La Voce - anno I - n. 21 - 6 maggio 1909

Esce ogni 11:iovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 ,I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI ,I, Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L 5,00. Un numero cent. IO. Anno I JI. N.• 21 ~ 6 M~ggio 1909. SOMMARIO: - t'opera nostra, L' J\, Dll:O.ISTkAI.IO; ,,.R - lutllt. 1torlc1, Cl-'1•1•11u-.11 o l' lmprusloalsmo I Il ~Cura l.al' aaa. Coactu1loat, \1t1H ,(,O So•11u - Tra 1"■1<10 e 'I m■ro, ~- p, - Car■tttrl: /I ,viti/• lnlon·, ,/\. S. - Il 1•0/f"iri110, Jr. p,·. - Car■Hcrl 1rlt1ulal: /. • irrrdr11ti.rta ,e,;,,, /, · iradt:11/ i.rh, •/ehi r :ibibr •· ",c,:11•111 !'lt.Af,\1'1-.K - Ooomu1I: /.11 1tNo,·u C1-r1Na1111z, g, p,.: I 111prl/1 di ,'cl#f(!Nr, S. S. ; I.a si11tcsi rro110111ira: EMANl'Rl.V. S1-:1.1.A. L'opera nostra. A/11 oslililà: silt11{IO, ra/1111,,ie,mi11actir, •/id• ; •b/Ju•o ri,po>lo lllfJOra11do w pii, --- AIU crilich, 0111s/1 : 111igllora11doci. Il pubblico !,a inteso ciò. la limflua da no,' pr1Visla q11a11-lo ini(li,mmo La Voce è sia/a due volle n1om11lt1ln. I 11u11,eri 6, 7~ S, .9, 10, 11 sono quasi ts,111rili Lt.1 pori1e copie r1111asle si serbano " 1/isposip'o11e degl, nbbo– flal,' a 5 /,'re. Ricortfl(,,,,o a fui/i di a(frell11rsi, p,rch~ "" allr' a1mfJ 111 colle{ionc compie/a dtlla Voce urd, rame t quella del Leonardo oggi, u11a rarità bibliogra.fica. Su l'opera di Mtdardo Ros$0, 1111 gra11dt.1 ,Ja/ia,,o the I' Italia uffiriale ignora, mentre i mu,ei slraPJùri se ne dispulano le opere e i trilici francesi led,schi 1°11gltsi lo pongono occanlo e prù11a di Noi/in, prepariamo imùme alla rù•i,l.i Vila d' Arie 1111 t•o/mne ton molle ill11slra{1011i.Lr riprodu{ioni Slln111110 del 110/11 S/ahil,'me11lo ll(firri t l.a,.roi~· di ft1ilano. La diffusùme dd t•olume è n_Uidaln al/' tdilo,e B. &eber e Sucr. (J.irentt-, 20 1 Via Torna• buoni). Nostro i11/e11lo r di ro111pierc 1111 allo di giuslitia e di sano 11a{iom1lismo: 11011 gùì di pa,f,,gnare. Perciò il volume !-arà messo ù1 Hlldil.1 a 1111 pr .. {i..o j>tJff>l11n: I.. ~,ou. Gli ablw,,ali della Voce e di Vita d• Arte f>o· lro11110 avrrlo ptr l. r ,50. Gli 11rhcoli sul gionmlismo saranno ronli– """li. Prolsimammle Romolo Murri ne 111- t•t"trtl clue ,111/aslampa mll.>lit:a. E alla jint ,t,11' an110, full,' qum,li, ''" quelli d, Ceppe– rello a qutlli d,' 8. Cro,e, saranno, ,,'foc– tali e aumtn/al,, r,imili i11 t·olumt da 1111 nolo ,di/011. S111/a riforma della scuola rho oggi i11le– ressa fu/li gli ilt1/ùmi, prrparù,1110 un numero unico dove puhblichr.remo la ron/trtt1{0 d,e Garlano Salt•tmiui ha /omio ;,, Fll'tn\t t i11 altre allei. s11ll!1 Riforma della Scuola Media ftlo/li altri scritto, i ro11/r,b11irm1110 a quesl1J 11um,ro. Noi couliamo s11i nostri 1ut1i,i p. r rnrar11t lt1 ,liQwio,u. Il numero, sebbene di 8 pa~i ne. roslrr,i M rt'11. e prr I. , .no s, 11e polrnmm at•c,e 1 5 topir. Raaoma11dia1110,n11cltt romt proltsl,1 toulro il nau'onalismo letterario, h, nostra sol/oscr,'– \iOne per la 1.ega N:n.ion:ile. Anche 1111 u11- li11niodi lire lllltÌ hme acro/lo dai noslri/ra– lel/i ti' oltre conji11e: e ptl, delle rl,iacchierr t'nnilosc e sterili giot·erà ali' ilalia11il,ì loro. Sottoscrizione pro ( Lega Nazionale • ti rJ, ,\'. !llJJ ~\'11111. ~() l~uigi A111/Jrosi11i, Fh·r11::r IAod<n•irt, 7.a1111i11i, 1,(){J: l·i1Uuo Pelle– J:rini, t>,J<J: N<Jllolfo ,l/011la.tr11a- 11i, n,,lfl: (/IOl'(/fllli /J,,/Jr,·o, 0,-'5 : • .11/fh•rlo /lnHmrr. "•'J : Sih-io /'cr• al/i, t1,JJ : l,'ù:rrp/u· Nalirmh,. n.