La Voce - anno I - n. 15 - 25 marzo 1909

58 l:mdo di Lan1cn"ais o cli Savonarola o di qualche altro ?\Iurri del passato finivo con questa alternativa; democrazia cristiana o barbarie. È un dilemma che affaccia le sue corna ben affilate anche oggi e non se n'cscc. Quell'imbecille (era e forse è ancora ministro francese e si chiama, se Dio vuole, Viviani) che si vantava di aver spento i lumi del cie– lo, era, giova ripeterlo. un vero imbe– ci Ile per quanto cJmplicato di canaglia e si vantava a torto. Egli per conto suo poteva andar anche a letto al buio e rompersi anche il grugno, che non sa– rebbe stato un gran male. ?\'la il male serio tl che volendo spegnere i lumi <lei cielo, non si fa per questo più luce nella povera testa e nel la. povera co– scienza del popolo ma vi si fa invece piit buio. E vi si fa piì1 freddo e piu vuoto. E in cotesto buio e in.. cotesto gelo non germina e non germoglia nulla di buono. Quell'imbecille avea dunque un g·ran torlo. Invece di cercar di spen– gerli, dovea 1 so avca fior cli senno, cer– car di ravvh·arli e diffonderli quei lumi perch\! sono il solo mezzo per distinguere la povera umanità dai semplici bruti; ai quali non s'agguaglia se non depra– vandosi ; o dico male s'agguaglia per– chè un'umanità decaduta è inferiore ai brnti che restano quel lo che sono. Queste verità sacrosante il buon abate Murri è stato forse il solo a predicarle in questa campagna elettorale e perciò si merita tutta la mia simpatia. hfa sarà voce clamantc nel deserto? ecco il punto. 1\ dir la verità, anch'io desidero molto ma spero poco che non sia. Almeno per ora. Perchè il socialismo e la buona de– mocrazia dell'abate potessero sortire e• sito fortunato. bisognerebbe che il po– polo da un lato e la Chiesa dall'altro avessero altri spiriti e altra salute da quelli che hanno. Il popolo ripiglierà, no ho fiducia, pcrchè .Dio ha fatto sana– bili le nazioni e credo nella promessa divina. l\1a intanto passerà del tempa.– rello pii.1 di un poco prima che si scota di dosso il pidocchiume dei politicanti e dei deputati e degli arruffoni e dei Cleoni che lo turlupinano, l'ubriacano e I' immelcnsiscono. Quanto alla Chiesa la questione è an• che più delicata. Pio decimo rigetta il modernismo, ossia rigetta l' unico rime– dio che sia atto a infonderle nuova vita e abilitarla a pigliare nuovamente con– tatto ,·itale con quelle moltitudini che Cristo le commise cli salvare: 1llisercor super lurbas. Senonchè i papi si succe– dono o non si rassomigliano sempre. E può dnrsi benissimo che l'avvenire dia torto nl presente. Ad ogni modo, due necessità ugual• mente imperiose s'impongono a popolo e a preti, rifarsi un'anima e una vita nuova, liberarsi dal parassitismo e dal commensalismo dei demagoghi e dei sa– cristani. Può darsi che l'ubriacatura be· stiale del popolo passi. E può darsi che il letargo della Chiesa finisca. Nulla è eterno a questo mondo. Può anche darsi che il massaggio brutale della democra• zia funambolesca giovi alla Chiesa per scotersi cli dosso quel letargo. È certo, in ogni caso, che il buon l\lurri si ac• cinse ad impresa nè agevole nè spedita. :Ma le difficoltà tentano e non spaventano i forti. E tale io auguro ch'egli sia. Quel dilemma davanti alla coscienza e alla intelligenza dei singoli resta in– tatto, crisLiani o bestie. ·Ma i dilemmi the si posano davanti alla coscienza dei singoli si traducono nella stc,ria in sii• logismi. E per arrivare alla monarchia o poliarchia cristiana sarà probabilmente necessario cli passare attraverso la cor– ruzione presente e la barbarie prossima futura come premesse indispensabili di quella conseguenza. T. Neal. 1lbho11a1110,/o .lai prossimo 11. 16 al 11. 54, fi11e d"ltamto L. 3,80 purd,; pagalt dirti· /amen/e ali,, 11oslraJl111111i11ùlra\_i'o11t. LA VOCE La Storiografia realistica. Non vogliamo qui discutere le ormai lun• gamente dibattute questioni di metodo: vo– gliamo solo constatare con compi.1cenza che :rnche in Italia la stori:1 1 lasciando il mondo povero d'idee, ristretto e freddo degli eruditi, dei retori, dei letterati puri si è fatta pii.i umana, col senso nuovo del concreto e della realt~, ha attinto nuova vita da campi in• tellettuali di,•ersi, che, divisi dalla specializ· zazione accademica, sono stati avvicinati da chi ha avuto coscienza delP armonica unit.