La Voce - anno II - n. 25 - 2 giugno 1910

,A \°OCE ('111110 torr .. ute ton la l'Hta. A. 882. ig. Avv. 'l'ommaso Nuoletti (Cosenza) S. Giovannin Fiore (Scade 31-12-910) CE E~ce ogni 0 iovcdì in Firenze, via d · R bb. '2 ~ o· tt d GIUSEPPE PREZZOL • Cl O ,a, ' - "• • a INI .,, Abbonamento per il Rcg-no, T r<nto, T riestc, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. JO Anno Il .,, N.' 25 JI, 2 Giugno 1910, Guglielmo Ferrero storico. Di Guc.lielmo Ferrero, a proposito di un ~uo serino /11 mrn,ori'a di A11rdi'o S"/fi, il Carducci d ... va lli!l .I s~.6 l{Ue.5lo giuJiz.10 che è bene ricordare oggi : « Se io non cono• scessi, scrive\•a il Carducci, la le~gerezza del giudizio che nel signor Guglielmo Ferrero è supcral:1 solo dal)' orgoglio di una vana dot• trina; se io non conoscessi il difelto in lui del i:entimento italiano ratto più ottuso da un ciiupame d1 internazionali sofisticherie, io po• trei nnche chic-dere :11signor Ferrero ragione delle sue scempie pMole. Ma io conosco I' uomo: conosco e compiango I' ingegno e la coltura :111nebhi:11ìdall'involuzione conti– nua di un dottrinaris1110 ciarlatano.... Cosi pensando, io 111i vergogno che le ignoranti dementi e impudiche ingiurie di Guglielmo Ferrero sieno ~criltt: in italiano •· I Confrs– sio11i i ba/Ingiù. Serie seconda, 460-461 J. Che meraviglia se dopo tanti anni da che quel giudizio fu espre$SO pubblicamente, la ignorante demente impudica camorra politica che ci governa ha presceho proprio Guglielmo Ferrerl') per coprire un c.attedra di filosofia della storia nell' un1versi1à d1 Roma? Mer:n·iglia, se c, è, è questa : che a rendere un Unto onore all'uomo si sia tardato tanti anni. 'I. Guglielmo Ferrero, chi voglia considerarlo a parte n parl~, ha, come scrittore, un gran dono e un gran pregio: realizza (to reali7e) i falli storici. Per Fcrrero la storia romana non è soltanto: narrnzioni scd11e dagli antichi, fonti, monumenti, documcn1i, + narrazioni moderne,+ c1ilica moderna. Il viaggio, po- 11iarno, di Augusto in Oriente, per Ferrero non è soltanto una categoria già tissala su cui lavorare. Ma è il viaggio di un uomo in un paese. Egli cerca di rendersene conto; ha bisogno di ,·edere quest'uomo, con la tale faccia, persona, indole: il quale, per i tali motivi, ,•a in un paese, di dati costumi, di tale aspeuo, per do,·e pas._Qno le tali strade, dove fiorisce la tale agricoltura, dove sono le tali e tali città, villaggi, popolazioni. Ad aper– tura di libro: I' a\•anuta di Crasso ne!la ,\le- · sopolamia: e li vecchio banchiere, di giorno 111 giorno più impaiien1e, protestò di non polere abbandonare alla loro sorte i Romani assediati; passò P Eufr.1te a Zeugma con sette legioni, 4000 cavalieri e gli ausiliarii: es' in– camminò per la \'ia intern,1 della ,\lesopotamia alla volta di Carre, inco11110all'esercito par– tico. I.e selle legioni, la cavalleria, gli ausi– liari, i 500 giumenti che ogni legione si traeva dietro, condotti d:1 schiavi e carichi di gr:rno e di tende, do,·evan formare sulla gran via mei;opotamica una processione lunga più di z I chdome1ri. ,\IJ l'avanzata era co– minciala da poco, quando gli esploratori por– tarono al comando singolari notizie: i Parti a,·evano levato I' asc;ed10 in < gni luogo e si ritiravano ; il paese era sgombro e il terreno, per immense estensioni. corerto di onne di cavalli, come d1 un grande esercito in riti– rata > [li, 130 1 13 1]. Il