La Voce - anno I - n. 16 - 18 1 aprile 1909

62 LA VOCE Le distinzioni di Kraepelin furono dunque in massa respinte ali' unanimità dal Concilio d'Ancona. Eppure le dita della mano destra eran forse di troppo a chi ·avesse voluto numerare i membri di quel Consesso i quali avesser l'!tto il Kraepelin ripudiato. Un cri• tico non ribelle ha ~critto qualche anno dopo : « Io penso che se gl' insigni clinici che sostengono i metodi della psichiatria tradizionale e a capo di essi l'acclamato Maestro della scuola napoletana, vorranno degnare di maggior considerazione il tenta– tivo del!' alienista di Monaco, mO!tissimo se ne potrebbero giovare le nostre conoscenze da un·a sì poderosa convergenza di forze alla mèta !-aspirata... ». Avete inteso queste sommesse parole imploranti che terminano in un sospiro: quei d'Italia sono gl' insigni clinici con a capo un acclamato Maestro napoletano, quel di Monaco è semplicemente un alienista; quello dell'alienista di Monaco è un tentativo che gl' insigni clinici e l' ac• clamato Maestro sono pregati a volersi de– gnare Ji prendere in considerazione, Sembra detto per burla o per ironia, e alle Com– missioni giudicanti pare invece linguaggio critico sereno e lodevoi mente temperato. Poi visto che, non ostante i voti avversi dei congressi, Kraepelin passava lo stesso e in ogni modo bisognava fare i conti con la sua opera, si sono decisi a tradurlo. Non è mica una traduzione perfetta da cima a fondo come già vorrebbero le recensioni laudatorie e gratulatorie : vi si trova r- e. qualche « iiuuere Form m1seres T1111s 11ml Lasscns • tradotta a pag. 242 per « forma esteriore del nostro agire e del lnsci'ar Jnre »; qual• che « hat sich in diesen \"erbindungen die Denkarbeit friiherer Geschlechter niederge– schlagen > che significa < in questi collega– menti ideativi si è depositato i I pensiero di generazioni antecedenti >, tradotto invece a p. 1 46 « In queste unioni si sono logorate psichicamente le generazioni antecedenti » : e qualche altra simile piccola infedeltà o improprietà che non è qui il caso di rile– vare. Ma, per ciò che ho detto sopra, non voglio mancar di notare una piccola impro– prietà d'ordine patriottico. Dice la tradu– zione a pag. 5 1 3 : « Lombroso ha ritenuto giustameute l'epilessia come il vero fonda– mento della pazzia morale e quindi dei delinquenti nati, concetto questo che però va di gran lunga oltre la mèta >, Il lettore dirà: dunque l'autore barbaro dichiara dap• prima giusta l'idea di I.ombroso : dunque diciamo evviva alla 6orente psichiatria ita– liana. Ma no : si tratla di un'illusione na– zionalista del traduttore, ond' egli si è con– dotto ad interpretar male un « gerade » : perchè il significato del testo tedesco è il seguente: < Lombroso ha, com'è noto, posta appunto (o addirittura) l'epilessia come il \'ero e proprio fondamento della pazzia mo– rale e in generale delle nature criminali congenite; una veduta che intanto certamente passa di molto oltre il segno ». Piccole sviste queste: ma la conoscenza che la nostra classe dominante e quella sa– liente hanno delle idee forestiere è spesso fatta cosl. Ah questi giornali freniatrici, pieni di citazioni di terza e di quarta mano, dove il meglio della produzione estera è taciuto o fa capolino dopo anni, spesso fred• darner.te catalogato in mezzo alÌe ultime birbonate stampate da un concorrente na• zionale I In tale scadimento della coltura non fa meraviglia (darovvi un corollario ancor per grazia) che studiosi seri siano coi più ridi– coli pretesti ributtati indietro da giudici senza senno e senza dignità, o che essi si vedano del loro lavoro psichiatrico giudicati da commissioni di avvocati o di ingegneri a cui qualche professore universitario fa da interprete. È nolo (un esempio fra i tanti) che il concorso a direttore dell 1 Istituto fre• niatrico di quel popolo che discese da Fie• sole ab antico fu tre anni fa giudicato da una Commissione composta di un deputato al Parlamento, di un generale, di un presi• dente di Tribunale e di due professori di pischiatria che non mostrarono nes~un malu– more di quella compagnia eterogenea. fra simili miserie vivacchia oggi una di- sciplina che pure fra I' Bo e il '90 ebbe anni di luce. Ma poi sono