La Voce - anno I - n. 26 - 10 giugno 1909

• L -:;,uD10 LEc,.- ·~ , .... .r.,u. ~om~;::.:::i Dlco::1.i F.oo. Cioo.in::i ;-_,iggf Pr.f <:~o.,• E~~. (/ i -t ... "' .., -· ~ :: ;s. e, t,:lla:;' I &« orni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 $> Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI $> Abbonamtnt.:, per il R,gn~, Trento, Trieste, Caoton Ticino, L 5,00. Un"nu~r l'F. ~ I Cj, Anno I .f. N: 26 .;1, IO Giugno 1909. ~ ! ! Cl • - SOMMAl<IO: - Dc conM>lollonc Phllosophl.,, IIF.SF.DP.TTO C•o,1 Olorxlo Sorci, .\1.1Rwo ,:_.,,,u.u - L'Unhmllò 81blk1, ~"-'''°"' li·"'""'" - DI mol1e1llrc co,c • dtl --mo,..lc d'h1i11:::l'H'I' 1~ L l)c s..,c. llolo(O,n/(. ps,.o_-llca11mtù1· OFlomnc, le,G»IMPA lhlAW,\l:·1"·0-sSololOICpdrlohnc P•I:a· l•e·· .N•;:·:•I• ·~.moli. Quel 1)1.:, diventa oggetto dt ma- G I o RG I o S;R i t ~ - Si sono fatte, per esercitazione più o -meno accademica, accuse f' JifCb( ùdld. Filosofia, Ma la vera difesa cfi questa non può essere se non la Filosofia stessa; e, an· zitutto, la Logica, la quale, determinando Il concetto della Filosofia, ne riconosce la necessità e la funzione. E. poichè la Logica stessa e' insegna che un concetto non è veramente noto se non nel sistema dove ò mostrato in tutte le sue relazioni, la difesa completa si ha, per noi, soltanto quando questa trattazione, dedicata alla Logica, venga messa in rapporto con la precedente, che tratta dell'Estetica, e con la aeguente, che ha per oggetto la Filo• aofia della pratica, A quest'ultima è da rimandare la piena dllucidazione del problema circa l'utilità o l'Inutilità della Filosofia: problema, che, già qui, non può essere argomento di dubbio fondamentale, se è vera l' egua– glianza da noi posta: Filosofia - pensiero - &toria - percezione della realtà; co– aicchè, un dubbio circa l'utilità della Fi• losofia tanto varrebbe quanto il dubbio atravagante circa l'utilità del conoscere. La Filosofia della pratica dimostra, poi, che nessuna azione è possibile, se non preceduta da conoscenza, e che preS\lp· t'Mlo- dell'azione t, eempre, la ~onoscenza atoricao percettiva: e, cioè, quella cono– acenza, che contiene in sè tutte le altre. E dimostra anche che la realtà, essendo sem– pre volontà e azione, è, sempre, pensiero; e che, perciò, il pensiero non è aggiun– zione estrinseca, ma categoria intrinseca e costitutrice ciel Reale. La Realtà è azione perchè pensiero, cd è pensiero perchè azione. Se il pensiero ò tanto utile che, senza di esso, il Reale non sarebbe, non si può accettare il comune concetto di una filo– aofia sconsolante. La consolazione, il pia– cere. la gioia è l'attività stessa, la quale gioisce di sè medesima, altro modo di piacere, gioia e consolazione, non si è, finora, che si sappia, escogitato. Ora, la conoscenza del vero 1 quale che questo sia, è attività e promove l'attività; perciò, reca con sè la sua consolazione. « Cono– sciuto, ancor che triste, Ha suoi diletti il Vero >. Si vorrebbe, da non pochi, at– tribuire questi diletti, non già aJla verità, ma ali' Illusione. Senonchè, l'illusione. o non è riconosciuta come illusione-. o è riconosciuta. Quando non è riconosciuta come tale, e pure appaga davvero la mente, non si può dire illusione, ma ve– rità, che ha le sue buone ragioni, non potendosi tenere per vero nulla senza buone ragioni: è, essa, quel tanto di ve– riµ, che ci può esser noto nelle circo– stanze date, e che, soltanto dal punto di vista di una più complessa verità viene poi