La Voce - anno I - n. 7 - 28 gennaio 1909

26 Pcrchè oggi il giornalismo ò una vera e propria massoneria. Non ci si entra senza una raccomandazione rituale di qualche pezzo grosso che s'intende a giudicar gli uomini in fatto di snellezza e pieghevolezza di coscienza; ma una volta entrati si ha diritto: se si stampa un libro di versi a sentirsi chiamare poeta eia lulta la compagnia (per es. Malagodi, Raslignac, ecc.}, se si scrivono novel– lette alla francese, a esser messo, per lo meno, accanto a .àlaupassant (p. c. Ojctti ccc.), se si commette uno dei tanti tcn– tativ! di vincere al lotto dell'arte dram– matica, a ottenere, se non le lodi, almeno la benevola indulgenza che il critico astioso non conccclercbbo se non si trat– tasse di « un egregio col lega ». Così il giornalista, forte dulia réclame gratuita che possiede, inquina il campo delle idee e dell'arto, ritarda gli ,onesti. gonfia i deboli. non tocca gli arrivati. ignora i giovani, traffica le lodi, minac– cia col biasimo e pii1 spesso col silenzio; pcrchè è spesso invidioso cli non essere stato o di non potere essere un poeta o un filosofo o semplicemente un onesto uomo cli gusto, di discernimento, di ri– nessionc. Giuseppe Prezzolini. Venti anni dopo. L'usanza delle pagts cltoisies si fa quasi desi– derare in lt.ilia per questo libro (1) di Alfredo Ol'iani poco ossen•ato dai suoi contemporanei) e che dovrebbe cercar oggi di trovarne altri. Abbi:imo miseria di scrittori politici i appena Vilfredo Pareto scienziato, Giovanni 13orelli e Arturo Labriola parteggianti e però in vario modo inefficaci i e poi solo ad inren·alli le forze, da questi e dai minori studiate come capaci di determinare la storia :ivanti ed oltre In trasformazione psicologica degli uomini (eh' è materin dn predicatori, sian pure posi– tivisti, non da politici), le forze politiche si incolorano della bandiera nazionale. Per Al· fredo Oriani, incur:mte del proletariato che allora rappresentava il prologo in1erna1.io – nale della sua azione italiana 1 la lotta po· litica interna decide a chi le sorti della na· zione siano per esser confidate nella lolta dei popoli. Libro da leggere dunque oggi che tu11i i partiti itali:mi si prore-:sano e sono nazio– nAli -· al sindac;dismo resti fin che può la sioia di negarsi partito. O fors' anche questa nuo\'a data che vorrei avesse il libro ridollo alla forma pillol:lre do\'ut. :1.ac, li stomachi let– tori è ancora una \ 1 olta prem:ilura. Ad Alfredo Oriani sembrava essere up lo d.,y quando, as– sicurato d:illa sinistra al pote1e il trionfo gia– cobino ma necessario della legislazione demo– cratica e livellatrice 1 l'l!:di:t entrava a conquiw, in Africa. Sappiamo come vi rimanesse, A molti anche sembrò due mesi or sono, coor– dinate in qualche modo in un attimo foli– cemente garibaldino impronte agitazioni di piazza e parole dignitose di palazzo, che un nuo,·o gesto disegnasse l'italiana tra altre genti. Fu ancom una illusione. Intanto venti :i.nni di più, come forse i ven1 1 anni a \'enire confermano un'altra ,·olta il parallelismo \'e• duto dall'Oriani, per dir cosl 1 lr:t l:1 filoge– nesi e l'ontogenesi it:iliana: tra il federalismo e Punilarismo itali:ino nel campo mondiale della storia passata e l'indi\·idualismo e l'or– ganizzazione nel campo nazionale, oggi. Pa• rallelo che si può estendere, tra parentesi, al mo,imento sindacale colle sue due tendenze localista ed accentratrice. li federalismo italiano consent~ nel Rina.– scimento una meraviglios:i fioritura; nel tempo del rinascimento politico ogni energia attiva gli è do\"uta. È aristocratico e repubblicano; l'eletta che lo impersona piega al disegno unitario di Giuse;,pe ,\lazzini, perchè demo– crazia e monarchia, indici di tutte le debo– lezze italiane, gli negano le forze ad un pieno sviluppo. La correzione dell'Oriani alle idi!• li:tche e comunque partigiane leggende del no– stro risorgimento è sottintesa, ma continua e feroce: evidenti la manc:111zadi slancio rivolu- (1) La lollrrpolilic1r m Italia - O, i,l(ùd della lolla a/tua/e (4;6-1SS;), L. Rou:ice C.. 1892, 1>.754. LA VOCE zionario nel popolo, la comicittl degli atteg– giamenti collettivi borghesi, l'.:tbile abiezione dell:t politica cavouriana. Le critiche infamanti di uno Spada e di un padre Bresciani sono riprese e volte con evidenza coat1h·a ad am– monimento storico. A ;\1:nzini t: a .