ì delle manifostaiioni dello spirito; ha sorpas· sato lo stadio di un avvicinamento esteriore e letterario dei dati ; ha cercato di scoprire la forza, che stringe i vari elementi di un fatto sociale nel pas.s:ito e nel presente, CO'!,; batten~o il vecchio metod~ che li isolav:i.. Noi non possiruno che apprezzare questa ri · nascila intellèttu,1\e 1 che ha cercato di avvi• cinare la storiogrnfìa alla realt,ì, che ha di– mostrato di avere una pii.1 larga coscienza dtlla complessità dei falli umani e che ha re:igito contro l'unitc:ralit~ del puro metodo storico, andatosi stemperando nella ricerca minuziosa, nella discussione bizanti!la, nel- 1' aneddoto, nel la curiosit:ì e che si era im~ posto una vera rinunzia, quasi uno stato d'im· potenrn 1 tenendosi stretto gelosamente alle sole attestazioni formali delle fonti. Lo storico si era troppo spesso racchiuso entro la sua nicchia di ricercatore paziente; non aveva vissuto intellettualmente in mezz.o alla vita reale, per acquistare la rapida in· tuizione e la valutazione retta dei moventi ultimi ed inconsci degli avvenimenti umani j era stato troppe volte asceta di ciò che solo è strumento primo e valido di una ricostru· zione, la cri1ica delle fonti; nel suo gabi– netto non erano entrati mai l' aria, la luce della realtà vissuta. A tutto questo movimento nuovo dettero impulso b. concezione materialistica della storia, i dib:ittiti nel campo speculativo sul valore e la natura di essa e il largo sussidio delle indagini giuridiche cJ economiche. Si è sentito allora forte il bisogno di trovare nel complesso degli avvenimenti delle ~ocietà pre~ sen1i e passate la loro spiegazione intrinseca, di discendere dalle astrazioni, dalle interpreta– zioni artifidali alle considerazioni delle forze positive oper:mti nella società ; si è voluto giungere ad un lavoro di unificazione e di riannodamento. E come i principi del mate– rialismo storico sono stati il riAesso nel campo speculativo dei movimenti economici e del• l'evoluzione delle classi odierne i così la nuova scuola della storiografia realistica si è valsa larg:unente dell'allargata esperienza della vita e si è rivolta con passione, quasi con nostalgia, alla ricostrm.ione <li quei fatti nei quali il presente sembra riflettersi nel pas– sato e nei quali sembra quasi allargarsi e ri\'i\'ere la coscienza dell'uomo moderno. I nuovi storiogr:ifi 1 infatti, non restano isolati, assorti tutti nell'indagine dt:I pas– sato, gelosi della pe1fetta calma del lavoro di tavolino; ma si mesco13no spesso alle lotte del p1escnte, livolgono, per lo meno, la loro attenzione alle multiformi manife· stazioni della vita odierna 1 acquistando quel senso realistico, che solo aiuta lo storico a penetrare veramente nell' anim=i. del f'1S· sato. I primi result:1ti importanti della nuon scuola in Italia sono stati più strettamente fedeli all'ortodossia del materialismo storico. Si pensi ad Ettore Cit.:cotti. Egli - che nel suo « Processo di Verre » ha tratteggiato da m;1estro un episodio, che fu un chiaro indice della corruzione della vita politica di Roma in un periodo di espansione imperia– listica e del sistema di sfruttamento della provincia - nd e Tramonto della Schiavitù> si è valso, come di filo conduttore delle in• dagini, del metodo della dialet!ica marxistica nella dimostrazione che la mgaj1"o11e della forma di economia a schiavi, che genera nuovi rapporti di produzione escludenti i pre– cedenti, porta alla decadenza dell' impiego di quelle forze di Li\'oro, ormai 11011 più ri– spondenti ai nuovi bisogni. La concezior:e genera'e della storia, però, si fa ancora più complessa, quasi si allarga nello studio di quei focolai di lotte econo– miche e sociali, di quei centri di vita, ove si svolsero i fenomeni piLt interessanti che si accompagnano col rapido processo di dif· ferenziaiione delle