La Voce - anno I - n. 26 - 10 giugno 1909

Jl)6 LA VOCE adottare atteggiamenti cosl imprevisti e di turbare così profondamente l'ordine pubblico•. Anatole France, che non aveva avuto mai alcuna stima di Zola romanziere (chiamò la Terre « les Gtorgi'ques de la crapule > ) 1 dopo }'accuse, dichiarava immensa l'opera di lui. Zola, da sua parte, ebbe a dire che egli non era venuto in soccorso di Dreyfus, ingiustamente con<l,annato, altrimenti che del pittore Manet 1 ingifl:stamente misconosciuto: /'accuse aveva ai suoi occhi la stessa importanza d'uno dei suoi rurn9rosi m!\flìfesti letterarii: prima dell'ar– ring'à di Lab~ri parlò, dice il Reinach stesso, come...un assurdo personaggio di Vietar Hugo. Le rivoluzioni somigliano ai drammi roman– tici, in cui si sposano così bene il sublime e il ridicolo, che si resta incerti se giudi– care alcuni uomini come eroi o come buf– foni. Nell'affaire non mancò il ridicolo: vi con– corse il bel sesso di tutto il mondo, che ebbe tenere lettere per Zola, versò calde lacrime su Dreyfus, mandò fiori e fiori al prigioniero Picquart. l',,'last s1:nta questa: Picquart diceva a Reinach che non bisogna mai credere al successo di ciò che è stato conçu en beauté; e Reinach g-Jirispondeva che, difatti, da un paio d'anni essi vivevano in un monde wagnérien, nel quale avevano perduto la nozione d'ogni realtà! Questa è comicità profonda, davvero moderna. l',,la, :1 prescindere dall' affaire, in cui il Sorel è andato a ricercare i motivi personali più meschini se non i più disonore\'oli, egli ha nel suo opuscolo le più machiavelliche osservazioni sulle rivoluzioni in generale. Per esempio vediamo che i vinti e: denunziano, con furore, la malvagità della gente avida, ambiziosa e senza scrupoli, I; quale ha vio– lato le leggi per soddisfare la propria pas– sione di d0minio •. I vincitori e sostengono che hanno salvato il paese da orribili disastri, e si conferiscono facilmente il titolo di Padri de/lt, Patria •· Si discute chi abbia avuto maggior merito nella conquista del nuovo re– gime; e gli uni, desiderosi d'ingraziarsi i pa– droni del momento, « vantano la loro scienza, h1 loro abilit3, la loro energia e li conside– rano come creatori »; gli altri, gli scon– tenti, gli amanti delle avventure, sostengono che bisognerebbe avere tutta la riconoscenza per quelli che rovesciarono il regime antico, e che avrebbero fatto assai meglio dei do– minatori presenti, se avessero avuto le mani libere. e Quando In calma è completa e l'av– \'enire si presenta assicurato, si pensa ad edu– care la nuova generazione secondo l'idea che il nuovo regime è fondato sopra teorie di diritto pubblico incontestabili ». Per esempio, dopo Napoleone lo sforzo dei politici fu di– retto a dimostrare che i mutamenti realizzati erano conseguenza dei principi i di giustizia na- 1urale finalmente scoperti dallo spirito umano, e di cui l'eccellenza era comprovata dalla fe. licità dei paesi che praticavano il diritto na– poleonico. Dopo il '52 vi fu in Francia un enorme incremento di ricchezza, e la società francese semb1ò accostarsi all'ideale che l'e– conomia politica stabilisce per la libera con– correnza; per molto tempo r insegnamento fu diretto ad illustrare le ronclusioni ottimistiche della così detta economia liberale. « Viene sempre un momento, in cui il paese cessa di appassionarsi per le inaudite speranze che avevano riempito l'animo dei promotori della