La Voce di Molfetta - anno I - n. 4 - 24 dicembre 1950

~4 Dicembre '1950 LA i.VOCE DI MOLFETTA. - J ------------------------- ---------------------------- R.I CO R DI ~DI VITA VISSUTA Ci è pervenuto- il manoscritto di un vecchio organizzatore socialista molfettese intitolato: RtcORDI DI VtTA VISSUTA. Esso é dedicato « Ai miei dilettissimi « nipoti orfani ancora bambini, perchè · • « imparino a ten~re sempre in alto il con– « cetto de1la dignità civica,· alimentato da « fiera indipendenza di carattere e da i·n– « discussa e scrupolosa onestà » • Iniziamo da questo numero la pubbli– cazione a puniate. · · Il colera del 1886, c1 ncora UJ?dicenne, mi avvicinò al Comitato di Salute Pub– blica presieduto . da Biagio Bacolo e composto di elementi massonici e di ade– renti al Circolo Repubblicano « Pensiero e Azione•. Il giovanile ed entusia stiço interessamen– to da me spiegato nella luttuosa circo– stanza mi procurarono le simpatie di questi ·ultimi, i quali, ad epidemia scomparsa, · m'indutsero ad entrare nelle proprie file. Il Circolo « Pensiero e Azione » mentre I aveva fisi_onomiaprettamente repubblicana') spiegava la massima parte della sua azio– n~ quotidiana in una vivace propaganda anticlericale; severa critica e controllo aHa amministrazione del Comune tenuta dai ' c9sidetti liberali progressisti; nel solen~z- za re alc~ne date · patriottiche e a dare larga pubblicità - eludendo ogni vigilanza poli~iesca - a giornali ed opuscoli irredentisti. Mi fu padrino nel battesimo politico il garibaldino Guglielmo Gallo; e perchè gio– ~anissimo, la mia ammissione al partito fu ~stacolata --· · ma con e-,ito negativo - dal gruppo massonico, e, pre~isamente, dal suo massimo esponente Mauro Luigi Modugno. . Il Gallo fu primo · a Molfetta· a rac– cogliere nel suo studio, situato nel rione .« Sedelle • un piccolo gruppo di giovani, venuti da ceti operai, con relativa istru– zione tecnica, con idee libere e schive da qualsiasi asservimento confessionale; i quali, uniti ad altri giovani capitanati da Leo– nardo Mezzina, uomo c0lto probo e di principi schiettamente repubblicani, fonda– vano il predetto circolo « Pensiero e Azione». . Prima che sorgefise tale circolo due uomini si erano distaccati dalla vecchia e bigotta consorteria chP. si annidava nel «Club degli Amici»: l'avvocato Giu~eppe P, nunzio e Gioacchino Poli. Il primo, compreso da un certo spiri.te no··sianc6 democratico liberale, pur mantenendo idee conservatnc1 inverniciate da dottrine luz– zatiane, aveva il merito di aver fondata la prima « Società Operaia » con scopi di <,Mutuo Soccorso»; il secondo, aper– tamente ·passava - tra lo stupore e lo sdegno dei papa veri della sua clas~e - tra le fila di accesa democrazia, delle cui idee facea entusiastica propaganda. Il limitatissimo diritto di voto, privilegio soltanto della classe ricca, mett~va subito in grado tanto il Poli come il Panuozio di varcare le aule del Consiglio Comunale e provinciale, ed è così che quest'ultimo col suo accomodante liberalismo diventava capo irresponsabile di una maggioranza consigliare, supinamente condiscendente ai suoi voleri, mentre· al paese si dava per Sindaco una persona non meno irrespon– sabile e per giunta ignorante: il Cav. Luigi Epifani. Nel corso di quest'anno, 1886, l'am– ministrazione comunale chiedeva all'auto- ✓ rità prefettizia che il numero dei consi- glieri comunali da 3O fosse portata a 40 per l'aumentata popolazione, E nelle ele– zioni amministrative che seguivano, il Cir– colo « Pensiero e Azione » fiancheggiato da nuclei democratici, mandava - ~ome pura affermazione di principi i primi due suoi rappresentanti al Consiglio Comunale: Mauro Balacco e il dott. Mauro De Ni– chilo; quest'ultimo, distintosi