La Voce - anno I - n. 21 - 6 maggio 1909

82 pagnia de' gio\·ani nazionalisti sia :n-\"ersa al socialismo. Eppure questi giovani nazionalisti sono anch' e~si dei p,1n•t1111s intellettuali e morali, che della vita della nazione non hanno il senso storico, intimo, profondo, e unico vero. I.' opposizione ragionevole che essi potreb– bero fore al socialismo la mutano per inet• tiludine in nna c:1111on:11a: in quanto par che ai loro occhi il nostro socialismo sia un feno– meno extranazionale, non italiano, poniamo francese o tedesco. Questi nazionalisti che do– vrebbero comprendere tulla la vita della na· 1ione nella sua somma, tutto il suo movi– mènto economico e di idee e di seatimenti t di fatti; cominciano col negarne una gran parte. ~la dovrebbero pensare che il sociali– smo fu pres~o di noi movimento di popolo e di borghesia; di popolo e di borghesia itali.ma , e però ru in re.:altà il map.gior feno– nH:no di nazionalismo che abbia dato 11 ha– lia dopo quello della sua rivoluzione politica. Se i n:u.ionalisti di O!,!p:i \·ogliono costituire un nuo,•o partilo politico, faranno cosa presso eh~ inutile, ma s'accomodino. Se poi preten– dono di dar forma e vita a un moto spiri· tu.ile, bisogna dire eh<: fanno esagerato conto delle loro minuscole for1.e. A ogni modo a questo bivio bisogna che èS!li si decidano. Se sceglier:1nno la via sinistra noi non ci occuperemo più di loro, se sceglieranno la de!ttra \'ed,anno che in fondo in fondo essa conduce rii nostro medesimo termine. Anche noi credi.uno dt essere nazionalisti : ma di quel nnionalismo che !lignifica italia– nitJ. E a questa iialianità noi crediamo di \'enirci educando sulla storia italiana di ieri non meno che nella vita italiana di oggi. ~oi non siamo infatti 11è storici nè politici ; ma L'impressionismo e l\'. -- Conclusione. E ora dopo avc:r esaminato, brevemente com(' comporta l'indole di questa rivi– st::t, qu,tli furono i caratteri peculiari, i prPi,.:-i t• il' 111a1t<·l1C'\'Oll•z1.e dcl1' impressio– nil,1110. <li qu('Ma pittura che dopo a\·cr off<•rto .1gli uomini del nostro tempo la primi.da di nuov(' sC'nsazioni estetiche, sta or,t ra~scgandosi fra le mani di pit– tori Tll('rcatanti, disamorati e senza fuoco d' bpir,LzionC', ora a me non resta che condmlcre. E concludere in questo caso \'UOIdir(': vNl.rrC"come e fino a che punto una gin\'('ntù it,tliana desiderosa di dare al nostro pacsC' un' ane \·eramente mo– dC'rna, potrebbe, volendo, approfittare dei :-,uoi insegnamenti. l\la ciò non si può far<' srnz:t prima gettare almeno uno sguardo fuggr\·olc sulle condizioni pre– senti <IC'lla nostra arte; condizioni mise– rabilissimr SC'non clisprratc, checchè pos– sa clirnC' una critica abbietta, diseredata cli ogni compC'tC'nz.1 di giudizi, pri\·a di <•ntusia',1110, m,1nrantC' di un ideale pur– rhes~ia, l,1 qual<• :1mmira f.!' ingolla a mò di Mrt1ZlO tuno qm~llo che- le vien but~ tato d,l\"anti, ,,•nza nranche masticarlo. Ed infatti b;.i~u a\·c•r \·isitato una o dut' di qu<'lh.•ti<•rc• cht' con tanto fracasso di t.i.lmburi, di granc.:L,",(' e cli trombette \'ong-ono ilJ)C'rt(• ogni due anni a Yenezia, per n•ndt'n,i romo C'itattamentc della in– crc..:,rio11;.a mi"-(•ria intt·ll<'ttua le- - e c:;ipo– tn.