La Voce - anno II - n. 5 - 13 gennaio 1910

244 LA VOCE questo non può non essere il mio voto più ardente, ridurre al minimum l'ingerenza dello Stato in quanto limita la libertà, questo è nell'essenza della dottrina liberale della quale essere rimasto il solo confessore sincero in Italia dopo la scomparsa del mio amico Pononi (r) non mi ra dubitare un istante della sua verità feconda e della sua giustizia essenziale; ma ridurre l'ingerenza dello Stato in quanto limita i monopolii da lui creati, in quanto limita le limitazioni della libertà, non può non essere un necessario tempera• mento contro il quale solo le più tiranniche cupidigie pos\Ono levarsi. Alle corte. Qui c 1 è un equivoco: è stato facile alla legge• rezz.a degli uni e comodo agli interessi degli altri confondere due cose diverse; la libera scuola e la R. Università autonoma. lda se guardiamo meglio, non solo di\'erse, ma op• poste e nemiche. Lasciamo da parte gli scherzi di catti"o genere: qui non siamo più per far aumentare il salario, e la pagliacciata di chiamar se stessi la scienza non va piu. La scienza non mangia, non beve, non in– triga per entrare nel Consiglio Superiore, non rimanda gli esami all'Università per lucrare diaria di Commissario e anticipate villeggiature in qualche Liceo d'aria buona. Porre leggi, limiti, regolamenti alla scienza, al pensiero, altri da quelli che scaturiscono dal pensiero stesso, dalla stessa scienza e dal loro ordine che è tutto scienza e pensiero, questo si è assurdo ed immorale. ila chi lo fa se non l'università, il Consiglio Accade· mico, 1=!, Facoltà? Porre in\'ece dei limiti, delle leggi a certi interessi che non sono quelli del pubblico e spesso sono con quelli del pubblico in contrasto e in conflitto; questo non solo è diritto dello Stato, ma è suo preciso dovere e un dovere tanto più stretto quanto maggiori sono i privilegi che a quegli interessi egli ha concesso e sancito. Se l'Università fosse una palestra di studi, nessuna legge, nessun regolamento dovrebbe ricevere dal di fuori. Ma essa è invece uno stabilimento dove una determinata classe di persone confiscando a proprio \'antaggio il diritto di insegnare e di imparare, quello tratta come un meno di lucro e di potere e questo riduce al bisogno di titoli e di licenze necessarie per avere nelle società lucro alla propria volta e sostentamento e potere. Questa classe ~ arbitra sovrana indiscussa e senta appello dell'avvenire della sorte di un gran numero di persone e non solo riesce ad escludere chi non le sia a genio dal ban– chetto a cui es!a si ingrassa, ma lo perse– guita anche fuori e gli interdice l'opera, l'ufficio, l'emolumento, la vita. Questa cosi sconfinata potenza non può a meno di esercitare un'azione corruttrice su coloro che ne sono investiti o se ne sono a poco a poco impadroniti, su coloro che aspirano it impadronirsene e su coloro molte volte che hanno da fare con cotali padroni. Onde è av,·enuto che il naturale uffido della U1,iversità di insegnare, di bandire la verità, di addestrare la gioventù, di formare lo spi• rito nazionale non soltanto è sostenuto da questo o d3 quello per aaidms, ma di,·en1a addirittura, chi ne~se P ingenuità di ricordarlo, una offesa personale alla Compagnia del Congo accaparratrice dei posti in nome di tale ufficio istituiti. Se si eccettuano, e solo in parte Panatomia e le applicazioni della matematica, si può dire che l' Unh·ersità non insegna e nulla vi si impara se non a ram– mollire e falsare il carauere. lo non dico che il professore X o il prof. Y non inse• gnino: dico che non c'è •lo spirito di alcuna dottrina, l'entusiasmo, la coscienza alta e severa, l'apostolato, la devoz.ione. I men tristi sono pedanti. F. non può essere diversamente. Tutto essendo subordinato agli interessi di una corporazione, Pabilit~, il talento, la dot• trina, l'onestà, il carallere, l'autorità vera benefica e allrice contano poco e valgono meno; manca la prima condizione di un (t) Colgo la prima occasione per dire il mio compianto per la recente perdita di quest'ottimo uomo. Ce~are Pozzoni delle 0J>ercpie di Gcno\'a ammini~tratore oculato, della libert,\ economica e politica difensore -.olerte in dbcorsi e in ic.critti prel{e,·oli fu di bont.