La Voce - anno II - n. 3 - 30 dicembre 1909

OC.E Esce ogni giovedì in Firen:e, via dei Robcia, 42 .:I- Diretta da GIUSEPPE PREZZOL!i'<I .:I- Abbonamento per il Reg-no,Trento, Tricstr, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. tC. Anno II _.,. N: 3 Jf, 30 Dicembre 1909. UGO FOSCOLO(·) Ugo 1ioscolo era :inche lui uno di c1ue .. li sci11g11ra1i per i qu11li 111filosofia è « va11il,1s rnuilnlum • « 1:i ~~l,\\'7A ed il ,uLLA elern:1- men1e sinomin1i » e che non si ,·ergo- gnano di confec;,:;:1rlo. e lo non so nè re,chè vtnni al mondo, nè come, ne cosa si:1 il mondo, nè cosa io sles!O mi sia. E s' io corro ad im·es1igarlo, mi ri– i orno confuso d' un:1 ignor:in1:1 sempre piì1 spa,·entQsn. Non so coca sin il mio corpo i miei sen!-i l':rnima mia i e questa i.tessa pnrte d1 nie che ~nsa ciò eh' io scrÌ\'0 1 e che me– dita soprn di lutto e sopra i.è slessa, non può conoscersi mai. ln,•:mn io lento di misurare con la mente quec;.1i immensi sp;uj dell'un·– verso che mi cir1.·ondano. ;\Jj trovo come 3l– taccato a un piccolo angolo di uno spazio incomprensibile-, sema s11perc rerchè sono col– lorato pin1tos10 qui che nllrove; o perchè queslo breve lempo <lell:1 mia esistenza sia uc;egn,uo riu110 ..10 ii que111tomomento del I' e- 1erni1à che a t1111i quelli che precede\·ano, e che seguiranno. lo non vedo da tulle le p:nti :tl110 che infinità le quali mi assorbono come un alomo >. De,·e sembr:uc :i,;:c;ai dinìcile a chi ama imbottigliare ed etichetrnrc le :rnime, cl:1s,;:i– fic11r quelle di un:1 tale ~pecie. A,·endo d'un salto s'-n"alca1i llllli gli stadi del sapere, que• !Hì uomini si tro\·,rno co1ne st-alestrati fuori della sfera delle cono,:ceme e dei sistemi, isolati, r.10dagi 11el vuo10 1 '-enz.' ahra cerlena che il se1~so del loro esserf'. I a religione. l:t filosotia, la mor..le son cose eh' e~si non pos– son più considernre oramai se non come e fe– nomeni <li fenomeni• e, pe1t11nlo, incapaci di offrir loro la pace, la tr:inquillità che cer– cnno con furore e che, appnnlo per q11es10 1 non troveranno mai. Sono i poeti moderni di cui Barbey d'Au– re\'illV direbbe cht", i.I punto do,·e sono a1- rh·,ui1 non hanno più che due partiti cui Ap– pigliarsi: o ~rarpagliarsi le cen·ella o farsi cattolici, e ai qu:di Pa'-cal <-'arebbe ancora il vecchio terribile C"onsi1dio: Abélisst\•t'(IUS .'... M.1 !l'i1b8ir o farsi uomo ,~ligioso non è da tutti e 1 in ogni cnso, non può dipendere in ne'-sun modo dalla volcinl~, ove non si \'C– glia recilare una commedia imbecille davanti agli ahri e, quel eh' è ptgg10 1 a sè stess;. Stguire le rratiche esteriori di una religio1 e, ossen·arne i prece11i, accattarne magari il lin– guapgio, può certamente aJJnrmenlare fino a un certo runlo l'angoscia di un cuore tu– multuante, può, con P oppio o l'acquavite, alTogar lo spiri10 in nn' ebbrezz;1 più o meno duralura; ma perchè l'anima po!lsa sentirsi in pace con sè stessa e col mondo ci \'UOI altro! È neces~tio eh' es,;:a si senta in\'estita infiammata, arsa dal fuoco di\'ino della fede; bisogna ch'essa rientri senza nemmeno ac– corgersene sotto il giogo del dogma. dispo– lico j meglio : che s'incorpori con lui, che s'annulli in lui - ed ecco giusrappunto ciò di cui le anime come quella di Lgo Foscolo sono incapaci, e rer cui !