La Voce - anno II - n. 3 - 30 dicembre 1909

234 LA VOCE m'imporla poco del come, e pochissimo del 9rumlo vivrò. Ma ho cercata 11umana felicità, e l'ho trovata, benchè mista a qualche fa. stidio, nell'usare pienamente e liberamente delle facoltà che la natura ha dato variamente e in dose diversa a ciascuno de' suoi tanti figliuoli : ed ho lodato che s::hiunque ha buone e belle e giovani gambe le eserciti a correre ed a ballare; e biasimo chi, avendole belle e buone, non balla: e rido di chi, non avendole nè belle nè buone, ,·uol farsi ammirar ballerino, dopo che molti gli lmnno già detto: vuli che lu m'annoj; si11.li , mta, e fa il sarto.... Onde, finchè gli altri non si mostrino annojati di me-, userò delle mie fa· coltà, buone o triste che siano 1 senza scru– polo, nè tin,ore, nè pretesa veruna di paga• mento; e le~go, scri,,o e fantastico con I' in– tento, n~ più nè meno, con che dormo, odoro i fiori, e cavalco ». Perchè secondo Foscolo « il passeggiare al sole, il do1min.•, l'amare e l'essere amat", il ciarlare al focolare con l'amico, a quatlr'occhi, il sorseggiare il caffè guardando l'alba sorgente e ricordandosi degli anni passati, non sono cose da poco ». Nè la serietà è sempre di prammatica: « Ridiamo e rideremo perchè la serietà fu sempre degl' impostOri >. E cosi il buon senso a tutti i costi : « Il buon senso è cosa bovina; cammina sempre colla gra,·ità senatoria de' buoi, e i suoi passi sono tardi, infermi, pesanti, e tulli i suoi discorsi cominciano, proseguono e finiscono cogli ama• bili intercal~ri di ma, se 1 forse, per altro, vtdremo, viva lo :,piri/o _I il buon senso è cosa bovina ». Cosi non bisogna fidarsi. Ques1i spiriti turbolenti, sganciati, per co~l dire, dall'.isso– luto categorico, non si prestano molto, COf"\le dicevo più sopra alla classificazione e alle definizioni precise. Tn li chiami utilitari, e' ti si mostran romantici, Ju li credi epicurei, si rivelano stoici, posson parlare com·e po– sitivisti e son per avventura mistii;i. Potreb• bero esser detti forse con pili ragione scettici e pirroniani se la loro opera messa insieme giorno per giorno, anno per anno, non fosse Il per smentire anche quest'ullima comoda appellazione. L'opera. Ecco infatti la loro affermazione suprema, il loro omaggio alla verità una e perpetua. Dal momento che la vita, presa in se stessa e per se stessa, è stata per loro la sola reallà emergenle dalle tenebre del « nulla eterno :. 1 essi ne hanno secondato lutti gl' influssi, hanno colato il loro io profondo nel suo grande stampo, \·i si son diramati in tutti i sensi, ne hanno insomma assimilati tutti quelli aspetli che gli uomini credono con– lradittori; si son fatti Ruenti 1 pieghevoli, multiformi, omogenei com'essa, nelle diver– sità e persin 11ell'opposizione. Onde, chi vo• glia penetrare nell'intimo del loro essere, non lo faccia per via di misure e di norme prestabilite, ma s'avvicini a loro con amore ed entusiasmo come si fa con la natura ; allora soltanto potrà scoprire i1/ nucleo irra– diante della loro personalità: il loro carat– tere dì costruttori dietro la maschera della negazione tragica od ironica. E questa di nnn formulare in sistema il re• sultato delle proprie meditazioni è, secondo me, inclinazione particolare della mente di quasi tutti i grandissimi italiani, specie delle regioni medie e settentrionali. Galileo Galilei avanti di d:usi alle discipline matematiche e alla fisica aveva disegnato tre o quattro sistemi met<1fisici . che poÌ rigettò come cose di troppo facile co· struzione; cosi r intellello i1aliano 1 pronto a discernere l'uhime conseguenze