Vita fraterna - anno III - n. 10-11 - 30 mag.-15 giu. 1919

VITA FRATERNA Si ,può studiare l'idea'.~tà quasi come una materia d'esame, pu,r d; non cerca·r'.a nei l.bri nè (fino a .... corso comp:uto) praticar!a nel'.e opere pie. · · La scuola dell'idea'i~à ognuno l'ha ne'.;a propr:a an:ma, e non r,uò aver!a a'.trove; i'. maestro ciascuno :'ha ne'.'.a propria cosc:enza, e non può ottenerne alcun a'.tro. Nessun Ebro può valere: neppure il \· ?ngelo. Ma j..er que!'.i rhe 3,ntono :I de3 der: J J':ni1. :,rl: t1'1 t:i'.-.. stuci:o, s: può indicare vagamente il ·me~odo, ,i! quale pertanto d~ve necessariame[te venire anche profondamente mod:f.cato a seconda dell'indo'.e e de: b:sogn. de'. s·ngo:o studioso. Una de:'.e princ:pa!i facoltà :a cui coltivaz:one conduce d:re~ta .. • men'.e al:a cor:qu:sta de}'.':dealità vivificante è ·1a forza d. volontà, ma- tro,p_pevolte eh d'ce forza di volontà la confonde grottescamente con• :'impeto de'.'.a prepotenza. Poch: g:orni fa_ un indi~duo che passa peir inteli gen '.e, mi dichiarò con un certo orgogl:o, che in tem?: norma:: era debole ma che ne· momen~-i di col:era quando perdeva i: lume degli occh:, al'.ora sì che la vo'.ontà l'aveva! e faceva p:egare chiunque! R'mase ma'e a·la dc:manda: « E' la forza d: vc-'.o-nt.àche Le fa perdere i: lume degli occhi?». • La forza d volontà è i'. mezz per g:ungere al domfo,io· di sè; il dom:nio deg:i a\tri ne è poi una comeguenza natura:e, come il fiore è '.a conseguenza na'.u,rale della co'.tivazione de'.la pin~a. Es-:stono eserc:z: già provati per co'tivare questa faco'tà così nec:-essar·a e così poco apprezzata: ne farò qu: apoern qualche accenno, ed ognuno l,i può va-r;are finchè vuo:e. Quel'.o che occorre è di seguire me~od:camente qua'.unque Enea di svi;uppo si .sia presce'.'.o. Mi s-i perdoni se pa,rlo qu: cle:Je m:e esper:enze persona!;·; mi sembra che sia prudente atten,ermi strettissimamente a'.:e cose che so. Per rn'ura sono p:gra. Le m:e occupazioni m'impongono d'alzarmi pres·o. Da pr·nc:p·o mettev·o la svegEa, l'asco·tavo p'.ac:damente, e dormivo al'.re due ore. Come fare? nel do,rm:v-eg'.ia rifettevo: « Poi mi pent:rò del ritarpo », e mi f:ccavo megEo so~to, al ca'.ducc·_o. E po: m: pent:vo davvero. I: r·med'o a questo preciso- ma:e lo trovai in una s,pecie d: suggest:one preventiva. La sera_ al momento di cor:carmi, mi d:cevo, co: ~on-0 d-: eh: pa,rla con un 'Jamb no d:sobbediente: « Domattina a::e sei svelta. sai! ser.•za nemmeno pensarci un ·stan'.e, non vog':o storie!·~ e poi e;eguivo mentalmen· e ogni movimento che dovevo corr..p:ere a'. momento di svegl:iarm:. S cchè p'ù -d: una volta '.a sveg'.:a suonava ancora eh.e g·à avevo, acceso il gas in. cucina. A questa sugges:ione ho da"o il nome di atto di volontà. Va:e in quas: tutte le c:r.:ostanze: per stud'are, per tenere à fren•q la Engua per ingo:are l'o:·o di ric:no, per sopportare :a gente noiosa. per eb~ed·re, per tutto. Occorrono mes·: (per me ci sono· voluti anni e non sono giunta ancora) ma dopo i primi tempi si fanno à)rogressi sems:bi:i, Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==