La Voce - anno I - n. 46 - 28 ottobre 1909

OCE Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI .:I- Abbonamento per il P..egno,Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un :iu:nero c,nt. 10. Anno I ... N.• 46 ... 28 Ottobre 1909. "iO~l~li\RIO: Palinodia ptr Il profc111cr Fcdcrlgo Enrlquu,g.p, l.'ciposlzlonc di Vrncil11• ..-\wm,(;O SOFFICI Che cosa poasl,i:no impararcdall India. l'U--R0 :'oL\kRl"CCIII - r\lodtUII, P11-:no z.,,rR0(,,1,1 Cartll• Ieri: l.'ll1·,h•11/o, .\. S. Il Ministero ddla Vubbllca lllnulor.c contro 11 coltur.a ilaliana, lxt.111:-.:0 F. '1 \Rl'.SC:\ - J>,,r, il C.JHt;l"t' ..M, ,,·tli/ka, G. CALÒ - Libri J,r terre,. PALINODIA PER IL PROFESSOR FEDERIGO ENRIQUES. · Tulloq11,llo rh, ),ostri/losull'rgrrgiouomo,lo coufesso q11ut'oggi t mr ne pmto, 11011 fu rht• fru/f<td' im•idin. A mr dijalli uvu ,~ ulfli n'ustito, ro111t: a lui, impos– rnsar111i di sollo J!flmlm dl'l/11 jìfosojin, e i,, mm tempo rlJI'ri vttofr ti 1111 raga;z.zoptr im– parare il mtsliere di riabau;,,o, asrwdrre. 11011 soltantoal e.rado di filosofi,,ma persitlo di rap– prrsentantt e del pi,i rnspiwo rappri'Jm/a,1t1• dr/In filosofiai1nlin1111, di pmidml,· d,lln " So– cirttiJilosoJìra ilalia,w ,, di rampione ntr e– siero,frll,· 11os/rr fnro/111 spm,ln/ive r d'ospite dri prusn/ori strm,ieri che vtrrn11110 in Italia ud 191I ad 1111 i 1t1.,.,111zJ01111le haila11111u filo– mfiro. Fncifr, mernl'iglioso ingegno davi•ero ! che tnlmtone gli C mai! A par/art con di– plomazia lo si direbbe " 1111101110 nbile, 1111a brrsona fort1111at11,,, 11111 io 11011 uso a diplo– ma{ia dicò la t'tritli, r riro11osr" rbr è soltanto al merito rbe dn•e la sun rrrez_ioual posizione. E perriOrirredrmlomi e ritir(lmfo /11llt lr espres– sio11i me,, rbe risptllosc.sr, Ìlleper queshr illu– strnzJoneitalimu1, ,•sor"1 i filosofi d'Italia " cambiare sistema. Di/11lli t: rnrioso rlu dl'I profrs.mr E 11rit111es si drbh1 iuroutrare il uomt t In prrso11n tullr le t•,,ltrrlu s'ba da fare con fr nppnrwz.e erttrfori de/In t•itn jilosofim; rbe. lo si trm•i prrsidmtt di sonet,i, ornameuto di ro11grtssi, inmrimto di rrlnzùmi, e prl'smte, insm11111n, a 111111.• fr ri1111io11i r ari111011ir rs– sotrrirbt. mli rht qnmu/o poi si rsnmi11n110 fr ,or,e11Ji 1/rl 11oslro prmicrv o drlla 111Jstra vita, rnrr,1 ,~. ,..111.,lil,t .Id p,vfnsu, /°;111 iqt,r:, ji ,os,hi ntl pi,i asso/1110 e tmebroso mistero. Grt111Jr dal/' nitra parti, dir01ft1 mhmscolis. simo t/11 q11ts/11. Chi l'nb/iin 't.'Ìsto prima troueg– giart t/(l re ne/In "Sorietti Jifosojirn itnlw,w ,, , si meraviglia di trm•,11/11 rido/I<> "" grnue/lo di poJt,ereuri/a vita dr/ pmsirro. /i,,,lou nrrade mai di sentire rirordarr il suo sistm,a o le me hlcr, 1111 moviwmt<Jiniziato da lui, 1111ll dtmoliziom compiuta ro11 i suoi metodi, un progresso effet111alt1 rou l'aiuto del/i- sue sto• ptrtr. J\'011 r' è 1111n srnoltt, 11011 r'f. ,m'im– presa, 11011 e'; 1mn pr()duzhiut Jifosofirn rlll' da lui prmda ,mme. A dir molto se ,u parla romr. d' 1m ro11f11so rfr•trbernl<wr, smz..agmin– litti r sm:;_a potmz..a,di qutl mtn 1 il11mto fra11- crsr. r. ll'fii'srodi rritim drlfr scimz..eche ba ptr rnppresmtnuti illustri ffn 1'-lncb,un Poin– rarl, 1111 Le Roy. 1.:.· ron ciO ,~ finito tullo. Ora h) tlommulo ni Jdoso_ti tnlùmi che njll't– ta110 ml seriosulla sr,wcorda,rz.a di questi dut (mommi. l\·011 mi par dignitoso neppure per il professorE11riq11es m.•trr1111 n,si alto stggio esteriore, mss111w ejJicacia di pmsierointeriore. Quindi d'ora itmau:;_i, n piè di pagina,q11a11do e' è occasione magari smz.a c>ccasioue, si ri– Ct)rdi110 dd professorE11riq11u piti spesso:sarà, se 11011 a/Jro,,ma buonaa;Jmtt',,ma cariti, spi– rituale.E sictome potubbe sorgere. qualchediJJì· '"oltlt 11el rifare, pruisamc11te 1 e a qunlrheschiz..