•bbe dirC' anchC' morale - elci nostri più illw,tri pittori. .I.asciando da parte gli spurghi cht' l'C'stC'ro scarica in quelle sale, diC'ci o v<•nt'anni dopo che la gente autC'ntir:anwntr cnlta di tutta Europa gli ha giudiC'ati <' cond,11111alicome fungosità inutili C' anzi nocive, t~lttC' IC'opere che la no.<,tra critica piglia in considerazione e !"-.pcssoC'~alt.1 11011 sono animate da Ye– runa scintilla di dta o di poesia. Son popo11;1cri ac(•rbi <' acquosi, ficuzzole an– ncbbiatP, frutti M"ipiu di un'abilità da mano\·ali dC'II'arte i~noranti e volgari. Sono prodotti f,1ciloni cli uno sciocchis– simo v<•rbmo soccorso dalla macchina fotografica. o ciurincrie ~imbolico-deco– r,tth·C' dC'rh-at<' supinamC'nt<' dai giornali illu-,tr,lti ùi (;<'rmania e d' [n~hilterra, e LA VOCE sentiamo tutta la bellezta e la solennità del pas– sato d' 11:ilia 1 e insieme crediamo in una sua energica e onesta missione av,·enire. ~oi cre– diamo in coscienza che sia llf"Cessario cercare con molla severità di studio donde \'enga questa Italia per poter poi indicare a noi stes,;i senza vuote declamazioni il punto migliore al quale es!l:t è ri\'oha. Bisogna risalire con la medita· zione alle fonti della uosfra storia, e seguime con studio e con amore il corso per poterci poi sporgere sen1.a aver le vertigini su quel punto in cui il gran fiume della storia precipita 111rbinoso nel mare dell:i vita. Noi sentiamo il bisogno di respirare sulle alture l'aria libera che dowà premunirci i polmoni d:ti miasmi e-.alanli dalle bassure : ma crediamo che anche nelle paludi sia ne· ces53rio affond:1re a quindo a quando gli sii· ·.•ali e tirar qualche colpo sulla sel\'aggina che d starnaz1.:1. Cosi, con tutte le nostre intemperanze, sentiamo di portare nell'opera nostra di ogni giorno il senso e il rispetto di una vita che cominciò nel nome d'halia un po' prima che a noi spuntasse il dente del giudizio. Siamo persuasi che per fare bene bisogna continuare i per inst:turnre, restaurare. Fer– mamente credinmo che I' llalia abbia biso· gno di questo riprendersi e risenlirsi e conti• nuarsi. L' Italia ha bisogno di quel che pii1 le manca: di una tradizione storica. e civile che non si:i superstizione, ma quasi sua mo– rale e religione; nella quale sia permesso ai socialisti di es~re patriotti 1 ai preti di essere italiani, agli italiani tutti insieme di essere meno trranti e smarrili che ~ncora oggi non siano. Cepperello. la pittura italiana. indegne pur di un'occhiata di chi cerca in un dipinto la mistrriosa parola cor– diale cli un'anima passionata. I .o stile, la risolutezza elci segno, la sobrietà e la forza nella rapprrsentazionc degli esseri e dC'gli oggetti, la frC"schczza e la 1Hrt•ità del colore, son cose che i nostri impia– stratori di muri C' di tele (non è neces• s.:'lrio far nomi qui} hanno dimenticato da un pezzo. Arrovc-sciati in una molle e stupida pigrizia \'i\·on essi di scampo– li e di rimasugli. n.