La Voce - anno II - n. 17 - 7 aprile 1910

298 LA VOCE Ora l'Italia è un paese di contadini. li pro– letariato industriale non forma fra noi che il 1 o °lo della cbsse lavoratrice. Finchè i contadini non avranno alcun impulso alla organiz.zaiione politica, pcrch~ non elettori ; e non potranno dar luogo a una generale Mganizzaz.ione e~onomica, perchè non presi– diati nei loro tentativi dalla forza politica ; e non avranno scuole, - la loro immensa massa, non clericale, ma inerte e sospettosa contro qualunque opera di governo, perchè da tutti i governi è staia esclusa per essere più agevolmente da tutte le altre classi sfrut– lata, questa massa con la ~ua non partecipa– zione alla lotta, render~ sempre impossibile qualunque seria impresa anticlericale. In Francia la separnionc tra lo Stato e la Chiesa è stata possibile dopo 30 anni di suf– fragio uni,•ersale, attraverso il quale la po• polniiione rurale 1 è staia col)tinuamente sm2ssa, propagandata, educata, p1ep:mua alla bat1aglia 1 conquistala ai partiti democratici, sempre sotto la pressione del suffragio universale, per mezzo di una lunga serie di utili prov\'edimenti po· litici e sociali. In Italia in\'ece i contadini sono le bestie da soma che portano il peso di tutto lo Stato. Finchè mancheranno da noi siffatte condi• zioni, l'anticlericali~mo nostrano sarà sempre scimiottatura di figurini francesi, manovra di retroscena parlamentare, non mai grande sforzo vittorioso dell'anima nazionale. L'anticlericalismo è oggi in ltalia un diver-= sivo, messo Il per isviare la classe lavoratrice da quel lavoro di organiu.azione economica e di educazione e conquisla politica, che sola può recidere al clericalismo i nervi vitali, rendendo possibile a tempo opportuno una vera, profonda opera di demolizione anticle– ricale. Non mai, come in questo periodo, la Ma!i-soneria ha compiuto opera antisocialista, anlidemocratica, antiproletuia. L'anticlerica– lismo, quale lo stanno lanciando oggi le logge, e quale lo comb:illono le sacristie, è la ~peculwzione della piccoL1 borghesia cac– ciatrice d'impieghi, che sotto la bandiera di Giordano Bruno corre all'arremb~ggio e al saccheggio sui bilanci dei Comuni, del le Pro– vincie, dello St.2to. Nell'alluale combinazione ministeriale poi, le frasi « larghe e comprensive> del laicismo luzzattiano-sacchiano ser"irnnno a giustificare la huona grazia con cui una parte della de– mocrazia p,1rlamenlare si prepara a inghiot– tire il rospo Calissano. Il r,pprue:n11nte dei manieri Risoluto il problema di preparnre l'av\'e– nire dello Stato laico e di d,tre una \'Crnice democrati,a alla nuova combinazione mini– steriale, l'on. Giolitti dove\fa prO\'\'edere ad assicurare i mazzieri della maggior:inza per le ele1.ioni amtninistrative della prossima estate. Egli tentò senz'altro il colpo di insediare sù· f'f simpliciltr l'on. Tedesco al i\linistero degP interni. Ma era un po' troppo grossa in verità. Pochi uomini wno pH.1 discredhati dell'on. Tedesco nell:t sress.1 attuc1fe Camera italiana, che è quanto dire. Con J1on. Tede sco era la parie peggiore del giolittismo, che troppo presto e troppo 0'-lentalamente riaffer– ra\'a la preda da poco abbandonata. La nostra democrai.ia non è ancora prep:i– rata a tanto. Presto ~:1rà: tutto st:t a comin· ciare. Per orn, e ancor:i per qualche mese, le occorre procedere 11ùi u,sle ,:aule. Perciò ha respinto l'on. Tedesco. Badate però che le 1agione del rifiuto non st:t nel fallo che Te– desco è uno Jei peggiori giolittiani, m:1 nel• l'altro, che egli ha comb:lltuto e battuto nel collegio di Onon:1 :1 .