La Voce - anno I - n. 7 - 28 gennaio 1909

OCE Esce 01rni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,.;. Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI ..;. Abbonamento per il Regno, Trento, T deste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero cent. IO. Anno I .,. N.• 7 .;I, 28 Gennaio 1909. S0)1MARIO: Per I' Uni\crsitit di Ilari, ,g. pr. - Il giornalismo e la nosm1 cultura. Gn·sEPl'J- PRnzo1.1:-.1 - Venti aoni dopo, .\1.11. CAR0:-:c1,1 - Qucs1iool uoivtrsi1arlc. A:-.To,1:,.0 .\:,,;11.E - Il "Corriere della Sera •• Ct-Pl'EREl.1.0 - /.'.laadcnda Sric11/ifico-Ldkrarit1 di .lfi/t1110, P1i:TRO \L,R1·1:,.,;1-:TT1 - Tori, ;•acdw, asini t' Strauss,.\. S. Per l'Università di Bad. lo sonafra q119:li <1 idioti)), comt' d1Ubu– 'l'Ollflllt td crv110111im111t111t· il pr,,(. mr. F. S. ir-.,,.r;n; (Tribuna, 26 t-!011wfo 1909) rlu rredouo 11tilt e 11aesst1rhi 'pa il mrzz.,c>gioruo d'Italia e ptr l'ltn/ia, ptlrlart l'U11fr,·rsi1ti di ,\frssiiw a Bttri. L'o1111n•i·ol1• profl'ssou stiprndtllo mm ci lli.'tlNI abit11n10, in allri l,nvri suoi, a tn11fa ao110111iritri d'nrtommti: t111t1 ,·w110111icilti rhf 111i11acrill di dh•mlart' ponrt,i, nn:;J misaia. Orn, SI' a me pùut·ss,· dmmllln- l"J:111,lmmt,· la mia p<llouica, potui, a modo dd prof. J\'ini, esda11mr1·: << .\'011 JÌ t•1wlt lorrarc: I' U- 11h1trsitil di Xapoli ! Mn si pt1J 1·ss1-r1· pili mmonisli? >>. PaJ io 11011 diro qm·sh1 pnrhi· 11011 sono prcft'JSOrt m'. c1110rt1/ofr,,. mi limit,,, stnmdo la u•gvla di modestaf1Jlt'll1ira rh1· ab– biamo ì11traprrn1 (Ji11ch1: la 11ostrnpa;Jmz..a ,w11 sin pi,i ro11s1111111l11 d'u1 1/lito di ripl'litort), mi limito clnw1111' ad o.urn'ltrl"rlu 1u1ia/,bia- 1110 111,·sw in rampo pa,wrhi argomt'llli (()11/ro la ph-1<m"m U11h•nsitti di i\'apoli, i quali, rspn·ssi qui rndont'llft' dal Sahw11i11i 1 11011 ha11110 tt11roratrnz,at,, 1m'11pposi;Jtu1t· o 1111t1 rispostaut'I//arrido t' arrn,ft>mico nwndodi r11i si fa portm•oti;. l',m,irt'i.'Ofr Xii/i. Xoi sappia1110 sl, 011ortt·al1• p,,!fi·ss,,rf, clu fr U11l?'rrsi1ri d Italia Stl1/ lrc1ppt•, ma sappit11110 tmrht: r/Jt'ntnt souo lroppt nd :\I tz..~o,•iorno e rh1· se si dt1.·,· t,,gliarr e ridura iu J"osrt111a e nel!' /:"milia, llt'lle 1\forrh1•, u/111Siri/ia t ur/Ja Sardegna, 11rron1·, tuKt' dare· ai Puglfrsi qudl'istil11/1J di alta rnlt11ra rni rsJi aspiranogimtamm/1', f't'r– rbè dmmc>gra11dr n111/i11gml1' di gicn•ani a q11dlt1 Xapoli <"hr t\ "1 piaga cmtrali,z,_atrin· dd .\frz..zoKJ°omt1. 1 bml/li uapofrtani ronll' i l111m1i maidimwli, !t, pmst111() (()Si, quamfo 11011 hmmo ,·11l1Tl'SSI' 11 rnrrhiar1• i rirra 6000 studmti 11d!tt pili grandt e auguslfl rit111io11t· di 1.•illaggi rlu 1.'n11ti l'Italia. Si sa dlt' Bari Jlau::;_iJ, ronu mi 1.ù11 del/o, 1111 111ilio111· alc1111i n1111i or w11t1, e cht· a·v1-rhl,,· foruilt1 i /orali ptr 111ws11aU11h·1·rsitri : nlla quale ha diritto pt-r la sua pMiiJ011,· ttografira, pl'r la vici- 1w11z..a lla Turrhia e al!t- rrgioui Alba,usi, plT i suoi rc1111111trri, p r la .ma pc1pl1/n:;_io111•, assai pili di .\ftsshut, assai piti di .\faarata, di Cllml'ri,w,di .\lodma o di Parnw. 1:. 4 qu,;– slo 11011 ( « idiota )) , (llltn'1t.•o!t• proft'SSOft' - 1·, potrebb1• darsi, im.