~.5 : A,1.srrlo ,lr A11srt'lis, o.~J: A'vma, b',rurd ti' Ila/ii, I•. 76,oo . 2,00 • 3.05 l',·uf. Hllort· 1-.'t'J{tUù,,Cmm:irlimw l.i)[llrt' • ,o,ou H111[r11io/)(lrrlli11i, Noma • , .uo ,lhwsuelo 'l"rrhio11i, /'1r,-,mr • 6,tJo /•: C .. Nonm • 1,00 .V. . V., Ffr,·H:r • J,0(1 C.1r/iJ Sr/11/oj(r, J,'i,i'M.::t" » .5_00 Pr11dr11:::r, 'lru·rltiofli, l'm•mr, "" 10,0t> Fi:nurmlv .\"imo11rlli, l.11rr11 tp;•,· lil>rdlo /nmrobolli I 1y11J 1,z-0 Ptr /111/rqttrlle ini(tflliw ai) drt. i nostri mm(i hJ11 f1llo, 11011 b.,tl,,. Ouorrt flnrora : r) nhbomrrsi: 1) J,1rr nbbo11,1rti propri to• 11oscc11li;3) f1uu11lcuti11diri{ii e du'edtr ,1 noi 1111111rr, di !,,,ggio; +) imli1arri 1111 buon ri– t•endilorc i11og11i(',use dOi-e11umra ; 5) com– p, arr lt 110s/r,•p1thhlù,1;Jo11i di,; s0110a hwt.– Jitio ddla \·oce e 11011 clrllr nostre fi1M11{t prit111/t. L' Amn1inistrazione. ITALIA STORICA . li giut,_.,,,;ua\ionalisli. l'Italia ebbe anche di rei:enle una storia. Ma questo non vuol dire che il popolo italiano abbi~, come solt:rnto i popoli maggiori possono avere, l' educazione del senti mento storico. Di una storÌ:\ sola gli italiani furono, chi direbbe ~tudiosi ? mn dilettanti e orecchi:rnti; e oggi manco pili di quell:i : della storia dì Roma. Gesuiti e frati non si può dire abbi:1110 fatto poco per pestare in capo agli italiani le favole stupende delle origini loro. Forse perchè, come scrive,•:1 quel vnlentnomo del marchese Tapparelli 1 P :1n1iqu:1ria era ed è uno dei pochi studi possibili sotto il go– verno dei preti. A ogni modo, quella cul– tura, o, per meglio dire, infarinatura storicn pagana, con relative mnscherc e drappeggi ali' eroica fu in gr:mdissim.1 parie, strano :i dire, effetto dellr1 nos1m educazione confessio– n~le. Chi abbia l'udito un po' fine, una cert:1 quale aureu:i gesuilica l'ode frusci.ire per· fino tra le foglie cli l:turo irte come spade della p:aganit:\ trngicn aHìeriana. Dalla cristi:rnir.) tumu1!11:1111e, b:trbarica del Medioc,·o, co1weni\·a n' no~tri p:ucrni istitu• tori tenerci lontani. Del resto si sa che il Medioevo fu dapprima una soli1ari:a conquista della critica storica muratori:rna j poi campo di una ra21.i:1 pila assai nppassionata che non in telligente dd ronrnnticismo; e oggi è il contorno di obbligo di ogni qualunque ri• frittura d:rntcsc:t. Pei nostri padri il .\ledioc\'o er:1 tenebrn e an:1.-chia, repubblica e agita- 1.ionc; qualche cosa di dive.-so dalla vita e dalla f1loso!ìa del loro tempo e però di molto pericoloso. "1:1 l:1 paganità no. Il cri~ti:mesimo ci a\'C\'a da un peu.o per· sunsi :1 guarcbrl:t qu11si come un mondo pri– ma del mondo, e fuori del mondo; un pro– logo della sto.-i:1: e posta su questo piano, messa in questa prospe1ti\ 1 :t di convenienu e d'artificio, la s1ori:t di Roma ave\ 1 :1 cosi cessato di essere veramente storia di Ron1:1 1 cioè vita di popolo, progresso e regresso di ci• ,·ill:1, vcgctntione umtrn:1 dai senlori possenti ed ern di\'en111:1una si~cie di rappresent:izione mornle, ad usum Drlp!,i11i pe' tea1rini de'se– min:1ri e dei collt'f:i ; un:1 ci-pressione di pili della nostr;1 educazione retorica e fuor dell:t ,·it.1 1 un b:1gaglio del nos1ro umanesimo che a,·ea perduto ununitJ. Bibloteca Gino Bianco Al d:1Tondersi del merodo critico 1edesco lullo quel nostro baraccamento te:urale cadde, quasi soll.> i colpi \ 1 illani di una ent-r~ica s.