•getan nel concio di una gloriol,t p.1C'sanache sparirà con loro, e forse prima di loro, disonoran l'Italia e l'arte, dormendo. Xè è gio\-ato a nulJa che i così eletti .lfacd,iaioli s' affaticas– sero a infondere alla morente pittura del nostro paese uno spirito no\·cllo di ga– gliardia e cli sincerità. Sia per 1 1 inop– portunità dri tempi, sia prr mancanza di quella tr<'mcncla forza geni,de che tra– scina f11t:dm!'nte uomini e cose, Antonio Fontanesi, Xino \o::,,ta, Telemaco Signo– rini e Giovanni Fattori, passarono come figure strane, animate di ardori inconce– pibili fra un popolo che non poteva an– cora - che non potc\·a for~e più - com– prenderli; e l'uno dopo l'altro morirono SC'nza che nrv..uno raccogliesse la loro eredità d' ammacstr.tmrnti. .Jt \·ero bensì che tre o quattro pittori. sparsi qua C' là per le \"arie provincie, danno di quando in quando segni di \'ila e la proYa cli potc.:·rcreare qu.,lchc opcr~t c<1.pac~ t.!i par– lar(' al nostro spirito; ma nessuna ispi– razione comune li lrga, e Gaetano Prc– viati, ~rario dc Maria, Francesco Paolo ì\lichC'lti son piuttosto fiaccole isolate in un camposanto che fiamme accese in un medesimo focolare. Cosicchè vcrrC'bbC' fatto cli considerare la nostra pittura come morta del tutto e di ra!>st'gnarsi alla sciagura, se da qual– che anno in qua non ::,isentisse fremere nella giO\"CntÙ un desiderio furioso di rinnovamc-nto c di \·ita. 1;; come un gorgogliar di polla che tenta affiorare' in un t<:rreno maligno fra gli sterpi le ortiche e il paleo: più qua e pili là qualche gio\·anc mente brucia nell'impazienza della ribelliont', ancia franchigie, medita capo\·olgimenti di ,·alori ». Sr non chC' per fug-gire gli er– rori dC'lla generazione prcC'edentc i ~io– Yani odierni. c.,dono in altri che- :-.e sono meno ignobili non sono prr aY\-entura meno pcricolo!')i. Dbgu.,t..i.ti dalla tri\"ia– litù con chr gli anzi;_mi h;.111110 preteso p<'rpc-tuarc-. pPr mc-1.1.0dl•ll\trt<', la Yit,1 degli uomini C' clrllc• co:,,c naturali, c-ssi si sono rifugiati 1wll' am111ir;1zio11e , ndlo studio appa:,,sionato cleg-li antichi: non trovando maestri \i,i -,i son mc.-,si a \-i– \·cr co' morti: ma a11zichl 1 imparart' in loro compagnia con eh<' ot·chi r con che cuore si dC'bba ({uardan• p amarC' il mondo. mostr,rno di (''-.;,,,1•n• <,t ti :,,opraff,ttti dalla potenza d(•I gc-nio antico C" tuttp IC' loro opere anzichi• una nuo\"il incarnazione del \'ero non 5,;0110, il più dPII<· \Oltt'. se- non un'eco e un' ombr,l d<'llc conC<"zioni for– midabili di qut'' crC'atori indncibili. È l'eterna C".alamtt,\ d<-11,\ r.t7.l«. che" hanno a\'uto un grandi,.,imo p,t,:--,\l41, (fio– va tenerla sempr<' prC'-.c'ntc p<•rcombat– terla e \'incrrla. Vittorio Jmbriani, il nostro caro fra~ tcllo :-,piritualr. ch<' nt'anchc le cure cli Bf'n<'clctto Croce :-,011 bastatr a far cono– scere e a1111nirar(' quanto si dovrebbe in [tal ia, nota va gi,\ n,•l 1 868 qursto faLto malinconico. e Come- non :,i incontra - diceva in un suo C'ccclk•nte :,ludio ~u Gicwanni 1\rrchct C' il romanticismo ita– liano ( 1) - « com<' non s' incontra gran e \'antaggio chC' \·acta scompagnato da e nocumenti. n(• nlC'claglia ~enza esergo, e così purC' l• da annn\·c-ran,i fra i guai ed' Italia, la irnparPgg'i11bile l{randC'zza e del passato. I popoli. non altrimenti e che- )(' famiglir e- gl' indi\'idui, quando e hanno in magazzino un' c,norme quan– c tità di gloria, facilmente- si pt'rsuadono e di riposar:-.i sugli allori, dimenticando e che, SC'condo il bel motto del Goethe, « Sol chi oi;:ui Kiorno a ~è lt' ricouqui!