La Voce - anno I - n. 18 - 15 aprile 1909

70 file ricelle del successo. Sciogliere questo nodo significa giustificare, superandolo, il dannunzianesimo e significa collocare, inter• pretandolo, Gabriele d'Annunzio nella storia dello spirito moderno. G. A. Borgese. L'impressionismo e la pitturaitaliana. u. Meriti dcli' impressionismo. I meriti delJ'impressionismo sono gran• <li e vari. Primo questo : a\.·er abolito le norme e le gerarchie estetiche. Fino dall' epoca della rinascenza, la quale risuscitò in It..alia, specialmente nelle sue forme più perniciose, l'accade– mismo di una certa Grecia - la vera Grecia non è stata mai ben capita qui da noi - le vecchie scuole pittoriche avevano accattato dai manuali dell'arte poetica e simili, alcuni precetti che s'eran presto propagati un po' dappertutto e plano piano, con lo sparire della sponta– neità o della gagliardia degli affetti, eran andati prendendo il carattere arcigno cli leggi inviolabili - e sotto quelli gemeva– no. Così,secondo tali precetti, il e tonoge• ncrale • di un quadro, per esempio, era tanto indispensabile alla sua bellezza, quanto l' e unità di luogo, di tempo e di fatti • (oh Shakespeare!) l'era per una tragedia. La e: composizione » corrispon– deva su per giù al e cinque atti • obbli– gatori, la e nobiltà del soggetto >, a quella dei personaggi di un dramma. La parola « sublime - era poi all'ordine del giorno, e per opera sublime non s'inten– deva già quella che rivolava con più po– tenza un grandissimo mondo spirituale, bensì quella che meglio si atteneva ai precetti della scuola legittimandone l'ec– cellenza. Era venuta insomma stabilen– dosi una tirannia di nuovo genere, ignota del tutto alla franca r---. degli artisti primitivi, e i pittori di buoa1& volontà si barcamenavano il meglio ohe potevano fra queste chimere: e la bellezza elle– nica » 1 il • colorito veneziano •• il e pen– siero di eor.11us >, dimenticando pro– fondamente che cosa volesse precisa– mente dire arte e vita. Qualcuno di loro è vero, specie quando meno ci pensava, dava una bella pe– data a tutte queste ottime cose e crea va capolavori viventi come persone, get– tando così per il mondo i primi semi di un'arte nuova; ma eran pochi: Rem– brandt, Breughel, Salvator Rosa. Goya e qualcun altro. 1 più soggiacevano alle frottole dei tempi. L' italtanlsmo era una peste che faceva più vittime di quella bubbonica e se l'Italia seguitò ancora, per un impulso infrenabile di straordi– narie facoltà native a creare, a intervalli sempre più lunghi, qualche opera pode– rosa.tutte le altre nazioni d'Europa e spe– clalmente la Francia intristivano ognor più disanimate sotto il flagello. Fu tra que– ste miserie che Lebrun e p!ttore del r.e > eppoi Greuze, eppoi Prud' hon, Girodet e altri bastardi llffatti passarono per degli artisti presso popoli civili. Ci volle - a qualcuno parrà strano - ci volle per use.ire da questa schiavitù, come da tante altre, la solita effusione di sangue, la sempre vivificante, divina effusione di sangue: la rivoluzione: Ja rivoluzione francese. Mozzando la testa al re, i francesi della fine del XVIII se– colo, decapitarono con lo stesso colpo l'idra scolasticai abolendo la monarchia o le caste, mortificarono anche le ge– rarchie estetiche, e le libertà che il po– polo ricuperò, poi anche l'arte le ricu– però. J.' impressionismo venne più tardi a dare il colpo di grazia. La car-rière 011,– verte n11x taleuts non volle intanto dire solamente quello che diceva; ma anche questo: il mondo aperto allo spirito del poeta e dell'artista. E Géricault e De- LA VOCE lacroix furono i primi pittori che appro– fittarono di questa elargizione. li secondo più del primo. Romantico a un tempo e realista Eugenio Delacrc,ix, trasfuse pri– mieramente nelle sue opere l'energia plebea e genuina erompente dal ...cuore di una razza rinata a vita nuova. Testi– mone di grandi e tragici avvenimenti la sua anima ne fu tutta impressionata; il suo disegno fuggì la leziosaggine com– passata cara ai classicheggianti e il suo colore parve riflettere la veemenza e l'ardore spaurito dello spirito popolare di quei giorni. Ma fu tutto. Per quanto facesse Delacroix non arrivò quasi mai, specie nei lavori di prima importanza, a spogliarsi completamente del tabarro scolastico. Per lui come pt1r i suoi pre– decessori, un quadro non fu mai un pezzo di vita presa e messa lì, in una co.