della spe~u– lazione appassionata, e cioè che questa non potrà mai f.ir altro, secondo le stesse parole del Foscolo, « se non svelarci la vanità della virn, ele\'arci a contemplazioni nel cui Jabe• rin10 noi dobbiamo necesi:ariamente perderci 1 abbagliali dallo splendore delle cose supe– riori all'uomo ed acciecali e atterriti dall'o– scnrilà universale dell11 natura, e finalmente avviliti dall'ostinato e sprezzante silenzio con cui l'universo risponde sempre alla noslra infaticabile ad altera curiosità »; cosl, dico, l'intelletto italiano s'è sempre ritratto quasi con orrore dal folle , 1 0l0, ed ha cercato in– vece di riaggrapparsi alle cose, di tentar le passioni, di dar form:1 evidente ai suoi moti e alle sue scoperte, cre::tndo un mondo di fantasmi \'itali nelle cui ,·ene segrete coli il sangue del pensiero - del pensiero che, non più rasceg:no in formule' astr:Hle e anchilo· s:i1e 1 circolerà, articola10, si diffonderà dap– pertutto, impregner:t di sè tu11a l'opern, o tulta l'azione. 1 È quanto dire che I' intelle110' italiano-e conseguentemente quello di Ugo Foscolo, che egregiamente lo rarp,csenta, non è un intelletto filosofico nel senso che a quect'ul· tima parOla si vuol dare al giorno d'o~gi. Nè io ,,o.rrò sostenere il contrario. Una ,,olla che la meditazione incorporata, fusa con l'o· pera d'arte non ha più, a sentire gli ultimi campioni del panlogismo, il diritlo di chi:1- marsi filosofia, bisognerebbe provnre che il fine di Ugo Foscolo 1 esprimendo le sue idte sul mondo e sull'essere, era quello di Wso· foggiare e pertanlo sarebbe mestieri rihUtar– gli il nome di eccellente poeta, - il che non mi par ragionevole fare; - senza con· tare che quand'a1:che ne avessi il coraggio e riuscissi ad assodar la sua quali1à di filosofo, sarei poi costrello a condann,1re il suo me· todo ed a dire di lui, come già si disse di Tomrnaso Carlyle, questo suo fratello in isririto, cl1'ei non era se non un poeta tra i filosofi e un filosofo Ira i poe1i. Meglio dunque pens,ire solitariamente che quel suo.modo - d1e è il modo pre1umente italiano - di sen·ire la verita, fu, ~ e sarà sempre il migliore, e di lodarlo per aver fuggito e sbeffeggiato « le tenebre r.,etafisi– che e le battaglie da ciechi ► le quali han luogo e appunto perchè nop consideriamo ìe cose in quell"unico stato in cui la natura le riproduce, perchè facciamo astrazioni che slanno :iel nostro cen-ello, il quale, senza conoscere perchè e come pensi, erede ad ogni modo di pensar bene: co5l si perde anche la cognizione e l'uso di quelle poche verità che l'esperienza continua de' fatti po· trebbe sempre ~omministrare ». Meglio amare il suo spirito diffuso nella sua opera e pre– sentare a chi non cerca una comoda pace in qualche parola astratta perpetuamente rimessa a nUO\'O per servir da sigillo al formidabile libro dell'essere, le pa1ti di quesla o"'pera'1ove il suo pensiero s'è più specificamente mo– strato nella sua nudilà lirico concettuale. Ardengo s'offici. .M uliuo d1 Uulci:mo, agost6 1909. • Nuove scr;e di s111di collegatiorga11ica– menlt Ira loro, srcondo In nostra abiJ11di11e si slamro preparaudo. Prima di .tulle 1111a di politica dov11taagli sti•ssiche scrissero, con ta11toromeuso dei uostri le/lori, l' arr;rolo Da Giolitti a Sonnino; romiuciando verso la mrlà di gennaio esrirmmo: Il prologo della commedia. - Enrico Ferri. - Filippo Tu– rati. - Chi è che go,·ema l' Italia. U11' a/– Ira serie, i,1iz.iaJa t"011 l'arlia,lo s,, Davide Laz.z.aretti (11. 