– cinoso 1:wir "l.!t1g/in di rrmltrsi conio di quesle citazionie 11011 Jnn.•ttr '1t1llt1 tbe le giustijirbi, ,soproporre modeslmumtrrhe si segua lo stesso sistemadel professor Enriqurs, rhe in questo 1lmwo, J assai sistmmliro. Si riti smz.n rou– lrollo, smz.n indirnz.ionl'd' opl'ra, di 1.,0/ume, li pagiutt, romt' fa lui Jnltt• fr 1.!olte che ri– corda l'ampioOlimpojih>sojiro disceso i11 qumi 11/timimmi ,u/la sua mmte per ispira:;_icJ11e dtlluSpirito Smth1,da Pltthme t1 Schfrirrmtt• cbrr,da Pnscnl a Firbtt. • \\m f giti che io dttbiti dl l'gli a[,bù, /t'/Jo Julta q111·slt1 bella roba,r in ùHi po((1 tempo 11' abbit1 trai/o brojitto, e, i111asJiralt1la t' digeritala a111modi110; 111 n sicco,ut· qutslo dubbùi polrrbbe sorgtn: i11 litri per t·i"dcrlo tirar Jtl(lri,rom,· talvoltagli tJ!'<ndr, ol·it;Jc11!i c1111futalt al/' inrirra da pi,i di durmila mmi, e per nltrr i11t;JeJi questo gwtrt, rosi io propongo rbt lo si imiti e si (arda dh•mtnrr rnrnller,• unzimwlt dt>lla pro– duz.icmr filosojirn italia11aqmsta rara/ltr,• par– tico!tm·del profcssort F11rù1urs, e gli stmni,ri, iu questa guisa, 11011 possa11 srawbiare le. illu- 111im1.;Jo11i impr1nrz,1ise d lla sua mrnte geniale ro11 l'abborracriaturadi 1m gtomtlra i111pr01,'t 1 i– Sfllo .filowfo,pitirnrn11/,• ddl'n/1il,> eh.-ddl'n11i• L'esposizione In uno dei più infami dipinti del più infame fra i famosi in,•itati di questa espo– sitione - Pe1er Severin Kro,·er - rappre• seniante l'au1ore a spasso con una donna - sua moglie probabilmenle - in rÌ\'a a un impossibile mare di cimento armalo su cui pende la lun:1 1 torlo squacquerato d'uovo barlaccio, senza riflessi e senza luce, ho no– talo l11 presenza alle,gorica di 1111 cane. È un canuccio cisposo, peloso, imburralo, dall'aria vile di cameriere smesso, che devotamente lecca il polpaccio dell'illustre padrone. - La critica italiana - ho pensato sbir– ciando in tralice la bestia lecchina - : non imitiamola. SI, d:t·.,vero, la critica italiana ha leccato troppi polpacci qllest'anno cd rmche dei piedi, e gii uni menu puliti \!t:gli a!iri: dJnquc non imiti:lmola: parliamo franc:uflente delle esposizioni in genere e di quesla di \ ·enez.ia in parlicolare. L'esposizione d'arte è, si sa, ai nostri tempi, come le case di tolleranza e il gior– nalismo, un mal necess:uio. Tutti quei critici, buoni e cat1ivi 1 che hanno studi:110 questa istituzione nei suoi fini e nei suoi metodi 1 sebbene :ibbi.ino condan· nati il più delle volte, e gius1,1111ente 1 e gli uni e gli altri, non hanno potuto fare a meno, allo stringer dei conti, di riconoscerle questa necess.1ri:1 ragi6n d'essere. L'esposizione, ar– gomentavan su per giù costoro, guazzabuglio <li tendenze di verse, oll:1 podrida di merci• monio, di tornaconti personnli, camorristici, di nepotismo e di ragioni estetiche, non può in nessun modo rnppresent:1re uno slancio concorde dell',:1nima di una na1ione o di molte nazioni ,·erso un' ideai mèta artistica, nè, pertanto, diffonder nel rubblico la co– noscenza ed il gusto della bellezza. Lungi anzi dal presenlare un quadro delle facoltà espressi\'e e delle varie aspirazioni estetiche di un'epoca, un simile bric-à brar.:, :1011 serve il pii.1 delle volte, che a deviar lo spirito, a neutralinare il giudizio, a disgustar l'animo e i sensi. Presieduta e ordinata da individui spesso diseredati di generosità intellettuale e di ca– pacità critiche, in1riga1i, ancor più spesso, in calcoli bassi, in risse plebee di vanità e mag11ri di politica, morti sempre ail'entu– siasmo e al vero amore dell'arte, l'esposi– zione, dico, non è nè sari\ m11i altro che un mercato - e de' piì.1 turpi - un mercato d'anime. ~la il genio umano che non si appaga di fioriture solitarie ed egoistiche, e vuole espan– dersi fra i popoli in traccia di simpatie, di amori, di cuori da calmare o da esaltare, di anime da educare alla dolceua del pan degli .angioli, d'intellt:tti da illumin:ue col baleuo sfolgorante del bello, il genio umano ha bisogno di uno sfogo. E poichè le religioni son morte, le dinastie e le nobilt:\ imbast.tr - Bibloteca Gino Bianco mn dtlltz Jifosopa. Xè f'MS,l :rlr.