\lanin pur tanto diversi dai retori che ne accetta\'ano il pensiero, manca la scintilla dell'odio, onde la miseria rivoluzionaria delle repubbliche ro– mana e \•eneziana i alle plebi rurali qualunque idea di patria e di libertà, alle cittadine qua– lunque nerbo di ribellione, onde le lanto van– tale ri,·oluzioni pacifiche dell'Italia centrale nel ';9; contro L·unoricière forte solo di ,·en· timila uomini, contro il putrido ese.-cito bor bonico, dopo Aspromonte e dopo .\lentana. nes.:;una insurrezione, se non - col fJ,,ore della maie :icquist:ita liberlà - di cbmori mi1ingaj: unico grande sommo,·imento pç;. • polare il brigantaggio. Tra cotanto frollume ... giganteggiano da una p<ll'te - isolato .:\laz– zini - Garibaldi e l'elelta dei pochi che lo seguono e lo comprendono, dall'altrn Cavour solo o quasi, troppo minore contemporaneo il Ricasoli 1 troppo tardo e affaccendato epi• gono il Sella ; torreggia massiccio quel poco di solido e di organizznto che oO"rivano la monarchia e l'esercito piemontese, gih guasti a Custoza, come guasto il garibaldinismo :1 Bezzecca, dal cominciato indemocratichirsi. La poli1ica strettamente personale di Cavour 1 della quale unica eredit3 trasmissibile i prin• cipi economici, agisce Òel libro dell' Oriani per conto del fato unitario, che ad ogni costo e malgrado ogni impreparazione e inintelli– genza delle masse coagula le poche forze vi"e, orienia gli avvenimenti europei. sfrutta virtù e vizi, ardimenti e sopratutto vilt3, rinunzie ed :1bbMsamenti un po' di 1t11ti,:11 fine della formazione dello stato unitario e nazionale. Il pensiero di Mazzini che do\•rebbe esser la stella polare di questo mtwimento è offuscato, e so,;tituito dalla bussola diplomatica e parla• meniare del risicultore d1 Leri; il popolo ita· liano con l' :mtica ine11itudine a movimenti di coscienza inspirati ad una qualsiasi filosofia accetta pii1 facilmente le teorie giuridiche che non le concezioni ideali della na1.ionalità e della libertà. I plebisciti riescono una specie di commedia; nel ';9, quando Ca\'OUr barat– ta\'a Sn\'oja e i\izza contro l'ltali:i Centrale: nel '66 1 quando Kapoleone ci tacita,·a col \·e– netÒ di Trento e Trieste, potevano al pii.1avere un ironico significato cos1it~uion:1le 1 non na- 1.ionale. ~la il fato e il fotto dell'unità restano; arri– \'ati con l'Oriani al 1888, ;11 culmine di una crisi economica ch'egli nemmeno sospetta, si sente come la necessità storica del ventennio fosse non la restaurazione economica, non la educazione nazionale, non il solle\·amento dei mmo ahhieuli; o meglio anche tutte queste cose insieme, purchè formanti la vita e le forze espansi\'e della nazionale unità. Il piede di casa non diventa comprensibile se non nella mancanza di una qualsiasi ideologia na– zionale: insufficiente, perchè fusa coi nuo\'i sentimentalismi internazionali, e tristamente accaparrnta quella di ~lazzini. L'individuali– smo caratteristico della stirpe è meccanic:1- mente oppresso sotto quegli istituti e quelle forme che livellarono a dovere, con le leggi organiche del 1865 1 l'antico regionalismo j i suoi prodotti migliori non sono in casa, dove la politica parassitaria e protetth·a scalda il nido alle pur meno fìacche Luve borghesie, ma oltre m:ire, doYe il proletariato non organiz– zato e non prh ·ilegfa.to fluisce con l'inesausto \'igore salvandosi dalla oppressione paesana. La fata\il?l della fusione e della struttur:1 completa dello staio ~piega forse, insieme con la debo· leua delle forze \'eramente politiche, questa troppo lunga compressione delle energie in· dividtrnli 1 che non ha dav\'ero frnttato una perfetta organiunione statale. Gli schemi teu· tonici di Sih·io Spa\'enta anebbero forse dato di meglio, se qualche le\'a politica ,·i a,·esse forzato dentro le energie ribelli o torpide del paese. La questione, chiusa per il p.issato irrevo– c:ibile, è tuttora aperta per l':iv\'enire. La sua soluzione deve anche dirci qual conto si possa fare del non disprege\'ole contributo che le rappresentanze politiche degli operai organiz· iati portano a rafforzare la