>0no in perpetua burrasca. Too muc/J Ego in hù CJs1110s 1 scri\·eva per ridere un romanziere inglese dei nostri giorni. Troppo Io nel suo Cosmo, inf.illi - anzi null'altro che io, disgrnz.i:11amen1e. Kello sfa– celo di tutte le illusioni, di tulli gli «: ameni Inganni•, il poeta s'è nggrappnlo a quc- (•} Prd,1zione al Tomo dd/'h• di l'Go Fosco1.o che c-.cira pre~so R. Car,,hha, nella collezione Citllunr dell'A11im,1. st'uuica trave di saheu.a: J!e.!lsere - e se tu gli proponi l'altr.r ,,ia salt11are: lo spar– pHgliarsi le cer\'elb, ei 1i guarJer,ì m:ir.1vi– gliato e forse riderà ddla tua semplicità. i\on ch'tgli non v'abbia rensato anche prima che tu glitb offri~si 1 ma a che pro pigl1:ue un3 de.:isiore cosi violerita e detinJtiv.i. ? Se l'e!– sere è l,t sola ,erità ch't·gli riconosca, ar.– cor~h? assai mist<riosa· tu:11,i:tj se lutto è null:t ali' infuori di questo miracolo di pen· snrlo 1 perchè ritiurar la .::oscieuza e b11t1arsi d'un colpo in una noue eterna? Bisogne– rebbe credere a un peggio o a un meglio, pe:r (o1Tlo,e se ci si crec!e non è necessario ammetter subito qualcosa all' rnfuori o al di– sopra d1 1101? È un labirinto tormentoso; si nvien sempre sui noslri pa~si - e non se n'esce. • S1:1dunque un bene o un male l:1 vila, vero è t·he viviamo ». E l'universo, d'altrn pa1te, è si bello per chi ,;a vederlo! Le apparenze son cosi \'ero• simili che basta non fard la lesta per iscam– biarle con delle reah:'t. Il cielo, 1 boschi, le stelle, le persone che ami.amo, le opere del– l'uomo, gli ~pe11acoli rntti dell.1 na111ra son cosl a11iran1i e intim.1111tn1e co11glu1ina1i al nos1ro io, che anche senz.n cnpi1ne la rngione e il signiticalo non si può (aie ,1 111eno di co1HcmpJarli es1asi:11i e cousiJerarli come il no~tro unico tesoro - mentre ,;:j d,·e. Co~l chiudendo gli occhi sui gr.anJi problemi in– solubili ci si 1uif.1 1uui nell.1 , ila, se ne be,e il dolce e l'.unaro dicendo :t noi stessi che l'uno e l'.,ltro sono eg11almente n"!cess. 1ri, che anu l'uno non s.:uebbe senz:1 l'ultro, e si tira inn:rnti senza pili lamen1ele, « Ormai mi vo ~cmpre pili rnflermando nel proposito cli gio– v11nni degli etfetti, e di rnc;segn:1rmi 1 senza andare :1 cac.;ia delle cause ), 1 scrÌ\'C\'3 lo stesso Fo'-colo al conte Giovio. È il partito più s.1ggio per un poet1 e - quel che più con1,1 - necessario. Che se gli ama1oii di nu,·ol.aglie metafisiche e glt ~piriti c;1mpati in :iria lo piglieranno per una confessione d'impotenZJ 1 per una resa pusillanime da– vanti ui pericoli delln \'erità 1 sarà segno ch'essi 11011si sono mai, i11 qunlche ora