Ferrero realil7a la COJa 1 per lui stesso. Cioè con Je parole e i modi vhi, usuali, famigliari, che la possano creare nel suo spirito. (Come un di noi cerca di rendersi conto dell'affare Steinheil o del gabinetto LuZ1atti, non riretendo il giornale, ma creando a modo suo una cerla donna o un cerio uomo che oper:tno ambedue in un certo modo, con una certa faccia, ecc. ecc.J– Fa la cronac:i, risuscila i fatti passati; in quanto per lui sono fatti accaduti, veri, vivi. Tutto il suo interec:sc è nel renderli presenti, nel raccontarli mentre av\engono i come, in reailà, :l\'veni~sero ora. E però certi suoi 1ra11i che furono dclii da giornalis1a i certi suoi raffronti con i fatti di oggi, e il suo linguag– gio moderno, varieg2to da gergo politico, economico, sporlh•o: Catullo che ,a in J'ad,t, gli Elve1.i che fanno un lrtlk, oppure C1ce- 1one che patisce di ne\·ras1enia, o Giulio Ce– sare che è ncrvow, o I ucrezio fatto un reprr– smt.1/irt man, o le socit:1à operaie e i circoli eleuorali che danno frequenti e numerosi banchetti. Egli vi descrive la folla che un dato giorno, per un dato a, veni mento, si ac• calca\a nelle ,•ie di Roma; con Paria sicura, spre-zz..1ntt- 1 di un che l' ,1bbia veduta· come nell' E11rop.1gùnitte ,·i descrh•eva l'andare e venire e Il pas..,o dei londinesi per Regenl Street. Guglielmo Ferrero ~ri,•e la storia di Roma non perchè la sappia; ma perchè ci ha assistilo. Onde quell' ana che egli prende ogni momento, non pure dinanzi al profano ma din:tnzi ai dotti; come d' uno che dic/ il tale fa110 è :n-venuto co~l e ~osi; il tale personaggio, in quel giorno; s'era :dzato con la voglia di far questo e questo; e tutti gli storici prima di me non hanno mai capito nulla. Non potevano capire dal momento che non vedevano. Egli 11:1 \'Cdu10. Egli solo ha potuto capire. Un frullo è questo: che il profano dice: la storia, come me la racconla il Ferrero 1 è interessante. Di qui; lo s1e1minato numero di lettori che Ferrero ha :n-uti i la sua popola– rit~ j il bussines man di New-York messo in grado d1 capire IJ storia d1 Roma; Roose\'elt che di rilorno dall'Africa pa'-sa per Roma e si meraviglia che egli non abbia una catte– dra. (Alline Luigi Luzzaui che in omaggio alla libertà di coscienza gli offre una cattedra di filosofia della storia.] A ogni modo, questa è nel Ferrero dispo– sizione arlistica. ii l' ingegno che non gli negava il Carducci. 11. Ingegno i e, come i raui storici del 111t10 non si inventano, una ce1la particolare col– tur.11 ch'egli s'è falla sul criticismo i.torico moderno. Guglielmo Fenero si è messo a rendersi rngione della storia di Roma-raccon– tata-dagli storici-moderni. ll.1 preso i loro problemi, i loro giudizi, come qualche cosa da sciogliere e dn correggere a modo pro– prio. l 1 himo ,·enuto 1 egli è bestialmente servo della critica modernissima. La conquista della Gallia per opera di Cesare si riduce per il Ferrero :1gli s111Ji del Tullian + Dru– mann l- Petsch + lt1uchens1ein Sumpf. \'ir– gilio è per lui il so~getro d1 un libro~– ston Boissier. Leggere nel I\' \'Olume rf'va– gine 140-148) ch'egli dedica ali' Eneide, riassumendo, senz':drro, La religion rom.ii11c ,/'Auguste ,111.,· Attlo11i11s per la parte che gli conviene. Ora, questa è la sua cultura bastarda, è la sua nalurn vile di poltrone in contrasto ..:ol lo rcnli{C dell':utista. In realtj, 1 melh del suo scii vere risponde non al bisogno di realizzare, ma