La Voce - anno I - n. 18 - 15 aprile 1909

Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 .:f. Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI .:f. Abbun,u•,ento per :I Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, LS,00. Un numerocent. IO. Anno I .;1, N.• )8 .:I- 15 Aprile )909. SOMMARIO:_ 11Oanauazlanlsmo, G. A. BoRCt-;si-: - L'lmprculoolsmo e la pittura ll1llan1, 11., 1\RDESGO So1Hn :~• lene del coalr11St111I. l':,,, l'ROFt-:ssùRE 01 C,1,·1RslT,\ - All'Eitrtma: / mdimli 111/a Camera, Oort1mmli r/l'llorali meridionali. L • i1tdrunild ddl'on. F. ,\'. Silfi, C. S. - Caraucrl: // qu,dlil>rli:rfo, \. S. - La _f.m1i1rlia del • Con-if'rt », Ct.rn R1':LI.O. Il Dannunzianismo. Pul-/.lù /,i,mw tvu il (OmeuiO del/' .:Jilvrt R. Ricciardi di Napoli, le primt pagine del co/ume < Gabridt ti' Anmmp"o > che G. A. Borgtst. sia fer p,,bhlirnre nella Colle.:.._io11e « Co11/empor,u1ti d' /lalia > ini{l"a/a con « lJr,wlrflo C,t1ce » di G. Prti{olim: Il t·olumr eJrird ni p,imi di Maggio. (L. 1,50,I. Non m,e,ulo l'.mtore rivedute le hone chiedinmo scusa per I~ poss/hili sviste. Ancom fermo sul culmine della sua ope– rosit!l1 ancora lontano di qualche anno dalla cinqua111ina, Gabriele d' Annumio può ripen sare :1 u11 trentennio di ininterrotto lavoro. Nel mano del 18;9 si pubblicava a Prato un opuscolo, O\'e e i giov:rni Vi1torio Gar– baglia e Gabnelc d'Annunzio • facevano « augurii e voti • all'augusto Sovrano d 1 l· talia Umberto I di Savoh1 nel. ... suo giorno natalizio, e vedeva la luce il primo endeca– sillabo del nuovo poeta: Lunl.:" i dediv1 del romuleo Tebro. Nel febbraio del 1909 si propaga\·a lungo i fili telel(rafici e telefonici il lieto annunzio di nascita della tragl!dia ultimogenita e della Fedr". Durante quest'ampio intervallo di tempo, nel quale I' Italia vide sorgere e tramontare fortune pc-litiche e putiti, sco~rére Ji sangue le strade cittadine e rifiorire una pace carica di speranze, balzare da una cupidigia igno· rante e perire nel pianto della disfatt.t. il SO· gno di un impero coloniale; durante questo lentissimo spegnersi d'un secolo vecchio e questo lento al~ggiarc d'un secolo e d'una generazione nuova, che andava seppellendo entamcnte i superstiti delle guerre e delle congiure tra le quali si fondò Punità e la libertà della patria ; attraverso tanto imp<"r– versarc di questioni e di passioni ondeggianti in una rapidissima successione di cnsi che mescevano infaticabilmente il passato al fu. turo; attraverso tanta irrequieta vic'!nda di uomini e di cose, un sol uomo è rimasto inamovibile dal primo piano di questa ero· naca molteplice, che non si fondeva nell' u• nità della storia. E quell'uomo era Gabriele d'Annunzio. Una sola questione, una sola passiont, un solo interesse tornava a rifluire nell'anima italiana, non appena si fosse pla– cat:1 l'cfimera commozione d'una campagna elettorale, d'uno sciopero agrario, d'un regi– cidio. E quella inesauribile questione s'aggi• rava intorno a Gabriele d'Annunzio. È Ga· briclc d'Annunzio o non è un grande poeta? è la sua arte una gloria, che bisogna iscri– vere nel libro aureo Jella nazione, o una macchia da cancellare, una vergogna da espel • lcrc? Sono ora passati trent'anni. Non un anno s 1 è chiuso, senza che questo idolatrato ed esecrato nome tornasse a squillare swlla folla semi anonima dai frontispizii allineati nelle vetrine dei librai. Non un n:ese, talvolta non una settimana è sci,•ola1a nel gurgite del tem– po, senza che agli orecchi ed alla fantasia dei contemporanei non giungesse l'eco fragorosa dell' uluma avventura spirituale di Gabriele d'Annunzio. Oggi la trama