UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944

usualmc11lc acqubta,a nei 1110111c11ti di dc,·oziom.: 1 cominciò con fiducia. « Pochi giorni fa ebbi un attacco cardiaco. TI medico mi annunciò che questo malanno si ripeterà altre rnlte sino a condurmi alla tomba. Giunta quindi al limite della \"ila ho deciso di parlare a lei. Per molti anni mi sono intestardita nel tratte– nere in me i ricordi della mia esistenza e delle mie sofferenze, e ho soffocato così l'unica mia possi– hile bontà, il confidare ad altri, degni di giudicarmi in terra, ciò che spesso ha scon,·olto il mio animo. Ri1n-iavo con una severità, di cui distinguo a mala pena le ragioni, quel bisogno di confessarmi che con insistenza mi accompagnava anche quando vo– leva negar mc stessa, sicchè, sapendo che presto morrò, e pur non abbandonando la speranza di Ye– dere tutto risolto prima che io chiuda gli occhi, ho pensato che se nessuno, e mia sorella per prima., conoscesse i miei trascorsi sentimenti, sarei Yissuta invano. E' strano come soltanto la paura cli morire m'abbia a\'vicinato a questa necessità così elemen– tare: ma per tante cose sono da perdonare, e prin– cipalmente per queste mie stranezze da persolla troppo vecchia ... Lei conosce, rc,·erendo, la nostra ,·illa. Quando venni ad abitarla - avevo sei anni, e mia sorella Rosa quattro - la sua facciata non era, com'è ormai oggi, triste per le screpolature sul vecchio colore: la casa era il segno della nostra libertà, della nostra ricchezza; completamente nostra, piena cli specchi, di tappeti, riparata dai platani e dal corridoio alto dei cipressi, ricca cli trincee cli pito– sfori squadrati che serpeggiavano nel parco, con le \"erancle pesanti di rosclline, l'edera, la ghiaia nuova, i finestroni liberi sull'orizzonte, il portico sulla scalinata ..: Era un teatro, potrei dire che 37

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