tre• menda, domandato ragione dell'esser proprio e di quello di tulle le cose. Perchè, abbrac– ciar l:t \'Ìt:1 dopo ner riconosciutl'l l'infinita vani!) Jel tu110, giov3fsi degli etTeui senza audJr più a caccia delle cause \'UOI dire a111itu110, per l'uomo, ricostruire un mondo sulle ro\'ine di un altro, 1icreare ii1 se stesso, a frusto :1 frusto, tutto l'edificio della vita con i suoi scopi e le sue iinunzie; ,uol dire - per us.11·le parole del pili profondo filo– sofo dei nostri giorni - Enrico Bergson - s1ab11ire I., rropria esislenza to11111,e 1111,: to11- q11/lc sur le 11/.ml; e quell.1 che a prim3 \'ista può rarere una limitazione e un rim– piccinimenlo, non è in reall!I se non una concen!razione eroica, compatta della \'Olon1:i, che respingendo feroce111en1e i palliativi e i p:rnnicelli caldi dell'illusione \IÌgliacca, si fa responsabile di se stessa, padrona del proprio des1ino e m3estra dellJ propria morale. Il pili grande eroismo consi~te nel ,·edere il monJo quale ~, ed amarlo, ha scritto un altro fran• cese. Senonchè, quando si tralla di uomini i quali co1ne Ugo f'oscolo h:tnno consumato ttHl:l l.1 loro vita nell':tzione e negli studi, non basta rendersi conto del processo i11terno che può nerli condotti ad accettare uu 'esi– stenza innest:lla come dire sulln negazione e Bibloteca Gino Bianco <ul nulla; biso.~n.1 :mcor.1 cer.:ar di Ht!ere rtr llllJlh \ ie se6ret! la loro men!e <ia pe1- ,-enu1.( a considerare l"n one t: l',111hiu roe– tk~ 1.rc: ~t1_ a come u~,1 11ecu,11;·1 rn~renre ai Toro t:~st1e. :\mare Il mondo qu.1i'", go• dcre delle dlu,;:ioni e delle app1renze come se fo<se,o 1eallà 1 muoversi 1r.1 le forme, i colori. 1 'Uoni, gli odori del caeJI0, rre~tarsi amoro 1 amen1e a tulle le stnc;nion1, la,cia,si insolllm.t anilnppare dalla intinitJ onJ.1, itale, do\'rel-l,e men~re \·erisim1l111tn1e :1 una 'Orla d'epicureim10 do\e l'anima, dl\~lta da un principio 1en;1ct- 1 anda:,,e \'ia , i,1 -spoc;ando.:i col r.1110 inn"Jpblle, col fenomeno tr:rnsi101io, onde trarne il pili completo ed C!,:.Ois1ico godimento, ~enza curarsi di render conto a se stessa e 1:11110meno ;1gli :iltri della q!.!a• li1à del connubio e delle mille \'2riazioni del c;uo s1a10 sempro.: iJentico e pur sempre muno. ~l.1 or come av,itne che il fH'"eta nichili~t:i crea? Ecco la gran qut:,uone che una ,olta risolra illuminer!t ~gli orchi del critico tulli i s~ni e gli abissi degli spiriti simili ;1 quello del ~ostio. Chi ,,c,,Jeii~e in due parole giustilicare il f.itto, illogico in appntnza 1 Ji un• opera fondala sulla net?,;1zione 1 si potrebbt-, come il pen(a– tore nominato qui ad.lietro, ri'-ponJere che un tal (,uto ha luogo p.,ra 'I'". l, ti,, ,ld,orde J'i11tdlig11,a,· rerchè l'uomo qu:ilunque siano i resulrau dell.1. ~ua fptculnione, non può sott,iH'-i ,dia fo11a impellente che lo lancia là dove un tioe occulto lo richic::de; pcr,hè 111 .. • ·•.t.. ,fl.,g,..,.. oce .!d '-...:n1in1ent1~uscita