>ta, 41 Di vitn e liberi:\ può dirsi degno. « Le tradi1.io11i legano, precludono la via « agli ardimC'nti. ,\'o/Jillù o/Jb/Jffa, dicono « pro\·crbialmentl' i francesi ; ti costringe « a seguire quel determinato cammino, a • non far nulla che possa alterare la ri– « putazionc acquisita. Come il tribuna.le « inglese è legato da' suoi propri ante– e cedenti, e perchè ha interpretato una e ,·alta così la lrggc, si considera tenuto « ;,d interprNarla medesimamente in sem– e piterno; cosi appunto un popolo, quando e ha prodotto un tipo sublime cli bel– e lezza, quando ha saputo dcJ(namente « incarnare un ideale, non osa procedere a e nuove incarnazioni, teme che il nuovo « acquisto non \"alga quel chr clcbbe ri– e nunziarc. Per esempio, uno dc' grandi « impacci clw incontrano appo noi le « Rei le Arti, ma~simr la pittura, è- l'al– « tezza e la pc-rfczionc che aggiunsero «: nel CinqueC'cnto i e noi \·ediamo che i e luoghi d' Jtalia dove ricominciano a e fiorire, sono quelli appunto ne' quali « d ha mC'no monumenti dell'antica pri– • mavcra : quindi una promettente scuola e di pittura a Napoli, quindi buona scul– c tura a ~lilano, ma Ycnczia e Firenze e in seconda linea e lloma SCZ.laia. O e pcrchè? .\ppunto pcrchè le menti sono e troppo impacciate dall'opera de' secoli e antrct·dC'nti pPr osan• <..li rivc-nclicarsi a « piena cd as:,,oluta libC'rtà nelle conce– « zioni e ncll'csC'guirc. La preoccupazione « dc' grandi maestri mC'lte loro pastoje « a' modC'rni; li cm,tringc a guardar la e natura, il vero co' loro occhiali. E • riscuotendo premi Pd applausi per que– c sta via, si pPr:-.uadono sciaguratamente « che sia la buona, <.• si rassegnano al.la e parte di epigo11i. 1~ malagevole, più e ch'altri non creda, anche a' migliori e ingegni, il sourarsi all,L tirannide delle e reminiscrnzc. » Xl, sarebbe possibilC' caccidr<~ più di– rittamente il dito 11C'llapiaga. Tranne le promesse di X,lpoli, la buona scultura (1) \'ITTOklO hHUU,\NI: Slmli l~llhalÌ e 6iz. zar, ie sali, iclu - A cura eh H. Croce. Ed. Gius. Lalerza e figli - 8 1ri - 1907. Bibloteca Gino Bianco di )filano e- la g-rad.uionC' stabilita fra Yenezia, Firc-nzc- C' Roma - C'h<' tutta Italia i• oggi e S<'naia » nulla c' l• da cambiare ne-Ile t-antr- parnlf' df'lr illustre scono.'-.ciuto. An1.i non .,j pt11'> farr a mc-no di ammirarnC" la g-iuMf'na, anchC' per quel « mas:,,imC' la pittura • che rilf'\·a un fenomeno curioso C' qu,H,i irn•s.plicabile. Infatti mentre l,l 110..,lra lt•ttrratura per opera rli (ìiosur Cardm·ci, Fr.ince~co de Sanctis. Giovanni l'ilscoli, f)',\nnunzio. \'erga. OC' RohC'rtn ,, altri parc•rrhi, poeti e prosatori, può :-.t,lrP a paraq-onc con qualunque- altra d'Europa,<' sprs.~o esser presa p<'r moclf'llo dai,!li Mrctni(•ri, la pit– tura non i• riusc-it,1 a ,fu!!,g-irf' all'oppres– sione dell'antica ).'.!randt\u~1. ~la ciò di– pende for~e da qur<,to chf' m·,~m1;.1 d!'lle arti ha mai fruttificato in alcun pac~<', con tanta abboncl.m1.a <' pi<'nf'llil roml' la pittura ha f.iun fr,, 1101, « (. lu dio..