~1ice di tanto di larghezza per tanto di a1teua, senza secondi fini, con l'unico intento di far sognare un fratello presente o futuro e rivelargli un aspetto nuovo deJ mondo apparente. Eppure il suo contemporaneo Stendhal - altro figlio spirituale della Rivoluzione - non aveva fatto altro in letteratura che accennare questo nuovo ideale delle arti : produrre semplicemente la vita, costruire, ciascuno secondo il suo particolar modo di vedere e di concepire, tanti mondi spirituali, o, se si vuole una metafora più semplice: glosare, ognuno a seconda delle proprie forze il meravi– glioso libro della natura. E tutti i suoi libri dalla C/10, treu.se de Panne a l'A,nou:r furono una riprova della bontà del suo principio. Tuttavia questo nuovo concetto del– l'arte non fu espresso apertamente che dagli impressionisti. Vero è che Daumier, Mlllet, Courbet èran venuti dopo Dela– croix, piia affamati di lui di rinnovamento, a consacrare la rivolta artistica come altri a consacrare quella politica; ma anche costoro, sebbene nelle loro opere si tro– vino accennati parecchi fra i più spic– cati e importanti caratteri dell'impressio· olamo, del quale furono i veri precuradfi, non ebbero di questo - e forse avreb– bero avuto paura di averla - la follia libertaria che doveva fruttare alla Fran– cia una gloriosa primavera d'arte com• è quella che dura ancora. L'impressionismo fu adunque il vero emancipatore della pittura moderna da tutte le ridicole tirannie d' un passato professorale. Ribellandosi a tutte le au– torità, facendo tabula rasa di tutte le formule, sbarazzandosi di ogni pastoia, Manet, Monet, Sisley e gli altri quattro o cinque pittori che tutti conoscono, si trovarono ad essere come i primitivi di un'epoca nuova. Primitivi però di una specie affatto eccezionale. Poichè la ri– voluzione, chi ben consideri, non fu altro che un resultato dell'ateismo, e l'impres– sionismo una ramificazione di quella, cosi i nostri artisti rls\!hiavano di perdere di vista quell' ideale che solo fa grandi eh.i lo serve. Soli senza alcun dio teucri ed achei. Se non che rimasti soli senz'alcun dio, gl' impressionisti si buttarono sulla na– tura, questo rifugio degli afflitti, come sul seno di una madre, con l'abbanci6rfo di bambini amorosi. « Dipingo - diceva l'un d'essi - come il rosignolo canta :.. E furon salvi. Non si può fare a meoo di rimaner colpiti di meraviglia pensando alla strana forza che dovettero aver co– storo per uscir così nudi di precetti per il mondo; ma il bello è che uscirono e che si trovarono a conquistar l'avvenire. Intanto il pubblico gli dileggiava evo· leva sfondare e stracciar le loro tele. La scuola dal canto suo si vendicava rifiu• tando i loro dipinti per causa della 111i'.sc &11 eadrc (t}. Certo, la nuova mise e11, ca- •(r). La mise en ~adre, per chi non lo sapesse, s1_gmfica,ccademicamenteparlando, il modo-di duiporre ed aggruppare le figurenello spazio limi– tato dalla cornice. Per chi consideri gli esseri ani– mati come soli degni d'esst:.restudiati e ritratti e il !"ondo circostant_e come un semplice s/011do, ~ evidente che non s1posson lasciare in un quadro drc non era fatta secondo i criteri degli esaminatori del sa«J1t. GI' impressionisti s'erano accorti che una cosa non finisce - se non apparentemente - do,·e ne comincia un'altra, che un 111011do non è dentro o accanto a un altro mondo, ma che l'uno si propaga nell'altro come le gocciole d'acqua di un fiume, che l'uni– v~rso è tutto armonioso, che In vita cir– cola clappertuLto; s'erano accorti che per esempio un uomo, un cavallo, un campo, un muro vivono ugualmente. per l'artista, e che quindi il muro e il campo non 111.ovevanservire soltanto da sfondo al– i' uomo e al cavallo; ma armonizzarsi poeticamente con loro in un insieme espressivo i avevano insomma capito. come Balzac, che l' ambiente è tanto importante a studiarsi quanto il resto. Così a loro parere, non c'era piii bisogno di riempire tuno il quadro di figure umane disposte secondo certi principi più o meno fissi, come voleva la' scuola: bastava, per evitar lo squilibrio, vivifi– care tutte le parti del dipinto qualunque cosa rappresentassero. I.a loro pittura era dunque la raffigurazione del mondo preso come vient viene, mandato a ri– vivere con gesto subitaneo sur un pezzo di tela, e i personaggi v'erano sparpa• gliati comP in un paese reale. occupati nelle loro faccende consuete, alla buona, al pari di esseri che non s'aggruppano per adattarsi ai canoni della vera com– posizione; ma vivono - semplicemente. ~è letteratura nè episodi : la vita. Nè il soggetto e la tecnica, erano poi ol– tremodo te sublimi »: si trattava spesso d'una realt.'l assolutamente volgare che il pittore era arrivato ad amare ed espri– mere senza mezze misure; qualche volta addirittura d'una rca1tà brutta e ripu– gnante nella quaJe l'artista aveva pur saputo scoprire della poesia con quella generosità infantile, propria agli entu– siasti per I quali il mondo è tutto bollo e attraente. Delitti questi, senza dubbio, per le brenne sfiancate dcli' accademia; ma delitti che fanno fare un passo allo spirito umano. Dunque avanti 1 Un altro merito de1l'impressionismo è l'aver fatto accettare un' idea più larga del disegno: il disegno, cioè, considerato non come un mezzo per riprodurre con la maggior possibile esattezza le forme apparenti delle cose circoscrivendole con una linea calligrafica i ma come una scrit– tura, diciamo cosi, mistica, atta alla tra– sposizione t! alla traduzione dei senti– menti che le cose suscitano nell' anima di chi le contempla. Se io m'intendessi di musica e dei suoi modi espressivi, credo che mi sarebbe più facile suggerire a chi legge questo nuovo concetto del disegno impressionistico; ma bench' io non me n· intenda rni si permetta di rischiare una similitudine che m' aiutert\ nel mio proposito di fissare qui una volta gli in– tendimenti dei nuovi artisti circa la ma– niera d'esternare graficamente le loro visioni. S'immagini dunque un musicista geniale il quale volesse comunicare ad altri le impressioni destate in !ui. per esempio, dal sorgere del giorno. È natu– rale che egli non ricorrerà al ripiego grossolano e rudimentale dell'imitazione pedestre delle voci e dei suoni abituali in quell'ora, come sarebbero: il chicchi– richi del gallo, il fischiettar degli uccelli, il auono delle campane, il muggito dei manzi neHe stalle e per i campi, ma tra– scriverà piuttosto le sensazioni ricevute da questi suoni e voci fusi insieme con mille altri in un tutto sinfonico; e ciò farà per via di analogie int~rne, di associa– zioni occulte d'idee musicali, in una parola: intuitivamente. Credo. Nè il pit• dei grandi spui vuoti; ma gl' impressionisti,come s'è visto, giudiawan le cose altrimenti: e Degas Cecedei quadri di corse un solo angolo dei quali era occupato da cavalli e il resto dal paesaggio. J n un altro dipinse sul primo piano il manico di un violoncelloe las1>alliera di una seggiol11. li giuri li rifiutò, Circala mise e" cadre e le :\ltre norme scolasticho:vedi i discorsi di Joshua Reynolds ai suoi scolari, tradotti