I' imm-1gi11e lirica e obblìg:1 1• indidduo so– ciale :1 sbucar 5empre di sN10 l'olimpico man1ello del puro coNemplalore. ~la questa spi"g:izioue trnppo semplice 11011può soddi– sfare chi s:irpia che sfor1i dolorosi domandi l'opera cl' a1te per concrelar'-i in 1urn forma clur;11Ur:te i:pir,lllle capace di por1:11l.1a f.ir p11rtedegli esc;eri \'i\'enti onde il genio popola il mondo. Le ragioni del f.illo c;ono ,;:econdo me pii1 rrofondt>. Gli è che per conoscere la n:uura e gotlt"rne non bas1,1 oc;<en·a1ne r:1ssi– umen1e ~li :1,r~ui e i mirncol1: è 11e.:e,;:s,11io l)elltlrarb, 1111piPguarsi delle sue armonie e ddle ..ue di<corJanze, ricos11tuire gli elemtnti in compalla unità dentro il proprio "pirito e poi proiettore l'immagine di quc-1.10 nuo,·o e~,ere univer~ale da,·anti :1 i:è come in un qua• dro circoscrillo soltanto <lai limiti della nostra • I personahtJ, E solo a questo patto che il no• stra io poll;Ì rendersi conto di sè sles!O e tlell.1 propria potenza \'itale. P1i.11 1 iniuizione c;aril c;t;Ua pronta e larga, più l'a110 dell' ir:– c.1rna1la <:ir.i slato efficace; pilt il nostro io !l\'rà sen1i10 di esser realmenre 1 di potere e di v1\'ere. T;1n1ochè l'opera, per una rccipro– cllà ormai chiara, \'errà aJ esser come uno ~pecchio del I' e111sere questo di lei; anzi, non c;olo l'e'-c;ere a,;,à bisogno di questa riprova del– l'opera per riconnscersi, ma l'op~ra stessa sar!t quell.1 che in certo modo lo erta, l 1 1111ensifica e l'ingigantisce, mostrandogli con la snJ forma e il suo grado di vitali1à 1 la su.i fisionomia, I.i sua intensità, e sen·enJogli come di fon– d:11nen10 per le trasformazioni 11hé1iori, per le future e pili magnifiche conquiste.· Di lilli dunque la necessit~ di operart- 1 per chi si sia una \'Olta proposto di acce11ar la \Ìta 1 pur senza credere a uno scopo tlnale della \·i1a, ed abbia deci~o in cuor .:uo di \'i– ,·erla con tutto il fuoco e l'energia dtlla pro– pria tempra. E di qui anche la necess11à del• l'idea di un do\·ere t:lico o soci:tle. E difatti, se Pio h:t bisogno, come abbiam visto, di concentrarsi, di solidific:1rsi ne\1 1 a– zione crea1iva per a\'er coscienza di !lè, que!to bisogno gli farà ancora sentire quando si tr.111eri ili .1tformare la propria libertl 1 il pro– prio eroi,mo. È un errore gra\e 1 in che incorrono spesso i pens,uon odiernissin1i 1 l'MTermare che l'e– ruhmo ~on i,1.1 ndl' ,11Ti,rnt:.1rc:,pèr amore o ptr forr:1 1 la propria ,tnlnrn da tulle le le~gi che l,1 r~gion '-Ociale e la traJi1ione le hanno impo-.10. Oichiar.are il proprio diritto all.1 \'Ila pien.1 1 con1ples$:1, smi'-urata i sca,alcare i <'an– celli del bene e Jtl 1113fe 1 far!