classi, col conflitto fra i diversi redditi 1 con l'organizzazione gra· duale dei lavoralori; voglio dire dei co• muni medioevali italiani. La storia interna del comune è uscita dal campo delle aslra• zioni, delle incertezze dei cronisti vecchi e nuovi ed ha voluto analizzrue il sottosuolo di tutta la sovrastruttura politica e giuridica dei nuovi organismi sodali del medioevo. Gae1ano Salvemini - discepolo di quel lumeggia1ore geniale, con tendenze letterarie e realistiche, di figure e periodi storici che è stato Pasquale \"illari - ha sorpassato re– licemente il maestro, mantenutosi in parte \deren1e a certe vedute generali della scuola patriottica o romantica, nell'analisi dei par– titi, nella disamina delle forze sociali, che, corr:– baitendosi in Firenze sullo scorcio del secolo Xlll, nel campo della politica annonaria, por– tarono ;1l prev:ilere di una forte borghesia su una aristocrazia fondiaria 1 appoggiata da una plutocrnzia 1 e ad una tipica legislazione di classe, che negli Ordinamenti di Giustizia ha il suo coron:1mento. Cosl la via era ben incominciata: il S;il– vemini, che a\feva saputo cogliere i fattori positivi delle :1git:1zioni di un gran comune nel suo maturo sviluppo ed ave"a mostrato di saper penetrare profondamente i fenon1eni e– cono,iici e giuridici, applicare i più sani principi di critica storica ed animare un'am· pia narrazione, faceva sentire il bisogno di ris.1lire il cammino, per giungere alle origini di quel gran fatto economico, politico e giu• ridico che è il Comune e cogliere gli ele– menti di cui si costituisce. Fin'allora la retorica, che spesso a,•eva ri– specchiato il sentimento politico del nostro risorgimento e la passione di n:1Zionalità, e l'erudi1.io11e 1 paurosa delle arditezze di certi voli, avevano lasciato 1:1 questione insoluta : tutto era da fare. Questo è staio il largo c:impo d'indagine e di ricostruzioni di Gioac– chino Volpe. Dei resultati della st-ria atti\'ità di questo gio\'ane storico del Comtme italiano - (che si connettono con tutto un ampio lavoro C:iricerca 1 in Italia e in Germania, nel Cdmpo dell'ordinamento della grande pro· prie1à fondiaria 1 della condizione delle cl;:ssi rurali e dell'incipiente economia del dènaroJ - della sua analisi della trasfor:nazione, che, accompagnandosi al disgregarsi del latifondo e del sistema curlense, portò al differenzia– mento delle classi, al risorgere, per le cor– renti d' inurbarmento, della vit:1 cittadina e quindi al costituirsi dei primi nuclei associa• tivi, in mezzo :illa società reudale; della sua sintesi originale di tutta la vita economica e giuridica del medioevo italiano dal formarsi della grande propdetà allo sviluppo della civiltà borghese nelle città, ove fiori il Rina• scimento, mi riprometto di riparlare larga– mente !,U queste stesse colonne. 1 I Volpe ha saputo ri\'elarci il formarsi e lo svilupparsi delle classi del nostro medioevo, ha saputo risalirt: dalla conoscenza ,·asta e profonda dei rapporti di produzione agli istituti di diritto, che su quelli si plasmarono e al superiore mondo della cultura, che tielle condizioni varie delle classi e degli antagonismi sociali fu il riflesso indiretto. Quest'opera v.1sta di ricostruzione - che verremo in seguito analizzando - risponde ad una concezione dei fatti storici ancor pili larga, ,•eramente pili umana, meno sistematica delle precedenti. Nemico delle gerarchie nello studio dei fenomeni sociali, delle formule, care ad eco– nornilòti e sociologi, ha messo in guardia contro le affrettate deduzioni dei semplicisli 1 sostenendo che far opera di storico non è costringere i fatti del passato entro caselle teoriche, ma studiare come si son venute svolgendo nello spazio e nel tempo le ,·arie manifestazioni dell'attivit:I umana, tutte quante rampollanti dalla struttura economica, ma poi differenziate, intrecciate, sottraentisi spesso al freno di una valutazione obiettiva e di una sistemazione. Bibloteca Gino Bianco Egli infatti, tracciando le linee delle origini del comune e !