rivoluzione; quelle speranze finiscono addirit– tura per essere additate, d:1.lla gente savia, come pericolose e capaci di sviare gli animi; dalle speranze che si volgevano alla rigene– razione dell'umanit3 si passa ai mezzi pratici adatti ad ottenere risultati vantaggiosi molto limitati•· Allorchè gli animi si sono gene– ralmente riconciliati, si arriva alla così detta assielle au beurre: e guai ai disturbatori! Nel- 1' affaire, il povero Scheurer Kestner divenne un importuno, trattato come un nemico dai ministri; e perdette, dice il Reinach, più il– lusioni in pochi giorni che in trent'anni di vita politica. Nel periodo dell'asslt'lle au beurre c'è posto anche per il dittatore: e Il giorno in cui i principali attori del dramma rivolu– zionado s1imano 1 in numero notevole. di es– sere ragionevolmente soddisfatti nd loro in– teressi, nelle loro passioni e nei loro pregiu– dizii, qualunque uomo cli Stato che abbia il gusto del potere forte, può tentare la fortuna con le maggiori probabilità di riuscita». Ma tutto ciò è un piccolo saggio della le– zio nescettica 1 che dà nel suo opuscolo il Sorel, il fen·ido apostolo del sindacalismo. L'esalta– tore della violenza arriva qui a simpatizzare con gli uomini che hanno 11 gusto della mi– sura : e tra le ragioni che poterono determi– nare il Berthelot a non diventar dreyfusardo bisogna certamente tener conto dell'avversione istintiva che provava ques10 grande scienziato per tutto ciò che gli sembrava contrario al senso della vita comune; molto verosimilmente Renan avrebbe seguito la stessa via del suo vecchio amico •· Ed è tanto più notevole que– sto atteggiamento del Sorel di fronte alla ri– voluzione dreyfusiana 1 quanto maggiore doveva essere il suo compiacimento pel risultato più significati,•o dell'a_Dàire, la liquidazione del– l'aristocrazia repubblicana. Sicchè gli uomini molto positivi potrebbero credersi in diri~i · raccomandare cli 01 d I giacchè il mondo è andato ed andrà sempre ad un modo, di non im– pacciarsi pili di sindacalismo o di altre utopie! E sarebbe una bella conclusione. l'intima conclusione dell'opuscolo soreliano è un po' diversa: che cioè la critica delle debolezze umane non è un privilegio degli uomini senza fede, i quali negano insieme l'uomo e l'ideale, !'.individuo e la storia; e che anzi quella cri– tica, specialmente in un'epoca riflessa come la nostra, può essere esercitata anche a pro– posito dell' oggello della propria [ede, dagli uomini d'ampia veduta. È, come si vede, un ammonimento molto semplice; ma bisogne– rebbe meditarlo ogni momento. E, del resto, se gli uomini sono piccoli, sono piccoli ri• spetto a che? Alfredo Gargiulo. L'Università Biblica. Al termine dell'enciclica Pasccndi Pio X ave\'a già preannunziata l'idea di fondare un'accademia di scienze cattoliche da opporre all'attività scientifica e ai cosiddetti errori dei modernisti, da lui previamente denunziati e condannati. Il papa cosi manife3ta\'a I' inter,.. 