~ ."':I. ~recipitaron{'I dalle pll"el; cçol.is1iche le: tavole: oleografiche degli Orni e dei Cu– riazi, e fu interrotto 11 fluire dai fondachi librari dei testi scolastici stereo1ipi. E fu un beW imbarazzo anche pei profc:ssoti uni– \'ersitari, :rlcuni dei quali non seprero per un pezzo dove meller le mani per pe:-.care il nuo\'0 e il vero. e dove me11ere i piedi per calcare il ,•ecchio e il falso. ?\egli sco– lari venne meno a poco a poco la visione e l'entusiasmo, non snpendo eni ormai piì1 se studiassero la storia di Rom:i, o se ne facessero la critica, o se s1udfossero la cri tica tedesca della storia di Roma, o se cri– ticassero in nome della storia di Roma la cri1ica 1edesca. I lombi virginei di- Clelia guizzanti nella corrente del Te\'ere, il braccio di Sce,•ola sfrigolante sul braciere, i bei ge– sti e le belle parole di tante altre donne e ca\'alieri di quel bel mondo cessavano d, essere f.1111.isiestoriche, divenla\ 1 ano ricordi di letture Ialine. Ma dal popolo italiano ve- 1:uto i-u dallo strame dell:1 serviti1 e del- 1':rnalfabttisrno conJannanJosi il latino, lingu:1 della nuau1:I e delP impero, come lingua inutile, accadde che della storia romami s• assolligliò e mancò anche quello che per il p.issalo era i.tata conoscenza e abitu· dine letteraria; e di tutti i personaftgi di quol..mondo pi.no di moralità • di _., se si tolgano alcune poche serie ecce1ioni 1 non rimane op-gi in piedi che il vecchio e vegeto Nerone di Co~s.1, il recente musicabile Nrrone di Boito, il prossimo musico-b ..llabile Ntront' di Gabriele d'Annunzio. Eppure disse un uomo molto moderno, che ora sia cacci:tnllo in A fdca i leoni; disse un giorno questo robusto presidente di po· poli ene.-Rici: infolice il popolo che non ha storia. Su per giù come di.-e: 1ris1a la na– zione che non studia la propria. Il nostro cnntore dei SepolaiJ se vhessc, stringerebbe di cuore l;1 mano a Teodoro Roose\'eh. Se non che I' l!alia ha I' :iri:t di rispondere allo spirilo di Ugo Foscolo, che la incita :1nco.-a inulilmente alle storie: Tn non puoi sapere quale storia io debb:1 studiare ora. Kon la storia antica di secoli; ma quella che i no st1i nonni hanno messa insieme dopo la tua morie. Tu non sai; ma un uomo nalo in quel bell' arco di mare dO\'C 1u \'cdesti ca· dere c:ipo,·olta e ur1:11a dai lluui la bella donna: ~lazzini i e con lui Garibaldi, il duce, e con t'Ssi \"ittori~ Emanuele il re, e un gran ministro, Cavom; e :1ltri e altri i questi sono i miei eroi di oggi, apostoli, martiri, trion– fatori. I giov:ini infervorali aggiungono : In questa stori:1 e' è tL1llo il sangue che scorre pei poemi del tuo Omero e tulle le a\·,,enture che vi si intl"cccinno; ci a.-<le per entro una passione di desiderio e di pianto che Vir– gilio ci rende nppena in :1lc1111i singulti dei suoi canti pili belli : una storia nuov:t che fu fatta dimtnlicando nel fen•ore tutte le storie :111tichedi divisioni fraterne e di lotte, come un poema si crea dimenticando pei nuo\ii fant:1s111i le attrenatnre che ruinano dei \'cechi poemi i una storia per la quale I\lachia\'elli a\•rebbe scti1to il suo commento piit profondo, il Pet1arc.:1 l:1 sua più alta canzone; e nella. quale, fra i 1ormen1i delle cnr.:-eri e la luce delle fo<li Dante anebbe tro\',lla parte non piccol.1 dd suo inforno, del i-uo purgatorio e Jd :-,u·, p.1Mdi~o, con altri Farin:lta che non picg.1rono co~l.i, con un :ihro messo che apri con la sp•da J, , i, per la città chiusa ; e con altri