La Voce - anno I - n. 46 - 28 ottobre 1909

LA VOCE .quella pace interna, quella, pili o meno vuota, so– litudine, ha, non foss'altro, da difendere l;i, pro• pria clausura; da c-iò lo spirito eminentemente combattivo del modenese, tanto diverso, in ciò, da quello del suo vicino bolognese. Il moclenese è energicamente individualista e combatte tutto ciò che attenta pur da lontan.9 alla sua ben deli– mitata person.1\ità: il suo peggiore llt'mico non è soltanto il 1movo, ma ~nche il suo fratello ge• mello: il diverso. E chi ha tendenza a restringere e a rimpiccio– lire tutto, dedicandosi poi per intero a quello che ha ristretto e rimpicciolito, è portato naturalmente ad esagerarne il v,ilore e l'importanza: chi piglia le lanterne per lucciole è portato naturn.lmente a prendere anche le lucciole per lanterne. Cosi il modenese, se d,1, un,1,parte smozzica, evira, sva– luta le grandi questioni per renderle accessibili alla propria grett.-\ ment;i.\ità, d;i.l\'altr;:1.è tratto a gonfiare, a Cl'lricare, a sopravvalutMe le que.o,tioni piccole per dare nrnteria conveniente alla propria attivilà: da ciò la sua grnnde serietà donchisciot– tesca che gli fa imbracciar lo ~cudo e arrestar la lancia anche contro i topi: nna tarlat:1 e vii sec– chia di legno non ru per ì\Iodena quello che Elena per Troia? Quando poi questa gonfiatur.:l (niente -'lfi;:1.tto ci;i.r\atanesca perchè inlima) prende coscienza di sè, produce quel certo qual umorismo che è il lato simpatico dei modtmesi; umorismo che, ben lungi dall'essere quello profondo d'un Heine o d'un Manzoni, uon consiste poi in al– tro che in una sincera ed am;i.bile satira di sè !-tesso, la quale, combinata con la combattività, dh·enla mordace, pur rim,rnendo allegra e bona– ria anche quando diretta conlro altri. Da questo atteggiamento di spirito scatm i il capolavoro del Tassoni, unico ~uizzo di vera e propria geni,ilità che questo popolo, in piit di venticinque secoli di stori,1,, ,1,bbiaavuto; appunto perchè fo la satira e, in cerio modo, la negazione della modenesità. • Quale può esse,e la coltura di un cosi fatto po• polo? Ci vuol poco, purtroppo, a indovinarlo: una vera coltura, nell'alto Sè'nsodella parola, non 1' ha mai avuta, non l'ha e mai non l'avrà. Per una vera coltura occorre la completa dedizione d'un'aninu1 aperta che si lasci liberamente inon– dare e ft:condare dai caldi flutti delle idee, A Modena niente poeti, niente filosofi, niente reli– giosi, e neanche vivace ed entusiastico incorag– giamento allo studio; a che cosa si può rivolgere un'intelligenza di questa forma se non alle CQ!:e del passato, anzi del proprio passato, ma non per rianimarle, bens1 per ill\'entariarle come degli og– getti polverosi d'una bottega di rig::i.ttiere? Studii d'antichità, dunque, e, preferibilmente, d'antichi1à modenesi: epigrafi, iscrizioni, cippi, codici, lapidi, chiesuole diroccate, tronchi di colonne, cocci (l). Modena non ha dato e non dà quasi altro che antiquari i: i grandi padri si chiamavano Muratori, Tiraboschi, Sigonio, Caved; :1.ni; i piccoli figli Ca– sini, Sandonnini, Sorbelli, Venturi, Bertoni; au– ton~, quest'ultimo, Ira le moltissime altre, d'un'o– pera su Le de11omi11azioni ddt'c imbuto> tttlt' ila· lia del Nord (Formiggiui, 1909). Tutta bravissima gente, del resto, minuziosa, diligente, benemerita; tra la quale akuni, come il Setti e patticolarmente il Zoccoli, meriterebbero certo una più larga con– siderazione ed anche un diverso apprezzamento. La biblioteca Eslense è ricchissima, ma d'opere antiche soltanto; fino a pochissimi ,1,nni fa del d'Annunzio non aveva che la Figlia dì Jorio / ttoltanto ora, per opera del solertissimo <lireuore Cav. Carta, che pure è un erudito ma niente af– fatto modenese. abbiamo un;,t biblioteca che sta al corrente in modo