venuti i tempi dei pigmei e dei folletti, dei gnomi e de' coboldi. Bisogna tormentar meno la terra per cavarne danari, posizioni ed onori, si– gnori gnomi ! bisogna far meno reti per portar via l'oro ai gnomi, signori coboldi! bisogna smettere la leggerezza del pensiero e qualche volta anche la perversità degli intendimenti, signori pigmei e folletti I E bisogna studiare di più, cari signori, se non si vuol sempre dare dei miserevoli spettacoli di vacuilà e d'ignoranza. Altro che far com– briccole per mandare avanti i I tale o tal altro affigliato, magari a furia di titoli fabbricati in famiglia e di certificati dubbi t allro che incoraggiare nei giovani la lusingheria, la meschini!:\ del pensiero e lo sfasciamento del carattere 1 altro che spregiare Ja colt~ come tedescheria! al!ro che fare congiure di stupidità pe-r darci J' intendere d'essere il primo popolo d'alienisti del I' Uni\•erso ! per– chè non ~i ha da confondere l'età dell'oro della psichiatria con l'età dell'oro di alcune illustri borse. Dott. Alberto Vedrani. La scuola unica.(;> Ma poichè quest' idea di.. .. scuola umca 'è una capricciosa astrattezza, io debbo co11te11• tnrmi di accettare, nel mio povero mondo, accanto a una scuola (la classica) il più pos– sibile coìl pleta 1 di cultura disinteressata (sc110/a insomma), molte altre istituzioni scolastiche, (11011 proprinmente scuole, nia partecipi, più o meno, della natura della scuola) che elevino anche loro ali' ideale umano la gioventù, e cioè ognuna a suo modo, entro i limiti di certe esigenze sociali, determinando nelle menti non solo la cullura 1 ma altresì parti– colari nbililà 1 rispondenti a particolari bisogni d'ordine economico. Vorrei dunque offrire il maggior numero possibile di vie, ben distinte da quella che è la lunga, la faticosa, ma la vera via dell'alta cultura umana in Italb1. R le vorrei distinte d2.ll 'origine-..pe.r----" 1.ua, .._. la scuola propriamente detta, e farle produue J buoni frutti che può dare, e per offrire a chi chiede un po' di cultura e insieme un ra• pido mezzo di conquistarsi il pane, dò eh, chiede, e non vento di parole, sieno pure la– tine e greche. Ma dunque, dicono gli unicisti della Cor• reni,, che sono anche anticlassicisti, voi non volete che la scuola classica, e non credete che si debba costruire anche una scuola scien• tifica, una moderna? Questa, egregi amici, è un'altra questione. Per ora parliamo della scuola unica prt– paratoria1 tronco di tutte le altre. I nostri licei scientifici etc., dato che si possano costruire e sia utile, dato cioè che abbiano lo stesso valore di una scuola classica di buona lega, suanno o no scuole di cultura disinteress"ata, cioè scuole di una élite, da tener distinte dalle altre fin doti primi anni ? - Ma voi siete un aristocratico 1 Ali' ullima stupida obie1.ione, che pur tanti· ci muovono, non c'è che una risposta : La scuola di preparazione alla vita scienti– fica, e alle carriere più elevate della società, che richiedono in chi le esercita altezza di cultura e di coscienza, non può essere che di pochi. Nè però dobbiamo dolercene. Quoi-.,._.– chi costì1uiscono (o, debbono) le classi intel– lettualmente dirigenti del paese, cioè quel nu– cleo di persone dal quale ogni alta impresa sociale deve essere suggerita e promossa. Solo una falsa democrazia può dire che l'interesse degli studi i secondari i superiori sia, al nostro modo, di una classe sociale. Noi, democratici nell'animo, diciamo: quei pochi, a ben considerare, sono l'anima di tutto il popolo: L'avanguardia è sempre di pochi! Alcuni cosidetti democratici, fingono di con· cedere, in massima 1 la ragionevolezza della (1rÈ la seconda parte di un anh.:olo che il no• stro collal,orntore ~d nmico Lombardo-Radice pubblicher!