La Voce - anno I - n. 46 - 28 ottobre 1909

192 LA VOCE noscer subito che, dato il terribile torpore della coscienza artistica italiana e la grande ignoranza dei nostri pittori e scultori, verso l'epoca in cui furon bandite le prime espo– sizioni veneziane, un po' di bene queste l'hanno fatto non foss' altro col render popolari fra noi i nomi per esempio di Rodio, di Meu– nier e, sebbene molto meno venerabili, quelli di Whistler 1 di Zuloag:t, e di Albert Besnard. Senonchè questi e gli altri due o tre artisti, di cui forse non mi sovvengo ora e che l'Italia ha imparato a conoscere a \"enezia,.. oltre all'esser di fama mondiale da lustri e lustri, non rappresentano in nessun modo il progresso sostanziale e radicale fatto dalle arti figurati,·e nella seconda metà del XIX secolo e agli ini7.i di questo nostro XX. Rodin, i\leunier, \Vhistler - più ancora di Zuloaga e di Besmtrd - espressero, è vero, in forme di l,elleu:t una loro particolar vi– sione del mondo, ma quesla dsione in\'ecc d'essere il resultato genuino di un'ossen·a– zione diretta, disintereS!iala 1 senza interme• diari, della realtà vivente, non era invece che il riflesso) diciam cosl, sintetico di mille altre visioni precedenti fissate dai grandi del tempo passato in capolavori eterni dove l'a– nima dei novissimi artisti s'è abbeverata copiosamente. Voglio dire, per essere ancora più chiaro, che cos1oro non fanno che di– grumare vecchie verit3 1 sodisfare vecchie aspirazioni, riprodurre un vecchio mondo di bellezze: chiudono, più o meno felicemente, un gran momento dell'evoluzione spirituale dell'umanità, senza però iniziarne un .iltro. Son gli ultimi grandi, se volete, del passato 1 ma non offrono nulla all'avvenire. E ciò è grave, tanto gra\·e che ripensando all'auri– buto di grandi che gli si è dato vien voglia di ritirarlo. Cosl, non son questi gli uomini che un preparatore d'esposizioni, :,mbizioso di giovare allo sviluppo delle ;uti, dovrebbe chiamare, prima di tu11i, a riempir le sue sale. Quello che Rodin può insegnare, anche Michelangelo può insegnarlo, qm:llo che Meunier dice, anche Donatello e tanti altri l'hanno detto prima di lui, quello che Whistler e Zuloaga esprimono, è stato espresso a mera\!iglia da Velasquez, da Goya, e dai giapponesi. Il più gran merilo di ques1i moderni è di non scomparire enormemente a petto di quegli antichi 1 e non altro. Ma ciò non basta; non basta girare in un cerchio, inge– gnandosi tutt'al più di girare anche un po' su sè stesso: bisogn:i. spezzar quel cerchio e tracciare una linea in avanti. Non sono gli echi di \'Oci formidabili che possono istruire il mondo avido di parole nuove. E sl che que• sie voci nuo\·e non sono mancate durante gli ultimi 60 anni. Ho scritto tante volte, qui e altrove, i nomi di 1'lanet 1 Oegas, Cézanne 1 Renoir, G:rnguin, Van Gogh, Rosso, Toulouse– Lautrec1 Pissarro 1 eccetera, che quasi sono stufo di scri\'erli ancora; ma come farne a meno in un paese dove questi nomi sono sempre dei puri suoni, come quelli un po' meno importanti è \'ero, nrn pur significativi, di Seurat, Serusier, ~layoll, Denis, \'uillard e Bonnard? Eppure son questi pittori eque– sti scultori che il signor F1adelello avrebbe dovuto supplicar con le mani in croce per indurli a mostrnre nella sua Venezia che cosa ,·uol dire arte moderna e quali siano le aspirazioni e l'espre,.sioni dell':rnim:1. occi– dentale rinnovellata. Essi, ed