51) trai/eri, dei movimmti re– ligiosi minori ;,, Italia, valdesi, protesla11Ji stranieri, rnbbiuiri. AllarKheremo sempre pi,i l' in(ormaiJoue dr/le questionidi ml tura slra– uiera. Ci sara11uon/r,mi saggi del Cerchi su ShelliJ,d,•I Sojjirisu Rimbaud, delloS/a– taper su Hehbel, del Papi11isu Niet,srhe. A/cm,; degli scrillori-del Rinno\·amento rou– timura,mo a collaborarealla vita dr/la collurn italia11adalle rolo,mcdella \' oce: lo Jari11i scriv,,,-i, del teologoprolcs/auteTrocltsrhe dei movimeuti religiosi iu Polouia, il Sarag11adi q11estio11i b blirhe_e_delsuo viaggio i11Pale– stmn. Per gh nrltslt daremo. arlic.oli e.-l/lu.– strn;Jo11isul movimento impnissiouista frm,~ cm da Degas a Pio/. .._ ~~•·pnssntc fr dij}icollhdello sgombero de/In 1,pografin rhe stnmpn il 11osfro gior– uale, pr,: le quali rultima riproduz_iourdel Cé:;_a,1111' 1 011 vwue quale l'avremmo d1•side• rata, prom•ed1•rf1110 rol nuovo a,mo ad 1111 s~rvi:;_io. di n111111i11istra;Jone pili rapido e pre– mo nff1da11dolo nd appositoimpugnto. Per renderepiti facili le cou11111ira;;;Jo11i n str ' ci siamoforniti di le/efo110 (28-30). li servi,io dr 11~for111a;..10111 b,bfiograjirhcper i nostri ah– bo11afi proaderh pi,i sprditn111r11/e dopo /r fe– ste rssmdoue staio iurarirato 1111 nostr() a,niro rhe si orwpeni soltaulo di qul'llo. T111tele voltt• che sarn necessario dare1110 1111meri di sei pagine e arrompagneremo gli arliroli ro11 i/111slra;Jo11i. Bibloteca Gino Bianco PALERMO Palermo ha una !->IQria e cioè una persO'tlalit:'.t nel pa'ìsato: nell'essere cli cp.1t.:!tt:t personalità C la ragione del prosperare clidate forme di col• tur~. del morire di :1\trc. Palermo antica C fuori del glorioso movimento delle citta clle11istid1e: Siracusa, Agrigento, Ce• la. Conquistata rc..,tn in fondo semit:1. lmcra sua \'icina tra:-se maggior gloria dalla conc1ui,ta. La rinascit:i di Palermo è rinascit:i.araba: monu– menti nrabi di rarn 111.ignificenza,pen~icro, lct• tcratura araba. Il molle efJlu\iO della poe~ia orientalt: fa germinare la \'ecchia :mima addor• mentata. \'ero che i Romani hanno in P:alcrmo lasciate tracce monumenrnli. Palermo :iraha è però cosi vitale che orientalizza i Nonnanni sttssi, gente non spro\'Hduta di personalita. Il tempo normanno risplendt: luminoso nell:l sua stori:,: tempo cli formento, di germinazione, d 1 i1111C!,li. I a cittù v~clrà per le vie ognuno in suo costume arab.i e greci e normanni cd ebrei e gente d'ogni sorta: e monumenti di stile, cioè cli spirito diverso, l'uno ;1 fronte clt:11' nitro. E ciò im 1 ece di produrre lotrn di razze, produrrft elevazione di perso11.1lita: non J>Otrft l'uomo <,J>e– rare nel trionfo della sua nazione sulle altre 111:l nella afl~rnrnzione del proprio io, alfernrnzione che fo centro alla corte, unità vi:..ibile, essenziale di <1uesta \'ita multiforme. La dccacltnr.a politica non arrcsl.1 lo sviluppo cli questi semi fecondi, onde l:i corte svc,·:i di Federico, sebbeue in modi divcn.i, sarà il fiore maJ..'liificodi c1uesto la\'Orio spirituale che trasse la sua prim:, vita dall'oriente. Nè caduta la mtsse di fiori, divenuta germe ;-ipiù vitale efflorescenzn in ;-iltro paese, in cielo di poco men lucente cessa questo interiore S\'iluppo, che si affcrnrn in altre forme; in quelle in cui essendo siati piil luminosi i diversi principii, più lento doveva es– sere lo sviluppo cl' una unità vitale; p.irlo del- 1'architettura che trova la sua unitft di forme alla fine del trecento e al principio dd quallro– ccnto, in deliziose forme che ci ncldimostrano un'armonia spirituale nel popolo, in contradi– zione con le \'iccnde di gelosia manifestnteci dalla storia politica. La quale fncendo rientrare Palermo nel movimento delle nazioni latine la unisce alla Spagna ch'era fra tutte la più vitale: quella che doveva· con Carlo acquistare I' ege– monia d' Europ;-i. Alla storia dell'nrte spagnuola si rinttaccn la storin dell'arte sicilinna: e rC\me la gloria dell'arte sp:ignuola è il '6oo, il seicento in Sicilia splende glorioso e 1>elKovelli e pel Serpotta, artista chè nella sua larga umanita sfugge ad ogni generico ravvicinamento. 