inromparnbilmente superiore per esempio, alla Comunale di Bologna. I.e opere filosofiche, acquistale in relativa ,1,bbondanza, co– stituiscono un merito per il Cav. Carta lauto maggiore in quanto eg'ii 11011 è filosofo e in quanto tali opere non sono, se non scarsamente, richieste. La filosofia v'è insegn ;i.ta nei d11e licei, l'uno regio e l'altro pareggi; :1.to da più di lrent'anui dalla me• desima persona; dalla quale hanno appreso a pen– sare presso a poco quanti oggi, grnndi e piccoli, vivono a Modena; e gli scol;: 1.ri d'adesso si servono per preparnrsi agli esami degli appun1i presi dal babbo ai tempi :,;uoi. L' Università che ha Luona, a quanto dicono, la facoltà di i\lcdicin.1 e men che me• diocre quella di Legge, manca <-li qudle di Lettere e Filosofia. Tuttavia qualche fi'osofo c'è: per esem– pio il lombrosiano Patrizi, autore, com'è noto, del celebre saKgio antropologico sul Leopardi uonchè di severi studi sulla capaci1fl toracici:t dei grandi oratori. L'Università Popolare è 1111 discreto ri• trovo, nelle sere cl' Inverno, d~lle signorine di media condizione: ci si mostrano di belle proie– zioni e il riscaldamento è passabile. Di editori (1) Chi voglia 1vtrnt un' iJ.a lt;ga il cn1loao delle ~eo,wintl ~ piu opere dtlr11-v. G. Ftt~i. Cot1ui, 1 dir \•tro, non e un rappretcntlntc dclii cqhu~ modcnetc, """ ne t: che la cario• 1ur■. M,, 1ppudlO per (i(I, con(erml qutllo d1· io dico· di uua CQMin~t>kntt non t p;1~ibilc Cllrl'.f!u111. avemmo il Sarasino e lo Zanichelli; ora abbiamo il Formigg"ini, 11010 ai lettori della Voce. Per concludere, dire che la coltura modenese,. rispello a quella italiairn è indietro di trent'irnni non è dir molto. Gli strumeuti di coltura non ma11ca110qui più che altrove m;:i, come s'è detto, ..e\ deft:to xe nel manego. l'JETRO ZANJtROG:"llNI. Caratteri. L'arrivato, Tu, credi, nevvero?, che il piccolo uomo novel– lamente e .irrivato • sia superbo. Neanche per sogno. Il farabutto che, umile, cordiale, man• s11e10finchè oscuro, salta su, appena la ventura lo chianrn, e si dà a caracollare con la penna in culo, come dice il Sacchetli, a far l'altezzoso, il dispregiatore, lo spaccamontagne, è un perso1rng– gio artifici,1,le piìi del lirauno dei vecchi drammi, un modello accademico a bianco e nero, un ca– rattere rudimentale come ne fa il nostro nemico O, " mala imitazione di Gasparo Gozzi e, bontà sua, di noi. L'uomo della re1'ltà è un altro: più fine, più ritorto. Appena e arrivato> si vergo~·na. - Di che? - Lo sa lui! Se tu l'acchi,1,ppi mentre sbuca impellicciato (che la pelliccia è il primo emblema cielsuccesso) da un automobile, o sguscia in iuria in un palco di pri– m'ordine, o mangia tr;:1. apopletici filistei in qtrnlche 1·es/aura11/ di lnsso in compngnia di colei che ier– laltro ancora non osava far vedere; se tu lo sorpren• di a braccetto con qu,1,lche avversario dell'anno scorso, l'amico della fortuna arrossisce, fa gli occhi falsi e ti saluta con un risoliuo impacciato, come se ti chiedesse scusl't, E cosi se ti parla: sceglie le parole più sbiadite, mette la sordina al pen– siero, dice tutto quello che ti fa piacere, ti dà sem– pre ragione; potrebbe persino convenire con te ch'egli non è insomma che un mediocre e magari un imbecille. - Perchè? - Lo sa lui! - E lo so am:h'io. Gli è che per e arrivare > ha dovuto venir a patti col diavolo, fletter 11'schiena e l'anima, lec– car la pantofola a tutti i papi, stringer lo sa id– dio quali mani. E ora si sente con terrore dive– nir quello che in fondo è sempre stato; sente che il destino lo tira per le falde ,,erso i suoi simili? gli spaventosi fratelli che non volev;:1.riconoscere e che l'aspettano a braccia' aperte, sorpresi ch'e– siti ancora. !