essi soltanto, a,•rebbero potut.:, indicare i nuovi cammini dell'arte, rivelare dei mondi palpitanti di nuo\·e luci, di nuovi colori, popolati di forme inusitate 1 pieni, complessi, ricchi di sfumature, di armonie, di sentimenti re;11i 1 e di baleni illuminanti il viso di una nuo\'a bellezza. L' li:1 fatto? >:o. E questa è la più patente cond:mna dell' i:itituzione di cui è uno dei capi. Se, come voglion far credere i suoi ordinatori, l'esposizione di \·enezia è sorta e si apre ogni due :1.nni per l'incremento delle arti e per la diffusione del bello come può darsi risponda a questi suoi nobili scopi allontanando da sè tutte le forme novelle sotto le quali questo bello si presenta, peggio: chiudendo le sue porte a tutto un movi– mento :1.rtistico, che, come il cosi detto im– pressionismo, h:t sconvolta da imo a sommo tulla b scala dei valori estetici, riconducendo l'arte disanimata, accademizzata, infilisteita 1 prostituita, imbestiata) al suo antico ufficio d'intermediaria fra l'individuo e l'assoluto, ,li beatrice che guida l'uomo a ripigliar ...ontatto con l'idealismo a forza di realtà? E che non si venga a dire che s'è cer– cato di giovare ai grandi tini dell'arte, ma che solo le circoslanzc si sono opposte tin ora all'ottima aspirazione. 10 1 per conto mio, so di un affronto fatto all'arte, nella persona di un gio,•:tne spagnolo, domani glorioso 1 invi– /alo 1,Jlh1J/nw:le a \"enezia ed espulso alcuni giorni dopo l'apertura della mostra, sol per· chè il suo dipinto non era conforme :1.Igusto di chi ad un'opera geniale come la sua pre· ferisce - e preferirà, ahimè! sempre - le evacuazioni policrome e pestilenziali d'uno Scattola 1 per esempio, o d'un Chitarin. E sarà, questo caso \'ergognoso 1 il solo? .. Ve lo domando I.. Bisognerebbe ora, se non fosse troppo sec– cante il farlo, es:uninare anche, considerando l'istituzione nella sua realtà attuale, qu: 1.li siano i metodi di scelta 1 i giuri e la loro competenw, i criteri direttivi, infine, e la loro bont:) ; ma a che pro 1 dopo tutto, se basta percorrere una volta queste snle per condan– nare implicitamente e metodi e giudici e criteri e tutto? Entriamo, piuttosto!.. Ardengo Soffici. Ciò che possiamo imparare dall' India. « L'India > - dice Hegel (Filos. della Storia, I, 2) - « come /erri, cere.zia è un momento rssm{iale di tulta la storin. Fin dai tempi pii1 antichi tulli i popoli hanno mirato con intenso desiderio ai tesori di questo paese di maraviglie, i quali sono ciò che di più prezioso può trovarsi sulla terra : cesori na– lllrali, perle, diamanti, profumi, essenze, ele– fanti, leoni, ecc. e altresl tesori di sapienza. La ,,ia onde questi tesori son pervenuti ali' occidente è stata in ogni tempo una cir– cosla11t.aslorico-momliale connessa con 11 fie– stino delle nazioni. » ~ Cosl Hegel ; il quale, per altro 1 nello stesso capitolo della Filosofia della Storia non sem– bra far gran conto dei tesori di s:1pienza in– dinna. Per lui l'India non è che il paese del!a sensazione e della fantasia, sola fantasia senza intellettOj è 1 1 umanità adolescente che sogna : sogni smisurati dove lo spirito - non l'anima empirica di questo o quell'individuo - ma lo stesso spirito del mondo s'inabissa e si perde. In Grecia il genio dell' uomo fatto gio"ine, comincerà ad affermarsi e limitarsi dinanzi alle cose, a volere e operare; in In– dia non si vuole nè si opera : desideri cao– tici, infinite speranze, infiniti sgomenti. È il trapasso dalla fanciullezza ali' età pubere, il momento più critico nella vita storica come in quella individuale. Ciò è vero solo in parte. Anche qui Hegel per troppo amore al suo sistema, fa violenza alla realtà. L' India reale è assai più ricca e complessa che P India momento ideale della filosofia della storia; e per conoscerla un po' meglio conviene studiarne con pazienza ed amore la immensa letteratura, che dischiusa da poco pili di un secolo ali' indagine occi– dentale, ha già rivelalo veri tesori di sapienza, sl da giustificare anche da questo lato la mil– lenaria Selms11ci1/ e ricerca di cui parla il pensatore tedesco. V India è la terra classica dello spirito speculativo, della intuizione pura non solo, ma anche della pura filosofia. Ciò che le manca o quasi è la conoscenza per generi, specie e leggi. la conoscenza mate– matico-naturalis1ica nel senso occidentale mo• derno, tutta intenta a isolare sistemi rigidi e definiti, a costruire la geometria e la mec– canica dell 1 universo. Or se è ,·ero - come a me p:1.rnon dubbio dopo le dimostrazioni di Bergson e di Croce - che questa nostra tanto vantata scienza matematico-naturalistica non è che una pseudo-scienza, strumento uti– lissimo per l'attività pratica, ma priva di valore teoretico, la sua mancanza in India non solo non toglie nulla al carattere spe– culativo del genio di quella nazione, ma ne Bibloteca Gino Bianco conferma anzi la purezza e la indipendenza da ogni elen,ento di origine prntica. Che poi gl' Indiani nel campo speculativo si siano fermati alla pura intuizione estetica, al puro sogno, poteva esser questa al tempo di l-legel affrettata conclusione dagli scarsi documenti che allora si a\'evano della loro letteratura; ma oggi non è più sostenibile. li genio specul,1.tivo indiano non è rimasto ndoloscente, ma vergine - eh~ è nn' altra cosa; e per serbarsi vergine - poichè dav– vero non er,1 eunu-::o - esso ha do,•uto as– sogget1.11si a una severa disciplina che lo ha condotto molto più in sii della regione del sogno, ad altezze farsi! mai raggiunte altro\'e. Qui per la prima volta l'uomo ha acquistato coscienza cieli' opposizione frn sè steS<;0 e le cose, e l'ha risoluta nel ~oncetto di un sè stesso pili vasto e profondo che comprende il sè e non-i-è empirico, nel concetto anzi del Sè 5/i:sso come forma asso/11/a dell1 essere 1 principio dell'unilà e insieme della distinzione. On~te nien1e malerù, come sostanza inerte foori dello Spirito, niente rausalilà esler1111. Quesli due pseudo-concl!tti che per tanti se· coli hanno viziato la filosofia europea, sono ignoti alla schietta speculazione indi:1na (an– che :d sistema Sa11kl1J1a, benchè possa 11ppa– rire il contrario dalla interpret:1z.ione che ge~ neralmente ne danno i nos1ri sanscritisti, i quali, dietro il Garbe, traducono con materia il termine pmlu:ti, che invece significa la reah3 empirica come produzione di sè stt:ssa, come procreap·o11e: da la: - creare, e pra - avanti}. Qui ogni cosa è causa sui, perchè ogni cosa è sè stessa, e non c' è rcalt3 fuori del sè stesso. La infìnita varietà empirica si spiega con l'a• zione che non ha anno mai principio e non anà mai lìne: i singoli esseri empirici e lana– tura tutl:1quant:1 non sono altro che azione ac– cumulat:1. da cui altra azione rampolla, ali' in– finito, Quindi la più perfetta