\ nei Nuovi Do11eri, rivista che meri– terebbe cl'esst:r pili largamente conosciuta dal pub· blico non strettamente iuteressato alle questioni scolastiche: perchè il modo uel quale queste que– stioni vi sono trnllate, è veramente nazionale ed umano. Bibloteca Gino Bianco nostra tesi ma .tvanzano malsicuri e in tono di preghiera questa obiezione: « non è bene dunque ritardare 1111 po' d, più la separazione della massa del popolo dalla i/ife, durante la giovinezza dell'una e dell'altra?» E i peda– gogisti sperimentalisti, (quelli che sostengono una pedagogia ..... guidata dal bambino!) di rinforzo e con tono cattedratico: e ci occorre un maggior periodo di attesa per a\'ere indizi certi della vocazione dt:gli scolari ». Vogliono, nei loro progetti, e gli uni e gli altri: un<>– scuola unica postelementare dalla quale si giunga via via per ramificazioni successive alle scuole speciali o alla media superiore, che eventualmente può essere suddivisa in vari rami. Chi non volesse proseguire si ferme– rebbe alla tappa divisoria, e fin lì la scuola sarebbe < la popolare ». Parliamoci chiaro ; vogliono : 1 ° soppres– sione della scuola tecnica i 2° soppressione di quell'embrione di scuola popolare indipen– dente (1) che oggi si chiama 5" e 6e elemen· tare (corso popolare); 3° soppressione del gin– nasio inferiore, e de.I latino dt'i primi tre anni i 4° creazione di una scuola unica acco– gliente la popolazione scolastica dei tre isti– tuti soppressi, la quale avrebbe due categorie (in grande) di alunni: coloro che si fermano o per lasciare gli studi, o per proseguire nelle scuole propriamente prntiche (scuole officine, scuole aziende); e coloro che proseguono pel o pei licei. Questo il progetto degli unicisti. Alla illu• sione che un maggiore affiatamento fra le classi sociali si possa oltenere con un forzato ritardo delht divisione degli scolari è facile rispondere. Le classi sociali si aflìatano con una educazione sincer.1 e animatrice di bene e con l'onestà pratica della politica, anche senza una lunga n~aleriale coesistenza nella scuola dei giovinetti, dopo il periodo prepa• ratorio comune, rappresentato dalla scuola• elementare. Non si affiatano ritardando il passo a chi deve correre e menando per il piano chi deve allenarsi alla salita: questo si ottiene, formando delle grandi masse scolastiche, lente ~E_i~re come tutte le masse. Si affiat;tno creando corl buone scuole superiori, preparate sin dall'infanzia, agguerriti manipoli di pro– pagatori di civiltà. Intanto voi cominciate ad es., col levare tre anni di utili latinetti a chi deve proseguire negli studi classici. E poi ? le classi popolari che cercano una preparazione al mestiere ai piccoli ufficii nelle aziende agri· cole, ai piccoli commerci, ai piccoli impieghi voglion.., insieme con la cultura postelemen– tare qualche cosa per la loro vita. Un po' di calligrafia, un po' di disegno, un po' di com– putisteria, un po' di geografi.3: commerciale, un po' di matematica commerciale, un po' di agraria, gliele darete durante i tre anni o dopo? Dopo sarebbe tardi per loro, che han tanta dolorosa fretta e vogliono sì, il pane dell'a• nima, ma anche quello dello stomaco I - Durante? E allora delle due una: o obbligherete i futuri alunni ciel o dei licei, l'élité a tutti quegli eserdzii e studii, oppure glieli darete .... in sede separata 1 facendo stare i vostri piccoli futuri operai, piccoli commercianti etc. un po' cogli altri, un po' da sè. Va bene il di• · lemma? Il primo corno lo rifiuta il più vol– gare buon senso; il secondo la pedagogia, che disapprova, in nome della morale, che i bam· bini abbiano due scuole a un tempo, e due diverse qualità di condiscepoli. E poi e (qui sta il bello 1) la famosa scelta che si dovt:va fare dopo i tre anni, non si verrebbe co~l a far prima? Ma insomma! Cominciamo a concludere: accetto l'abolì• zione della scuola tecnica, ma a patto che si trasformi in scuola popolare superiore, come propongono Salvemini e Galletti, con fine a sè stessa, togliendole via tutti coloro che deb• bono andare per l'istituto tecnico e creando per loro uno speciale corso preparatorio che stia ali' istituto tecnico come il ginuasio sta al liceo; formi cioè una sob scuola con l'at– tuale istituto tecnico. Ci sono degli unicisti savii. Essi dicono : (1) Per modo di dire perchè chi la fece la di– strusse attribuendo alla licenza di sesta classe jl valore di ammissione alla seconda tecnica, e tra– sformandola cosi da indipendente in preparatoria. s1ss1gnore, In scuola popolare postelementare devt star Ja sè .' Ma, riuniamo insieme la scuola preparato– ria ali' istituto tecnico con la scuola ginna– si:tle inferiore. Cosl avran modo gli alunni di maturare