• musica - ,crb,f' un fr,1.11r<' ... <' un po' ciarlatano; ma 11011 privo di talf'nto dice Cic-rmania; chi dice- pittur,l dic'<' 1.ta– lia ». Comunque sia ~.\rrhbC' pc-r;, ~toltC'zza il dispC'rare: l'anima di u11.1 razza è una pianta così vivace e pC'rviracc chC' nessun gelo o brinata può app.issirnr le fronde' o istC'rilirnc prr ~<'mprr IC' radichc: dal \·ccchio tronco smidollato <' cavc-rnoso che si sg-ana:,.cia infrollito scoppiano a prima\·cra i gio\·ani talli ~ommo:,i C' la promessa di nUO\'f' fogli<'(' di nuod fiori. Ricordiamoci piutto~to chC' una delle ca– ratteristiche del g<'nio itali,mo. quando per causa dei confini imposti dalla na– tura all'energia dC'llo spirito dc,11('stirpi. non può gettar fra gli altri popoli semi di libertà e di rirltlSCC'nza è• :-.t<.,taS<'m– pre chi b<'n con!-.id<'ri la storia. quella di riunire e ricomporre in unit.'t i membri spar~i della bcllC'u:a a fim• di riplasmarne una grande figura ideai<'. Innamorato com'è dell'armonia e della pienezza vitale dcli' opera d'arte, dove vengono ad innestarsi o a sposarsi in perfetta euritmia l'csprrssione ultrapo– tente, la sobrietà tecnica, la sodezza del concetto, la ricchc-1.z.<1. dC"! le forme o la generosità del colore, il genio italiano ha come un terrore delle innovazioni violente e del disordine che le accom– pagna; cosicchè piuttosto che muoversi e agire, quando la malignità dei tempi lo deta, langue e aspetta ruminando la grandezza che fu. ?-.·[ase avviene che qua o là per il mondo. in altre nazioni, fra altre civiltà, si cerchi e si trovi qualche nuova sorgl'ntc di gioia este– tica esso osserva. misura il valore della scoperta, ne scorge a un tratlo tutto il possibile profitto, vi si slancia sopra prr impossessarsene, al lungarnc l'avvenire: farne, in breve, materia per la sua forza creatrice d'opero varie. libere, complete e immortali. E come il gatto, non fal– lisce mai il colpo. Cosi i brancolamenti quasi inarticolati della poesia volgare di Provenza e di Sicilia, misti alle rozze ma genuine fantasie ciel nordc trovano i I loro naturale sviluppo, frultificano nel poema di Dante; cosi l'arte di Bi– sanzio si corporifìca in Cimabue e allega in Giotto; così le canzoni cavalleresche sboccano nel mare della poesia ario– stesca ; così il romanticismo francese e tedesco ci frullano in tempi più vicini Foscolo, Leopardi, ?-.Ianzoni e poi Carducci ; come il naturalismo e il simbolismo parigino Vrrga e D'An– nunzio. E ciò senza che la no::,,tra arte e la nostra poesia abbian dovuto mai abdicare al loro carattere d'italianità e di popolare indigena schiettezza; ma anzi aiutandola, quel connubio barbarico, a svolgersi logica e naturalmente cli se– colo in secolo come una quercia che si nutre della decomposizione delle fo– glie che le eran cadute dai rami. Perchè dunque la pittura italiana non dovrebbe oggi ancora estrarre dal mo– vimento impressionistico tutto quel buo– no che pure contiene per riplasmarlo, fondendolo con l'antica esperienza, ser– vendosene come di un elemento vivace

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