astratti, in forze sociali. ln somma, il suo i-acconto è un gran fre• sco tirato via br:l\'amente, ma senza disegno. Ferrero che non ha avuto mai simpatia disin– teressata per il suo argomento, non ha mai cercato prima, e per il suo proprio bisog·no, i momenti e le rigure, i piani e i particolari di quadro. t. entrato nel la storia di Roma, di colpo, con tutta una tesi e una macchina pronta; e l'ha co:1cepit3 per problemi e per coutrasti gen1;rali. La sua nera simpatia è per quel mondo e per quei ridicoli drammi-tra– gedie di cui son personne le correnti, che egli vi vien fingendo. Non ha fatto, come pittore, gli studi delle figure, Ha concepito per .istra– Zloni. Tutto è veduto generalmente, riassunto all'ingrosso di su gli ultimi s1udi. Grecia, Oriente, religioni, leggi, a11e, son tulle zeppe e jicellcs della sua dimostrazione. Sono arti– coli per uso commerciale. Guai a guardarli uno per uno. h un orrore. Pittore senza disegno, butta i colori, anzi le vf!rnici a colpi larghi di spatola. Scrittore sen,:a precisione, senza rilievo; ha dello scrit– tore solo il movimento largo (quasi), e il re– spiro 1ranquillo (quasi). In lui è sempre da usare il quasi. Guglielmo F errero Evidentemente il Ministro Credaro non amari• 1>osare sugli .1llori. Nel gabinetto Luzutti egli rappresenta il Partito Radicale ltalinno; e certo nessuno ignora quale reconda e provvidenziale missione di luce e di progresso, anzi di rinnova– zione, incomba al Partito Radicale nella civiltà coutem1>0ranen. Ecco perchè, dalla Minerva final– mente conquistata dopo tante sfortunate candida• ture, il Ministro Cred1uo si è accinto con imper– territo fervore a dare una soluzione r::.pida, geniale ed esauriente a tutti i maggiori problemi teorici e pr11ticidella nostra cultura. Dopo di avere, qualche settimana fa a VeneziA, clefiniti i rapporti tra l'Arte e la religione con c1uella incisiva e mirAbile sintesi storica estetica e fil~ofica che ne!lSuno di noi 1>0tràmai pili dimen– ticare, e mentre con illnminRta energia si prep:ua a restaurare le sorti pericolanti della nugusta pe– ,lAgogia italiana; già egli dft oper" a rivendicare la Filosofia della Storia dRll'oblio incurioso dell'ac– cartemii:t e dalla scettica nequizia dell'antiaccacle– mia, restituemlola ai fastigi uniciali di una appo– sita cattedra universilAria. All'uopo egli ha rac• rhinso e formulato nei due brevi articoli di uno speciale progetto di legge la suR sapiente volont:\ di riformatore; e l'ha faua precedere da una m::.– gistrale relazione in c-ui tulli hanno avuto agio di Ammirare, tra le irresistibili argomentazioni della dialettica burocratica e le veneri sostanziose dello stile di gabinetlo, la più genuiuR quintessenza del pensiero filosofico del nuovo radicalismo di go verno. La cattedra snrà istituita, n;!iluralmt:nte, a Roma - nella terza Roma che IR nostra trionfante de– mocrazia ha definitivamente prescelta a capitale felice della immortale retorica italiana, - ed avrà :!lulleRllre 1'inestimabile vantaggio di ricevere il suo titolare non già dalla sorte cieca che presiede Ai concorsi e C"hepotrebbe - non si sa mai - fa. vorire un qualche tepido devoto della divina de– mocrazia, ma bensì, dalla libera designazione del ministro, il qunlc, armato del famoso articolo 6g, saprft bene scegliere, lui, 1111 uomo sicuro ed un credente convinto. Pare anzi che per questa primR volta il titolare sia già bello e trovato; v'è proprio qualche rn~ligno che os.