ed il tito;o di un·o• pera che non sarà scrilta giammai 1 domani un duello i ieri un di-.coro;o elettorale, il teatro d'Albano, 13 ricc11a d'un nuo,•o profumo, un'amante licenziata. Non un solo istante, duranrc tre volte dieci anni, di concentra– zione pudica, di semplice silenzio, <li muta elaborazione interiore. Pur nei rari e ht:\·i intervalli, nei quali della vjta intima ed estrinseca di Gabriele d'Annunzio non si propalar~no primizie invereconde e ciarla· tancschi inventarii, pareva quasi ch'egli fosse riuscito a rendere pubblicilà la segrcten.a, frngoroso il silenzio. Pareva che il popolo italiano soffrisse di questo ilnmerilato abban· dono. Che cos11farà d 1 .A.11mmzio 1 giacchè non parl:1 1 non telegrafa, non 1elefonu 1 giacchè non diffonde almeno il bollettino delle me pas• seggiate a cavallo e non inventa nemmeno una nuova ruota d'automobile? Che cosa cova nell'ombra? Ed il popolo italiano si torceva 111 una crudele ansic1à, come l'aman· 1e, la cui bella si sia ritirala col viso scuro e con la fronte corrugala senza dargli un ap– puntamento per il giorno dopo. Nessun sovnrno, nemmeno Guglielmo 11, nessuna attrice, nemmeno Cécile Sorel, è vissuto cosl pubblicamente ed. apertamente come questo poeta. La sua casa fu come una casa di cristallo illuminata da un riflettore elettrico. Chi volle e chi non \·olle dovè ap· prendere a memoria come dorma e come si svegli il pili grande poeta dcli' Italia Cf'll· temporanea, in che ora del ma11ino faccia le sue abluzioni, pcrchè stimi opportuno aste• ~_n-::rsi c!al1e c:;i~art>, 1 P e dal ,,il'lo, con rhe foga faccia all'amore, e dove compri le sue cra– vatte e quanti le\•rieri mantenga. Alcune die• cine di migliaia sono le persone che l'hanno conosciuto da vicino; parecchie cenlinaia quelle che gli dettero del 1u, che banchetta· rono con lui in affettuosa dimestichezza, e udirono dalla sua viva bocca proteste di fra• terna amicizia e di singolare ammirazione. Ciaschedun., di questi eletti fu, durante il suo quarto d'ora di beatitudine, circondato da un nugolo di tributarii, che, non potendo attin– gere all.t fonte, chicdcv,mo alla succursale, con un fremito di appassionala cupidigia, i bcneficii dell'intimità. ~la quelli, che rima– sero fuori dai cerchi concentrici delle rela• zioni personali, nutrirono l:1 loro curiosità nei quotidiani e nelle riviste, percorsero in– terviste e biografie, esplorarono lungamente i suoi cento e cento ritratti, donde il suo sguardo vitreo sfuggiva con I' enimmatica glacialità della Sfinge. Chi era dunque? an– gelo o demonio? artista o ciurmatore? a,•. venturiero o vate? Tutti poi lesser.> e rilessero i suoi roman– zi, mandarono a mente le sue liriche, applau· dirono o fischiarono i suoi dra.mmi. È raro che un pregiudi2io o un errore si sia fatto slrada nell'anima di un solo italiano, per di• (etto di conoscenza, perchè non mai è avve• nuto in Italia che un artista fosse cosl larga• mente ed esatlamentc conosciu10 come d"An• nu111.io . Le molte migliaia di copie, nelle quali ciascun libro suo fu diffuso, rappresen• ta110 quasi un milione di lettori i e lettori, in massima pane, non distratti o fugaci 1 ma fervidamente curioiii, ardentemente indaga· tori, usi :1 tornare sul libro dannunziano già letto con vigorose discussioni da strada o da caffè, con epistole agli amici, con riletture ed urti ed antitesi e sintesi d 1 impressioni cozzanti. Usci\·ano articoli e opuscoli, si pro• nunciavano conferenze e discorsi sul poeta e sul\' uomo. Pratici di specchiata imparziali1à e d' inesorabile acume pubblicarono saggi, ch'ebbero volt:& per voha l'aspetto di un giudizio defin1tivo, ma senza riuscire nel Bibloteca Gino Bianco compito d' imporlo ;J)b pubblica coscienza. L-. quale \ ..gola an.:ora in una selva di punti interrog,Hh i. Nè si rassegna ali' incertezza, sbadiglian io e rimettendo ai posteri la deci· sion1.:; ma ~·affann'! Yaramc11te a di,.tdc.,.