La Voce - anno I - n. 24 - 27 maggio 1909

LA VOCE la scuola moderna può darla agl'ingegneri, e ai medici, a maggior ragione - lo riferiamo -- de\'e potere darla agli illustrissimi signori avvocati. Dei quali non è neanche dimostrato sicuramente che tutti, proprio tuui e abbiano bisogno del latino», e debb:mo perciò sen– tire la necessit~ di impararlo in corsi comple– mentari universitari. Il , giurista > e lo «: sto– rico del cli, itto » certamente e hanno bisogno del latino ». ~la I' il\'Vocato pratico ha ben altro da fare che l'icorrere al Corpus iuris nel discutere un:1causa di pretura o nel difen– dere qualche po,·ero ladruncolo rurale. Anche oggi' le nostre facoh~ giuridiche conferiscono il diploma di procuratore, ad alunni dispen– sati dai cotSi di diritto romano; cioè rico– noscono che il procuratore non « ha bisogno del latino >, pur conseguendo dopo alcuni anni di tirocinio profession:1le gli stessi di– ritti reali del doclor 11/riusque iuris meno .... il titolo di ,!odor che non fa nè caldo nè freddo. Nè si deve dimenticare che la laurea di av– vocalo apre la via, oltre che al non sempre onorato ufficio di corridore di preture, a molte carriere amministrative e scientifiche, nelle quali meno :issai che nello stesso esercizio giu– ridico e si ha bisogno del latino•· Nessuna seria di0icolt!l., dunque, si oppone a consentire che la racolt?t di legge sia aperta agli alunni della scuola moderna come a quelli della scuola clac;~ica, dando que!-la prevalentemente i giuristi di allo ,•olo e i civilisti e dando quella gli av\•oc.1ti pratici e gli !-pecialisti in cause induslriali, commerciali, internazionali, in cui la couoscema delle scienze e delle lin– gue moderne è pili utile dell.:i conoscenza del latino. Su c1ueo;ta proposta della eguale ammis– sione degli alunni delle due scuole alla fa– cohà di giurisprudenza, bisogna insistere con la massima energia, perchè il prhilegio man• tenu10 in questo punto alla scuola classica di fronte alla scuola moderna continuerebbe sem– pre a spost.ue \erso la scuola classica molti :ilunni naturalmente destinati alla scuola mo– derna, e ci ripresenterebbe gl' incon\'enienti e i disagi del regime alluale. Mollo più difficile è tli fare accettare la eguag1ia111a delle licem.e per 1 1 ammissione alla f.lcohà di filosofia e let1erc.-. ~la sebbene questo punto non abbia una grande impor• tanza, ~rchè ha l'obhligo di rinunziare alla carrie1a dcli' inc;~gnameoto 1 non metterebbe alla dii:.peraz.ione nessuno, e non determine– rebbe nesc;un sensibile squilibrio artificiale a favore della scuola classica, pure bisogna an• che su queslo terreno - .:immessa nella scuola moderna la capacità di fornire ai suoi alunni una rigida preparazione intellelluale per gli studi unhersitari - bisogna, dicevo, ricono– scere che queslr, preparazione è sufficiente anche per l'ammissione agli studi filosofici e le11erari. Pcrc-hè se è \'ero che la conoscenza del btino e del greco è necessaria a qualunque insegnante di lingue e lcllernture, anche mo· derne, se questa necessità si p•1ò riconoscere anche nei filosofi - se è vero che è priva di ogni solida base la speculazione di un fi– losofo, il quale non conosca la storia delle teorie filosofiche e i precedenii del proprio pensiero - è aoche vero che si tratta di conoscenza slrumentale, che si può acquistare in bre,·e lempo, anche in età avanzata, pur– chè non m:1nch1 la necessaria disciplina in– tellettuale. i\essuno penserà mai - cre– diamo - a negare agli alunni di una scuola clas?=ica il diritto di laurearsi in let– terature modernt straniere, nonoslanlt che ~t11- ga110 dal /1,.;eo quaji del fu/lo sforni/i di pre· parn:Jone modern,1: le lingue e le lt!tterature straniere, diciamo, le studieranno nel!' univer– sità. Ebbene, mentre i provenienti dal liceo classico colmeranno le lacune della loro col• tura secondaria da un lato, gli alunni della scuola moderna le colmeranno da un altro: e alla fine potranno tutti a pari condizioni aspirare alla laurea. Ceito ben pochi alunni della scuola moderna pre1endtranno di seguire nella Cacolt,\ di lettere il gruppo degli studi classid ,;;enzae,,èr!lòi forn11i in un modo o in un