2ione di riaffermare in tutto il suo valore l'unica scienza vera, la cattolica, di contro alla scienza modernista, - che è poi sen– z'altro la scienza moderna, quella che tutti ammettiamo e riconosciamo vera. Perchè i modernisti, di qualsiasi colore o tendenza, non profossano una scienza loro propria; ma sem– plicemente si affermano e si differenziano tra loro, per i diversi atteggia'menti di coscienza che assumono, dal punto di vista religioso, previa I' accettazione pura e sincera della scienza moderna, che non è il privilegio di un'accademia o di una sètta, ma di tutti gli uomini di buona volontà. Per tanti e tanti, specialmente fra i catto– lici. che nella stessa enciclica Pt1scemli av~– vano purtroppo dovuto riscontrare una per· tinace e continua smentita alla scienza mo– derna, camuffala da« modernista» in nome de' vecchi dogmi medioevali, rimase un enigma, curiosissimo e di pressochè impossibile solu– zione, questa idea di Pio X di voler, con una università nuova, instaurare la vera scienza moderna di fronte a quella falsa e modernista E taluno credette che in realtà questa acca– demia scientifica i:;arebbe rimasta per chi sa quant' anni 1111 pio desiderio. E non avevano poi tutti i torti di Pf.11~~,.e così. I.a nuova unh·ersità 1 infattii che, come pratica e definitiva conclusione dell'enciclica PtJSamli, il papa con sue lettere apostoliche, pubblicate nei giorni scorsi sul!' Osservatore Romanoi ha stabilito cli fondare, in maniera assai inadeguata può meritare il nome d1 « università » 1 comprendendo solo alcune cattedre di scienzt: storiche ed esegetiche sul Vecchio e Nuovo Testamento. Sarebbe impos– sibile dire perchè il papa siasi limitato a cQsl poco, mentre la scienza modernista, o moderna che- sia, la sa tanto più lunga anche in fatto di storia eccle-siastica, di biologia e psicologia, di etnografia, archeologia e storia e filosofia delle religioni. Mancanza di denaro (si sa che le finanze vaticane non vanno bene), o ripugnanza a istituire cattedre di scienze che non esistono, se non moderni.!? Bibloteca Gino Bianco Perchè una cosa è certa, come apparisce dalle stesse parole del papa, che per scienza unica e \'era, secondo Pio X, de\'e intendersi la :-cienza medioevale, l'unica scienza scola– stica nei limiti conosciti\'i del Medioevo. Qua– lunque scienza, che non combini, per metodo e conclusioni, con quella, è falsa scienza. E perciò si richiede negli alunni il dottorato in teologia o un certificato di studi già compiuti in filosofia scolastica. Ma ciò che pii.1 importa di notare in que– sta istituzione di Pio X, si è l'aver egli concessa l'esecuzione pratica dell'istituto di scienze bibliche all'ordine dei gesuiti. È da pensare che neppure Le◊ne XIII, con tutta la simpatia che aveva per i gesuiti, avrebbe commesso un errore simile, di anìdare la no– mina del rettore e dei professori, in un in– segnamento di tanta importanza, al generale - si noti, al generale l - dei gesuiti, sal\-oi s' intende, l'approvazione della Santa Sede. Questa decisione non è tanto un errore del papa, quanto ci manifesta la piega che sempre più vanno prendendo le cose nel cattolicismo, per parte di coloro che attorniano il papa ·e che in pratica gli impongono la loro volontà di intransigente reazione alla coscienza 1110- dern.1; ciò che sar:i la certa rovina, in un prossimo av, 1 enire 1 del la Chiesa romana. Per valutare, nella sua giusta misura, questa nuo,·a conquista dei gesuiti e una loro cosi strepitosa vittoria, bisogna riandare col pensiero le vicen• de delle lotte da ormai circa venti anni con– dotte, contro i gesuiti, dall'ordine domenicano. È ben noto come da circa venti anni il do– menicano P. Lagrange, con la eletta schiera de' suoi confratelli, sia riuscito, con opera indefessa e meritevole di grande encomio, non solo a istituire una fiorente scuola di studi biblici a Gerusalemme, ma a diffondere altresl tra il