•ea, r/Jt' il rm,trmlnrlo {assi· t< ra11wrra11. K· pr. Il giornalismo e la nostra cultura. I. Sono ormai vari anni che i I giorna– lismo va prendendo una parle sempre pilt importante nella storia della nostra cultura, non solo per il suo ufficio di gridatore e spargitore di fama, quanto per quello di assorbitore di giovani. Il giornalismo è il più formidabile concor rente dcll'alla cultura che professa nelle Universit:l e di quella che parla per mezzo cli libri. Esso dà assai più presto e, apparentemente, meglio, l'indipendenza e persino la ricchezza economica; esso si presenta poi, con assoluta superiorità, un dispensatore di gloria pit1 efficace e sicuro. Chi una volta si indirizzava a una cattedra, oggi cerca d'entrare in una re– d:i.zione i e sa che il suo pubblico è sem– pre ph'.1largo, spesso piì1 intelligente, in ogni modo più remunerativo di quello delle aule liceali e universitarie. Non è quindi fuor di proposito esa– minare alcuni aspetti che possono inte 4 ressarc il lettore che ama la vita delle idee. Ciò che colpisce a prima vista nel giornale moderno è i I fatto che la no– tizia sopraffà la cmtsa, che il corrispo11- dcnle è pii.i apprezzato dcli' 11,omo di idea, che un buon reporter~ un abile intervi– statore, e persino un giornalista di pii1 umili funzioni, come uno stenografo, è pili pagato di chi scrive l' « articolo di fondo ». A questo fatlo un altro se ne lega: il giornalista, clivenlaLO e forni• tore di notizie ». tende a costituire con i suoi colleghi un partilo a sè. i cui in– teressi egli pone sopra tutti gli altri. compresi quelli del suo giornale e non esclusi, anzi!, quelli della cultura e del moto ideale del paese. Difatti la causa, una volta, potcvA tener separati due giornalisti ; oggi la noti;da li affratella e li riunisce. La con– correnza delle idee non esiste pii.1; non esiste che quella del giungere primi a far sapere qualche cosa, qualunque cosa, e cli qualunque ordine sia. La qualità, i 1 commento, il modo di vedere le no· tizie, importa poco; ciò che importa è la notizia in sè e per sè, seria seria, data così a cazzotto, senza lusso d'appendici ideali, senza sopraelevazioni di corone, senza vestit1..:ra d'ornamenti. È notevole il fatto che oggi v'è, fra due giornali rivali, piuttosto minaccia di processi per copiatura di notizie, piutto– sto p,Tessioni per ottenere orarii favore– voli al diffondersi rapidissimo, piuttosto lotta a colpi di stipendio per un informa– tore che abbia dato prova cli sè. che per questioni cli idee o di direzione politica e morale. In breve: una volla i I gior– nalista si chiamava don.Albertario, Caval– lotti, ilacola, Tarlar in: oggi si chiama H,,rzini o Bergeret; e Scarfoglio, quando ha voluto tentar nel proprio figlio una seconda edizione di sè stesso, l'ha man– dato in automobile e non a studiare il dizionario dcli' Aretino e del Caro. ira, anche nella notizia, l'emulazione si va sempre pili restringendo; grazie agli abili lru.sts dei telegrammi, agli appaia– menti cli corrispondenti (Stampa e Mat– tino), agli scambi internazionali, essa va sempre più tacendo. E anche dove si fa sentire, come a R.oma fra i I Giornale d'Italia e la Tdbu11a, a Bologna fra l'Avvf11irc e il Resto del Carlù,o, non rie– sce a differenziare tra loro i giornalisti, ad attaccarli di pili a questa che a quella parte del pubblico: ma li differenzia, tutti quc1.ntiinsieme, come casta. dal pub• blico. Le grandi vittorie di tiratura di certi giornali, come quelle del Corrit'n.