altro dtll., preparazione strumentale ne– cessaria. i\la questi pochi, lungi dati' essere impediti, devono essere incoraggiati a proce– dere per la nuova \·ia. ~I ig.ui molti alunni dellJ scuola mode1 na s1 desst-ro ,;;eriJmente nella univer!iÌl;Ì a~li studi cla"-sici, e molti della scuola classica agli studi moderni e scien• tifici! Sarebbero questi gli uomini di coltura pii.1 compless.1 e di ingegno più elevato e più largo. Ua queste considerazioni sono slale indotte la Prussia e hl Francia a part:ggiare i certi· ficati finali delle cli\•erse !l-pecie di scuola di alla coltura per l'ammissione alle scuole uni– versitarie. In questa, come in tante altre cose, noi abbiamo il torto di arrivare in rit:1rdo. VIII. Una rifo1ma, quale da noi è proposta, con– sisten lo tulla nel creare scuole nuove accanto alle scuole antiche per focil11are il compito di queste, alleggerendole di alcuni degli obblighi anth.:hi, ha il merito d1 non richie– dere nessuno scon\·olgimento immediato di tulle le nostre is1iluzioni scolastiche, e di potere essere attuata a poco a poco, gracl'u– ando le spese, e non impegnandosi mai a fondo per una via senza la possibili1à di fer· marsi o tornare indietro, qualora la espe– rienza dimostri l:i necessità di modificare l'indirizzo del lavoro. Si potl'ebbe cominciare dal punto, su cui il consenso degli studiosi è quasi unanime e che ha mnggiore interes<:e per le classi la· voratrici e per la più minuta borghesia: di• simpegnare, cioè, le scuole tecniche dagli alunni des1i11ati ali' istituto tecnico col creare per ogni istiluto tecnico uno speciale corso preparatorio. Se noi concentrassimo tutte le nostre forze nella istituzione di questo nuovo corso preparatorio e nella moltiplicazione degli istituti tecnici con sole sezioni profes– sionali, riorganizzando e moltiplicando nello stesso tempo le scuole tecniche o popolari superiori in relazione al fine preciso che re· s1erebbe ad esse assegnato; e se ci occupas– simo anche - com'è n0!,;tro dovere - della riforma delle scuole normali, che è la pit1 urgente di tutte, perchè senza buo·ni maestri nè il popolo avrll buone scuole elemenlari nè le scuole medie avranno dalle scuole ele– ment:iri alunni bene p1cparnti, queste riforme basterebbero da sè sole a tenerci intensamente occupali per almeno quattro o cinque anni. E ne 01terremmo subito un grande sollievo anche ni mali della scuola classica. la quale sarebbe sfoll:lla in grazia dei pro\'vedimenti suddetti da tut1a l:t popolazione operaia e piccolo·borghcse, che è in ec;.sa la pill dan– nosa e la pili danneggiala. E quando si prov– vedesse aJ abolire nel liceo la opzione fra il greco e la matematica, e fosse meglio ordinalo il pao;;saggiodalla scuola elementare alla prima ginnasiale, il liceo-ginna:iio da· rebbe certamente migliori frutti, e ci con– sentirebbe di aspettare pazientemente per al– cuni anni, con disagi meno acuti di quelli che ci tormentano oggi, che fosse fissata la riforma delle scuole tecniche e degli istituti e delle scuole normali, e che il numero frattanto cresciuto di buoni insegnanti di lingue moderne ci consentisse di dedicarci :illa creazione cx-novo delle scuole moderne e di condurre finalmente in porto la intera riforma. La quale, però, ha due grad difetti. An– zitutto non la'tcia sperare una scomparsa immediara di tulti i nostri malanni scola– slici. Eppoi non po1rebbe essere realizzata senza un non inditferente aumento di spesa. Jn Italia, invece, noi abbiamo molta frcua e pochi quattrini. Le nostre riforme dc\'Ono essere sempre genernli, immediate, lusinga– trici, e gratuite. I.a riforma della scuola unica appunto la più incantevole del genere. IX. La formula « scuol11 unica • può designare istituti assai diversi l'uno dall'altro i e allor– chè si discute di questo sogge110, occorre sempre definire nettamente di eh~ specie di « scuola unica » si parla. C'è anzitutto una scuola unica più com– prensiva di tutte, la sola che avrt:bbe il di– ritto di essere cluamata « scuola unica», la quale dovrebbe lenere insieme per alcuni anni postelementari tutti gli alunni che entrano nelle !icnole medie: siano quelli che dopo alcuni anni non continueranno