macchina dello stato autoritario e unitario. Si tratta sempre di questo calcolo: se convenga attendere che l'espansione economica e morale delle forze •*duali dia alla nazione, oltre la forza 1 l:a coscienza del suo muo,·ersi nella lotta dei po· poli. La risposta - che implic:t la formazione di tutta una scala di valori 1 in primis per giu– dicare delle minoranze intelle1tuali e politi– canti - non fu mai afferm:uiva per la politica. ~la Alfredo Oriani deve aver sentito che non \·:ile\'a la pen.:t di rispondere; nè le miserie di quella lotta politica allualt sono forse finite È fors' anche fatale, Pf'r l'indole nostra a fondo riformi~tica, che la \'ita politica i1alian:1 ,egua sempre due false p:ira\lele (simili1uèine tipica del villeggiante di Ca\'our) che nessuna fon.a ideale rh·oluzionaria, bensì solo il fascino o la scaltren:t di un dittatore sappiano far coin– cidere a momenti. Leggete questo libro. Petruca 1 il lu1zatti del suo tempo, vi è magnificato; Ariosto e ~lachiavelli, eleganti e inconcluden1i idecdisti, \'ituperati; ,·i si stupisce che Galilei (eponimo della lilosofia natur:ile che non è filosofia e non ci alza d'un clito nella comprensione e nel– l'azione e nell'organizzazione di fianco alle ideologie germaniche) 11011 comprenda in T:isso il solo poeta dell'ltali:1 organizz:lla ad un finej i filosofi e gli storici meridionali sono potente– mente ed es:Htamente valutari, tutta la incredi– bile me~liocri1à intellettuale ed artistica del ri· sorgi mento mess_:i a nudo; ,·i sono pagine quali mai cosi \'ere e belle furono scritte sul Carducci, hr;mcolante per la ri\'oluzione e per In poesia g:11\ic:1 in cerca delle più eroiche e,;pressioni del genin latino ; come conclu– sione si polarizrn l'Europa tra P:trigi e Pietro– burgo, tra la repubblica e lo zarismo, tra.-:cu• rancio" una t:1bella demografica fotale e un Oriente troppo lon~ano 1 ma si deduce la ne– cessità di un accordo con gli Slavi meridionali dalle ragioni eterne del nostro odio contro l'Austria. Libro inutile al politicante, cui In 1esi del giorno vieta di sogguardare h tesi di secoli che n'è l'ossatura; necessario a quanti vo– gliano chiarire l'oscura coscienza della neces– -sità di moti ideali nell'ultima generazione di questo popolo di scettici. Alb. Caroncini. QUESTIONI U VER51TARIE Quanto ha scrillo il Salvemini su queste colonne intorno ali' Uni,,ersiti1 di Napoli cor– risponde, per molti riguardi, ad una verità dolorosa. lo debbo però ricordare gli anni gloriosi, non molio lontani, di questa Uni– versità quando il numero dei giovani stu· diosi, assai maggiore che non adesso, non impediva che i professori facessero il loro dovere e che la gioventù nelle varie scuole respirasse anche qualche cos11 di sacro. Vi erano allora soltanto professori uffici:ili e professori privati ; e questi venivano, in pic– cole rate mensili, pagati direttamente da quei giovrmi, che sentivano pili vi\'O il bisogno di un aiuto diretto. E fiori,·ano cosl tante scuole private, che erano come piccoli focolai di cultura, dove si la,·orava per dav,·ero e si plasmavano uon solo intelligenze, ma anche caratteri. Si ricollegavano queste scuole, per luminosa tradizione, a quelle del Puoti e del De Sanctis; e, nella facoltà di medicina, eb– bero nuovo splendore per opera del Calda– relli e del \'illanova. Fra i tanti ,·antaggi v 1 era questo: che i professori, che non sa– pevano insegnare e che noo riuscivano a scuotere l'animo della gioventì.1, erano co– stretti a smettere; e certo non era possibile che essi facessero lezione. I.a legge dello Stato, che richiese per i liberi docenti la sola firma dei giovani al libretto d. iscrizione, distrusse queste libere scuole e perverti tutte le Università del Re– gno e più ancora quella di Kapoli. Cessò per incanto il controllo dei gio\ 1 .:tni i ed i profes1;ori potevano essere tali senza sapere o senza volere far lezione, e I' istrionismo scientifico dibgò come una torbida marea. E se a questa disposizione, sl funesta per l:t nobiltà degli studii, si :1ggiunge l'altra, che permette ai professori ufficiali di svolgere corsi liberi con firme, si comprenderà facil- Bibloteca Gino Bianco mente come, se le condizioni della coltura superiore in It:1lia