da Emile Bern11rd e pubbli– c.ati nell'Uceide11/ dd 190-1-•5, Bibloteca Gino Bianco tare impressionista procederà altrimenti. Quando dovrà rappresentare - poniamo - un albero secco. scontorto, fulminato, piantato in un terreno arido e solitario in mezzo alla luce, egli che risentirà tutta la triste1.za dello spettacolo non si curerà tanto di ricopiare fon fedeltà i lineamenti dell' albero 1 i piani del ter– reno, che d'altra parte la luce altera ad ogni attimo, quanto di esprimere questa tristezza, sforzando magari i caratteri della realtà, aggiungendo o togliendo, frugando ferocemente ogni fibra, secondo un impulso interiore incontrollabile e misterioso. È quindi e\'idente che il disegno in– teso così non può plù e'iSer giudicato in base al suo pila o meno approssimarsi ali' aspetto della realtà; ma tutto in esso avrà un'importanza segreta, dal colore della materia con la quale è stato ese– guito, alla rottura dei segni o al bru– lichio dei tocchi. li disegno impressio– nistico è come l'articolazione psicologica di quello classico o tradizionale. J'ai disloqué ce vieux niga.ud d'Aluandrin diceva Vietar l.lugo. l/imprcssionista po– trebbe vantarsi di aver fatto altrettanto col disegno: d'averlo slogato o reso ca– pace di secondarc qualunque sinuosità del sentimento poetico. E la fotografia - pare impossibile -l'aiutò a concepire il di• segno in un modo così diverso dall'antico. Negativamente è vero; ma l' Ideale del– l'artista che era sempre stato quello di approssimarsi il più che si potesse alle forme naturali apparenti, cambiò il giorno in cui si vide una macchina poterlo fare con precisione inarrivabile. In quanto agli altri meriti dcli' im– pressionismo, mi pare inutile, arrivato a questo punto, di enumerargli ad uno ad uno. Implicitamente 1 cercando di mettere in evidenza i fondamentali - almeno per la pratica dcli' arte - ho posto in chiaro anche quelli di un' importanza piit riposta se non meno grande, e forse più grande, come dire: la ricerca dell'espres– sione, il ritorno ali' investigazione di– retta del vero, l'amore panteistico della natura, la libertà massima data allo spi– rito, lo sbaragliamento dei pregiudizi : letterario e aneddotico, e di tutte le chi• mere della balordissima scuola. Non ho omesso che il principale, quello cioè di aver saputo i moderni artisti, per mezzo della sincerità, ricollegarsi alla tradizione gloriosa della loro razza, di aver fatto rivivere ai nostri tempi la fiamma spenta dell' anima gotica - focolare sicuro dell'anima impressionistica - la quale arse e illuminò anticamente la bella Francia - e l'ho omesso per porlo qui. con lode amorosa, come un sigillo di simpatia, µrima di passare ad esaminare i difetti della nuova pittura. Ardengo Soflici. ùa legge dei eontttosensi. È difficile assistere ai parti mostruosi che da qualche tempo ci regala Minerva senza riportarne una impressione penosa. A 6 mesi di distanza essa ci ha dato due mostricciat– toli, sotto forma di disegni di legge uno dell'altro più disforme. Infatti; esordisce la verbosa Relazione al deplorevole disegno che porta il N. 1146 sessione 1904·908, 9 di• cembre n. 0 8.', colla gratuita asserzione che niuna legge di miglioramento economico sa– rebbe rimasta efficace senza far correre di pari passo delle riforme integratici. Ma quali riforme? Quelle destinate a ridare sangue e vita a dei logori organismi accademici, a restituirvi spirito ed essenza di modernità, di emulazione, di spinta a vita intellettuale? ovvero si tratta di ben altre riforme, di lo– gori strattagemmi e di minuscoli trabocchetti lavorati nel segreto dell'insidia per sostituire a dei sani principii o norme di effetto gene– rale il comodo ripiego dei casi speetali e delle decisioni in peclore di cui s'intesse questa vita di Minerva decrepita? Giacch~

RkJQdWJsaXNoZXIy