La Voce di Molfetta - anno II - n. 5 - 4 febbraio 1951

4 Febbraio 1951 LA VOCE 01 MOLFETTA La Vita Economica Molfettese nel Settecento · L'ONCIARIO DEL 1754 gata sia dai nullatenenti sia dai benestanti; ne erano esenti quei capifamiglia che ave- In una nota precedente abbiamo gia vano superato i 60 ·anni,. oltre, beninteso, accennato all'Onciario del 1754; _ ritor- i nobili, gli ecclesiastici o insomma, gli niamo ancora sull'argomento con Finten- appartenenti ai ceti improduttivi. Oltre al zione di trattarlo, se non compiutamente, testatico si imponeva una tassa sulle arti almeno in maniera da darne una infor- e mestltn, variante da I2 a 16 oncie, mazione sufficiente. • ridotte a metà per i minori di 16 anni: Come già dicemmo il registro è mutilo la esenzioni erano date per gli stessi mo– delle prime cento pagine e delle ultime, tivi che per il testatico. Erano inoltre tas– non sappiamo quante, ma certamente non sati tutti i beni mobili e immobili, le ren– saranno molte perchè si trovano censiti dite, i censi ecc. Si pagava un'oncia per nomi fino all 'µI time lettere dell'alfabeto. ogni tre carlini di imponibile se si trat– A prop~sito faremo notare che nell'On- tava di casa, terre, censi; un'oncia per ciario è seguito sì l'ordine alfabetico, ma ogni 6 carlini se si trattava di animali o secondo i nomi e non i cognomi, com•è di barche. A proposito, gli animali ren– logico che sia, con tutti quegli inconve- devano moltissimo se si considerj che un nienti che é facile argomentare. Diremo << borrico », ossia un modestissimo asinello, subito che individuare la data di com- rendeva ben cinque ducati all'anno, mentre posizione non ci è stato difficile. Nell' On- una vigna rendeva in media tre ducati; se si ciario figurano molti ·nomi di ecclesiastici, considera ancora che un calessiere gua– sia come proprietari di terre, sia come <lagnava otto carlini, cioé poco meno di creditori, sia come beneficiati. Orbene co- un ducato, in . una giornata· lavorativa. storo ·vissero tutti intorno alla metà Questi salari, relativamente alti, erano do– del secolo XVIII. Inoltre è certo che la vuti alle difficoltà delle strade, pericolo– comp_osizione del Registro non sia stata sissime anche da noi, non solo perchè . posteriore al : 762, la qual data figura avavano una pessima manutenzione, ma come termine d1 scadenza di un censo ; sopratutto perchè erano infestate dal bri- nè anteriore ad un «LIBRO DI APPREZZO» gantagg10. che, come risulta dal contesto, era di poco Queste erano le tasse che pagavano i anteriore alln composizione dell'Onciario. nostri nostri terrazzani nel 1 754, ma non T aie « LIBRO DI APPREZZO» s1 con- dobbiamo dimenticare che molto più gra– serva ancora negli archivi municipali ed voso erano le imposte indirette quelle òoé è datato al 1-7 5 3. Questi due termini : che grav~no a danno dei consumatori, sui I 7 53 e 1 762 ci hanno convinti ad in- generi di prima necessità. Allora si rea– dentificare il registro ·mutilo con quello giva come si poteva, specialmente col di cui parla Ciro Saverio i\1inervini nella contrabbando; e i nostri marinai erano, a sua «Memoria», tanto più che i nomi quanto pare, molto abili nel praticarlo. riportati dal Minervini si riscontrano tra Bis0gna tener conto ancora di due quelli censiti nel registro in questione. « pesi » veramente gravosi, la pigione di Possiamo fornire anc_ora altre riprove: nel casa e i debiti; a questi generalmente Conto Consuntivo del I 7 54, un vero e non si sfuggiva : una care.,tia, un•annata proprio caos contabile, figurano moltissime andata· a ·male, e il piccolo consumatore, ricevut~ di pagamento a favore di° scrivani il piccolo proprìetaiio sj trovava carico di che avevano prestato la lor~ opera per debiti. Se era relativamente facile trovare· la composizione del Catasto. Se qualcuno chi era <:lisposto a prestare denaro, non fosse vago di• conoscere la retribuzione di era · poi tanto lieve e;;tinguere i debiti; il questi scrivani, diremo che godevano, o pa- piu delle volte, come risulta qall' := nciario, tivano, di uno stipendio aggirantesi su 5 si doveva vendere il piccolo pezzo di terra ducati mensili. Infine, tanto per conclu- o si doveva fare altri debiti per pagare dere l'argomento dcìla identificazione, che , 1 