La Voce - anno I - n. 23 - 20 maggio 1909

90 gliale e nelle scuole più spinte, ci accorgia• mo in fondo di possedere una specie di pro– fezia di quel che dovrà essere nel suo risor· gimento la musica futura. ·È, lo so, un pre– vedere sinfonie e quartetti e opere quali for– se potrebbero non nascer mai. È 1 lo so, una specie di grande ode ttlla musica dubbia del futuro. È, lo so, in– somma lo stato lirico d'un poeta, non I' ul– tima parola sicura ed esatta d'uno storico dcl– i' arte. Ma abbandoniamoci un po' 1 una volta ogni tanto, alla freschezza di queste nature poetiche, alP impeto di redenzione di questi uo– mini in cui la vita fredda e opprimente non riusci a spengere la fiamma della speranza, e che sono prouti, anche dopo mille e mille disillusioni, :1 credere a una promessa ipote• tica, a gioire. È un annunzio incerto! Non cerchiamo dai poeli solhmlo la ,•isione del loro mondo con 1 1 rntima rnvida convinzione che si tratti d'un sogno. Crediamoci qualche volta. Siamo pro– prio convinti che soltanto la storia è capace di spingerci ali' al.ione? Infatti, ques:la critica dei poeti che sco• prono i destini dell'arte nelle manche• voli manifestazioni dei loro contemporanei al modo stesso, che gli eroi scoprono i lineamenti dcli' azione futura nel palpito concluso e segreto dei cuori che li circon– dano; è forse pii.1 vitale per il presente che la critica compiuta del passato. Cosi questa specie di critica utopica del Rolland, si basa tutta su di un'osservazione certo raccolta nella sua esperienza ricchissima di artista: - che i veri creatori non creano gli strumenti tee• uici di loro arte tutti nuovi fiammanti, non li improuvisano. Ma quando non risucitino ad– dirittura antichissimi modi d'arte dimenticati non (anno che sempre riprendere la tecnica dei loro contemporanei :rnche se questi sieno infinitamente minori di loro. Oggi molto ci si diverte a rilevare la maniera incredibil• mente libera e screanzata con cui Wagner si serviva delle geni:1li innovazioni d'un List e d'un Mendelssohn, per non dire d' uno Schumann e per lino, aggiungerei, ,t'uno Cho– pin. Soltanto questi cacciatori di scandali a danno dei grandissimi signori dell' arie non s'accorgono o fingono di non accorgersi, come questo modo di fare, i;he può sembrar vio– lento e disonesto è una necessità innocentis– sima che scaturisce dalla natura stessa del linguaggio. Forse i fanciulli sono in obbligo di guardarsi dai plagi verbali nell'esprimersi col padre e la madre? E forse un adulto per farsi intendere, de,·e parlar una lingua asso– lutamente di,·ersa da quella di coloro che lo circondano ? Cosl l' elogio che il Rolland tesse entu– siastico alla le-ggera (?) volubile orchestra- 1.ione dei poemi sinfonici Straussiani, più che per la sua :1de~mllc1.1.aalla artefatta or– chestr:rzione Straussinnn, ci piace per il de• siderio di un' orcheslrazione che tale vern– me111e sia e leggern e volubile e pie• ghevole 1 desiderio che circola sotto quelle parole fresche e ,•ivac1, e che l'eterna gio• cooduà della speranza fece rampollare più agili del trillo della danza di Zara1hustra dall 1 anima del poeta Rolland. Così il bat– tesimo di e Rinnovellamento • che il Rolland ha imposto ai novissimi sforzi impres,;ioni– stici e non impresflionistici della scuola fran– cese, dipende pH1 da quello che il Rolland ha vibratamente creduto di scorgere in quei tentati\'i di riarca, che da quello che essi • siano di re2lmen1e lroralo. i\la quale mera– viglioso calore di passione e di previsione in questo trasformare in esisten1.e ciò che ancor non è che oscuro muoversi di feto nella matrice I lo credo che potremmo giudi• cale del valore ft11uro d' un giovane musi– cista dalla sua rea1.ione da\'anti alle pagine di critica previsionistica profuse dal Rolland in tutlo il J. Cltrisloplu e in tanii dei suoi saggi. Vi sono infatti in quelle pagine ac– cenni, allusioni, svolgimenti di idee su infi– niti p1oblemi essenziali della musica, che chiutlono il