\lare il radicale C:irlo Altobelli; e l'accuo;a che gli si f.1 non è di a\'ere bauu10 l'Altobelli coi metodi della cor– ruzione più sfron1a1,1 1 ma di avere battuto l'Altobelli che è radicale: se l'Altobelli non a,·esse fallo parte della parrocchia democra– tica, le sporcizie, con cui l'on. Tedesco ha disonorato il collegio di Ortona a .\lare, non a,·rebbero dato noia a!PolfJtto radicale. Però il rifiuto dell'on. Tedesco la democra– zia sacchiana l'ha fotto con molla galanteria. Ha fatto la scontrosa, ha detto che m:immà non ,·uole, ma ave,·a delle smortie11ine così carine, così bene"oli, così incorns,tgrnnli nel suo ri- fiuto; e rifiutando conce.!eva cosi di buona grazia le spese minute. L'on. Tedesco, dunque, all' interno non è andato. La democrazia giol11tiana lo ha messo al lesoro. E accanto a lui è and:110 alle Fi– nanze Pon. Facta. Il giolittismo terrà i cor-. doni della borsa nel nuovo minislero. Quan– do all'on. Gioli11i parrà giunto il moment; buono, i due ministri fin:rnzieri punteranno i piedi. E si unirà ad essi l'ahro ministro– giolittiano, il Ciuff'elli delle poste e 1elegrafi. E faranno coro i cinque su undici souosc– gretari giolittiani. Fra i quali s01tosegre1ari gioli11iani, tro– viamo - guarda combinnione ! - l'on. Guarracino - il relatore della elezione di Gioia del Colle. l. 1 on. Sacchi - si sa - nella elezione di Gioia del Colle, come su tutto il res10, non ha avuto iJee: non ha vo1at~; E .con lui non hanno votato altri -4i dei 40 rndic:ili regolarmen1e iscrilli :il gnrp– po. Nessuna incompa1ibili1à 1 dunque, fra la democrazia e l'on. Guarracino. Anzi.. .. ~la il sottosegretario più caratteristico è 1'011.CAlis'-3.nO.Prima òell'on. Gu.arracino era slato designato lui d.11la maggior ..nza giolit- 1iana della Giunta delle ele1.ioni per soste– nere all:t C:imera la elezione di Gioia del Colle. Guarracino non fu che un vice-Ca– lissano. E Calissano va ora ad amministrare g11 interni. E una parte della democrazia strom– bana come grande \'ittoria l'avere escluso Tedesco dagli interni, e averci messo Calis– s:ino I C'è anche l.uz.zatti - è vero. E ci !:ta come ministro. Mal'« egregio uomo ,, nella nube d'incenso, da cui ~ar:'l continuamente avvolto, non potrà occuparsi delle piccole pratiche dell'amministrazione giornaliera, non potrà scendere ad occuparsi di piccole que– stioncelle ele11orali. De ,,,;,,;,,,,s 11011 (llrat praelor. Di queste minutaglie si occuperà l'on. Calissano. E se ne occuperà sopratutto Giolitti. In otto anni di governo continuato egli ha riem– pito il J\linistero degl' interni e tulte le Pre– ff"tture cli unmini n lui devoti. È nna orga– niut11.ione ,unministrati\·a formidabile, m~~1a a dispo.:;izione dei mazzieri p:irlamentari e ,enz:1 i cui ~ervizi la picciotteria parlamen– tare non a\trebbe ractione d'e1:.cere. A questa organinazione è noto che l'on. Giolirti in– via, anche quando non è :il go\'erno, diret– tamenle, caso per caso, i suoi ordini, senza passare per la 1rafila dei ministri e dei su– periori gerarchici. Quando ~i dice che al 1'-linistero d~gl' interni occorre avere un uomo nuo,·o, indipendente dJl Giolitti, o non ~i dice nulla, o !