\fa è c1uestione di tempo. Piano piano natural– mente farà il callo a tutto, metterà su cotenna e setolt:, s' imbnmcherà e chi s'è visto s'è visto. A. S. Il Ministero della P. I. contro la coltura italiana.(*) li testo unico della Legge Doganale Italiana, approvato con R. Decreto 26 Gennaio 18g6, sta– bilisce che.: sono esenti da dazio i libri stampati all'estero in lingu:1 estera, eccenuati quelli rile– gati. Invece sono soggetti a dazio i libri provcnienli dall'estero se scritti in lingua italiana, siano o 110 stampali i11 finita. Xon occorre dimostrare le conseguenr.e cli que– sta improvvid:1 disposir.ione di legge la quale ostacola l'invio di libri italiani in conto depo– sito a libr:1i esteri. È ovvio infatti che il modesto guadagno che un editore italiano può fare sulla vendita di alcuni libri venduti all'estero (è raris– simo il caso che una partita in deposito venga tuua venduta) viene assorbito dal dazio di reim– portazione che le copie 11011 \'Cnclutc devono pa– gare per rientrare in Italia. Quindi i depositi sono resi quasi impossibili o per lo meno pas• Si\'i, i;; vero bensi che la stessa Legge concede la reimportar.ione in franchigia cli merci italiane spedite all'estero a condizione. Ma per usufruire di questo vantaggio occorre seguire norme bu– rocratiche assurde, lunghe, tecliose, come quella della presentazione, al momento della panenza, di una bolletta contenente la descrir.ione dc1ta– gliata ,..li tutli i libri che si vogliono esportare, con il nome dc!P autore, il titolo del libro, il formato, ecc.; la bolleua deve essere in duplice esemplare, scritta su carta filogranata che renda impossibile qualsi.1si grattntura, e con inchiostro inalterabile; la scrittura non de\'e oltrepassare il margine segnato sulla carta filogranatn, e cosi di seguito. Si aggiunga che gli impiegati doga- (•) Ci propt)niaruo di r1«oic1itro IOtto 111ieno titolo tut11 Kli 1uutati d, 1mbec1llirà e df 1n1pr•1ici11 che la Mlnerv11 com– r.cue contro la d,ff,uione, in !oli11 e 11ll'c1tcro di ci6 cho •i pensa e ti ,i,.mpa da n.. i. A, prouimi numeri 11lcu1,nultimu cmor111i11tul 1erw11io del pre11i11>,Su.imo grati 1 11>1ti coloro cho worr1or1no duci indicuioni o '"g,cerirci 11r11l)mentldi quu10 genere. Chi ,,aria oasi o un impo1111nte o co'10 libraio•edhoro dl Fueoi,.. Bibloteca Gino Bianco· nali, cui capii.i rarissima l'occasione di far simili operazioni, prima di accettare In bolletta trovano un mondo di eccezioni, rest:mo incerti sull'ap– plicar.ione di certe disposizioni della Legge e .. finiscono per manclare a quel p.tese lo spedi• tore. i\1n questo è niente; con 1111abuona dose di p.tzicnza si può ;irrivare, dopo una mezza gior– nat:1 di lavoro, ad avere la bolletta in regola; il bello vien dopo, quando tutti i libri sono sotloposti ad una barbara operazione consistente nell' ap• porre sull:t copertina di ciasc11no di essi se broc/1é, sul frontespizio se legato, 1111 timbro a olio che deturpa il volume e lo rende addirillura in vendile. A questo proposito rammenlo che nel Feb– braio del 1903 S. E. Alfredo Baccelli, allora Sot– tosegretario ngli Esteri, si rivolse all'Associazione Libraria lt:1liana e con lodevole intento le se– gnalò 1111 rapporto del R. Console it:-iliano di lnnsbruck, nel qual rnpporlo si lamentava il fatto che in quella città non era possibile trovare in vendita nessun libro italiano presso i librai lo– cali, nonostante la vicinanza del Tirolo all'Italia e a una regione come il Trentino dove non si parla che italiano. E siccome S. E. il Sottosegretario invitava l'Associar.ione a ricercare le cause di questo fatto, fu risposto che le cause erano due: il dazio di reimportazione e il famigerato bollo. Allora sapete quale risposta venne dal Mini• stero di Agricoltura, Industria e Commercio, cui nel f rattcmpo era starn deferita la pralira? - Essere eviden1e la necessità di far pagare il da– zio ai libri italiani che s'introducono nel Regno • per ragioni di finanr.a e per proteggere la pro– duzione nazionale da eventuali concorrenze che le potessero venire dall'estero; e che se era que– stione del bollo a umido .