germe di tante sinfonie, sonate e opere, di t;,nt.:1 insomma di quella bella musica {di cui oggi s'è perduro il segretoJ, che uno spirito musicale colmo di bisogno di creare, a quel \'ento violento deve pro– fondere uo profumo di bellezza, come un LA VOCE albero a primavera, se scosso con violenza, piove una nuvola di polline. Chè sollanto un musicista giovane cioè aperto a tulle le possibilità dell'ispirazione può sospettare, non dico esaurire, con quella specie di soffocazione che preannunzia il rilro\'amento di sè stesso, del proprio stile, che cosa si può trarre da quell'osserva• zione che il Rolland fa soprn la libertà infinita del ritmo, pur sempre inquadralo so– lidamente nella dignil~ dcli' arte, che egli ammira in Berlioz e che i moderni misco– noscono per seguire i canoni d 1 una ritmica musicale simile all3 ritmica della prosa di– scorsiva. Soltanto un musicista giovane può divinare il potere fecondativo delle ossen•a– zioni che il Rolland fa sull'impressionismo musicale, impressionismo che musicalmente va tradotto in progresso armonico d' in-::a!_. colabile valore 1 chè ogni grande epoca mu– sicale sogna sempre una conquista del senso tonale. E soltanto un musicista gioYane pu6 indovinare il partito che si può trarre da alcune preziose osser\'azioni del Rolland fra i rapporti che corrono tra il rilmo musicale e il ritmo poetico, laddove è contenuto an· che il germe di una grande metrica nuova musicale e poetica. Naturalmente, a voler parlare del Jean Chrislophe stesso, sollo questo rispelto fe– condativo, ci sarebbe da scrivere un volume. Questa profonda creazione musico•letteraria 1 nasce talmente d:1lla re,1zione d' uno spirito sano e rigoroso contro I~ estreme corruzioni musicali del moribondo romanticismo, che chi possegga un occhio esercitato a scoprire e a seguire sotto la trama delle parole, te aspirazioni che le destarono, potrebbe trarre da quel roman1.o e circoscri\'ere tutto un sistema di riforma musicale, simile a quel!i che ~appiam o aver sorretto e diretto la forza creatrice d'un Beethoven e d 1 un "' agner, e il qual sistema potrebbe benissimo coin~ cidere con quello eflettivamenle ispirante le composizioni d'un nuovo musicista mo• derno. Giannotto Bas liane lii. L' insegnante medio. Appunti di psicologia. C'è, senza dubbio, un mondo quasi ine– splorato, in cui l'occhio dello psicologo po· trebbe molto scoprire: quello dei professori di scuole medie, il quale, con la varietà e la complicar.ione de' suoi tipi, offre materia a significative analisi e a curiosi rilie\'i. Ma tale studio, nuovo e delicato, esige molti anni di ostinala ricerca e non può esser tentato se non da qualcuno degli stessi in– segnanti, che sia vissuto a lungo in quel mondo e abbia registrato le successive espe• rien1.e; dippiù imporla sia compiulo a pre– ferenza nelle cilladine di provincia, nelle quali maggiore è I' opportuni là di ri1rovarsi insieme, che nei grandi centri, do\C il polso della vita batte più frettoloso, e gl' inse– gnanti hanno occasione di vedersi appena qualche minnto prima e dopo la lezione. Francesco de Sanctis ha collo acutamente uno de' caratteri pila spiccati, quello anzi che chiamerei il comun denominatore psi– chico della das~e 11nzidet1a: • Il prcf""Sçnre ufliciale, sopra11u1to nelle ba,:;se regioni, co• stretto ad insegnare parecchie ore il giorno, e a ripetere la stessa canzone, perde ogni fresche1.1.a d' ingegno, non può con1inuare i suoi studi, e, se b pazie111a gli dura, diviene a poco andare quel!' eccellente macchina che si chiama l' impi~gato ». Ma la coscienza del professore - lrat1el è il prodotlo di una for• . mazione laboriosa, una coscienza complessa, che ha le sue stratificazioni : che può co– minciare pagana e finire giudaica, passare - dopo lunga lolla - dal baldo goliardismo dt>gli anni d'università alla grigia r011Jine del pedante, ovvero, se lo spirito è ass!