nel colera. IL LIBRO POPOLARE Questa rubrica si propone di additare ai· nostri lettori, sopratutto agli studenti, le opere piu interessanti che si vengono pubblicando dalle varie case editrici po– polari, istituzioni tutte indubbiamente lo– devoli per il fine che si- propongono, che è quello della cultura. La quale cui- · tura oggi vuol essere popolare, non certo nel senso che si vuol fare opera di sem– plice ed ingenua divulgazione. La cultura popole re oggi vuol essere la cultura di tutti, non di u~ gruppo di aristocratici pensatori; vuol guadagnare in estensione senza perdere_ in inter .si~à, an– che se il volto della c·ultura potrà note– volmente cambiare. Le indicazioni di questa rut rica non avranno certamente la· pretesa di offrire al lettore vere e proprie recensioni, anz-i avranno . un carattere necessariamente in– formativo, proponendosi piuttosto di sti– molare alla lettura. Ché se avremo ot– tenuto ciò, non sarà stata van.1 la ncstra modesta fatica. Gobetti L'uomo Alfieri a cura di E. Zazo U. E. 4 3. ·Il Caobetti non s1 preoccupa mmur.a- Ed in pari tempo, l'avvocato Giuseppe Pa– nunzio entrava in Parlamento con pro– gramma. di Sinistra Costituzionale. L'entrata dei due repubblicani in Con– siglio Comunale, assicurava lieti auspici per le future battaglie che già si profila– vano ali' orizzonte e che dovevano scuo– tere ·dalle· basi il fo~te partito dominante, che avea ·mandato ~Ila Camera il suo capo riconosciuto avv. Giuseppe Panunzio. L'opera parlamentare di quest'ultimo, òltre che negativa per l'interesse del paese si affermava incoerente e reazionaria. E la _constatazione addolora, perché, a pre– scindere da qualsiasi considerazione · di ordine politico, al Panunzio non manca– vano ottime quàlita di mente e di cuore, e una bene-vola predisposizione nell'inco– raggiare i primi accenni d'elevamento della classe operaia. Favorito da una rilevante forza elettorale paesana, entrava a far parte della lista concordata fra liberali progressisti e nuclei sparsi nel collegio di democratici e m6ssoni. Alla Camera· dimentica va le promesse fatte agli elettori nel discorso - program– ma tenuto al ·r eatro Comunale la sera del 19 maggio e in precedenza a Cairoli, Nicotera, Baccarini veouti in Puglia a scopo di propaganda ed ipso-facto passava alla servile e reazionaria maggioranza di Agostino Depretis, e 1 'anno dopo 1887 accettava la poco gradita imposizione di votare le manette al deputato socialista Andrea Costa. mente di caratterizzc1re la poesia alfierana, anzi esprime una certa nausea per quella rigorosa distinzione di arte e di pensiero, dogmaticamente applicata dai fanatici della prima estetica crociana. La su11 preoccupazicne invece è quella di definire i. nes~·j che lt gano l'Alfieri al pensiero moderno. Il Croce, ricorderemo, aveva già posto senz'altro l'Alfieri tra i poeti moderni .ricorrendo ali' efficace defi- · nizione di protoromantico, ma tutto questo aveva ·accennato così di sfuggita, preoc– cupandosj piuttosto di caratterizzare il mondo poetico alfieriano. Il Gobetti in– vece attrav·erso un-1 intelligente e mjnuta· indagine giunge a definire la modernità dell'Alfieri, proprio in quel campo in cui la critica ufficiale é restia ad ammetterla: nei .trattati « Della Tirannide » e « Del Princi!Je ·e d~lle Lettere ». Il Gobetti infatti ha voluto dimostrate che il processo di liberazione dai limiti del suo tempo derivi, nell'Alfieri, appunto dal non aver accettato l'esigenza della costruzione sistematica. Posizione questa che si presenta ricca di spunti per una revisione delle po~izioni critiche acquisite, che negano valore politico ai due traltati. L. P.

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