UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

per vedervi soltanto sventure, infelicità), una diffidenza che vorremmo superata con una maggiore sincerità, anche se così scopriamo il gioco delle nostre intenzioni alla facilità dell'ironia. Eppure questo è uno dei motivi che rendono a noi care, per noi valide, pa– gine forse effimere e precarie, nomi senza pa– rabola. Dovremmo vedere più chiaro nell'al– ternativa delle simpatie e delle antipatie, su– perare certe epidermiche attrazioni e repel– lenze: spesso la storia di un nome è costruita su di un equivoco, su cli un errore che di– viene retorica, quella gratuità irritante cli certi giudizi. Impacci da superare per noi stessi, nel nostro interesse cli uomini, nella direzione di questa ansia cli approdo oltre la pagina, cli scoperta d'amicizia e cli solidarietà con il mondo: una lettura che vorrebbe es– sere abbandonata e viva, diciamo la parola: indifesa, davanti a tanti che procedono con il metro meschino e grigio della loro assen– za cli cuore, delle loro presunzioni. Quanti giovani non si sono riconosciuti, o non si potrebbero riconoscere, in Michele, quando ha deciso cli agire, cli comportarsi da uomo e si riduce ad ascoltarsi recitare una parte insincera, ad essere trattato come un ragazzo disubbidiente, quanti cli noi non si sono abbandonati a quelle rinunce di Carla, che voleva farla finita con un orizzonte cli miseria, per entrare in un'altra abiezione? Quanti cli noi non si sono scoperti nella stes- 63

RkJQdWJsaXNoZXIy