pilt negli Bibloteca Gino Bianco studi, siano quelli che proseguiranno per le sezioni professionali Jel1 1 istituto e scuole analoghe, siano quelli che continueranno an· che nel secondo grado della scuola media a fare studi preparatorii per le ulteriori scuole professionali universitarie. Questa scuola unica risulterebbe dal riunire insieme in un unico istituto le attuali scolaresche della scuola 1ecnica e quelle del ginnasio inferiore. Con essa, cioè, verrebbe a mancare finanche quel/11 grossolana e imperfetta differenzia• 1ione attuale, che a\•rà la maggioranza degli alunni più modes1i alle scuole tecniche, e la magg1ornnza degli alunni destinati agli studi unhersitari ver,;;o le scuole classiche, distribuendo invece il gruppo in1ermedio purtroppo a casaccio. Mentre il ginnasio e la scuola tecnica hanno sotfe1to finora ap– pu:110 dalla confusione delle peNonc, la nu.. >.t scuola unica as~ommerebbe la confu· sione dell'uno con la confusione dell'altro, e renderebbe impossibile qualunque buona organizzazione di studi in qualunque grado ddla scuol:i. Qucsia scuola unica - si dice - è la scuola democralica per eccellenza: essa tratta allo stesso modo il ricco e il povero, il gio– vinetto destinalo 11gli studi universilari e il prossimo futuro commeci'to di negozio, i quali slando insieme a scuola per alcuni ;inni di– venteranno buoni amici e magari fratelli. Tullo sta a \edere se sia migliore democrazia quella che dà a tutti i piedi la slessa sca,pa, o quella che dà ad ogni piede la scarpa che gli abbisogna, e magari una scarpa di ri– cambio. ?\on v' ha ineguaglianza peggiore che quella di volere trattare allo slesso modo indh•idui che han bisogno di tratt;1mento di– verso. Facilissimo è mettere in uno stesso sacco i topi e i galli, e tenerveli un poco insieme, per farli d1,·entare buoni amici e magari fratelli: difficile è assicurare che la pro,·:1 darà buon resulta10. In mezzo secolo noi non abbiamo fotto in halia che questa pseudo·democrnzia scolastic:1 1 111:mdandoi com– messi di negoiio al ginnasio insieme agi' in– gegneri e gl' ingegneri alla scuola tecnica insieme ai commessi di negozio. Ne hanno .offerto e ingegneri e commessi di negozio, e più questi che quelli. Altro a,gomento. - Noi non abbiamo il diritto di imporre a un bambino appena decenne di scegliere una scuola di breve durala piuttosto che una scuola di media o o di lunga durata: noi non possiamo dire a questo bambino: tu devi contentarti della scuola popolare j una scuola 1 che costringa il bambino a scegliere la professione fino dai dieci anni, è una scuola inumana; la– sciamo che 111t1i bambini restino insieme an• cora fino .ti 13 or+ anni, e allora gli uni si fermeranno e gli ahri continueranno. A chi ragiona in tal modo è facile domandare: a 13 o 14 anni perchè gli uni si fermeranno e gli altri continueranno? Quella scelta che non volevale imporre a dieci anni perchè la imponete dopo tre o quatlro anni? Evi– dentemente b sceha è determinala cldlle con· dizioni economiche delle famiglie: le famiglie– che hanno e~urito ogni fondo di riserva e che hanno bisogno del lavoro rimunerati\-o dei figli, li ritireranno dalla scuola, le altre continueranno a sala1ò~1ni. Ora in almeno novantano,•e casi su cenlo le f.tmiglie non hanno nessun bisogno di aspetlare che i loro t .. m~ini airi\tino ni tredici anni per sapere il loro destino. Xessun medico da che mondo è mondo ha mai mand:tto il figlio decenne alla scuola tecnica con l'idea di decidersi solo dopo tre anni se fermarlo dopo la li– cenza o forlo continuare negli studi; e nessun operaio si è mai sognato di essere incerto ,e al proprio figlio decenne conienga met– tersi al lavoro fra ire nnni oppure conti– nuare a « fare il signore » lino ai I S 1 o magari fino ai 24 anm. Altro argomento. - Ì~ iniquo imprigio• nare fino dai I o anni un alunno di grande intelligenza, sol perchè è povero, in una scuola che non '.'