· tic/La Sera che pare arrivato alle 400,000, non sono mai dovute all'estendersi d'una buona causa, all'onestà o alla disonestà relativa con cui è fatto il giornale, allo ampliarsi del suo partito localei perchè, anzi, i giornali cli partilo, come il Secolo, paiono decadere, e si vedono i repub 4 blicani spremere invano le scarselle dei loro maggiorenti per reggere un organo a Roma, e i socialisti pilt ricchi rimet• terci cli tasca propria per trncrc su il loro A1. 1 a11/i I. Le gr,111ùi \"ittorie sono Bibloteca Gino Bianco dunque dovute al la noli zia. 11 pubblico dice : tacete le vostre idee, raccontateci quel che avviene nel mondo. Si vogliono ,. ~tti, falli e fatti; magari pettegolezzi, ~ magari particolari inutili e minuzie S(Jic· ciolissime, - tutto (; buono. Il re e la ballerina, il poeta e l'istrione, il pro– tessor"' e il corridore, come \'este. cosa mangia, come dorme; la catastrofe e il processo, la vittoria in guerra e la fi– schiata a tealro, il raccomo minuto d'una sbornia ridicola e delle miserie coniugali di un sindaco di provincia; ecco quel che vuole il lettore, ceco quel che il giornalista, se furbo, gli dà. Una volta il giornalista si baueva per una causa, la polemica prendeva gran parte del suo temJ)o, la coerenza gli era pili necessaria, l'armonia con il lettore più profonda. Oggi non è cosi: l' uomo di partilo, è seguito eia pochi, e se vuole che le sue idee siano ascoltate, gli con viene condirle con molte notizie, e farsi perdonare J" articolo di fondo con le ri– velazioni cli terza pagina, e offrire la sua pillola anticlericale coperta da una cialda di scandalo sessuale, e spargere il suo disinfettante antimassonico con l' aiulo di qualche bel delitto dove ci sia ciel femminile e del misterioso. Così si crea, un poco alla volta, il e giornalista puro> che non ha nulla da far passare sotto la scusa dell'informa– zione. Questi non ha partito. R.osso o nero, lo si guardi bene, ciò cui tiene, è il suo partito, il partito del giornale. La causa? l'idea? Sorriso significativo. e R.. oba d'altri tempi I ,. « Roba da pro– vincia! > E passa cc,n tranquillità dal clcrico-moderato giornaletto cli provin– cia meridionale, al radico - massonico organo della capitale; e dopo aver fatto le cronache dei vestiti, degli strascichi e dei gioielli delle ambasciatrici, passa alla rassegna dei discorsi di qualche mi– noranza democratica. L' « egregio col– lega :; non ha rimorsi; da per tutlo lo accolgono bc-nc. Il redattore letterario col quale s'è battuto un anno prima, per avergli dato del mantenuto, lo invita a colazione, e i I direttore del giornale av– versario, che fra le righe parla della « greppia governali va» cui vanno a man– giare « certi asini giornalisti :;, lo acco– glie in palco tre sere della settimana. La cosa è eg·uale da per tutto, e non mera• , viglia nessuno. Si Lralta di dire più cose degli altri concorrenti, e (Jer dire le cose bisogna conoscerle e per conoscerle bi– sogna av,·icinarsi a quelle. tutti insieme, di destra o di sinistra, separati nominal– mente, ma uniti nel raccogliere il pet– tegolezzo nel salotto, la noli zia nell' an– ticamera ciel ministro o del relatore, re– sito della commedia a teatro, gli applausi nella sala delle conferenza. Il resto, - le idee, la polemica, la politica - la si lascia fare a qualche personai.rgio locale, guardato con compassione, che lavora, - stupido ! - gratuilamcnte o quasi ; quando anche quella parte non è sog– gclla e Yincolata alla necessità della no– tizia. Perchl• - sicuro, è cosa documentata - per avere notizie più sicure, per non esser priYali delle prczio~e