autonomia morale non dell'uomo soltanto, ma di tute i gli esseri, dal più oscuro dei mostri al più splendido dei divini. Se non che l'azione o realtà empirica im• plica sempre un'opposizione e quindi una limitazione, una necessità, una diminuzione di sè stesso, che, per essere liberamente posta, non è men dolorosa e grave allo Spirito. Lo Spirito n1ol essere assoluto sè stesso, assoluta libert!J. Invano conquisteresti questo mondo e milioni di altri mondi, invano foresli 1ua la potenz;1 e la gloria di tutti gli dei : dov'è de– siderio, volontà e azione ivi è schiavitl.l. Con occhio più abissale dell' Ecclesiaste, il savio indiano contempb 1utte le cose e in tutto riconosce vanità e tormento di $pirito. Pro– meteo bestemmia Giove e Giobbe si prosterna dinanzi a Javeh: Buddha non si prosterna nè bestemmia, ma tutto avvolge nella sua in– finita pietà. Chi pil1 sa pili perdona. Per lo Spirito che sa 1 tutto è naturn i sol 11011è natura lo Spirito che sa 1 e lo Spirito pensando la natura, la risolve in sè stesso ; cosicchè le forme della necessità sono infi– nite come le situazioni empiriche, ma una sola è la forma della libertà: la vid_yll - la scienza. Per la quale l'indiano - giova ripeterlo - intende la visione concreta dell'Universale, che non è nessuna cosa particolare ed è insieme tutte le cose i « il riconoscimento di lttlli gli esseri in sè e di sè i11 lulli gli esseri" ( i rii· vasya-Up.1t11~ad, 6). ~la - si dirà - se questa è la filosofia indiana, non è davvero necessario di andare a cercarla in India. Tutto ciò che ci potremmo trovar di buono, lo abbiamo - ed in forma assai pii:1 razionale - nell'ideai ismo asso– luto post-kantiano, principalmente nell' ul– timo vigoroso sviluppo, che è il sistema di. ... Benedetto Croce. Perchè scomodarsi tanto ? Perchè cercare cosl lontano ciò che ci si offre in casa nostra ? Appunto perchè lontano - rispondo - appunto perchè è necessario scomodarsi, noi dobbiamo cercarlo. Per conoscere bene noi stessi bi~ogna studiarci nei nostri simili, tanto meglio quanto pii.a lontani; e il pensiero in– diano rispetto al moderno idealismo europeo è un simile /011/auo. E poi I' idealismo nostro vale ancora storicamente molto meno dell'in– diano. Gli Europei son gente pratica, che si appassiona più per gli aereoplani che pe1 l'Assoluto, e un idealista schietto vive an e' oggi in Europa come str,miero. In India invece si è avuto un esperimento in grande dell'idealismo, una vera e propria a,llurn idea /islic,,, unica nella stona. Gio\·erà quindi ri– rordnrsi e vedere che prova ha fotto di st lo spirito speculativo puro disgiunto dallo spirito pratico: ciò per il nosce le /psum dello spirilo speculativo, per una più profonda co noscenza dei suoi limiti e del suo rapporto con I' atti ,•it~ pratica. Piero Marrucchi. MODENA Mod•n• e un• cm:!. d, Lombardia tra il l'•nàro e h, Socchi•, in un p411lanu ore ti ,merda u1111 rcdcl cri11iai,o cbe ••• bb.it• a punr per qoella •i■ ..,. Colui <"11e scri-.st: questi irri,,erenti ,,ersi, come non sapeva di geogrnfo1, cosi era cer1ame11teun maligno; :\1odena, invece:, è una ci11;\ddl' Emi– lia, in cui C'l1i 11011 abbia gustato lo z111111>011e e il lambrusco, nè \PÌ!II:\ la Ghirlandiua, si può fer– mare, avendovi qualche amico od amante, un paio <l'ore sen:r.a annohtrsi. Certo che di più. se non ha altri aft.iri. non vi può rinuu1ere: qui non monti, ma nc:anchc una