(leggi olio) che dava tanto fastidio agli editori italiani, il rimedio c'era e semplicissimo e il Ministero era pronto ad adot– tarlo; i1wece del timbro si proponeva di applicare un bollo di piombo (un innocente, modesto bollo di piombo!) ad ogni libro che passerebbe i con– fini con diritto di rientrare in franchigia. Op– pure (vedete che si usava anche la cortesia di lasciare la scelta) oppure si propone\'a di legare i libri solidamente con una funicella i cui capi dovrebbero esser piombati, lasciando fuori una copia libera per mostrarla al pubblico o metterla in vetrina. Non si diceva però se 1111a volta resa la libertà alle copie legate e piombate, queste potessero usufruire dello speciale trattamento di favore. >f Come si vede la soluzione proposta era cosi chiara, semplice, rar.ionale che al confronto l'af– fare del!' uovo di Colombo diventava un problema algebrico. Non si bollano forse le pezze di calicot e gli zamponi cli Modena, perchè dunque non si do– vrebbe poter bollare un libro? E d'altra parte non abbiamo appreso dalla Storia che nel medio evo si applicavano con fu– nicelle bolli in cera e in piombo alle bolle pa- ~ pali e ai documenti riguardanti atti pubblici e si fermavano con catene agli scaA'à.!i i libri nelle biblioteche? lo non so (e probabilmente non lo saprò mai) chi fosse l'egregio funr.ionario che ebbe 1111' idea cosi luminosa. So, e ci tengo a precisarlo, che la proposta, fatta con meravigliosa serietà, è consacrata in una h::ttera ufficiale cli un Dicastero che presiede al Commercio. Per me penso che quel funzionario e que::I t.Iinislero si occuperanno di tutti i commerci possibili e immaginabili cli c1uesto mondo, ma ho l'impressione che per arrivare al punto di fare una proposta simile, fra quei signori ed i libri non debbano correre troppo buoni rapporti. • r-orse qualcuno vorrà sapere la rngione di queste vessar.ioni contro c1ueipoveri libri italiani che tornano a casa loro, rei di non aver trovato un acquirente al cl! là delle 1\lpi o al di là del mare, mentre poi i libri estt:ri inondano il nostro merrato (ed è bene sia così) senza pagare un centesimo alla dogana. Le ragioni portate dnl }.!inistero nella risposta che ho citata sono due: 1. 0 non pregiudicare la finanza; 2. 0 difendere gl' interessi degli editori nazionali. Esaminiamo un poco queste clue... per modo di dire ... ragioni. È dubbio se l'erario perderebbe più a lasciar rientrare liberamente in fr,111chigia quei libri italiani che potrebbero andare :"\ll'estero - e ora 11011 ci vanno per le ragioni esposte - op– pure se perda di più ad ostacolare In loro uscita e il loro possibile ritorno in franchigia. Nd primo caso il dazio sui libri itali:1ni rien– tranti in Italia (quel dazio che l'editore inglese 193 Fisher Unwin chiamò opportunamente l' iwpos/a sul/' islr11::io11e) non rende nulla o qlmsi nulla perchè nessuno ha tornaconto ad esportare libri it:tliani all'estero e ben pochi sono ~li editori esteri, che per una quantità di ragioni (la difficoltà cli trovare compositori che sappiano l'it.aliano, il maggior costo della mano d'opera e delle ma• terie prime, ecc.) trovino il loro 1ornaconto a stampare opere in lingua italiana; quincli nulla verrebbe a perdere l'erario. Nell'altro caso vien fatto di domandarsi se il fisco non incasserebbe di pili, per altre vie, se fosse facilitata la vendita dei libri italiani :11- 1' estero. 