clero la conoscenza della critica moderna, e a trattarne le conclusioni pili certe e più innocenti in guisa da costituire una nuova apologia del cattolicismo romano. Vi fu un tempo, sotto Leone Xlii, che il P. La– grange, malgrado la tempesta ecci lata nel 1898 con i suoi scritti sull'origine dei libri di Mosè, parve dovesse ottener la vittoria, e la sua Re– vut bihlique fu scelta a organo offici:tle della pontificia commissione biblica; ma il papa era vecchio e impolente, ed erano ormai lontani gli anni che Newman fu da lui creato car– dinale. I gesuiti poterono continuare la guerra intrapresa da :'Inni, in nome della tradizione, contro le novità esegetiche del P. Lagrange, e col nuo,,o papa riuscirono a vincere. I li~ni e i libelli dei P. Brucker, Delattre, Fonck, Pesch, che susseguironsi l'un dopo l'altro a demolire il Lagrange, si ripromettevano pure un effetto pratico; e quale fosse, lo vediamo ben oggi. Essi hanno conquistato per intero il nuovo is1ituto biblico pontificio, ne hanno fatta un'appendice della loro pontificia uni"er– sità gregoriana di teologia scolastica, e il buon cappuccino Hetzenauer, che aveva tenuto per tanli anni bordone ai gesuiti, contro il P. La– grange, anche lui è rimasto in asso. E il P. L:igrange, l'unico vero scienziato, con i suoi scolari, fra gli esegeti cattolici odierni, è oggi definitivamente sconfitto, e se le cose non mutano radicalmente - e dove sono i motivi a sperarlo? - si può dire anche pur• troppo un uomo linito. Certo, il Lagrange non è uomo da dare per iscopo alla sua vita il proposito di giungere al cardinalato, benchè pochi al par di lui lo avrebbero meritato; egli può starsene pago al testimonio della sua nobile coscienza di callolico e di studioso, lestimonio che gli ren– deranno in armonia innumerevoli coscienze di cattolici, malgrado qualsiasi decreto del Vaticano, destinato a proscriverne coperta– mente le pubblicazioni e l'inc:egnctmento. Ma se tutta, i:1 tptesti falli '-lualche cosa ne di– mostrano, è questa: l'impossibilit3 di un ac– cordo vero e naturale e vivo tra il vecchio dogma cattolico e la scienza moderna; 1 1 im– possibilità, voglio dire, che un' armonia si possa stabilirt!, come fa e si ostina a fare il P. Lagrange, fra l:1 teologia scolastica e la scienza biblica odierna. È una questione do,·e, chi ci s'inoltra, bisogna abbia il coraggio di andare fino in fondo, per accettare la scienza fino al ripudio della teologia. Cosi ha fatto Alfredo l.oisy la cui opera, se pure ha meno seguaci fra il clero che quella del P. La– grange, olliene, però, ed otterrà ,·ie più il consenso e l'edificazione della libera coscienza generale nella società contemporanea. E la Chiesa, cioè, dico, l'autorità ecclesia– stica, lo sente, che, salvo la vita, non può cedere in nulla di ciò che la scienza tradizio– nale e medioevale ha già detto e stabilito a sostegno del dogma. E perchè la ,·ita sociale ha ragioni e virtl1 di affermarsi oltre ogni logica individuale e ogni sogno di fantasia, cosi ci tocca di vedere un papa che ripudia, a que– sti lumi di luna, la vera ed onesta scienza del P. L:1grangc, per gellare la sua Chiesa e il suo clero - chè la società presente gli è sfuggita di mano - in potere di pochi Midi e arcigni sillogizzanti, preoccupati di far ri– vivere fra quattro mura il pensiero esegetico del .Medioevo. Ed è cosi che la Chiesa, men– tre senza troppo evidente crisi potrebbe rinno– \'Msi e sacrificari-i