\ e di carattere un esempio cari.,,imo e rari,5imo insegnamento eflìc1tce, fecondo: Pamore 1 lo spirito d1 liber1à, la subordinazione di lutto allo s,·cgliare le in1elligen1e e farle alunne prima e poi propagatrici della \'erità. Do, e è questa sublime de,•ozione 1 il pensiero della carriera non si fa neanche sentire. Qui invece è lutto. E l11'sce prima mali l11bts. L' r niver– sità non insegna: d!t esami. Primo esercizio di incurvare il dosso :1 uno che non vi stima e che \'i può nuocere o gio"are. Quindi non sapere 1 non pensare, ripetere male quello che \'UOle lui, siall'O pure porcherie da trido o formule senza senso. E questa scellerata misura che si adopera ,•erso gli scolari fin do\'e il numero 1 i tempi e le inlluenze di parlamento consentono, è la regola costante, unica, inflessibile per la elezione dei maestri e per la distribuzio:1e degli uffici. Si domanda una cosa sola, ma su questo non si transi.geo; lo spirito corporath·o: la soggezione intiera alle caste 1 alla ditta assuntrice. Guardate come si formano le ..:ommii;sioni pei con– corsi: guardate come lavorano fissando la graduatoria prima di esaminare i titoli j e qualche volta, per far pili presto, e meglio, facendosi aiutare dal candidato del cuore. Guardate con qu:rnla sapienza i concorsi si bandiscono o non si bandiscono, secondo che co1wiene o no c11mulare gli incarichi o aspellare che il beniamino sia pronto. E poi... ne \'Olete un saggio? Andate a sentire le le1ioni se da ragazzo non vi hanno \'iziato a parlare soltanto italiano e ignorare l'osce• nilà e il gesto dei carrettieri. Che cosa porta tutto questo? l'na solidarietà generale nell'abuso. Il feudali-;mo universitario si vuol mante• nere ad ogni costo, anti rendersi ogni \'olta più forte. e tenere nelle proprie mani un potere pubblico per sanzione di una domi– nazione privata, il che è la cosa più spudo· ratamente contraria ai liberi istituii che in• gegno di tiranno possa mai escogitare. Ma il feudalismo non si può mantenere se non a palio di continue transazioni a scapito di quell'ufficio nel quale è la ragion d'essere dell'Università. Come si può pretendere la serietà degli studii e la disciplina quando ~i ha bisogno di affollare l'Ateneo, di avere molte iscrizioni, di contentare le cupidigie altrui perch~ non siano contrastate le pro– prie? Rin\'ango forse il passato? Eh no: la mia diagnosi è resa estrema1nente (acile dalle ultime conressioni. Cht: cosa si è mai fatto di serio contro lo sporchissimo scandalo di professori che triplicavano lo slipendio coi c.:,sl detli corsi liberi per la libertà agli iscritti d1 non se• guirli e al professore di interrogare su di essi i non iscriui? Ai mai;cgiori buji11ess11w1 il laticla,·io: gli altri si fecero dcli' abuso stesso un titolo e un arFomento in\'incibile per invocare e 011cnere la nuova tariffa pro– prio come un figlio di famiglia che dice al babbo: lo vedi bene a che cosa de,•o ricor• rere se non mi aumenti la mesata. E questa genie così delicata si adonta se entra un rappresentante di più del Go\'erno e del Parlamento nel Consiglio Superiore. Già ci \'Orrebbero essere soltanto loro tanto è il bisogno di fare le cose in famiglia. Ma è precisamente qui un segno dei piU e\·j. d-:nti del bisogno di un controllo, di una sam.ione 1 di una 1utela del diriuo comune. Ma cha cosa è che ha piU abbass.1ta la di• gnità: 1 l'opera e lo spirito del Consiglio Su– periore se non il sistema eletti\'o? Quando è mai a\'venuto che qualche uomo eminente, superiore ai partili, onore della nazione sia stato eletto a far parte dei nobile consesso, che nella sua idea sarebbe pur degno cli tanta reverenza, se non dal i\ 1 linistro? lo non dico che anche il tilinistro qualcht volta non abbia abusato ed ele110 qualche indegno, ma esso lo ha fa110 ptr acdtlms e i migliori li ha' ele11i lui. lo ~ di un uomo insigne che entrato al Comiglio Superiore da senatore per nomina ministeriale rice,·ette da un amico questa ossen•azione: Nel Consesso do\'e Ella entra quanto tro,·erà di men degno è eletto dai Collegi uni,·ersitarii, come nell'altro Con– sesso dO\'e Ella siede non ha bisogno che io