11concetto fondamentale della politica dell'el– lenismo, il concetto di egemonia quando omai sparita ~ ogni traccia dell'antica gloria, sembra serpeggiare per le vene del!' isola, e quando l'autonomia è prima di fallo poi anche di nome perduta, scuote le vecchie membra deserte di spirito vitale, ncc~nde gelosie fra le maggiori cillà. Pacificate le ire con la morte d'ogni vita po• litica, cominciò quella ricerca, direi qu;1si inte– riore, del proprio io nel pas~ato che e la forma più viva e caratteristica della cultura nostra e lo fu deila sorell;1 ì\lessina prima che l'odio della natura non la colpisse miseramente. 11centro di questi studi è quella Società Si– ciliana di Storia Patria che annidata nel vec– chio convento di S. Domenico, antico luogo di meditazione, eia un ventennio circa ha silenziosa– mente compiuta un' oper;1 di grnnde- valore'. Di <1uesta società hanno faLto parte Michele Amari lo storico insigne che col De Sanctis ebbe i,: comune l'esilio operoso· e lo spirito acuto, l:i cui « Storia dei .\tu~ulmani in Sicilia» è opera !>icuraper I' av,edut.i critica delle fonti, classi• ca per la vigorosa rappresentazione ; il di Gio– wmni che con larga pittà filiale indagò la vita della Sicilia e nel cam1,o filosolico e nell' arti– stico; Luigi Lodi che J>Ocoscri:--'ie, 111a :i cui si dc\'e In raccolta di tutte le memorie, pubblic.i• zioni e docu111e11ti intorno al no~tro risorgimento, larga me<;o;e a chi, con spirito critico, vorrà co– SLruire I' istoria. La Società ha pubblicato due collezioni: I'~ Ar– chivio Storico Sicili:ino i> in due serie e i « no– cumenti per sen·ire alla S1oria cli Sicilia». L' Ar– chi\'iO è un;-iserie di monogrnfie cui forse è grave difetto I' nssenza di sistema. L:1parte 1>ill ricca è per orn formata dalle illustrazioni di mo– numenti sia clell' eta clns:,ica per opera del Ca– ,,al\ari e del Solinas, sia della rnediovale e mo– derna per ?Pèra del Patricolo, del l)i Gio,ianni, cl' :ihri molti. In queste illustrazioni piuttosto che l'analisi estetica dei 11101rnmcntise 11· è cercata la !',lori:1e le ,•icende. s' i;: ct:rcato il documento. Alcuni r;;tudidi geografi.1 ,,j ha pubblic:Ho per l'e– poca classic:i il Columha e I' Holm la sun mo– nografia su Palermo; il Cavai lari studi topogra– fici sulle città greche. Studi di 101>0grafia me– diovale e moderna il Di Giovanni. Alla storia dei costumi hanno contribuito il Camfi, il La .\lan– tia, il Corrado; per la storia dell'arte, il .\lcli vi pubblicò c1uella risposta critica al Frizzoni che sebbene 111 gran. parte errala, segna il prin– cipio delle serie ricerche cui si devono i volumi documencnti del di .\lan~o sui Gaggini e la pit– tura a Palermo sul Rinascimento, basi d'ogni futura rictrca (1). L'altra pubblicazione, e questa sistematica, è la serie dei Documenti. Oltre ai Tabulari delle Chie!ie. nei fascicoli finor;-ivenuti n stampa, con• tiene Diplomi, Documenti, Corrispondenze, Con– :--uewdini e Capitoli delle ciii:\ sicili:ine. Epigrafi; ad e~sa hanno dedicato le proprie cure l'.t\mari, il I.a Lumia, il La Gumina. il Garufi, il Silve-.tri. Questo lavoro sociale è stato integrato dall'o– J>crnprivata di due soci: il Pitre e il Di ;\larzo. Il Di Marzo ha pubblicato