>lu• tamente refrattario alle pigre transazioni, sdoppiarsi e dar luogo a due uomini, che si alternano e $i aiutano senza difficoltà, perchè il meccanizzarsi dell'uno è come un riposo ai liberi voli dcli' altro. Comincfamo da una domanda : quali mo· tivi spingono più di frequente a preferir la carriera didattica? Questa domanda ne sug– gerisce un' altra : donde le viene il maggiore contingente? Non si può negare che la car– riera per se stessa non presenta grandi at– trntti\'e, nè, almeno volgarmente, gode molla estimazione, come può a1tes1are quell'aria di compa1imento, con cui, soprattutto in certi paesi, \'ien considerata. L'insegnante infatti, almeno linchè rimane ai grndini in– feriori, deve rassegn.:1rsi ad una specie di Calvario: altenuare di continuo la propria personalità. e rarsi piccolo per intrattenere, di cose non sempre piacevoli, coscienze non ancora formate, riluttanti allo sforzo penoso dell'attenzione; ri\'edere scriuerelli informi e sgraziati i essere scarsamente retribuito; sentirsi qualche \'Olta sul muso le insolenze Jli sbarazzini, che si nudicano a modo loro del domicilio coatto a cui li obbligano le famiglie; logorarsi la salu1e 1 perchè la scuola è una lima sorda, massime poi se si lavora ii.l caS..1per conto proprio. Tutti questi in– convenienti, se aggiungi:tmo i disagi delle piccole residenze, che tal\-olla son relega· zioni in cui mancano i mezzi di studio, le distrnzioni, i conforti della civiltà e vien meno :t poco a poco ogni stimolo alla pro– duzione in1elle11uale 1 fanno sl che molti giovani promettenti lascino i brandelli del loro ingegno alle spine della via e finisc:tno coli' ingrowre la schiera interminabile dei vinti. La prospettiva dunque non è lieta : ep– pure, come si spiega la re-ssa di coloro che si present:rno ai concorsi, i quali, con I' ac– cresciuta se,•edtà delle disposizioni che li regolano, paion falti apposta per isbarrare il passo ai nuovi \'enuti? - Come si spiega? C'è I' impiegomania 1 che agi' incapaci o paurosi di affrontar I' agone della libera concorren1.a promette una soluzione certa del problema quotidiano ; ci son le ingenue illusioni di chi spera salire alto nella car• riera, specie se c'è qu:ilche pezzo grosso a incoraggiarlo; c 1 è l'amore agli studi; e' è ancora l'eccitante, non sempte salutare, del– )' idealismo, di cui gli autori antichi son pieni. Alcuni, solo perchè, quand' ernno al liceo, butlavan giù versi o no\'elle; altri, solo perchè erano dei bravi sgobboni, lodati dai maestri, non esitano un momento a sce• gliere una via, che permette loro di conti– nuare, per forza d'inerzia, a occuparsi di cose che ave,,ano già alla mano. Quanto ali' origine, si tratta per lo più di gente che ha pochi mezzi : vengono per lo più dai campi, dai fondachi, o· dalla pie• cola borghesia: il che spiega come, fiutando bene molti di costoro, si ha I' imp1essione di aver a rare con de' \'olgari bot1egai 1 che vendono scienze o lettere :11 minuto, in luogo di merci. Se prendi:lmo la media degl' insegnanti, possiamo vedere in essa certe qualità rÌ\'e• latrici del!' intima struttura. Abbondano le virlù del gre~ge: b docilità, la rassegna– zione, la diligenza puntuale che cerca di evi1are ogni aurito con ) superiori e ogni strappo al regolamento? lo spirito di tolle– ranza acquistato nei rapporti continui con I' adolesce111.a e che cresce coli' andare degli anni, sia per amor di quiete, sia per un senlimento di paterna benevolenza. I d1fo11i più freque111i sono : la volgarità, che fa ri– cordare spesse volte la rusticità dell' origine, la maldicema e la pusillanimità (i due vizi delle anime servili), la ristrettezza delle ve• dute e I' ideale piccolo-borghese, che non vede oltre il 27 del mese con la relativa pensione. La coscienza dell'insegnante medio è una coscienza molto domata, molto addomesti– cata, molto prosaica ; e ciò si riscontra in tutte le forme della vita spirituale : come, nella pratica, egli preferid, a tutto, il quieto vi\'ere ; cosi neW estetica e nella scienza e\'ilerà i grandi problemi, le avventure che