Le dica che ciò che ha di men degno fra i suoi colleghi, ,,iene dalla categoria delle tre lcgi~lature. E non potrebbe essere di,·ersa· Bibloteca Gino Bianco mente. Tuui sanno in che modo an·engono le elezioni; e ..:on q uale indecenle colletla si pongono le candidature. Che si tratti del più alto o almeno di uno dei più alti inte– ressi spirituali della naz.ione non passa nean· che per la mente a quei signori ; essi non la intendono che come unJ rappresentanza di interessi di classe: e qui per classe si potrebbe anche intendere una intesa pili stretla. Che cosa ne \'iene? Che il Consiglio Supe· riore diventa alle \'Ohe il vindice degli inte– ressi pili loschi, che gli abusi più indecenti o non vi sono denunziati o ci trovano giu– dici tanto più indulgenti quanto più sono fratelli dei fratelli e figli dei padri degli accusati e un delitto solo non vi trova re– missione e con un sistema che riabilila i Tribunali turchi e il Santo Ufficio si è con· dannato a voti unanimi senza neanche sen· tire la parte il delitto di qualche ingenuo, sia pure deliberatamente ingenuo, il quale contro l'evidenza del fatto abbia pre1eso di ridurre I' Università a una scuola e prendere sul serio l'ufficio di insegnare e il diritto di apprendere. Stando co11i le cose il prov,•cdimento di aumentare le rapprestntanze dei pubblici po– teri nel Consiglio Superiore se di una cosa potrebbe appuntarsi non è di ei;;scre eccei;;• si\'0 1 ma di essere insufficiente. li Consiglio Superiore ha bisogno di una riforma ben più radicale. Esso come funziona o~gigiorno dà lo spettacolo supremamente mostruoso di un tribunale di terza istanza dove seggono e giudicano con una presunzione di maggiore competenza e colla forza di un maggiore accordo gli stessi giudici che le medesime cause hanno giudicato in prima e in seconda istanza. E quinJi è ridotto a un comitato di \'igilanza per la tutela e l'immunità dei loschi interessi ai quali la scuola superiore è subordinala. La riforma del Consiglio superiore si è spirata al criterio diametralmente opposto a quello della rappresentanza del le classi e degli interessi. È cosa troppo recenle I' inde• centissima prova ratta dal sistema eletti\'o quando d:t1 corpo dei professori delle Uni– \'ersità si volle estenderlo anche a quello dei professori delle scuole medie ... pcrchè sette e corporazioni avessero una voce di più. La riforma del Consiglio Superiore consi– sterebbe nel fondare un vero senato accade– mico composto di uomini eminenti e indi– pendenti e disinteressati i quali per le loro autorit;l e il loro ufficio facessero in tutto e sopratutto pre,•alere i supremi interessi della cultura nazionale e conferissero essi le cat– tedre non come in\'estitura di feudi, ma come ufficio, missio11e 1 riconoscimento, non come favore, non come pres•Jnto diritto, ma come prOV\'edimento secondo il bisogno delle scuole. E cosi adoperassero nella preparazione delle leggi, poche, chiare, sicure, ispirale al con• cé1to e al senso della libertà. Se dunque è /li che si deve mirare non c'è nessuna ragione per protestare contro un prov,·edimento che sia pure in un modo in– suffic1entissimo mostra di tendere a quella parte. Lo so: i falsi pudori gridano: s' in– filtra la politica t 1'13 perchè la politica deve sempre essere sinonimo di cosa sporca? Ripeto: io detesto lo Stato-tutto; ma la politica può e de\'e essere un'idea. La politica non sarà mai una cosa taOlo nemica della giustizia quanto gli interessi particolari sovrapposti a quelli della comunam.a civ1le. 11 protezionismo heghe· liano, come lo sostiene il mio av,·ersario amico Raffaele Mariano, io l'ho per uno sproposito e mi dò , 1 nnto di a\'erlo fatto a pezzi colla mitraglia sillogistica. Ma in fondo è un'idea e come lale la rispetto; il protezionismo degli zuccherieri è una cupidigia, una rapina, e 11(.'ln lo rispeuo. Vuo, /11 tht qut!,/O ver più li s'imbianchi? Qualche ,olta una quistione ne illumina un ahra. Questo dibattito mi ha fatto venire in mente, e con ostinaz.ione mi richiama più e più volle l'ultima seduta alla quale io inter– venni della Lega della moralità pubblica~ sono gi~ alcuni anni e fu I' ultima pe:r me perchè mi spiacque essere fran1eso. Coloro stessi che prima al condotto del cardioale X non \'Ole,·ano sentirne parlare, ora visto fa,·o• revole il cardinale Y partivano in guerra, duce una buona \'ecchieua scozzese, contro ogni e qualunque regolamentazione colla quale lo S1a10 limita la libertà delle di 11graziate che esercirano I' industria del ,, i1.io. lo feci notare questi punti : 1. essere degno di ogni encomio il sen– timento di coloro che \'Orrebbero sollevare, redimere le infelicissime macchine della de– gradazione um:1na 1 che questo pensiero cosi cristiano mi ispira la più profonda riverenza e simpatia. 