-.so-;pettare che il titofare fosse stato già trovato da Credaro, o meglio gli fosse stato già indicato dal • mondo politico del• l'alta cultura,• come belhunentc si esprime lit ,-ul!odata relazion~. prima ancora che si pensasse Ad inventare la cattedra. Ad ogni modo si trntta di un ortodosso autentico: di Guglielmo Ferrero. Se non che, la facolt:\ di ltttere dell'Universilà di l {onu1.ha mostrato di graciire mediocremente t;rnto la C"attedra che il titolare, e non ha man• ca.to di farlo comprendere al minis1ro sotto il ve– lame abbastanza trasparente di due significativi ordini del giorno. M.1 tutto r., credere che la fe– conda energia del riformatore radicale non si )a. scerà intimidire d.1lla oltracotante resistenza della ribelle Facoh:\, e che sa1>rà imporre il sao volere - e l'altrui - ad ogni costo. Ed in veri1à, se è comprensibile 6110 ad 1111 certo llunto il misonei– smo peda11tc d1 cc, ti proressori invidiosetti che pretenderebbero di misurare I:.. corsa impetuosa e trioufale del genio col piccolo metro del loro piccolo passo, non ~ meno comprensibile, ed è LA VOCE Le descrizioni di folle, di condizioni in generale, di cose vaghe, come « lo spirito del tempo• « la condizione degli animi • hanno calore dal suo dire; e un certo brulichio con· foso di vita. ~la gli uomini, gli individui, i ritratti, i particolari, sono sempre mancati ; cento ,,olle npresi; imbroccati mai. Sempre à diii. La sm1opern rested come una cronaca degli av,•enimcnti romani, un tentativo di mise-à– point delle cognizioni di storia rom:rna al principio del sec. xx per i bisogni spirituali del pubblico mezzano, fotto da un giornahstR non senza ingegno. C<n disposizioni felici a raccontare, e una certa tenacia e solidità sotto la ratica, che a lungo andare: si dirà, lo condusi:ero a scrivere passabilmente. Pessimo osservatore; inetto alle idee gene– rali i con certo buon senso, calore, buona volonl:\: buone qu3Ji1à senza eccellenza. VI Superiore allR unh·ersalità dei professori universitari. lnreriore alla dignil:l di profes– sore 1;niversilario. 11 suo ufficio è fuori della scuola. Ignorante, demente, impudica ; però degnis– sinrn dei costumi politici dell'Italia presente, l'applicazione a lui della legge Casali all'ar– ticolo 60, e la consacrnione, a Roma, di filosofo della storia. Luigi Ambrosini filosofo della storia. infinitamente più lodevole, la bella ten:,cia del Mi– nistro radicale, che sarà una nuova vittoriosa af• fermazione di quella volut1à <li imperio, di quel cesarismo burocratico, che è, come tutti sanno', il vero cRrattere fondamentale di ogni sano spirito di democrazia. * In fondo poi è il Ministro che ha ragione. Se e.111iste in llalia un uomo veramente adatto a co– prire la nuova cattedra, quest'uomo è senu dub– bio Guglielmo Ferrero, storico ins1gne che le altre 1rnzionici invidiano e filosofo ,tella storia che ci invidieranno i posteri, checchè abbia potuto pen– sarne il suo 1>redecessore Antonio LRbriola, che l'onorevole Credaro ha avuto, diremo co-:i, il can• dore di ricordare proprio nella sua relazione. In verità della grandezza cli Guglielmo Ferrero probRbihnente l'Italia - che da Cristoforo Co– lombo in 1)()iè sempre la stessa sciagurata ma– trigna 1>er i suoi figliuoli di genio - non si SRrebbe ancora Mccorta se gli applausi della Sorbonne non lo avessero rivelato circonruso di gloria interna• zionale all:t uostra timida e tardign,da ammira• i:ione. OgRi poi nou è pili lecito il dubbio: la pa– rola definitiva l'ha detta Teodoro Roo!.Cvelt che evidentemente ha 111111 eccezionale competenza in materia; Teodoro Roosevelt che e: così meravi– gliosamente cavaliere, confere-nr.iere, moralista, profeta 11onchèPresidente - anche quando non lo è - negli S1ati Uniti d'America, così prodigiosa• mente cacciatore nella vergine Africa, cosi incre– dibilmente magiaro sulle rive del D:umbio e cosi stupefacentemente romano antico sulle rive del Tevere; che è insomma il Guglielmo 11dellit av– venturata e piramidale democrazia americana. E direi auzi il Napoleone, se qut:sta, per un cosi grande ;unico dì Guglielmo Ferrero, non potesse parere unR gratuita ingiuria. Giacch~ è noto che Guglielmo Ferrero di Na- 1>0leone h.t fatto giustizia sommaria eia un pe1.2:o, cosl come ha fatto giustizia somnmriA presso a 1>0eod1 tutta la storia clel mondo, Roma com– pres:11- e trenta secoli di iniqui1ft inenarrnbili • - sino ai tempi nostri. Per lui infatti - egli era filosofo <lella storia anche in epoca non sospetta - lfl vitR dell'umitnità bi:mc.t si può divid•rc uet– tamente in due grandi periodi, uno che va dalle origini 1,iù remole sino alla seconda metà del se– colo XIX - in .tltri termini sino all':wvcnto della gene.razione a cui egli stesso appartiene -, e l'al– tro che è a1>1>ena inrominciato da un trenteunio; e cioè un periodo di civ11là falsa, perchè militari– rista ed aristocratica, ed un periodo di civiltà vern, pcrchè pacifista e socialistoide. On una par– te sta tutto il 1>assato oscuro, tetro, spaventoso e veri;ognoso, insanguinato dalla violenza, oppresso nel duro serv::.ggio, straziato dall'ingiustizia e dalla a\ 1 id11à,deturpato Jal vizio, ine~tito dalla supcrsti:tione, funestato dalle J>illorribili malattie 11011 esclusa quella estremamente 1>ericolosa che gli uomini i~·nari ammirano col nome di e ge– nio •; dall'allra sta I' immanc.tbile avvenire ful– gido di tutte le luci, glorioso di tutte le reden– r.ioni, idillfaco di fraternità, florido di buona sa– lule, sis.-.ignore, anche florido di buona salule, giacché: an.:he le malattie, in fondo in fondo, uon son che una diabolica invenzione delle aristocra• zie bellicose. e Se nella sloria un secolo può CO· e minciare ;1 chiamarsi eroico, questo secolo è il e nosrro, di noi gente civile, che ha veduto gra· e duahnente, nel governo della socielà, la classe , guerresca passare nella subordinazione del ceto - e borghese •· E sul limitare di c1uesto secolo eroi– co, sulla frontiera dei due mondi e delle due et.'l, sta 11filosofo della storia a guidare il coro osan· nante dei celebratori del progresso. P;wgfoss? No, semplicenu:nte 1111 positivista lo111- brosi;1110. Guglielmo Ferrero proviene intellettualmente da quel curio~o pO!-itivismo italiano <ldla secondil mel.'l dell'ottocento, che se ebbe il merito iunega• bile di sgombrare il camrlO dclht nostra cuhura di molte i11u1ili1>astoie e di molti pregiudizi decre• piti, fiul poi per scambiare un on~sto, per quanto ristretto, metodo <li incl:..gine pt'r una vera e pro– pria scienza, amd per e la scieuz:.. nuova •• per uua nuova mernfi..;ica, per una nuovi! iuterprda– zione dell'unive1so e dèll~ \ 0 ita. ed i11Hugurò iu materia di filosofi<1,di psicologia, di religione, di politica, di sociologia e di storia, il più grandioso ed ineffabile semplicismo di cui si al.,bia esempio negli amrnli del pensiero moderno. Curioso posi– tivismo che pontificava in nome ,!ella scienz/\ sperimentale, che 11011 conosceva altra autori là se 11011 quella dtl fatto rigorosamente controllato, e che attese poi la redenzioue universale dalla so– ciologia a base di statistica ed a1>pose la sua stampiglia universitaria ai pili arbitrari ed assurdi luoghi-<:onwni del socialismo da comizio. Debutlò collaborando con Cesare Loiubroso ad uua di quelle mastodontiche improvvisazioni scien– tifiche che 1>arvcro costruzioni ciclopiche e non sono so1>rRvissuteal maestro. Poi, dopo aver pub– b!icato qualche s::.ggio sui Simboli e sulla Rea• ::ione, in 1111 /breve viaggio scopi ì I' E11ropa Cio– Villlt, e cioè I' Euro1la anglo-sa;;sone, ne colse a volo di uccello la psiche profondR e l'intimo va– lore spirituale e politico, e la 1 ivelò 11tli italiani sbalorditi come la terrR promessa <li tutte le ci– vili virtit e l'incontrastata siguorR dell'avvenire, iu contrapposto alla Europa vecchia, e cioè la• tina, =iRlitta.da