-tudiando la genesi e lo svi· luppo successi\'o delle istituzioni comunali dal terriccio recando del la società cittadina di Pisa, si è tenuto lontano da questo rischio. Non così è avvenuto per altri: il deside~ rio di ridurre a sistema e di assurgere alle grandi teorie con preconcelfi intellettuali ha avuto certe volte il soprnvvento. Cosi Gino Arias - che pur si è rnostr:ito un sagace analizzatore di fonomeni economici - è pas• salo dal campo dell'economia a quello della storia, con lutto il l>ap.nglio del formulario scientifico, sotto il quale ~pe~so la comples• sità dei fatti sociali è stnta soffocata. I giovanissimi sono stati, insomma, più audaci leoriuatori : fra essi Romolo Caggese, che ha folicemenle allargato le nostre cono• scenze delb vita economica del contado e dei più piccoli comuni, si è folto prender la ma– n~ un po' troppo <l:ille facili generaliu=i.zioni sociologiche e dal bisogno irrequieto di cor• rert: presto alla sintesi. In mezzo agli nmici troppo fedeli dell'e• conomia e delle supposte leggi sociali, Nic· colò Rodolico 1 i1wece, rivolgendosi a studiare il processo di decomposi1.ione cl.:lla demo• crazia comun:ile e i moti verso Porganizza– zione e la vita politica del popolo minuto, ha creduto prudente seguire un eclettismo, che tenga conto oltre che delle condizioni economiche anche dei movimenti di cultura e dei fatti più propriamente morali, quasi che i ~uaci ortodossi della nuova scuola li av~s– sero trascurati e non spiegati e coordinati. Di fronte però ad una so.:iologia chiac• chierona, scopritrice rumoros:1 di sempre nuo• vi orizzonti, il nuovo indirizzo, senza quegli atteggiamenti di ciarlataneria che sono stati propri in llalia di altre scuolc: in campi ben diversi, ha condotto ad una seria attività di ricerca, si è valso di tutto il paziente lavoro di esumazione e di critica delle fonti, che solo i miopi possono disprezzare con disin– voltura, ed ha concorso validamente .igli sforzi del pen::iel'O moderno, diretti al fine ultimo di p.1ssare dall'erudizione storica alla s1oria \'era e propria. Antonio Anzitotti. L'Equivoco m dErnis La ques'.ione religiosa attuale, quella speci3l– mente ecclesi:1stica, ben pochi la conosconQ, e forse nessuno, così sul vivo, come Paolo Saba1ier. Venuto dal clero protestante fran– cese, il S.tbatiu ha un'anima cristiana, libera da pregiudizi di sètta o di Chiesa. Anzi, egli ama dirsi ca1tolico, di quella Chiesa univer– sale dello spirito, che ruori dai confini storici delle varie chiese cristiane tende a riunire in un solo grande organismo 13 perduta unità del cristitinesimo t ed ha, perciò, aperta si m– patia per i modernisli. Scherzando sopra i suoi frequenti viaggi di studio iu Francia e in Italia, i gesuiti lo hanno una volta chiamato il commesso viaggiatore del modernismo. Certo, Sabatier è in relazione perso:rnle e epistolare con gran numero di modernisti e di moder– nizzanti in ltalia, in Franci:1 e in Germania; sprona gli incerti, incoraggia i timidi, con– forta i deboli, ra opera indefessa per la sin– cerità e la ,·erità, e raccoglie una farragine di documenti contro e in favore del modernismo. L'odierna su:1 pubblica1.ione, dal titolo Lcs J.1odernl5/es {Paris 1 Fischb:icher), è fruito di particolar competenza storico aneddotica, ( 1) ed è un'apologia piena di ammirazione per i modernisti caltolici. Sono tre conferenze, te– nute presso l'Istituto Jowett a Londra, poco fa pubblicate in inglese, ed offerte ora a noi anche nell'originale francese, con una lunga prefazione, e in appendice l'enciclica />ascendi. Il libro \ 1 uol dare al pubblico un'idea pre– cisa, aliena da es:igcrazioni appassionate, del movimento moJernista, delle sue cause, del (1) Non sono t>ienamcnle d'Accordo in ciò con l'amico Minocchi. Il s.,balit:r 11011 conosce ben~ gli a,•,·ersari dd modernismo. Ah:ttere insieme sotto il titolo di increduli e di positivisti B. Croce Gen1ile e S. S1ghele, e pnrlare come ne parla il Sabatier, dimos1ra non conoscere gli scrilli di que– s:i italiani che a tr..,ver~o quakhe. riassunto di a– batino o rivistaio francese. g.pr.

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