confidenze dei pezzi grossi del Vaticano, è nolo che pa– recchi giornali italiani, e elci piL1 onesti (nel giornalismo lutto è rcl~itivo), hanno cessato le loro campagne moderniste, e persino le informazioni moderniste. Anche i giornali pili onesti e pili in– dipendenti, che potrebbero mettere in piena luce e sotto il naso del più schiz– zinoso puritano i loro libri di cassa, se11za che vi si riscomrassero mensili governa– tivi, sussidi di banchierL mancie cli paesi stranieri. ràlamcs pagate assai pili care delle solite, - anche questi sono cli una relativa onestà, essendo venduti al pub• blico, ai gusti ciel pubblico e anche alle manìe del pubblico. Qui si vede un'altra differenza dal giornalismo di una volta: una volta esso guidava, oggi è guidato. Si vorrebbe dir male della pena di morte; non si può: I'« abbonato> vigila. Si do– vrebbe combattere una follia nazionale o nazionalista; allo là: il< compratore» sta attento e guai se lo urtate. Cosi un giornale, che pur tiene ad essere serio, non può non dedicare parecchie colonne a processi schifosi e meschini: se no « la clientela » l'abbandona. Domani, se il gusto per la pornografia va crescendo, come dimostra l'eccezionale mitezza dei procuratori del re, vedremo, come a Pa– rigi, i giornali pili tranquilli e familiari passare alle novelline pepate e agli sgam· betti arrischiali. È certo. Il giornalista di vecchio stampo non resiste più; già vecchio d'anni, vede poi fuggire il pub– blico, e gli incassi diminuire, e le case di réclame non accettare le sue offerte. Poi, spesso, non ha la coscienza troppo tranquilla e capisce agevolmente che il pubblico preferisca il cinismo aperto di oggi ali' ipocrisia di ieri. E si suicida adottando anche lui i nuovi metodi, con un redaltore pilt giovane e più moderno. Il quale è orgoglioso d'esser giornalista, e fiero d 1 esserlo del nuovo tipo. Con questo si manifesta un altro ca– rattere del giornalismo moderno: la ten 4 clcnza alla sua riabilitazione, alla sua tra– sfigurazione, alla sua apoteosi pubblica. Una volta il giornalista, tolto il caso che fosse anche un grande scrillore, 11011 si dava troppa importanza: sentiva bene d'appartenere un poco alla categoria dei mimi, degli istrioni, dei procuratori d'af– fari e degli agenti cli camere e apparta– menti ammobiliati, e non trovava che ci fos.-.e troppo da ringalluzzire. Inoltre era mal pagato, e, si sa, con il lusso viene anche l'orgoglio. Oggi questo è n:ito insieme al partito dei gior11atisti. Ci si gloria di essere giornalisti, come ci si gloria - dopo tanti secoli di virile di• sprezzo teologico - d'essere attori clram· matici e cantanti. Si sente i I bisogno di reagire contro la diffidenza che il pub– blico ha per il giornalista. E si insinua, come Ojetti, che la prosa giornalistic.:i. dura più di quella dei professori (cd è vero, del resto, molto spesso)i e si ride. come Simoni, della richiesta d'una cri– tica musicale seria, e si propone il Libro d'Oro con la pili pura essenza del gior– nalismo e l' Efcmcrolcca con tutta la sua chilometrica vacuitù. Ben presto li ve– drete sorridere dei poeti e dei filosofi, fare l'elogio della notorietà contro la gloria, e mettere l'abilità ingegnosa e pronta sopra l'onestà e lo sforzo sincero. Ben presto, perchè tutti s' adoprano concordi per completare questa apologia del giornalismo; e ogni giornalista aiuta l'altro, da quel buon frammassone che è nel suo cuore.

RkJQdWJsaXNoZXIy