tutte le impotenzt>, contaminata da tutti i vizi, ed irreparabilmente condannata a. 1>erirecli marasma senile. Ciò che, 11AlurAln1c11te, gli attirò subito tutte le simpatie degli italiani, per quel curioso ft'nom~no di sadismo intellettuale che li porta immancabilmente a spasimare di enlus;a• smo souo le scudisciate più energiche, non tanto per an·ore dell11.smcerità quanto 1>eramore dello scudiscio. Tuttavia, nel Ali/ila, ,".smo che venne subito do– po, egli rivendicò a.li' Italia t111 primato: uno solo t11Rgr.111dissi1110 e superlativamente invidiabile: \' inc:11,aci1àsentimentale Rdiventare una potenza militare. 11 llill fulgido esempio se ue ebbe dopo Adua. e Mentre la sconfitta avrebbe i11 Francia e esallato lino al delirio il furore bellicoso, del lo, o almeno di 1111a parte del popolo; in e l1aha detcrmmò un seutimenlo di di~gusto per e quella guerra cosi ingenerosa, e di collera con-– e tro i suoi au1ori: prova evidente che le tradi– c zioni di giustizia del nos1ro risorgimento hanno , impedito la formazione di un forte senlimento e bellicoso • Quale altrR nazione, inratti, avrebbe saputo allora farsi piccola e vile in cospetto del mondo con altre! tanto entusiasmo? Non certo I' lnl(hilterra nè la. Germania, che superiori, pur– troppo, in 1ante cose, ci sono inferiori, fortunaia– meute, almeno in questo. Bisogna evideutemt:nte affrctlarsi a dare la cattedra a Guglielrno Ferrero. pcrchè egli 1>0ssaeducare le nuove generazioni a serbare intatto il llatrimonio glorioso del bel pri- mato italiano. * Ad ogni modo le Con/ert11ze sul Jllililarismo costituiscono, senza dubbio, il maggior titolo di Guglicmo Ferrero ai disputa.ti favo1i dell'arli– colo OIJ;giacchè o io mi sbaglio o nei posteriori volumi della Gra11de::za e Decadenza di Roma le tracce della filosofia della storiR sono piuttosto recondite. Legittimo titolo; chè in questo libro si possono fare delle scoperte altrettanto preziose che stupef,rcen1i. In esso il filosofo ha messo in istato d'accusa la guerra, nonchè l'u1111rnit:\che ha fallo la guerra ed ha tenuto in onore la gloria guerresca. E poichè questa infame aberrazione è slata purtroppo comune a l'umanità tutta intera ed a tutte le civilt:\ che sono apparse fino ad oggi sulla laccia della terra, \'i si pongono in istatc di accusa tutta l'umanità e tutte le ch•ill:\ ante• riori a quella novissima, e specialmente, si capisce, gli esempi più illustri della e bestialilà bellicos.t •: RomR e la F'rancia di Luigi XIV e di Napoleone. e Le co_11c1uiste mo1rdiali di Roma repubblicana, e dalle guerre puniche alla costituzione dell'im– , pero - quelle conquiste che si vorrebbero an– , cora considerare come la ll\3ggior gloria dellR nostra - furono solo, nelle loro inten. e z1oni almeno, le speculazioni sanguinarie di una Bibloteca Gino Bianco e aristocrnzin cli fi1rnnzieri e di soldati, cupida, e sui>erbn, violenlR oltre ogni segno di bestialilà e i111nmginabile.... Nè l'epopea rrnpoleonica ru allro e se non una gran razzia: 1111 manipolo di ambi– e ziosi i>overi potè per ess..-.• saziarsi con una colossale rapina internazionale e unendosi in un e momenlo propizio ad un brigante d'ingegno ... •• ad un e degenerato per orgoglio > che l'esercizio della ~:uerra fini del resto per rimbecillire quasi completamente. E 11011 vi è clii non s'accorga che qui 1.1 profomlit.'l delle vedute filosofiche e storiche è tale che ogni come11to guasterebbe. J\ta beu altro si apprende dalla lettura di codesto volume 1lrodigioso. Vi si apprende, per esempio, tra gli altri sublimi ed inconfutabili veri; che la guerra è il peggior male cli cui alJbia soflerto l'umanilà, prodotto di , un diabolico aggroviglia– , mento di vizi iofami • di cupidigia e di rcrocia, che rovi11a 11011 solo i vin li, ma anche i vinci1ori; che e lo spirito bellicoso, sia llt'gli individui che e nelle società, è sempre l'ef1eth.