la « Biblioteca sto– rica e letteraria di Sicilia • che nel programma dovrebbe comprendere i diari delle citta sicilia• ne dal sec. Xl\' al IX; opere storiche sui mu– nicipi dcli' isola. ; le scritture politiche di oratori siciliani dt:l X\'1 e X\'11 secolo: le Poesie si– ciliane e scritture tetterarie di autori ,icilia.ni dcl– i' c1>ocastessa ; le com1>osizioni drammatiche dal X\·1 al X\'11 secolo {2). La « Biblioteca delle Tradizioni popolari » pubblicata a cura del Pitrè è molto nota; a quest'opera non C nwncato lo spirito critico e si!,tematico onde può dirsi com• piuta. La storia generale di Sicilia salvo che pel pe– riodo arabo e pel normanno, e in questo non completamente per opera di siciliani - dato che il miglior Ja,·oro d'insieme è oggi quello dello Chalandon -, aspetta il suo costruttore; la sto– ria chdl' arte ha buoni lavori di hase ma non ha ancora a,·uto lo scrittore che alla larg:i informa– zione storica abbia unito la sufficiente coscienza estetica; la storia del diritto ha buone monogra– fie ma resta ancora nel suo insieme al disegno che tracci;1vane, ora è un secolo, il Gregorio; una storia del costume i:: ancora da disegnare. * A questo lavorio hanno molto jioc"o"èontnbu1tO le noMre facolta universitarie. Delle quali la fa. coltà di Matematiche ha buona rinomanza, 1>erla severità degli studi, ed ha largo ausilio in quel « Circolo ~fatematico » che è opera di privati e che uscendo fuori dai limiti d'una istituzione di valore Joc;-ile,si fa conoscere pubblicando un suo Annuario. La facoltà di legge è nota invece 1>erla rilas– satezza degli studi, fonte dei più. gravi danni al– i' isola. In Sicilia ancora tutti quei signorotti, che fuor dell1 isola si ostinano a credere che siano milionari ed a\'ari, studiano il diri110, cioè cerca. no carpire una laurea che poi li fora impancare ad a\'vocati sulle poltrone del circolo, e nei cro– cicchi del natio paese. E come il gioco e molto facile e chi Jl ha fatto l'insegna, riesce a tutti. Cosi si spiega il basso livello delle classi colte di pro– vincia, e l' immiserirsi degli animi nelle meschi– nucce lolle di persone, ove i caporioni senza idee sono ill\iilnppati dalle coorti dei senza-co– scienza. e la lolla politica si riduce ad un do 11/ des di piccoli favori, trans;1zioni, compromessi, corrnttele. di fronte al quale la violenza appare di\'ina e maschia di bellezza. Non credo di sbagliare accusando di ciò la meschi.nita degli studi giuridici, che potrebbero e dovrebbero indirizzare ad un'alta \'Ìta politica. .\la :i far ciò occorrerebbe la personalitil non solo il tipo di studioso che forse non manca, ma l'uomo di C:lrattcre chi! abbia netta e chi:l• ra vbione del suo compito, e volont:\, capacita di violt:nza quanta occorre. Si· trover:\ tal uomo per <1uel « Sc:minario Giuridico» recente istitu– zione che donebbe avviare i giovani a serietà cd onesta di studi, primo passq verso la serietà ed onestà cl i vitn ? * A quel mO\'imento cui ;1ccennavo in principio non può esser ricondotto il movimento degli studi leuerari i che i migliori lavori sulla scuola poetica sicili:ina si devono ad estranei. Pure nel- 1'Archivio sono state pubblicate alcune mono– grafie, su umanisti e poeti di secondo ordine, (1) Esine un md1ce generale dcli' /m:hivio S1orko Sl,iliano, (1111iu e nuova serie 187)-1900), ,·olume in 8 gnnde I due co– lonne, di pag. 16o, pubblicato a cura dc\b Società 11esp. (2) O, quota Co!lczio11c ,i tono rubbliC11ti,-cniiquattro .. oluini Ji d,.ari, due di raprrne11111ionidn.ramatkhe. due di opere 1,1o~~hc.

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