chiamato, arbitrarian1ente, illusione: la consolazione, recata dalla protesa illu– sione, ò, dunque, nella sua verità. - O è riconosciuta, perchè le circostanze di fatto sono mutate; e, allora, è angoscia e brama cli giungere al vero. Se a questo vero non si vuole giungere, e, per evi– tarlo, ci si appiglia ad affermazioni, cl.te sono adeguate alle nuove condizioni in cui ci troviamo, si ha l'errore, che, in (t) 1);1\la /.ogir-a cli prnssim.1 pubblicazione Jlresso G. La1ena, U 1ri. qua,uo tal~. è, sempre. p1u o meno, vo• lontariv; e, d,tlr errore che è autocriticv, sorge la mala coscienza, il rimorso, e, quindi, di nuovo, l'angoscia e la brama del vero, che dissipa l'illusione e produce la consolazione, pcrchè «... ancor che tri– ste, ha suoi diletti il Vero>. Tuttavia (si dirà), il vero può essere triste i vero, ma triste. E anche questo pregiudizio conviene eliminare. li vero è la realtà; e la realtà non è mai nè lieta nè triste, comprendendo in sè entrambe queste categorie, e, perciò, su– perandole entrambe. Per giudicare triste la realtà, b1so~ncrcbbc ammettere che noi possedessimo, accanto all'idea di essa, quella di un'altra realtà, la quale sa• rebbe migliore della realtà a noi nota. Ma ciò è contradittorio. La seconda realtà sarebbC' non rcalc-, e, perciò. non pensa• bile, e. quindi, non se ne potrebbe avere idea alcuna. E. se si tentasse cli averla. il pensiero, C'ntranclo in contradizionc con sè stesso. spasimando in uno sforzo inane. sarebbe preso da spavento. e pro– durrebbe, non già quella realtà ideale, ma, tutt'al più. un'espressione estetica di spavento, come di chi si affacci a un abisso senza fondo. Un tempo, e ancltc ora. n,olti trova– vano, e trovano. la consolazione ncl- 1' id('a di un Dio personale, c!1c ha creato e governa l'universo. e di una vita im– mortale, sopra di questa nostra, che va• nisce in ogni attimo. E questa consola• zione sembra che sin. venuta meno ai tempi nostri, o a molti di noi, per effetto delle Filosofie. Ma chi non si fermi alla superficie, e analizzi gli stati d'animo degli uomini sinceramente e nobilmente credenti, s'accorge che il Dio, che li con· fortava, era quel medesimo, che confor– tava noi e che le nostre Filosofie chia– mano Spirito universale, immanente in noi tutti, continuità e razionalità del– l'universo; - come l'Immortalità, in cui essi si riposavano, era l'immortalità che trascende le nostre singole azioni e, trascendendole, le eterna. Tutto ciò che nasce, è degno di perire; ma, nel pe• rire. \'iene insieme serbato, come mo– mento ideale di ciò che nasce da esso; e l'universo serba in sè tutto ciò che si è mai pensato e fatto, perchè esso è 11icnt'altro che l'organismo di questi pen– sieri e azioni. La filosofia ha resi più esatti quei concetti di Dio e cieli' fm• mortalità, e li ha liberati da scorie e da errori, e, quindi, insieme, da perplessità e da angoscie; li ha resi più, e non meno, consolatori. Per converso, l'assur• do, mescolato a quei concetti, non ha mai cOnsolato nessuno, che senamente li pensasse (condizione indispensabile perchl un concetto consoli : se essi ,·cn• gono, non già pensati, ma macchinal– mente ripetuti, la. consolazione si avrà da altro, dalla distrazione e occupazioné della vita vissuta, e non dai concetti). Nello sforzo di pensare un Dio fuori del mondo, despota del mondo. siamo presi eia un senso cli paura per quel Dio 1 il quale sarebbe un essere solitario, dolo– rante per la sua onnipotenza, che gli rende