-i de\•e in1en l('re bene che que• st'uomo nuov<', per es5ere dav,·e,o indipen– dente dal Giolitti, de,•e ~uhito disp.!11-.are dal sen·izio tulti i Santil'qui ti dElle direzioni Renerali del Ministero e quattro quinti dei 1wefet1i. I a lotta con1ro il giolittismo o non ha senso o significa una \'era e propria ri– voluzione amministrali\'~. L'on. Cali,;sano 1 invece, st.l lì ad assicurare tutta la ger:irchia dei funzionari che 1.lipen– dono dal Ministero degli interni, che signore e p:tdrone d'Italia è sempre l'on. Giolitti, e che nei sistemi lrJdizion:ili null:1 è mutato. La nuova spedizione dei Mille. Cioè no. Qualcosa è mutato. I.o ha dello l'on. Pietravalle, rndicale meridionale. CJite, udite! « I 1adic.1li al governo sono garanzia che il governo stesso, ;,, occ,,sùmt delle d.-\1()111' amminis/ralire, non potrà esercitare pressioni e ,•iolenze in alcuna guisa sulle 1endt:nze 1 che già si manifestano direlle ad ottener!! l'av– vento dei partiti popol:tri nell':11nminislrn· 1,ione dei comuni e delle provincie. I depu· tali radicali del :\lezzogìorno d'Italia hanno ragione di compiacersi di questo più degli altri ». (Cor,ùrt dello SFra, 1. 0 Aprile,. Eccole qua le elezioni ammini~tratl\·e. Ed ecco documentlto il movente \'ero dell'as· salto alla corriera sonniniana, e dell'aiuto che i mazzieri giolilliani hanno 1rov:110 in una pane della democrazia parlamentare, prima nel dare la scalata :il governo, e poi nel Jis1ribuirsi i portafogli ministeriali. Il nuo\'O ministero Calissano-Sacchi garantisce agli ita– liani non che 11011ci saranno pii, p1essioni Bibloteca Gino Bianco e violenze elettorali ; ma che queste pressioni e violenze non saranno più e in alcuna gui– sa » esercitate contro i partiti popolari, spe– cialmente nell' Italia merirlionale. Da ora in poi, chi nelP Jlalia meridionale vorrà a,·ere l'appoggio del governo e ba.:;to– narf> i suoi avveruri dovrà essere dei partiti popolari. O blocchi anticlericali, moltiplica– le\•i n \'ista d'occhio. O radicali e democra• tici meridionali, pullulate, formicolate, tra– boccate. O malfatlori poli1ici, che finora vi chiamavate semplicemente gioliltiani, ..11a1e il tono della voce e chiamatevi d:i ora in poi democratici sacchiani. Quelli fra gli at– luali deputn1i ei,,tremi meridionali, che sono disposti ad entr:are nelJa nuova combinazione, saranno il primo nucleo della nuova demo• crazia suJicia, che si spartirà con la orga· nizzazione gioliui:rna I' Italia meridionale. Chi sarà cresimato dem~cralico dai primi apostoli della democrazia meridionale, sadl presentato all'on. Sacchi con,e degno di entrare nella Camera; l'on. S.icchi dirà una parola all'on. Calissano: e i mazzieri e i delegati daranno la vittoria nelle elezioni amministrati"e e nelle politiche alla nuova clientela democratica. In quei collegi, in cui nei tempi anda1i 1 allorchè la m1ov11costella· 1.ione politica non era sorta sull'orizzonle, cfoe candidati si tro,•arono in lotta, e uno di es'-i non a\'endo attenuto l'appoggio del go– \'erno si chiamò democratico, uno dei due candidali sarà trasferito in un altro collegio o sarà fatto senatore. Udite, udite ! Nelle prossime elezioni gt:- nerali una metà dcli' Italia meridionale dar:\ deputati radicali, e l'altra metà darà deputati gioliuiani : ma tutti si chiameranno demo– cratici e anticlericali. ... fino a un certo punto. « C'est du Sud m3in1enant que nous vient la lumière >. Che bisogno c'è in queste condi– zioni del suffragio universale? La democrazia meridionale non ha bisogno di conquistare i contadini; per essere forte e audace e sana: le bastano i mazzieri e i delegati. E la de· mocrazia lombarda, non ha bisogno di ul· teriori sforzi per divcnlare maggioranza nel paese e nella camera: le ba!,ta un cenno dell'on. Sacchi perchè 11on. Calissano b.1t– u·z1.i per deiuocrntici tutti i 200 collegi del• l'Italia meridionale. Udite, ud,te ! Cinquant'anni dopo, giust'ap• punto, che Giuseppe Garibaldi conquislò al~ l'Italia dei moderali l'Italia meridionale, la democrazia lombarda conquisterà ali' Jtalia della democrazia ~tali:1 meridiona~. Gioite· nelle \'0stre rombe, o morii di Calata~imi, di Mila2.1.o e del Volturno. Una nuova spedi– zione dei mille verso il ~lezzodl si prepara. Saranno tutti biglielli nuo"i", presi dai fondi segreti: e saranno biglietti democratici. li dislivello fra il Nord democratico e il Sud r!azionario sta cosi per colmarsi. Nelle pros· sime elezioni poli1iche l'unità morale del– l'llali:1 sarà finalmente compiuta. Non la sola Italia è f,Hta : mercè le cure della democra– zia h:imharda, tinalmen1e 1 s1anno per essere fatti gl' i1.1liani. Ora incomincia la novella istoria. Quesla è, o Giu,.erpe 1'-tazzini, la tua terza I1alia. G. Salvemini. I MIEI FIORENTINI I. Sono stato anch'io, come centomila al• tri, agli spettacoli, il primo e 11 secondo giorno; sono sal110 ~ul tello di cata dal qu ile si scorgono i pioppi argen1eo-vela1i dell'Afdco tremolare lu11~0 nn lato del Campo di ~larte, tulio cinto rl'assi, ora, e balluto dalla cavalleria, traversato d 1gll wuto• mobili, i.-lìoralo tl.igli ac:reoplani i e i-ono pe· netr.1to nel luogo s1esso degli spc:ttacoli ed ho guard,110. Ilo \'eduto Rougier, sicuro, ,·ola,e contro il cielo del Casentino, sopra le 11e"i del Secchieca ; e tradi10 dal vento primaverile che squas,.:wa :1 fola1e la @.rande scatola fo. rata ciel suo rongegno. I-lo ve.Iulo il gioco di \'an der 80111 1 paziente e prudenre, cer– chiare regoldfmellle e non più alto talvolta d'un giovane oppio, il campo delle espe• rie111.c. i\l:t lo '-J):>ltacoln d..:lla folla mi interessava più d'ogni ,1 1 1r.1 wi-1. Aristocrazia, borghe~•a, popolo: tutti i 1111eifiorentini erano là. E non creJo d'a,·er perduto il mio tempo os– ~ena11doli. 1\loha gente, an1.i tullo : curiosa. Poca den1ro lo steccato a pagamento: a\':ira. Senta applau,;i, nè fremiti davanti all'audacia e al pericolo : fredda e secca. Davanti• alle porte, ondeggiando per gli spi1agll rhe in esse s'aprivano j ai bu– chi, :ille fèssure, alle commet1i1ure del ri– cinto di J,-gno, curvi o stirati o d1 ,;ghernbo, in posizioni incomode, con l'occhio inne– stato nel fòro las.:rato d:i un nodo schin·Ho via d 1lle assi ; drmi sui telli d1 tutte le ca--e a due o tre chilometri in giro, ,·ariamente ,•incendo il ribrezzo della \'erligine i st1e1ti sulle terrane, ogni famiglia a\'endo invitalo i "icini e i parenti e le conoscenze i gremiti i-ulle ,olline lìesolane, e per quelle s1r.1dic– ciole che menano a i\laiano e a Settignano e a Montt: c~ceri, tra' boschi d1 pini e di lecci, e le sc:1lina1e d 1 oliveti; appollaiali su– flli ultimi alberi che la città che si e'-p;inde non ha :incora di\·orato j attaccati alle infer– riate delle Jinestre; sedu1i sui muri più alti delle case in costruzione abbanJona1e quel giorno dai muratori ; a\'endo daro scal,ua alle tettoie delle rimesse e delle cascine ; e persino rnessisi in bilico su qualche vecchia seggiola che traball;1 sopra un ta\'olo mal fermo; - stavano i fiorentini meno ricchi uomini donne