-si dd: '6ubLio, riposando aJ ora ad ora in ua giudizio enunciato con solenni1à che non am– mette repliche, sal\'O a riprendere il cam– mino, passando dall'errore superato ad un errore da superare. Tale è il fenomeno dannunziano, e non quello che ·"°lgarmente si crede. Non sono dannunziani quei quattro o cinque gio,,in• cclii, che dipartendosi da ogni genernione di studenti ed abbandonando il tempio di Minerva diplomata, approdano allo scoglio sirenico di Settignano, imparano a parlare con ,·oce nasale e con giusta dizione, collut• tano coi tischiatori al lubbione del teatro d'opera dove nasce con grande frastuono la decima musa, e rimano i Paralipomt.ni delle Città i\lortc, e imparano a memoria la Prc· fazione del Più che /"amore O\'C s 1 :1fferma che dopo Dante Alighieri non e' è che Gabriele d'Annunuo. Bisogna mitigare l'iniquo di• sprcz.zo , che grava su questo famigerato dan– nunziano, il quale pare biondiccio e pelato anche quand 1 ha la pelle d'un creolo e la zazzera d 1 un Assalonne e pare impubere anche quand'è padre di fìgli 1 e, giunto ~ul limitare dei quarant'anni, procrea nella soli· tudine del suo spirito il progenitore dei su– peruomini, sfaccettando per un editore, ignoto C"'-1:! il ':'!Ome di Delfo, le citroft= d'vn no-– vello Isotteo. Bisogna perdonare a costui, per· chè sono dannunziani anche quelli che lo deridono e l'oltraggiano. Sono dannunziani i direttori di giornali che galoppano a briglia sciolta dietro la primizia del nuovo capola– voro; sono dannunziani i poveri diavoli che pagano con un biglietto di medio taglio la poltrona di prima rappresentazione i dannun• ziani i critici che lanciano una catapulta di cinque colonne ad ogni nuovo miracolo dcl– i' idolo da infrangere, i moralisti che lo scomunicano, gli amici trascurati che lo dif– famano. Sono insomma dannunziani i deni– gratori non meno che gl' idolatri, i pappagalli orgogliosi nè pii) nè meno che i pappagalli ipocriti, definiti esallamente dal medesimo d'Annunzio, quando disse che e non sapendo aver/o per maestro, l'hanno per padrone, e recano in fronte il s110 marchio rosso, e cer· cano in,•ano di graffiarlo rompendosi le un– ghie ». Dannunziani i coetanei, soffocati dal· l'incubo di una gloria fragorosa 1roppo al• tamcnte squillante sulle loro vile stentate, che non sapendo proseguire per un libero cammino si contorcevano in una grottesca rivali1à ; e dannunziana la nuova generazione più pura di spirito e più acuta d' intelletto, ma fiacca inoperosa e triste, che spern demo• lire con una rispettabile ma impotente smorfia di disg-usto un edificio di celebri1à e di gran– dezza che fu costrutto con gran fatica di schiena e con grand' impeto di petto. Da11• nunziani quelli che baciano in una ser\'ile frcnesin e dannum.i:mi quelli che strillarono di dispello e d' irn, non escluso il povero Panzacchi, non escluso il poveri..;simo Chia– rini, primo a dar fiato alla tromba dell'elo· gio (1: maggio 1880) e colto dalla morte con la frusta <lei \'ituperio nel pugno I e dannunziani quelli che consacrarono al Glo• riosissimo il primo pensiero mattutino e l'ultimo pensiero ser:ile; e dannunziano il Cesareo che, scrivendo una storia della let– teratura italiana, 0011 lo nomina neppure. Giacchè essere dannunziano non significa ripetere d'Annunzio e nemmeno adorarlo in rcsupina pas~= vità. Significa ingi~antirc I' im– portanza del ca,;o ,/'..