·m·e miglior nmrl11sicmea q,,,•st11 mi,1 uwdnta prop,,aa sr 110n ri(ardmr !':1tilit,l mm ;udijfàrntc di lt·mp11 rlJt' 111· tntrrl'bbtn•i 1n1s1ri pn~(r.>sionisti • 1 e:lla t os,!/Ìa,Jnl giorno rb,· 110.'J ,k,ussno pili tormeutare fr pagi11t dei mamwli del Ut'b,·rwet r del Baldwi11 po· riempire fr foro tesi e i forti titoli di Mblfogrt1Jit di libri mm lrtti r d'argmumli sfiorati. g. pr. di Venezia. dite, i go,•ernan1i e gli amministratori della cosa pubblica indifferenti e insensibili a qua– lunque attralli,•a spirituale i e le chiese, le reggie, i palazzi e i pubblici edifici non richiedoo più l'opera dell'artista, questi non ha oggi altro me1.Zo di mettersi in comu• nione col mondo all'infuori dell'esposizione, che per ques10 appunto acquista quel suo carattere di necessità. Ed è vero. Senonchè anche a questo, come a quasi tutti i mali, ci sarebbe forse un rimedio e non sarebbe difficile trovarlo ove la generalità degli artisti non fosse pii1 ac• canita dietro a' guadagni e alla chincaglieria delle croci e delle medaglie che non alla vera gloria e al vero bene dell'arte. E di fatti - uno !ii-i può domandare - perchè il pittore e lo scultore s'incanaglier!l in una fiera dove il suo quadro, la sua stntua, se au"'·••'.i davvero dallo spirito creatore, sa– ranno come umili:ui, acciacc:ui, sommersi in un pandemonio di colori in guerra, di forme ignobili, vituperevoli, spiranti l'or– rore e la laidezza; contaminati nella promi• scuit~ d'una baracca messa su e tenuta da birbe e da ciarlat:ini 1 quando la sua opera potrebbe senza grandi difficoltà esser mo– strata a chi deve vederla in 1111 ambiente che le si confacesse, lontana dai chiassi, sola o in compaEtnia di poche altre opere elette che, com'essa, domandano e cercanoJ il rac– coglimento propizio alla meditatione e agli abbandoni spirituali? Perchè, in una parola, non astenersi dal partecipare allo scandalo cerio delle mostre, siano esse regionali, na– zionali, o internazionali, per ristringersi in gruppo amico o simpatico e presentarsi cosi davanti al pubblico che, solo a questo palio, potrà raccapezzarsi e, chi sa? forse com· prendere? Queste ed altre molte domande simili si potrebbero fare all'artista vero, se ce ne fosse bisogno; ma un tale artista si tiene in disparle da sè: - lo ,·o per "ie men calpestate, e solo - e rara•nente avviene che si abbia a che fare con lui patl:rndo d'esposizioni 1 specie poi se si tratta di un'esposizione come questa. Perchè l'esposizione di Yenezia è una delle pH.1in· cresciose che si possa vedere. Spieghiamoci bene. Chi conosce i due salom parigini, Champs Elist,·s e C!,amp dc ,\1ars, sa quanto sia remoto dalla mente dei loro orJìnatori il benchè minimo altaccamento alle cose del· l'arte. S11 che il primo non è che un pre– testo, riconosciuto ed ammesso da tutti, a sfarzosi iitrod di bellimbusti, di signore pseudo intellet1u:!li 1 Ci T:lidi benestanti e di membri dell'Istituto, più o meno in gamba, che, come queste ultime, \'anno I~ a conclu– dere i 1010 n(fari. ~è è possibilt: che I' im– mcnsn, angosciosa f:urnggine di mnrmi e di tele ufficiali, fabbricati a nrnggior gloria del ponci/ e della rouliut 1 pa~ioni esclusi\·e