<oi uomo mtt.a– fisico1 J'IIÒ tssert, chi ne dub1u ?, un segno di ~randez1a mor.1le; ma rinunziare a quel d1rirto, rienlrJre t·4.J,'011l.u,:1111mle entro quei c:incelli, ddi,·enire uomo fra gli uo 111 ini è 5egno proprio dell'eroismo, pn chi intendo sanamen1e. I a prima CO'-a :-nena inscnsibll– men1e allo ~pa1iugliamento delle facoltà, alla reinregrazione dell'indi\'iduo nel!' infini10, al• l'annullamento nin·anico dell'.i.nima nel gur– gite uni,trso nelle cose: la seconda dà la completezza ,lell'io, 11 stmo Jella reah:'1 del pr~p~io ,·ole~e 1 il carallere personale, fcrn1<', dehn1to 1 tragico dell'eroe. Supeium:1110 1 meno che u111:1n~. IJ!!o Foscolo, che !.Cnza :l\'er forse mai for• m"l2to questi pensieri, se-n1i,·a i.lentro di sè come tu11i i grandi spiriti 1 la senrenu dell; \·ent:t impre1-cindibdi, ;.ma\·a dichiarare con– tro i rilosotì azzeccacause e gli artisti teonz– z:11ori, le sue corl\inzioni circa i lini pr:u·ci dell' at1Ì\ i1à i111ellet1u:1ledell'uomo ltllernto. « Credo r~rma111en1eche l'uomo sia c1ea10 per ten1are di conoscere non le fonti della sua esi~1en1.a, non la n;ctur.1 delle me facoh:1, non i rrincipj delle a11i; bensl per tro,•:1re e se– guire il moJo mi.~diore :t gio,·arsi dtlle fa• colt:'1, d~ Ile ar1i e Jella dia, onde ricav:une il maggior pia,ere po;;:;ibtle per sè stec;t;o 1 e la maggiore posc;1bde 11tili1à per la commu– nità de' 111or1ali. E pe,ò, non solamenle in quasi tulio ciò che c;pet1:1la poli1ica e l:1 mo– rale, ma ben1,l and1e in ciò che rigua1d.1 le dottrine le11era1ie 1 i p111denti dirigono le lol'O azioni e I' ingtgno piuttoslo a . norm.1 della "sperienza de· f.i11i 1 che secondo la specula– zione di 1eoiie 1 l1uan1Unque forc:e inntg,1hili. In f.11tianche nelle scienze a'-lralle un~ \'ed1;\ sola u1ilme111e arplicaia gio\·a piu di mille ailre 1hmoslr,1te e,•ir.Jen1tmen1e. ma non ap• p!icabili ►• - U1ilitado 1 empirico I - griderà il so· lenne metafisico. - Empirico? - e sia pure, egrtgio dot– tore, ~e empirico \'Uul dire, come pare, uomo. -· l'omo profondo e saggio. Del re~to il poeta che s'è purificato nel fuoco dc-Ila di• sperazione, non si lascer:1 ingabbiare nenche da te, amico delle posizioni assolute. Quella stessn libertà ch'egli lu arfermato col mettersi al senizio degli altri e' snpd1 subito riaffor– marla ogni volta che gli altri vorranno pre• mere sul suo spiritr. Società, dovere? \'a bene ma innanzi lutto : Io. Se canto, ascolta• temi, approtittate del piacere e dell' inSt-gn:i– mtnt~ che \'i porgo, ma \'i basti il mio canto : non pretendete per di piU che non apr:t le labbrn se non per voi. Ho altre ra– gioni ! e ... Due sommi beni ho conseguito dagli st11dj; d' ingannnre con essi le nojc e le matte passioni di questa \'ila che fugge, ma di non apprezzarli poi tanto da conta– minare per essi b libertà e la dignità del mio cuore. Studio per muo\·ere il cervello, come viaggio per muo\'ere iI .::orpo, dacchè 1 per e1ern:1 volontà della natura, la vila di tulli gli enti dcli' uni,·erso non è che moto; ed amo le lellere ridendone e mostro d'apprez· zare le scienze e ne rido». E altro\'e: • D,1 che 1 dopo molli libri e forti meditazioni, non ho potuto mai cono5.cere ftr,h( \ 1 Ì\'0 1

RkJQdWJsaXNoZXIy