>di u11a malattia• presso a poco come il genio e l'eroi..;moj che la guerra è :rntitetica e clLstruttiva dellti civiltà; che le aristocrazie militari sono dedite alla dissolu– tezza e che nelle società militari è imllOSSibile qualsiasi evoluzione civile; che la guerra !>ipuò considerare come definitivamente oltrepRssata, almeno in E111opn; che e le istituzioni più gnn• , diose pol{gia110 su pregiudizi, superstizioni e e sofismi •; e che l'1111ica felici1ft e l'unica mora– lità sociale consiste nell'adagiarsi e sul cuscino ampio e comodo• dell'uomo pacifico. E che tutto c:ò è e cosi sernplice che un {H1c·u110 lncHpirebbe, e e spe:sso non lo comprende il filosofo •· Infatti I E 11011 basta ; chè delle civillà militari, e cioè di tutte le civillà uistite sino ad oggi, Ferrero si chied.:: e Che cosa può insegnare at moderni una e socielà simile?• Che cosa, infatti, mio Oio? E che cosa insf'gnerà 1dlora Guglielmo l'errero ai suoi scolari cli Roma? i( Ali ogni modo, ciò non ha grande importanza, Certo non si può negitre che egli abbia riportato una bella vittoria sopra e gli atavismi, i pregiu– c dizi e le tradizioni morte delle società nostre• e della nostra cultura latina; cultura che ha di fronte a quella americana, per esempio, l'enorme svantaggio di possedere trenta St:coli di storia, e di conservarne 1rncorH.la coscienza e la reverenza. Tale è infatti la maggior gloria <liGuglielmo Fer• rero: aver &:lputo contemplare la storia <li Koma con l'anima nuova e libera di un americano; aver acclimatfl.lO l'americ.tni:1n10 nella nostra cultura. Certe affinità si sentono, e Teodoro Roosewelt l'ha sentita. E la vergine e sdegnosa coscienza del filosofo , americano • non transige neanche in cospetto del Foro, o ciel Colosseo, o delle Piramidi, o del Louvre, in cospetto dello stupido fascino dei mo• numenti, roba da Agenzia Cook e da cartoline illustrate. Egli non mua codeste e colossali crea• , zioni delle monim.:hie militari, osteutAzioni fMn• . e ciullesche di 1111 orgoglio barbarico, che a noi e dovrebbe far sorridere "• avanzi informi e che , restano quasi per tt'~timoniarc solennemente ai e i>0steri che, con la distruzione del rimanente, , giustizia è staia raua di una società b.tsata 11ul e vizio, sull'egoismo e sull'ingiustizia!• Pare 1111 proclama fut111 ista? E che importa P Ahimè! questi beuedetti radicali 11011 i,.0110mai radicali abl•astan:r.a. Come mai Sun Eccellenza Credaro non ha pensato ad isti1uire una CAlledra di Filosofia dell'Arte per darla a F. T. MarinettH Vero ~ che a questo, ptr nostra consolazione, provvederà senza dubbio il suo successore nel prossimo Ministero Ferri. E sarà giustizia, Anche F. T. I\Iarinetti, è uu uomo d'i11g-eg,,o. FRANCESCO Co1•POLA, Per la cattedra a Guglielmo F errero. Caro Pre::.:olhti, non ti avere a male se noi entriamo cosi a.li ' improvviso in mezzo nll'affet· tuoso duetto che è incominciato sulla Voce a proposito della caucdra di filosofia ddla storia nell'l;niversitò di Roma. Prima di tutto la que• stione ha importanzn grande, perchè è allacciata con altre - con <1uel\a ad es. della legittimiti di una filosofia della i:,toria, con quella dell' au– tonomia delle facoltà universitarie, con quella del modo col quale va fatta la storia, e anche, se Borgese permei te, con quella del ,•alare in· tellem1alc di Guglielmo Ferrero. Noi due, poi, abbiamo, forse più che altri, un certo diritto di metter bocca in questioni, come questa, che di– segnano e coloriscono la direttiva del giornale, come lo sfor.1.0della lotta rivela e scolpisce me– glio i contorni i:: le masse dei sodi muscoli

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