impossibile l'attività, e p<'ricoloso per le sue creature, che sono i suoi gio- Bibloteca Gino Bianco '"'liz1011i. Egualmente, nel pensare sul Sf-'rio l'i:n.,.,ortalità di noi, 111clh··i<lui c-mpi• L'ultimo scnlio Ji Giorgio Sorel, u; Rrt-o• rici. imn~~bithzati nrlle no st rc opere e bdion DrtJ'(usin111e (nell1 b1bhorect del Mou- 1wi nostri affetti (che sono belli, soltanto remr,,I tonal,sl,:}, pare des1inato agli m•mini ·~,è mossi '-' fugge,·oli ), ;i tC'rr('lre, ci mollo positid, soler:i ricercatori df'i piccoli assale. non g-ià p~r la morte. ma per moti\ i e dei meschini interessi nei cosi deui codesta immortalità, impensabile pcrchè grar.di 11\'\'enimcntiumani. Contiene, in ial desolante, e clcsolaute pcrchò impensa- senso, acute e numerose is1ruzioni. Su tulle bile. L'immortalità. ideale ha generato questa: gli attori delle rh•oluùoni, in gtnerc, le poetiche rappresentazioni del para- son genie s0110 ogni rispcllo mediocre. ,. Lo eliso. che sono rappresentazioni di pace s1orh:o, che debba studiare i cataclismi po- infinita; il falso concetto di un' immor- litici, non dc\'e cercare di spiegarli col sonio talità empirka non può generare altra degli uomini, cui il giudizio volgare confe- rapprcsemazione se non quella, satirica- risce la gloria d'a\'er cambiato il corso delle mento profonda, data dallo Swift, degli cose. C'è, in(atti 1 una sproporzione evidente, StnUdb'ruggs o immorta1ì, immersi in enorme, e, vorremmo dir~, scandalou, tra il tutte le miserie della vita, impotenti a valore intellettuale e morale dei rivoluzio- morire, e piangenti d'invidia alla vista nariì e i risultati, eh~ poi il 1empo ha do- di un funerale. vuto registrare Sicchè, se tah•oha i pro111go• Ma non vorremo chiudere queste nuove nisti si (anno uscire da qudl'ombra discrei,: considerazioni sul vecchio tema dc COII• che è cosi adau, alla loro mediocrità, ciò non .solatio111• Phiioso_/)lllu, sen1:'avvcrtire che dev'es~re se non per mostrare che il loro la filosofia non è l'unica o suprema. con• preteso ge11io è un'illusione provocala dalla solatrice, come pensarono i filosofi an- gn1.\ 1 ità dei 1u,b:1111enti sociali in mezzo a cui tichi e parecchi moderni. che ripresero essi sono vissu1i >, Dall'opuscolo soreliano, ratteg,tiamento di quelli. Non è nè l'uni• condotlo (edelmenle sull' Hisloir, de l'aff•ir, ca nè la suprema, perchè il pensiero, da Dreyfus di Giuseppe Reinach, non IOSpetto solo. non esiste, nè esiste sopra la vita : di poca simpalia per tutti i penonagi che f! fuori e dentro la vita ; e, se per un concorsero alla riabili1azione del capilaoo, verso supera la vita. per l'altro è un escono piccoli Picquar1,Andr6, Zola, France, modo della vita stessa. La filosofia con• de Pressensé,Guesde,J•uRS, Waldeck-Roas- sola nel suo dominio, fugando l'errore seau, Millerand, Briand, Clemenceau ed altri (L-))l'eparando le <.-ondiztoni per la vita ancora. Not~no11poaiamo credere che tanti pratica ; ma l'uomo non è solo pensiero, e 1ali personaggi siano stati piccoli come il e, sP da questo ha dolori e gioie, altri Sorel li mostra; ma lo stesso Sorel non ba dolori e gioie gli vengono dall'esercizio voluto (ar altro che guardarli dal lato opposto stesso deJla vita. E, in questo esercizio, a quello da cui può essere inclinata a con- l'azione guarisce i mali dell'azione, e la siderarli l'opinione comune. Il contrappeso, vita consola la vita. L'errore dello stoi- cosl, è giusto ed efficace.Picquart per esempio, cismo e di altrettali dottrine consiste lo dice il Reinach, fu portato dal destino nel dare alla filosofia una diretta azione p.'us houl que sa lai/le. « Qµesto soldato, che sui mali della vita, e farne, per consc• s'è elevato cosi in alto per l'amore della ve• guenza, la totalità stessa del reale. ?