2. ma che appunto la suJ auuazione non de,•e limitarsi a qualche particolare esterno. ma cercare lo spirito e in esso curare la ra· dice del male, non proreggere comunque, ma redimere, non liberare da questo o quel pa· drone 1 ma dal padrone costante, il vizio. 3. che se si vole\'ano impiccare tutti i proxene1i avrei ben volentieri atteso che l'impiccagione fosse finita per ripetere la mia insanabile avversione alla pena di morte. 4. ma che il proxene1a non è l'autore della corruzione ma lo sfruttatore, e che dala la corruzione lo sfruttamento è inevitabile e le forme e'lterne di liberlà non sono altro che un mezz.o di diflondere la corruzione. 5. che infine lo stato d1 estrema e sen– sibile abiezione delle perdute per quan1a de– plore,,ole esercila però una azione assai salu– tare per sconsigliare le ragaue dal mettere il piede sopra una via che conduce a si mi– sero stato, laddove il lusso e il trionfo che menano spes~ le artiste della colpa sono una suggestione funesta a molte creature che l'estrema infelicità avrebbe atterrito, e sono ancora un eccellenle controsrimolo ai giovi– notti dei quali la rnorali1à non vedo perchè deve s1ar meno a cuore di quella delle ra• gazze. Si tratta quindi di una sanzione natu– rale che se sarebbe delitto il provocare, è pure stolteua il togliere invece di togliere la radice del male che si conduce. 6. che dunque le Società per la mora– lità pubblica non devono perdere il loro tempo e la loro ragione di essere per mel• tere in liberlà le peccatrici, che come tali non saranno mai libere (se non nel senso bacchico) ma piuttosto impiegare l'opera e il consiglio nello svogliare la gente da quella turpissima servitù al vi1io, che è la radice di ogni degradazione: che non tocca loro oc· cuparsi del come stiano le prostitute, ma fare st che prostilule e clienti non ci siano. Queste ragioni che erano poi l'opposto di quello che qualche collotorto volle intendere mi tornano alla mente anche in questa que– stione. La liber1.à viene dal di dentro, non dal di fuori, la dignità è in noi, non nel regolamento. Dateci I' Unh•ersicà-scuola, da– teci la libertà interiore, e non avremo più paura di alcun' ingerenza polilica. Fino a tanto invece che vi saranno cupidigie ... non volere un regolamento è volere P impossi• bile. Per quanta solidarietà vi sia, appunto perchè in fondo si vuole tutti la slrssa cosa, un guardiano ci vuole. Per~hè 1 dopo tutto, i cani anche voracissimi stanno meglio che i lupi ? perchè e' è qualcuno che li sorvrglia, che regola il turno .... se no romperebbero la scodella e si mangerebbero fra loro. An· ch 1 io come l'ingenua vecchietta scozzese odio la regolamentazione:, ma nel mio odio più riflesso , 1 oglio prima tolto ciò da cui la regolamentatione nasce per una necessità che nessuna forza umana potrà mai impedire. Di nuo,·o e sempre : Liber1à, dignità sono in noi, nello spirito, non neJ marsupio. L. Michelangelo Blllia. Jt 11oslronumero unico sttila« Qucsti'one Sessuate :» conlcrn). scritti di: AUGUSTO FOREL, Due parole sulla questione ses· sua le - HA VEL0CK ELLIS, L' inversione sessuale - Orro WEININGER, Che cos'è la donna - GIORGIO SoREI., li valore sociale della castità - GIOVANNI PA· PINI, La letteratura sessuale pseudo scien– tifica - GIOVANNI A>IENDOLA, La mo– rale sessualc-R. G. ASSAGIOLI, Le teorie del dott. Frcude - PIERO ]AIIIER, Au• gusto Forcl. con ritratto. Avremo inol• tre scritti ciel Prof. Scn. Pto Fo.\ e di EDll'ARD CAl<PENTER. 100 copie lire 5; 50 copie lire 3; 10 ro– pie lire O,75.

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