almeno gli interessi. Prestavano danaro i rischia di dive:.nire un po' noioso, si ricor- vari monti di Pieta, i privati benestanti, dera che nel I 753 Re Carlo aveva or- chiunque avesse un piccolo risparmio. dinato la revisione €lei ruoli catastali, e Qualcuno si meraviglierà quando appren– que~ta fu eseguito non tanto con criteri derà che prestavano denaro anche gli ec– equitativi, ma piuttosto fiscali. Così il no- r clesiastici, non solo come singoli ma, quel stro « Onciario si inserisce in un quadro f che più é ·grave, gli stessi conventi ( i abbastanza vasto. I Domenicani, i ·Francescani, e le monache Sicuri partanto della data del registro, ! del Convento di S. Pietro) il Reverendo cercheremo ora di far dire agli· aridi dati Capitolo e il Seminario. Ma .. queìlu che qualcosa della realtà del tempo. E per più fa specie è il fatto che talo·ra qw.:sti ·1 prima cosa noteremo che tutte le famiglie ultimi pretendevano un tasso di interesse 1 pagavano il testatico: questa tassa era, superiore. a quello legale fino al dieci# e 1 indistintamente di un ducatò; vemva pa- all'undici per cento! Vero è che sono .. casi sporadici che non costttmscono -la norma. Gli ecclesiastici e i luoghi pii pos– sedevano inoltre circa trecento case, tre palazzi, trenta botteghe, per cui, come dice molto incisivamente Ciro Saverio Mi– nervini : « per lo più chi vuole esercitare qualche mestiere per lucrare un tozzo di pane, tra le miserie, le lacrime, e .gli stenti deve avvalersi delle botteghe di costoro» "" {pag. 27), e infine undici ·magazzini e sei frantoi. I fitti delle case si aggiravano intorno a 5 ducati l' an·no, una somma abbastanza notevole, se si considera che equivale allo stipendio mensile di uno scrivano. Fortunatissimi e r a n o dunque quei pochi che possedevano una camera o due. (continua) ,LORENZO p ALUMBO Curiosità dialettali ca:seredde, o anche ca.resedde, che è. la forma schietta; cocomero in erba, popon– cino. II nome deriva da caresà (o caserà) tosare, rapare e si applica a questa specie di cocomero per la sua forma rotonda di testa rapata. Per l'etimologia infatti, occorre rifarsi al latino· cariosus, nel senso figurato di liscio, calvo, col diminutivo cariosillus. Si ricordi il siciliano carusu, ragazzo, ma in origine «tosato»; come anche il· ve– neto toso, tosa (fanciullo), formato ad espri– mere la stessa identica nozione. zembrellicchie: persona leggiera e . poco seda in genere. L'aggettivo in questione presuppone un verbo, zembrellà - salterel– lare, nato secondo un modulo diminutivo - iterativo dalla forma normale zembà = saltare, che è voce italiana meridionale. a sgrosce: forn1a avverbiale che significa "di nascosto e senza pagare ,.,. Mi sembra la precisa traduzio'ne dialettale, con diverso suffisso, dell'it. ,,.a scrocço,, (da sc1·occare ). sc-ecaccariedde : si chiama così: il color rosso naturale o. artificiale suIIa pelle degli zigomi. La base etimologica è il greco kokkos, latino e o c c u m: rosso, granata. Istruttivo, a questo proposito è il raffronto analogico ·tra l'italiano ' pomeIIi' (picco.li r orni) e il molf. melidde (piccole mele) per denotare il medes1mo concetto di 'zigomo colorito'. Inoltre si ricordi il molf. scecàt– tele, ma. originariamente scecà.cche(le), che è il papavero comune o rosolaccio di campo, da riportare ancora a « cocco ,, - rosso ; e infine il verbo scecacchelà, cioè Io schiu– dersi delle «coccole-~, ossia dei bocciuoli, Io sbocciare e poi l'aprirsi in genere, da cui deriva in ulti1no il traslato schecche– legg hià, che vuol dire 'cercar di sa.pere fa– cendo accorte domande'. f arfarello Giovani che si ,fanno onore Lo studente Berardino Claudio di Nicola -- -licntzia.to .,i {am~o Jcorso nel Liceo Cfassz'co di , iJotjetta· con ottirni voti, -iscYitto alla Jacoltq, di Giurisprudenza, lza vinto il Còncorso Na– ::ionale per titufi, banditu dall'l.N.A.D.E.L. l fnadd) per i' assegnazione di soli quattro posti gratuiti presso il Coltegio Universitario , /Jerenini " di Parma. La Direzione deli'lnadel .nel dare comuni– cazio1te tefegra/ica al valurosu giovaue, gli ri: olge lusinghiere parole di felicitazioni, alle qual, ag1;iu1tgiami quelit' non meno lusinglzierè di quest 1 redazione . • (.

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