e ragazzi, che non rischiavan~ UJl franco per lo spettacolo. ma congiuravano e pazientavano in posi;doni incomode per ru– bare almeno la ,,is1a d'un volo. In tutte quelle cen1inaia di persone si leggeva l'evi• dente incapdcità di promellersi il giorno dopo qualche ora di lavoro di più, per godere in quello pili dignitosamente uno spetlacolo che ri.confotta le speranze degli uomini. Jn ognuna d1 quelle furbesche, stancanti, ridicole attese io leggevo la vigliaccheria pruden1e, me'-china: di non voler metter mano alla 1asca per non faticare di più un altro giorno. Ne~suna so- lidarielà e-.si senli\tano con quella impresa, rur fiorentina, che ct-rrava di far conoscere, anche a Firenze, una ctelle più grandi con– quiste meccaniche dell'uomo. Per godere? per sperare? Andiamo piano. Quei di den1ro dimoslra\ano curiosi1à e fe– rocia, come quei di fuori avarizia. Chi fu nelle tribune dei ricchi, sa che maldicenu e pettego1e1.to occupaYano i discorsi loro. Tra i poveri il lazzo e H de,idcrio di ,·edere qualche cosa di più forte 'qualche morto, di certo) eran l'e-.pressione dominante. Quindo volò Rougier 1 poche mani applaudirono. Molti si impressionarono soltanlo per il timore che cadesse sulle loro prc-ziose le,.te. Anch'io applaudii, senz'eco 1 naturalmenle. Ho ancora tanta ingenuità per applaudire. Non che sia lì il mf"glio che possa fJr l'uomo: ma quel volare è pur un' imagine cslerna di quel che vorrei fosse nell'interno ,lei 1111ei 1 che m'o• stino a giudicar simili. Il becero accanto a me desidera\•a vedersene spi~cckare quakhe• duno per terra i lui non st divertiva abba– stama; e ripensando al fr.!n-hino speso, giudicava che da Giulio aHebhe tracannato di quel Rutina buono più d'un meuo fia– sco: chè il vino, quest'anno, è rinvilito. Il. Questa secchena d'animo, questa avari· zia, questa le~gernza dei fioren1in1, sono state mera,·igliosamente arferrate da quello psicologo dei popoli che fu lo Stendhal. Nes.~uuo meglio di lui ci ha d:ito le ca,atte· ristiche del popolo 1edesco, del f1ancese e delle \'arie regioni d'Italia i e persino le sue pagine sugli Etruschi, \'isione dorata d'un tramonto fra le terre ross..1'-tre voller~ rane e sene-.i, son ricche <ti ta111.1 realtà quant.1 ce ne po,;son poll.lfe oggi voluminosi s1udi storici. Dite lo Stendhal ne:I !i-UO /'·lt,p!rs,Nom, ti /7/orena: « I.e Florentin est le plus poli du homme~, le plus so1gneux, le plus tìdèle à ,e1:. pe1i1s calculs de convenan,e et d 1 économie. Dar:s la rne, il a 11air d'un commis à dix huit ceni francs d'.ippointemen1, qui, apr~~ noir bien brossé son habit t:l ciré lui-mème ses bo1tes 1 court a son bure:m pour e::;\• trou· ,·er 3. l 1 heurc prC:.;i3~. Il 11'11 pas oublié ~on parapluie, car le temps n'cst pas sllr 1 et rien ne g:·lle un chapeau com me une a,·er~e » (213). Ciò si ,·ede espresso in 1.1uell'orera d':utc po– polare che è la maschera di Stenterello: « C 1 e-;t l'homme le plus m111ce et de I;, figure la plus sèche que \'OU'- a,·ez jamai<t \'U i il arrange avec tou1e l'élégance possible son lrnbit troué; le principal fondement de sa cuisine, ce sont des tranches de concom– bre à la giace ; du reste, ,•aniteux comme un castillan, peu lui importc de mourir de faim 1 poun•u qu'on ne le sache pas ..... li est beau parlepr et se pique de ne s'expri• mer que dans !es termes les plus propres. Il lui faut trois phrascs pour vous demander

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