collina. non il mare, ma neanche un lai,:hetto; 11011 un bosco, non un fiu– me, solo srngni e canali; la 11.itura, fuggendo da questi luoghi, scmbra non vi aver dispensato di sè neppur quel tanto che ci \tuole per farsi desi– <lerarc:: non il trillo d'un uccellc:tto, non un ciuAo di verdura, non uno :r.ampillo; ,1,(ad'esta1e, bruma d' invcrnn. e Si je toussnis - dice un ,1,rgutostra. niero (r) entrandovi - j'cnlendrnis un écho infini et je réveillernis des morts saus doute ... l\tode1rn è fasciata, ancora in grandissinH\ pMte, di vecchie mura mas~icce; I;. mole c111>a e greve: del suo Duomo romanico, adorna ali' esterno da rilievi ove la (orma lml.ma è in atteggiameuli goftì e s1>asmodici, spazzn dall'anima ogni pen– siero di letizia; 11ellapenombra cieli' interno scor– gonsi figure d'uomo ....giunger le i;inocchia al petto rannicchiate, schfacciate sotto il peso <lelle soste• nute colonue. Questi gomi1oli Ji membra che sembrano ;mime dannate in nn'a11gusti11crudele potrebbero, in certo modo, raffigurnre lo spirito di questa ci1.1.\. Può un poeta, un filosofo, un s;.nto, un erce nascere e vivere qui ? Sarebbe come chiedere se <love non è :-.rianè luce potesse crescere un fiore. e Celle ville nmuque de cordialité., dice il me– desimo fine straniero; lo spirito mo<lenese si ran• nicchia, s'aggomitola a guisa d'un riccio: da ciò quella sua peculiare scontrosità che fa si che in una casa modenese soltanto con indicibile diffi– coltà si riesca a diventar familiari, ma nuche eh~, una volta diventati, lo si rimanga ver sempre. Ed è cosi anche delle idee: ad t:5.5e, in un cervello modenese, è tanto difficile penetrare come uscir– ne; il modenese ha pe\ suo zampone, come pcl suo lambrusco, 1111 assai forte nt1accamen10, ma un attaccamento incomparabilmente più forte lo ba per le proprie idee. Non solo egli ama ripe– terle sovente e accarezzarle nella consueta loro fama vr.rbale, alla quale pure si sente incredibil– mente affe:r.ionato, ma in questo ripe1erle egli fa, il più delle volte, consistere tutto il suo ragiona• mento, e, nel poterlo egli sempre fare a voce alta e ,•ibrante di convinzione, tutta la forzn eterna di esse idee contro le argomentazioni av– versarie. Per cui, in politica, 11essuno è tenuto così a vile come chi cambia d'opinione, quando lo faccia, ben inteso, p~r convinzione intima; poichè chi lo fa per opportunismo o per inte– resse è uno che idte non aveva prima come non ne ha dopo, e non è quindi colpevole d'aver tra– dita nessuna causa. Come chi si chiude in una scatola non può ac– cogliere dell'esterno se non quanto la sua scatola ne contiene, cosi le questioni soci,di, politiche, filosofiche e religiose che arrivano fin qui, sem• brano tnlora, alla prima, accolte con insperato favore; se non che di esse, il più delle volte, una gran 1>arte rimane tagliata fuori, e questa parie, quasi sempre, è l'essenziale. Il modernismo, il socialismo, I' idealismo in genere. ogni 111010, in– somma, che sia veramente vit-lle riesce irricono scibilt: sulle labbra d'un modent:se: sembrnno codini anche gli fluarchici, a J\Jodi;-na,e, comt; nelle camere d'un ospedale, l'aria buonn ~ fresca che riesce a penetrarvi, subito si vizi:-.. Chi si chiude ha qualche cosa d,1,direndere j ha (I) A$Dd -"IA"<l&I•• Pttitc1 t1illt1 il'lt<llit, voi Il P•lodrnc p. 63- 0 1':tri,, Hachc1tc, 1m.

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