al bisogno di gi11dic:1rc, e quAlitìcare e classificare. Che t·osa è l'/.;'ncidc? Un poema nazionale e re– ligioso. E passiamo oltre. P.1ssiamo ollre senza prima a,•ere afferm:ito che nessuno, prima di lui, o prima. del Boi<sier a\·eva capito che cosa era I' l.:iuidr. Poh:hè egli, non solo come artista ma anche come emico, è sempre die– tro a 'correggere, a rifal'e 1 a scoprire. [Quel che per tutti era staio un mistero .... una con– traddiiione, ... l'ingenuità con cui tuui, ... l'as– surdità in cui cadono gli storici moderni.. ..] .1dcs50 mi ti nullo io-' Agli occhi ~uoi, 1ut1a l'importanza dei suoi studi su Augusto si riduce a questo : che egli ha scoperto che non si tratta d1 una commcditl augustea, ma di una ln1ged,n: « tragedia era, tragedia quella del mondo romano: combat– tuto fr:1 l:i corrente nazion:ilis1a conservati\'a e la correnle di nuova civilr.\ greco-orien– tale. » E pii.1 generalmente: « un gruppo di fodern1.ioni agricole conquistatrici tr:isformato in drmocrnz.i:t merc:rntile e poi in impero> prima i poi: una rcpub~l!ca di c~n1adini. in– va'-a dall'influsso dell:1 c1v1ltà ellemca e onen- 1ale, sono siate l'unii prima, l'altra nel cor50 del lavoro, le idee fondamenrali dell'opera, la ragione ultima di cui la sua vih:\ di sto– rico e di critico si contenta. P.1rtito dal principio (ecco l'orgoglio 1 che in lui no1av;, il Carducci): col mio metod<? e col mio ingegno dero rinnovare la storia romana che og~i ne'-c:uno capi'-ce, debbo spie– garne i fatti i la reali~ di questi fatti ~li si è poi imposta allo 5p1r110attraverso le discus– sioni e le analisi moderne. Egli la,• sul materiale che quelle gli h:rnno offerto. ~ vora Bibloteca Gino Bianco con uno spirito che è per eccellen,a disonesto e appross,matho. La tas,1 ,om.1110 1 1'1sucilo ,c,111a110, la h11tlda;Ja rom,ma, il sisltm.i tlet– /oralc romauo, Il luuo 1 so110 per lui entiù /i.,rtsq111s, fabbric.1te con materi:t1e 1edesco e C.;.. e~e, d1•seconda. dt 1erz.1 mano. Ecco la sua vana dottrina. E-;co il suo lavorare sulla roba che i critici moderni gli danno come qualche cos.1 di pieno, d1 solido, di corpu- 1,nlo, mentre il gran senso della romanità gli sfugge, e gli sfuggono i fotti. La sua storia è iI regno del prcss'a polo. V I si parla a ogni pun10 di forze, d1 partiti, di correnti, d1 militarismo. d1 democr:izia 1 di industria– lismo, di burocra1ia; ma queste categorie sono un facile strumento in mano :ti giornalista, menlre dovrebbero essere un:1 re:1llà per lo storico e pel' l':111isla; e non solo non spie– gano nie11te 1 ma in quanto per esse il Ferrero dovrebbe darvi nd intendere che tutto è spie– gato, forniscono a noi co111111uidocumenti della sua patente ignor.mu 1 della sua man– canu fondamen1ale di spirito critico, della grossolanità, volgarllil di studioso di fatti so– ciali. ltta11ib11s twbis b.ut/1, 1/11r, si potrebbe clire di lui approfondando il signific:uo di una sentenza retonca di Qu1ntili:mo. È Il suo ciarlatanes1mo. Guglielmo Ferrero ha divulgato il lavorio critico iutorno alla stol'ia romana operatosi ne-gh ulrimi tempi : ma senza nemmeno dei bisogni d1 uno spirito delicato, di dare i.ol– tanto quello che è reale : una pietrJ 1 un'epi• grafo, una sentenza e.li Cicerone, un passo di retore, una nota di gramm:uico 1 un verso di poeta; tutte cose d1verse 1 roue 1 lontane; ap partem:nti a ordini di reahi\ diverse, obbe– dienti nel loro nascere II rngioni