11 maggior smercio porterebbe un maggior consumo di materie prime e di mano d'opera e le une e l'altra snppiamo che pagano tasse proporr.ionali rii consumo e al guadagno. >f tota anche facendo astrazione dal)a parte pura– mente materiale della cosa, quale enorme van– taggio morale verrebbe alla diffusione della nostra lingua all'estero, dalla diffusione del nostro libro? La « Dante Alighieri» e « la Società Biblio– grafica italiana » compresero cosi bene l'impor– tanr.a del fatto che fecero voti, perchè venisse a cessare questo stato di cose. Purtroppo non per colpa loro la questione rimase allo slalu quo e lasciò le cose come stavano prima. • r.la io mi accorgo di divagare parlando di ideali di puro patrio1tismo, a rischio di dimen– ticarmi dei piombi .. di Roma. Rientriamo dunque nella nostra pralira .. Dicevo che l,1, seconda ragione addolta dal Dicastero che sovraintende alle cose dei patrii commerci, consisteva nella difesa degli interessi degli editori. « Surtout pas trop de zèle » diceva il i\linistro Talleyrancl agli impiegati del suo l\Iiniste~o . Dato ed ammesso che non manchi la buona volontà di difendere questi interessi che si sup· pongono minacciati, restiamo molto dubbiosi sulla bontà del metodo di difesa. Ostacolare la diffusione del libro italiano oltre i confini, sotto lo specioso pretesto che nella reimportar.ione in franchigia possa nascondersi un pericolo di concorrenza, che ha tutta l'aria di non esser possibile, non-è difendere l'inte– resse degli editori italiani, è anzi un danno che si arreca a loro e ad alti interessi patriottici. • Da quanto sono venuto fin qui esponendo panni risulti chiaro che scopo della legge doga– nale riguardante i libri stampati è di impedire che entrino in Italia senza pagar dogana, libri stampati ali' estero in lingua italiana, mentre tutti gli altri libri sono esenti da tasse d'entrata nel Regno. Ad evitare questo odioso trattamento che si fa alla nostra produzione, l'Associazione Libraria Italiana presentò al Ministero un progetto cli modificazione alla legge altuale, compilato dal– !' Avv. Gasparotto, progetto col quale si \•eni– vano ad eliminare gl' inconvenienti lamenlati. Si rispose dal l\linis1ero delle r-inanze (consi– derate che questo è il 1en:o i\linistero che si occupa dell'affare; a quanto pare fanno tma volta per uno!) che pur riconoscendo la neces• sità di apportare qualche lieve modificazione alla legge vigente, pur tuttavia non era il caso di accettare le fatte proposle e si ritornavano a proporre ... i piombi e la corda, con una serietà disperante, con un'insistenza degna di miglior causa. La Presidenza del!' Associazione replicò con una lunga, chiara, esauriente lettera, rifacendo tutta la storia dolorosa, accennando :1 tutte le ragioni pratiche, commerciali e morali in favore della sua tesi, ed ottenne che ... nessuno si fece più vivo. t doloroso, ma è proprio cosi. Gli editori italiani ultimamente riuniti a Con– gresso a Roma, hanno emesso un nuovo voto tanto per affermare il loro diritto di prolestare contro quella t:1\ protezione con la quale il t.'li– nistero .... (non dico quale, perchè non ho potuto capire quale sia il Ministero che si occupa del commercio dei libri) difende o dice di difendere i loro interessi. Per me posso anche credere a questa difesa, per quanto abbia un vago sospetto che si tratti pili di supposti iuleressi fi.srali dtc in nallà 11011 csislouo, che di quelli degli eclitori. Ed ora termino dolente di non aver difesa come merita\'a un:1 questione che interessa non solo il commercio editorialt:. italiano, ma 1111 ben più a.ho principio: quello clella diffusione della lingua italinna ali' estero, di quest:1 nostra glo– riosa liugua che ha tanti 1itoli per cliflonclersi, per esser conosciuta, per essere studiala; ben lieto se la mia modesta parola .ivrà il potere di rnn·ivare 1:-t questione e se chi dice cli di•

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