non potrebbero essere peggiori, la colp,1 sta in nito, nell'opera dei ,·arii Ministri, che, in questi ultimi anni, si sono an·icendati alla ~linen·a. E certo non è dei giovani, i quali se un torto hanno è quello di :1da11ar-:i facilmente alle co11d1zioni che trovano. ~la di contro a pochi, che \'en– gono già gualiti dalle scuole secondarie, ·/ è una maggioranza di giovani, che hanno sete di luce intel let1u:ile e spirituale. La gioventi.1 meridionale ha per di piì.1 un fen•ore di en– tusiasmo, in cui, come in un crogiuolo, ar– dono le ,·irlÌ.1 1111g liori dell:1 stirpe. Bisogna stare :i contatto diretto con questa gio\'entll per sentirsene riscaldati. D'ordinario, chi dovrebbe alimentare que– ste fiamme le ~pegne; e sono \·eramente pochi quelli che riescono a conserv:1rle. I.e qualit:\ dida11iche in un professore non con– tano piu ; ed il modo come si svolgono i concorsi uni\'ersit:1rii in llalia apre l'adito ai meno degni ed agli in\'erlebrati. KelP Uni• '"ersità di ~apoli i pochi, che hanno una p:1- rola che i-i possa ascoltare, sono i superstiti, ormai vecchi, del periodo glorioso ; ed in· torno ad essi la gioventù si assiep:i con un fervore di 11.0-ctto e di riconoscenza che com• muove. Per gli altri, più giovani, appartenenti al nuovo inglorioso periodo, tranne qualche eccezione, gli studenti pro1es1nno e tumul– tuano, e si compiono dal l'una parte e dal– l'altra tr:1nsazioni indecorose. Penso anch'io che il problema del ~lez– zogiorno sia in gran parte un problema di coltur.1; e quanti hanno libertà di pensiero debbono sentire il do\'ere di fare in qualche modo :irgine al male, ch'è già sl grande. Questa Voa. che gi?l tanto cor:1sgiosamente ~quilla, è ancora un'arma, quando occorre lo sforzo d'una c;11apulta per rompere le mura– glie d'intrigo che chiudono e proteggono la coltura uffici.de. .\la non è follla sperare che tempi mi• g:iori ,·crra11110. Già, con lo sviluppo indu– striale della nazione, gli studenti iscritti :11le nostre llni,·ersi1:'t diminuiscono di :umo in anno. I professori at1ribuiscono que~l.t defi– cienza numeric:i alle condizioni dei locali, non più sufficienti I per i bisogni della scienza sperimentale; e do. Rom:i pio,·ono nuo,•i pro– getti e nuo\'Ì sussidii straordinarii. Anche nelle piccole Universit:1 è un'ansia di rinnovamento edilizio; ma accadrà che, quando i nuo\'i edi– fizii saranno portati a termine, mancherà pro– prio l:i gioventù che donà riempirli. Per po– polare un' Universit:\ 1 a preferenza di un'altra, pii.t che rinno,·amento dì mura, occorre rin– no\·amento di metodi didattici e di coscienze. Koi facciamo come chi rer costruire un porto si preoccupi solo di raddoppiare il braccio e non pensi alla luce del faro, Le numerose Cnh·ersità d'Italia, per forza delle cose, si ridurranno. Gi3 :llcune , 1 i\'ono di vita cosl languida che il sopprimerle sarebbe una ge– nerosit:\. Quando avremo un Ministro della P. I. assunto al potere, non per oscure influenze politiche, ma per spontaneo consentimento di quanti seguono il mo,·imento della col– tura nazionale, non sarà difficile che il pro– blema del nostro insegnamento superiore trovi una soluzione. Le l 1 niversità. non debbono es• sere più considerate come un tutto inscindi– bile. Lo s\iluppo dei meni d'indagine nelle scieme biologiche è tale che un insegna– mento scientifico non può pii1 compiersi senza un annesso Istituto fornito di costoso materiale e di un personale di aiuti non esi– guo. Le molte facoltà di lettere e di filoso– fia che :ibbiamo, rappresentano solo un va– lore economico per i molli proressori che trovano cosi da collocarsi ; e sarebbe cosa molto utile incominciare col fare la stati– stica dei giovani, che re.:ilmentc vi sono iscrilli. 1\la per le molte facoltà di scienze e di medicina i professori 1 anche animati d:illa migliore ,,olontà 1 non riescono a svol– gere un insegnamento proficuo per la deficienza dei mezzi, che non si possono improvvisare. Non è inutile qui ricordare gli sforzi vera– mente eroici compiuti dal professore cli Ana– tomia 11111111m, Antonio Zincone, per creare a Messina un Istituto ,malomico. Ora egli è mi– seramente perito sono le macerie nel com-

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