.fogher,ì in iscuole uheriori, ed escluderlo cosi d.1 ogni pos,ibilil.1 di ele· varsi intellettualmente e ,oci:llmente. - E anche a questo argomento è facile ric;.pondere che o l'alunno po\·ero dimostw la su.t grande intelligenza fino drd 10 anni, e lino dai 10 95 anni de\·e es.sere aiutato con esenzioni di tasse, con borse di studio, con lutti i sussidi possibili ad elevarlo in1clle1tu.1lmente e so– cialmente, e fino d:ti 10 anni de\e essere messo nell:1 scuoi.i pili :idaua a questo scopo; o l.1 intelligenza singolare si rivelerà in lui fra i 10 e i q anni, mentre fa gli studi della scuola popolare, e questa stessa intelli· genza singolare lo aiuterà n passare felice– mente dalla scuola popolare alle scuole di lipo pH1 elevato. Don.\ ceno supernre delle note\'oli difficolt!\. 1\la queslc difficoltà è bene che esistano, affinchè i gio\•inetti delle classi disagiate, che non abbiano una intelligenza superiore alla misura nor,nalc, non sieno incoraggiati a ingolfar,;;i ltggermenle in iscuole disada11e ai loro biciogm e alle loro forze: e questo nell'interesse loro, come neff inte– resse dell:a societl. Del resto, queslo 1ipo di scuola unica è cosl e\'identemente mostruoso, che pochis,im1 lo difendono in Italia; e forse si potrebbe fare del tutto a meno di discuterlo. Ma è proprio quesla l.l scuola unica pili facile ad essere itltrodolla. Bn!!ta infatti nel ginnasio inferiore attuale posticipare il 1:itino alla quarl:1 ginnasiale, nnlicipare il frnncese alla prima, aggiungere un po' di disegno, di scienze naturali e compulisteria 1 fare insomma del ginnasio inferiore un doppione della scuola tecnica: eJ ecco pront.1 senza spesa e ~enza ritardo una perfetta scuola unica, alla fine della quale alcuni si formerebbero, altri passuebbero alle sezioni professionali dcli' is1ituto, altri al liceo e alla sezione fisico-matema1ica e poi alle um\·ersuà. È questa la scuola a cui vogliono condurci i funzionari della Minerva: e già hanno abolito quasi del tu110 il Ialino nella prima ginna• siale mediante il famoso esame di maturit~. E amano questa riforma piil d'ogni altra, prima di tutto perchè è facile ed è econo– mica1 e stretti come sono dalla inquietudine generale a fare qualcosa, è n:nurale che seguano la linea della minore resistenza. Eppoi la burocrazia 1cnde sempre a sempli– ficare, a unificare, :1 li\ 1 ellare. Pensate che gioia per un commendatore minervino non dovere pensare a tante scuole dfrerse, con dh·ersi programmi, di\'ersi ruoli, diversi con– corsi, ccc. ecc. I Una scuola unica per tutta l'Italia e per tutte le cla<:si sociali, da mano– vrare tullo con una unica circolare: sarebbe questa il paradiso dei burocratici: sarebbe in compenso l'inferno dei professori e degli alunni. ~la i burocratici vanno forse a scuola come professori o alunni, essi? Hanno bi· sogno di preoccuparsi del I' a\·\·enire dei loro figli, essi che costituendo i poteri ammini· strati\'i centrali J13nno per i loro figli sempre eronte mille comode nicchie in tutti gli impieghi dello S1ato? I!:inno bi!iogno di pensare alla colturn nazionale e~si, che de\'ono pensare sopr:itutto a procurare rapidamente e facilmente ai ministri il meno per essere proclamati dai giornali unìciali grandi rifar• matori scolas11ci 1 011enendo in compenso rimaneggiamenti d'organici, promozioni, gel– ioni di presema nelle commissioni, e grati• ficazioni per lavori straordinari? X. Esclusa - almeno a parole - la forma finora discussa di scuola unica, e ricono· sciuta la necessitl di scuole speciali per quei gio\·inetti 1 che de\•ono abbandonare gli studi sui 13 o 1 -4- anni, ci si presenta una forma più ristretta di scuola unica : la scuola unica preparn1oria per tulti i rami superiori della scuola media: e prorcssionali :i\·enti fine in sè stcsc;i, e preparatori per gli studi universil.'.lri. Chi, dopo a\'ere respinta In scuola unic~ della prima forma, adduce a sostegno d1 questa seconda forma di scuola unica, I' ar– gomento che questa ~:nrbbe la ,·er:i c;cuol:I dcmocr:uica, la quale :illfatellerebbe le classi sociali, ccc. ecc., non ~:1 e\"identcmente quel che si dica: perchè all 1 :1ffratellamen10 l-a già rinunziate, J.11 momenlo che ha ricono– sciu1a la nccc!i,itJ di un:1 si.:uol.;1 speciale per gli alunni delle classi sociali più dis:i· giate. Xon cosi as;c;urJo, m.1 ,1ltrt11anto insCl~le• nibile, anche in que-.10 ca't<\ è I' :irgomento

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