\1a rità, a poco a poco ne ha perduto la sana e la filosofia non ha pezzuole per asciugare chiara nozione.... Il gran (ascino, che deri- tutte le lacrime che l'uomo versa, nè è va\'a in lui dalla modestia, non ba resistito in grado (come la gente SC'ntimentale alle co/eries ove lo si adula, e alla solitudine pretende} di consolare gli amanti infc- in cui egli incessantemenle rivive la propri• lici e i mariti disgraziati : essa può sol- av\'entura.... È domina10, come da una donna, tanto contribuire al loro conforto, col da questo duro ..crobara d' idee (Clemen- medicare quella parte del loro dolore, ceau) ». Durante la sua deposizione davanti che deriva da oscurità teoretica. Questa alla Corte di Cassazione, Himbrò che egli parte, certamcntr, non è piccola: tutti volesse guastare à plaùir la bella immagine i nostri dolori sono irritati. e resi più che gli avvenimenti avevano fatta di lui. :Ì pungenti, dalle tenebre me-ntali, che pa- plaisir.' Qui c'è tulla l.-1 meschinità incorreg• ra-Hzzano o inceppano la catarsi del- gibile degli uomini! Dc Pressensé era uno l'azione. Ma è una parte, e non il tutto. degli oracoli della borghesia moderata: qual· Ogni forma di attività dello Spirito. cuno )o crede\•a 0011 un grande diplomatico, l'arte come la filosofia, la vita pratica ma un redivivo Richelieu.11 Sorel lo definisce come quella teoretica, sono fonte di con- un harbouil/eur de lourdes cltro 11 i9w,s. Ora. nei solazione; e nessuna basta da sola. periodi rivoluzionarii accade che alcuni uomini e Chi accresce conoscenza, accresce siano trascinati come da un demone malizioso, dolore >, è un detto falso, perchè accre· ad agire nel modo più opposto a quello che sci.mento di conoscenza è superamento dovrebb' esser loro suggerito dalle proprie di dolore. 'Ma è ,·ero, O\·e s' intenda che abitudini di vita, i pregiudizii della propria la cresciuta conoscenza non elimina i educaiionc, i proprii più evidenti interessi. dolori della vita pratica. )Jon li elimina, Francis de Pressensé, quando riusci a convin- ma 1i ~leva i e, per adoperare la bella cersi che il giudizio del '94 dovesse essere espressione di un contemporaneo scrittore riveduto, si convinse anche di questo: che la italiano, la superiorità è nienLC altro che borghesia, la quale non voleva più obbedire e: il diritto di soffrire più in alto •· Più a quel venerato maestro ch'egli era, non me- in alto i ma nè più nè meno di altri, ritasse più di restare classe dirigente. Passò.... cl;e sono a un grado inferiore di cono· al socialismo rivoluzionario! L'esperienza dei- scenza; - e soffrire più in alto, per ope• l'affare Dreyfos mostra anche come agiscano rare più a.ltamente. i letterati, i quali hanno sempre una grande Benedetto Croce. parte nelle rivoluzioni « I letterati in gene- ~~~=~~-~--~~- Abbonamenti estivi : tante volte due soldi (per l' estero tre) quanti numeri sì desiderano. Spedire anche in francobolli, alla nostra Amministrazione. - raie non credono al valore intrinseco delle idee : non apprezt.ano se non i I successo che può loro procurare lo sfrutlamento d'un par– tito preso. È perciò che essi son capaci di

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