diverse. Per lui è tutt'uno. Lo slesso bisogno del suo spi– ritt\ di rrndcr:,i conio, per esempio, ùi una formula 1etonca 1 come cambi:uuento dei co– stumi, realirznndola con una certa pienezza, nella cas.1 1 nelle vesti, nelle parole; in un pa1rizio, in un plebeo i nel foro, nel contado : lo ra contento dei soddisfacimenu pii.1,olgari. Tutto gli serve, documenti, ipo1esi, fanfaluche moderne, fatti isolati, aneddoti generalizzati; lutto senza discerni111en10 1 manipolalo ugual– mente nell:t sua sutlìciente e calorosa esposi– zione. Tullo in lui couq,are sopra un piano solo. L'a11e di costruire con dei frammenti, di far sentire le rollure, le mancanze, quel che i! indeciso, inceno, fogge, ole, a lui è ignoto. Testimoniame :11111che ipo1ec:iodierne, un epigramma di C:11ullo, un'orJzione di C1- cerone1 una viu di Svetonio, una nota del Beloch, una monografin del Boissier 1 tullo gli ch\'en111 fra le mani materiale prnt1co da co– st1u2.1011e. E sempre è pen,uaso d1 dire qual– che cosa di signifìcnti\'O, di imponante, cli profondo. È lui che dice l'ultima parola. È lui il primo ad affc.:rmare :11 rico,do di un marcom:111110educato n Ronrn (e sarà esatto?) che questo fatto rappresenta l'in0usso del fo– colare cli civili:\ « che attira a sè la 1orpida barbaiie ,,. E via di questo pa~so. Lo spettro del ~lommsen, poi, lo incalza, lo turba, lo caccia d1 pagrna in pagina. Ma chi è il Mommsen? Per spiegare la storia romana è venuto lui, 1I Ferrero. Ma benchè nella s101ia di Roma Guglielmo Ferrero scuopra a ogni pa~so 1ante cose nuo\'e ; ne,.c:uno ha mai dello che egli ne :rbbia sco– perta una sola. lii. La sua storia è confusionei vuol essere un dramma in cui mancano i personaggi : vuole essere un, epope:t in cui mancano le folle. Ali' infood delle categorie non ci sono nè ma~se nè figure cli uomini distinte. È un mondo ciecOj nel quale i grandi uomini sono abh.tss:Hi al livello degli uomm1 meschini: distrutti i caratteri, inconsistenti le figure, inspiegabili le ca11!:e,misteriosi i più. Uomo, il Ferrero, pieno di pregiudizi, di r~rtiti presi, nei quali la sua sre,;;,;nrnppre~entaz1one artistica urta e si d1s-.ol\1e. È un partito preso: dunoslrare che i grandi avvenimenli non sono grandi nel momento in cui s1 compiono !que– sto è \'ero; ma egli non lo dice e non lo sente chiaro} ; sopra lutto che tr·a~~nd~n~ continuamente le intenzioni e le op1n1om d1 chi le compie [ anche questo è vero]: ma queste idee per lui si riducono ~el pri~1~ipio: che /11 ,ttiri.1 r1011 i p,11,, tl,,g!, 11011111111 ma dalle grandi forze s1oriche (correnti econo– miche e ,•ia dicendo. Dimostrate che i cosl detti grandi uomini sono st:ui trJscina11 da queste correnti rilut12n1i 1 bnincolanti, .ciechi; e la sua ide:1 fi,;;sa. Considerate nel secondo volume la tigura ,ti C6ue. ~h·atc quel po· ,er• uomo che « con non poca rreJliJazione » e si a\'\· entu.ra 111Gallia senza nes'-Ull disegno ben definito ~ p. 1) i e nef\'O!iO e appren– si\·o, (p. 2); I' apprensi\•01,1:enerale romano• p. 9); il e nervoso impcr:1lor • (p. 11) « an– cora cosi poco padrone de' suoi nervi > (p. 13) che quando Confidio :irriva di g:iloppo a ri– ferirgli che il monte è occupato Jagli Eh·ezi e non da L.1bie110 1 si fa « spaventato e agi– tatissimo > (p. 1 2); cou e ner\'OS.'l precipi– tazione > credendo al r:ipporto del vecchio soldato; e alla prinu bntrnglia di nU0\'O ci appare « molto ag1lato e nen·oso > (p. 