-lmm11{1ll. pensare per lui o contro di lui, senza trcgu3 e senza dimen• ticanza, farsi dell'arte su.1 e della sua persona una srccie <li 1111nla.d' id !a rirsa di luogo comLne, do\C i rifugia lo spirilc- nei !- 1 1oi intervalli di pigrizia. Ed in questo sen..;o, che è il vero 1 è dannunziana tutta I' Italia, la quale, per ragionare e disceuare intorno a d'Annunzio, farebbe un fascio di tutte le questioni di polilic.a esters e di politica in· terna, di salarii e di scioperi. Perchè, se non fosse d:mnunziana, si s..1rebbe già formata un giudizio medio ed equanime dell'uomo e dell'opera ; giudizio, per ti quale non le mancan nè il lempo - trent'anni i nè i do• cumenti - tutta la vita privarn. di d'Annuo• zio, ed in pili la leggenda di qucsla vila ; e tutte le opere, essendo più che sicuro che non un solo rigo vergalo dalla penna d'oca patisce la clorosi dell'inedito, ed, oltre a tutte le opere vere, qucll'altrc innumerevoli, non mai scritte nè pensate, che l'autore ha narrate ai rcporters dei giornali. ~la è propria delle passioni l'irragionevolezza; sia poi la pas– sione amore o sdegno, tener1z.za od ira, an• sioso interesse o vuota e dissennata curiosi1à. Quindi l'uno o l'altro accesso: la nausea per un atto od un libro dcli' individuo d'Annuo• zio trasportala a tulto l'uomo e a tutta l'opera: l'eniusiasmo per una sua lirica dolce e solenne generalizzato a tutla l'opera e a tutto l'uomo. La passione non esita nel g1u• dizio. non conrrappe!a i si ed i m1 ; tumul– tua orgiasticamente da una perentoria affer– mazione ad una negazione furibonda. Tale è il fenomeno dannunziano: nuovo pure in una terra, come la nostra, che fu sempre dilacerata dalle contese letterarie. Non ha nulla c!i simile col marinismo, tran– sitoria effervescenza d'un entusiasmo irragio• nevole ma concorde i ha poche affinità con la celebre disputa sul Tasso, aggiralasi in• torno a cavillosi problemi retorici e :alla fit– tizia rivalità fra un grande morto ed un malvivo. Forse siamo vicini ad una soluzione della crisi trentenne; forse va preparandoi-i quello stato di pensosa indifferenza e di equanime pl:icidità, in cui la giovine Italia melter:I l'immagine del non più giovine d'Annunzio al posto che le compete, sen• z' inazzurrarla d' incenso n~ coronarla di spi• ne. ~la proprio mentre il dannunzianesimo accenna ad esaurirsi, appare più viva e pili tormentosa ali' osscn•atore la complicata dif– ficoltà del fatto storico che si chiude. Come spiegarlo? basta darne la colpa ali' in\lerc– condo e reclamismo > del poeta, che s'è fatto commesso viaggiatore della sua poesia, adulando e blandendo, fustigando i sensi ed eccitando i nervi, esibendosi t: disparcndo al momento opportuno, coronando di sonetti e di drammi la vanità delle città morte e delle città vive, usurpando a ~uo profitto la com– mozione per l'ultimo funerale od il subbuglio generato dal pHt rccen1e oli raggio austriaco? Altri han tentato d'imitarlo, altri l'avevano preceduto nel metodo; e non rimasero a lungo sulla superficie del I' in1eresse. O ba– sterà darne il merito alla sua potenza d' ar– tista? altri poeti, non meno grandi e potenti di lui, o languirono nell'oscurità, o fecero tranquillamente la loro via, senza occupare il posto \'uoto, come la lan,a di Banco, alla colazione cd al pranzo dei suoi contcmpora• nd. Ci dev'essere nel suo temperamento qualche cosa di pilt allo che non sia I' im· postura e qualche cosa di men puro che non sia l'arte; ci dev'essere un nodo assai pH.1 intimo e meno banale che non si::ano le so·

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