portano rischio, e si conten1erà facilmente delle ricerche microlog-iche prolungate per anni ed anni, coltivando con gran pazienu la piccola aiuola, di cui si è fatto giardi– niere. In religione, o sarà un ossen•ante, che Bibloteca Gino Bianco ripete certe pratiche abiludinarie imparate da bambino; o, più spesso, ma con pari superficialit~, materialista e massone, rima· nendo estraneo alla ,·era e profonda religio– sità, al vero ed intimo culto del divino. Parlo sempre della medi:- 1 si capisce, perchè i tipi d'eccezione son parecchi. Conseguenza naturale, derivante dal gra– duale :1dat1amento ad una vita pedestre e tulta esteriore, è la disposizione, che n poco a poco s 1 insinua nell'animo dell'insegnante, ad un certo mediocre lh·ellamento intellet– tuale. « Siamo tutti eguali!»: ecco I' espres· sione genuina di questa 1endenz.a 1 che mi è capitato qualche volta di cogliere nei di– scorsi di cerle animucce isterilite anzi tempo, inette ad ogni forle e franco pensiero, ce· devoli a tutte le rinunzie. « Siamo tulli eguali », O\'vero: siamo tutti mediocri; nes– suno di noi deve tentare di 4ah::1r fuori dallo stagno in cui si tro\'a cosi bene ; chi lo tenta, è un visionario o uno stolido, che incontra per necessità lo scherno, o il com– patimento, o I' indifferenu de' compagni. Le cause di questa degenerazione ~ di(• ficile enmnerarle tutte, nè del resto giove• rebbe, perchè spesso coincidono e interferi• scono; ma ad alcune ho gi:\ accennnto, p:1r– lando de' vizi d'origine e della viln di pro– vincia, che spegne molte energie. Non biso– gna però trascurare l'opera, non di rado negativa 1 dell'educazione universitaria, da cui le menti son costrelte per lo pii.1 a ri– petere in modo passi"o il pen!iiero dei maestri, che tante ,·ohe non ha neanche il pregio di essere originale, nè risvegliatore di :rnime dormienti. Gl'immatricolati devono seguire molti corsi, prendere molti appunti, dar prova di molta diligenza, sostenere molli esami ; e i più lodati tra loro sono i pappagalli pii.1 ammaestrati, i giovani più recettivi di mente, che possono rivelarsi anche i più flessibili di schiena. Dall' uni– versit:\ odierna, come del resto gi:\ prima dall 1 istituto second:ario, si esce, non ra\'vi• vati e arricchili di spirito, ma oppressi, mortificati e impoveriti, perchè si fa una indigestione, aniichè una vitale :,,~1imiltu:.ione di cultura. Se poi alle cause già indicate si aggiunge il trattamento che si ha dalla Mi– nerva, cosi restia a incoraggiare i più degni, qual meraviglia se negl' insegnanti mcdii tro– viamo bensl in gran numero gli eccellenti ripetitori 1 ma assai raramente i s:1cerdoti de– gli umani sludi? Michele Losacco. GIOVANNI VAILATI Di tu/li gli amici più infimi che GiOt•a11i \lai/ali ehbe a h"rmte io solo mi lrot·o qui, legalo dal mio lat·oro e d(II mi'o d0t•er, 1 e in ohhli'go di parlar, di lui. 1'1i si'a perdonalo se 11011 lo f1eci'o: swlo elle 11011 ritsrirti. Qudl'anima buona e generosa merita bm t1/Jro che I,: mie parole e 11011 e' è bisogno clte io rin/orti con la con/essiom del mio, il com• pianto che è in lulli, pcrchè fui/i spnimm– lammo la sua generosità, la sua cortesia, la sua de/icalt{{a. SparRtt·a inforno a SÌ' 1111'nritl di simpali11t di giovù,lil,} clte impnhva ogni urlo ed ogm rancore ; si se"liva ,ma vita che si tlonnt•a lu/1(1 intera alle altre. DiSlorrmdo con lui mm sera di quel che 111 noi p11/J essere d'immorl,t!e, mi ,spose la sua crtde11ta: noi esser lauto meno mortai,~ quanto più at·cvamo interessato e vissuto ,,egli altri. Lunga t,ita OTJràdunque l'anima di GiOvonni Vailali/ra noi, e lo si t 1 tdrà 11011 soltanto nell'opera sua scrilla, q,umlo sopralul/o nei suoi delli, nelle sue lellere, nelle sue risposte, 1111/e sue do- 111t111de1 ove assai meglio si palesm.•aI., fisio– nomia arguta e tuona del suo inlimo. U,, altro g,orno, ne/1(1 Voce, cercheremo di ,·,'evo– care 111 cara' e s11npaticafigura. g. pr. ..

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