1 ;) e soltanto dopo le pro\'e della guerra elvetica si fa, una buona \'Olla, pii1 ardito! Un Giulio Cesare da operc:lla non potrebbe ec:sere più comico. Eppure quest'uomo conquista la Gal– lia. Ma prima di Guglielmo Ferrero nessuno ha mai capito come mai Giulio Cesare po lesse, coc:1 debole di nervi, conquislare la Gallia. E Guglielmo Ferrero ,,j ra capire. impigliaudosi rn un cumulo di contraddizioni, un,1 più goffa dell'altra. Ed è uno stento, una noia 111ort2le, sen • tirlo con quella mutria da scienziato (fregola iombrosiana) sdouorare per p:1gine e pagine: Cesare non ha capito niente di quello che face\'a ; Cesare non ha capito I:, vera ragione per la quale i nemici, in quel giorno, lo as• salirono; Cesare ha sbaglinto i ru la demo– crazia conquistatrice che diede :1 Cesare I' il– lusione di a\1er conqnistnta la Gallia, ma in realtà Cesare non 1n·eva conquislalo nulla : Cesare s' ern bu11a10 in un precipizio. E tutte tutte, tulle le volte accade che Cesare sba– gliando, e gli avvenimenti riuscendogli feli– cemente, solo Ferrero sappia capire a 200 anni di distanza quali furono proprio le ra– gioni di questa combinazione e1erna. Giulio Cesart> 1 secondo Ferre10 1 si avventu– rava in Gallia senzn nessun disegno ben defi- 11i10 ; ma alla ,~sina seguente Ferrero af– ferma che egli e andava 111 pro,·incia riso– luto ad applicare alla Gallia il metodo di I ucullo: prendere e i;fru11:ire a fondo ogni occasione e o8ni pretesto di guerra, per acqui– ~tare gloria, per arricchi.e, per ingrandire, come Lucullo e come Pomreo, l'impero da questo opposto lato del mondo >. Quale più chiaro disegno di questo? Dunque Giu– lio Cesal'e sapeva quel che :1ndava a fore nelle Gallie I E ceno egli 11011pole\'a pre– vedere ancora chiaramente in qual misura P impresa fosse possibile e quanti mezzi ri– c.hiederebbc; perchè il futuro nemmeno Ce– sare poteva prevederlo. IV. E anche sul valore che altri ha ,•oluto dare alla introduzione dell'elemento economico nella sua s1oria, ci sarebbe molto a dire. In– trodurre il fauore economico nella storia, per 1ener fede ai suoi principii 1 è un alrro de' suoi partiti presi ; ma qu,-sto a,•\'iene più nei tiloli e in apparenu ; poichè il suo spifllo lo porta meglio a guardar le cose da un punto di \'i– sta morale (magari di moralic;ta); a scioglierle come problemi psicologici. Così \ ien fuori a dirci che un effet10 della conquista fu l:t cul– tura del lino o la piantagione dei cil1~gi. Ma tutlo questo è senza pro\'e. ~leglio: ~ senza adden1ella10. Invece la tendenza moraleggiante è fo1tis• sinu nel Ferre10; il bi'-ogno di notare la corruz.ione o la onestà dei costumi, degli uo· mini, delle masse, molto sentii(\. 111 questo sentimen10 egli si riscalda. Catullo che co– s1eggi:1 P Egeo in yacht è un segno b1utto dei tempi i Or:11io che ca111a l'amore e il vino è un indice della dissol111.ione, dell'amoralità, del lusso 1 del gu,;;to dd piaceri ; e. queste in lui sono imag.ini lelleraria111ente sbrndlle non sentite, false; ma calde d1 c;entimento mo– rale. ~el "lual sentimento il Ferrero si affoca 1 e non è più lo scienziato-giudice-~ocioloEtO· ri:uellitore•di tu11e-le•co,e-a•posto; ma quasi un artista. Gro!-solano ._empre, ma tal\'olt.1 \ i– goroso. E ques10 contra'-t0 si ruò illuslrare parte a p:ine ne' suoi ,olumi, dal 1901 ad ottgi. Le ultime cose dimost1Jno pili I' ante-

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