a rinai-cere in altre forme secondo i nuovi ideali, preferisce invece di attaccarsi ai suoi intereSsi politici - e non è anche questa una politica? - e. piuttosto che cedere si ostina ad essere uccisa. Tutto questo è umano, e tali son le leggi della storia, ine .. sorabili come quelle della ,·ita individuale. Salvatore Minocchi. Di molte altre cose e del " Giornale d'Italia :' I. Olio o non: ,11111i or sono. una 1uattina di dicembre. io salh:, nelln ter.t..a classe di un treno cli pellegrini in parte111.a da Torino. per Roma. Ri\'edo ancora .:tKitarsi di coutro lt! t~l\"Olc !iudice cl<:! carroaonc le energiche fi~urc di c1uattro preti campagnuoli che presiede,·:mo a uno .!.tuolo cli do11111: in coro liuui:rnti. L.:ndt:i quali a me più \ icino. 11011 appena il treno ,i fu tolto di sollo la tclloia e mos<;c nd Kiornv spiovente con tristcua da 1111 serra l'-t:rra di nuvole impn.ticnti cli dar Kiì1 nc,·e, nello sco- 1>rirsiil capo pt.::r\'cstirlo cl' 1111 bcrrettnccio tli stoff.'1nera ricnmnt:i i11 Irma rossn comi;! una pantofola, mi addimostrò la sommità del cranio calvo, tutto intorno rinmsto biam:o, candente ma di un canclor cl' innoccn .. m e di p'11clici,:ia, in più che comicv contras10 col S:lnj.:'ttignodella faccia che pareva la nmsC'heramordace e carnale di un S."ltiro imbc,·uto e pai,ci1110 di , in cli Ba– rolo e cli amore;. Bisogna sapere che in quel h.:mpo io pagavo anch'io, come molti miei ~imili, il mio tributo cli :llllmirazionc (ma 11011 csclusi\a} nlla lettcra– tur::1cosidetta 11:1turalb1a : e una tnle com1>agnia di viaggio operav;1 sulla mia ima~ina,:ionc pi:l– Ct:\'olmentc come la lt.:ttum di un c:1pitolo cli Zola. )la pur con <p•c~ti gu~ti lettemri. !-. 1 io fossi .,iato d'animo hllpt:r!'-li,:io-.um rei :1\'ulo cli che invocare la pre~<:n,mnelle mie ta!-che:o a ciondolo d<:lla calt;;na di una riproduzione il pii1 possibile esatta di c1uelln innominabile figura priapea che una grnnde giornalio;tr, italiana. mi dicono, suole portare fusa in argento nel propri(, horsellino, a ~congiurare ogni mala \'Cntura. Così fu che do1>0 un giorno e 111m none di dih:ttazion letterata e di esplorazione fantastica sui \Ohi e :-ui panni e Mii colori e :..ullc esala– zioni dei miei dcini; io fed il mio ingresso nella Capi1ah:, a piedi. e con 1111 abitino nero inrlos-.o, che nello ,;,;pecchiocli (':1sa mia 111' era p.irso una gran cosa, ::,<:ria c per bene : ma orn. se ancland? lieto e leg~ero su per \'Ì:i Nnzionale, q11a~i portato dalla \'ista clellt· cose 11110\'ee sollevato dal respiro clell':1riadolce, primaverile, io mi soffermavo 1m istante a ~11;1.rdarlo riflesso cli sulle mie spalle nei cristrilli cl' unn vetrina, mi faceva I' cfl'Ctto di una irna~dm:: retorica di terzo orcli111;! mcs!m in c:1po a una strofe piena e rugiadosa di giovcn1ì1, e 1111 1:mtino malat:1 cli idenlismo e di pa,;sione. Avc\·o pochissimi soldi in Tasca. 11giorno M:){nente io era nella ba,ilica cli Sau Paolo ]>0>-:xiaton una <li qudle gran colonnt, cogli occhi \'Ohi in su. )I i si :l\'\'icinò una gio– \'ane che parla,·:l molto i:-razios:1111e11tc il francese e non potei non soddisfare ,,d alcune curiosi1à che ella a\'C\'a sulle· \ icc.-uch.: !ltOrichc della Bm,ilica. Allora ella fu cosl >,;·entìleda clonrnndarmi se io ero paril{ino. Ecco, mi si offri,·a 1111:1 :..econda dilett:u:ion letteraria : (• ){arbatamentc le ris1>osi.

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