b scelta. Nemmen questo pos· siamo concedere. Jn primo luogo perchè non crediamo che il marmocchio di 1 o anni non possa scegliere- e il marmocchio di I 3 sì. Non scelgono mai nè I' uno nè l'altro. Sceglie sempre la famiglia. Se essa crede, giunti i tredici anni del figliuolo, d'aver sbagliato (essa sola può farsi una opinione, guidata dal mae• stro, o anche senza) è sempre in tempo a fargli soste1;ere un esame di integrazione e cambiar di rotta. In secondo luogo ,lon riesco a capire come e perchè quando il giovinetto deve, per la scelta della famiglia, avviarsi al liceo classico, gli si debb:rno togliere tre anni di latino. li savio unicista vuole rialzare l'Isti– tuto tecnico .... rovinando il Liceo. Allora il savio unicista è semplicemente un ipocrita, che fa di gran scappellature agli studi classici, ma vuole tirarli in un tranello. Giù, dunque, la mascheia, e elica di essere anticlassicista t: non unicista. Ma il classicista onesto non fa lo stesso; vuole mantenuto luflo il v,1/ore e lulfo il tempo oggi dato agli studi classici, ma vuol dare la mano amica a quelli che cercano di inn:ilzare quella o quelle sezioni dell' Istituto tecnico che han pili carattere di scuole medie di cul– tura che di tecniche. E dice per bocca di Gi· rolamo Vitelli (1); io rinunzio al mio mo– nopolio dell'ammissione ali' Università, rico– nosco che dei passi ne avete fatti. Ava.nti ancora e coraggio, amico. Noi non combat– teremo, ma gareggeremo.· Chi vivrà vedrà. Solo: cercate il vostro bene, ma smettetela di romperci. ... l,1santa pace, colla vostra mal• nata idea della scuola unica, la quale non so quanto gioverebbe al vostro lstituto tecnico ma so che certo finirebb! di rovinare il mio Liceo. Giuseppe Lombardo-Radice. Pedagogia sessuale. 7Risposfiia Neera). L'articolo di Neera sulla e Pedagogia sessuale > comparso nel numero 13 della lloce, merita una risposta, non per il suo valore intrinseco, chè anzi come vedremo ora, vale pochino davvero, nu, in quanto è l'espressione, vivace e brillante, di un pregiudizio d<'tnnosoe molto clifluso che deve es– ser combattuto. Il pregiudizio, per servirmi delle parole stesse della scrittrice, è questo: e l'educa– zione sessuale costituisce una grave minaccia per i cari esseri che Amiamo sopra tutto al mondo e per la verità che ci è cara anche di pili >. Nulla di più falso: e la prova l'abbiamo proprio uel• l'articolo di Neera. che me11tre<lovrebl>edimo– strare la verità di questa tesi, arriva invece al risultato opposto. Accade jpesso cosi a chi, sotto l'impero di un preconcetto, crede <li poter com– battere una dottrina avversaria seuz.1 studiarla a fondo, e si vale di arg'omenti che il pili delle volte sfiorano la questioue seuza tocc.ula o si possono ri1orcere a <.-tauno <li chi li usa. Il pre– concetto è se111preindice <li limitazione d'animo u <limente: e il precoucctto contro l'educazione sessuale è punroppo molto forte in Italia dove le 1·unve11zionali1à e il formalismo religioso dominano sovrani. J timorati di Dio, i huoai eclonesti padri di famiglia, i11orridiscu110 al solo pensiero che si possa discutere puhb.icame11tè il problema ses– suale e protestano in uome di 1111a moralità vuota, ipocrita e decrepita. Le loro proteste hanno cosi sc:1rsovalore rnzionale che 11011 meritano di essere rilevate: ma esercitano purtroppo una notevole influenza su molti, che, per un nrnlinteso senti• meuto di pudore e di onest!\, vedono <.1i mal occhio il crescente interesse per una sana <.liscnssione di uno dei più vitali problemi uman:. E poichè oggi una colta e forte scrittrice ha cred11lo opportuno di farsi eco di queste voci di allarme e di protesta, è bene chiarire le cose. E veniamo a noi: per qunle ragione la peda– gogia sessuale è cosi pericolosa? Perchè, risponde Neera. essa è contraria alla natura che procede a gradi e non vuol esser ston:ata nel suo svilup1>0: è inutile (e in questo c:-isoinutile equivale a nocivo) dal momento che pt'11S1 la vita stessa, anche troppo presto, a in– segnarci ogui cos t; è infiue dannosa in quanto (1) Prefa1,ione al libro di G. SAL\'EMINI e A. CALI.ETTI sulla Riforma delta sc110/n medza. Co"l– zldione dei e Nuovi Doveri>, Voi. 11.

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