di Bougue,e:iu, <li Bonnat e dello strano DiJier· Puge:, gli ahb1an fatto an..he r,cr uc minuto illusione. Jn qunnlo ,ti se.;011do, dir:m:11.ione del primo, ùasta saperc:: c!te non è ~·~. non il res111tato Ji un:t ribellior.e di quel gi.:nio della piccineria ,le1to ~leissonier per esser, come dicon I:\, .fi.,·é ~ul suo ,·alare e signi– fica10. È 1111':iccollaibrida di mene-forze e di zeri, un tabernacolo di mediocrit;l dove Dubufe ti<n bordone a In Gandara, Carolus Ourand a Zuloaga; e Cottet s'incontra e si sposa con Lhermitte e Caro Delrnille. Chè se poi Ili v'incontri ,\laurice Denis e Rodin, Charles Guériu e Bourdelle, gli è che un francese, qualunque sb il suo talento e il sno merito, non manca mai d'un pi aico di pecorismo e di borghiesismo che lo rende ligio al ministro o al carabiniere e gli fa amare il diploma e il pennacchio .. \la l'arte è bandita da quelle sale e nemmeno vi se ne parla mai. E ciò è tanto vero, che quando questi stessi aflisti \'oglion realmente mo– strarsi nella loro luce non lo fanno nè ai Campi Elisi nè :il Campo di Marte, si bene in quel modro 1•it1rmli che è il S,,/011 d'au· lomne o, i pila emancipati, al S.1/011 degli Indipendenti il cui mollo è: /\'i ju,;·, ni rteompmse e che fra tulle le esposi1ioni pos• sibili ~ senza dubbio, con lutti i suoi rischi e ridicoli, la più n:uurale e feconda di buoni ;esultati. Questo per la Francia. In quanto alle altre nazioni sarebbe troppo ovvio di– mostrare come non considerino l'esposizione in modo diverso, se non, cioè, come un bazar dove invece di stofT~, Ji mobilia e di gingilli, si spaccian tele colorale di una certa dimensione o pezzi di sasso, di bronzo e di legno lavorato, adatti, chi se ne compiaccia, a ricoprire una data superlicie di muro o a riempire un certo vano di un appartamento. Tranne forse la Germania e, credo, l'Auslria, che nelle loro Sr,:e:,sio,,- ,md /(1msla11sltl/1mgm s'illudono di vedere qualcosa di diverso da una pagliacciata di goffi jugendai e simplicissi– musai capelluti, 1anto la Spagna che I' In– ghilterra, e la Russia come l'America (le quali 1 per altro, tirano a forza d'oro e per puro snobismo i Renoir e i Degas, i Monet e i Rosso rl fraternizzare con i loro Repine, Maliavine, Sargent e Alexander) lutti, dico, i paesi del mondo sono concordi in quel con– cetto svelatamente commerciale della mostra di pittura e scultura. Ora, per Venezia, invece, la foccenda è del tutto diversa e giustappunto per questo piì.1 losca e biasimevole. I banditori di queste biennali voglion dare ad intendere J'esser Il per cooperare allo sviluppo dell'Arte! Kon c'è scritto uscito dalla loro officina che non lo proclami, non c'è gazzetta di balla che non l'affermi, non c'è lustrino cri1icheggian1e che non le lo spiattelli sul muso. Senonchè le patole non son che parole e sono i fatti che contano. E i falli qui provano che non solo quest'esposizione non ha contribuito che a rialzar d'un pollice al più le condizioni spa,•entose dell'arte italiana; ma che non potrà mai ottenere un miglior frutto fìnchè altri elementi e altre forze, guidati da ben altri intenti e da ben altri entusiasmi non ne siano alla testa e non la dirigano. E di– fatti, qu:1li sono stati fin qui il carallere pe• culiare e il re'-ulta10 delle mostre veneziane? Chi dicesse: il panegirico della mediocri1:\ e l'abbrutimento della gio\·enti1 non errerebbe di molto, m:i. si mostrerebbe un po' se,·ero e siccome, tu1to ben considerato, e a mal– grado delb loro ineilituJine, i caporioni di queste moslre paion pur sempre animati da una tal quale;:: buon.i ,·olontà, non bisognn es~er ~en:d con loro. S:trà bene anzi rico•

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