Manfredi più gen1ili e più belli. ~,~ i' rorolf'), e int .. nt 1 o arc:h,. i O"IC'(lri e i profeSJOn, s1udu1 vennlènte e sa la sto– ria del suo risorgimen10? È stato risposto più d'una \'Ol!s che no. Anche 1'2hro giorno il Ministro della Pubblica 1stnuione morti· ficiwa con una delle sue solile circol,ri i direuori d' lstitu10 1 ammonendoli pel biennio 1909 1910 a parlare ai gionni delle cose di c111qu:mt'anni addielro, e obbligandoli ad ammannir loro durante l'anno alrntno ,ma conferenza sul lema I Nulla di pe~gio <h! a,•,•ezu,e i gio• \';.ni a imp.irar la storia per conferente. Vero è che per il popolo italiano la storia del risorgimènto è stata sempre ed 6 ancora una rappresenlarione non pili ad 11sm11 D,l– phini ma ad uso e con-.111110 della democratia ignorante chias.sosa e fes1aiola, e pei teatrini dei ricreatori anticlericali. Dicono alcuni che par1icolarmente MJzzini e Garibaldi ci sono .iocora 1anto vicini d.t non poterli noi conside– rare come alle e solenni figure di storia, ma da do\lerne fare argomenli di poli1ica 1 d1 pani e di contrasti. Ma par ,·ero tutto il contrario: che cio~ quegli eroi siano 1anto lontani da noi che non sappiamo pii1 trarre dall'opera loro i fermenti veri di \lita e farli nostri, della nostra vita ,uuale e av– venire. 6i meue innanzi Mazzini da tutti i cia,l.t,.n,i c:!tc YGel ion~ f"• d..H .. rq,ubbliult si nentola Garibaldi dai massoni che \'O· gliono fare dell'anticlericalismo; si glorifica il 20 settembre da lutti gli imbecilli che neppure sospellano in gr:uia di quali s,•en· Iure e colpe non nostre arrivammo a pon· tare contro il cielo di Roma i cannoni slo per dire caricali a pol\'ere pirica del ge– nerale Cadorna. la storia per essere ,•iva, sentita, insegna– ti\'a1 non de\•c essere stereotipa, oleografica o retorica, come di giorno in giorno sta pili diventando In storia del risorgimento. Quali che in essa e per essa siano slati gli odi e gli amori dei nostri padri, i nostri debbono essere allri: debbono appunto essere i nostri. Il pas:s:110 è fatto non per essere balbellato o strascic:110 o ripetuto dal pre~ sente ; ma per essere interrogalo, scrutato. giudicalo e assimilato da ogni singola gene– rnzione che passa, coi modi e nei termini pii.i utili al suo stesso d\'er presente. E però noi italiani del secolo \'Cnlesimo non dob~ biamo a\'vicinarci alla storia di icl'i come una scolaresca di fanciulli si av,·icinerebbe a un panorama immobilmente dipinto sulla c.uta; ma c.ome a una ,·i,·:1 scena di nalura, dalla quale spiri un ,·en10 animatore e ri– scuotitore, si affocci.1 il ,i:mdanle de~hl~roso di larghi orizzonti. Lo studio della storia de\·e d;1re a un po· polo la coscienza dell'essere suo. Dalla edu– cazione storica uscirà bella e form:1ta la sua ,·ocazione politica; dal passalo si diparti– ranno le linee maestre del suo adoprnrsi nel!' av\'enire. E questo de\·e essere vern in particol:1r modo per noi giovani. Quanti l"a• gazz1 prendono una posizione in polilica, e quasi par che per essi la \'ila d' l!alia co– minci con il consolato di Gio\•:rnni Gioliui ! Per ce.-1e pa.-ti è vero che il sentimento di nuovi bisogni sociali. e p:11ticolarmente il socialismo hJnno co('lpera10 a restringere gli orizzonti 3'lorici delle intelligenze e delle anime, hanno f.i110 dimenticare l'antica tra• di1.ione 11:1li.111a e nazionale i e per questo rispello si intenJc: J1h.he che la nuo,.1 com-

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