UOMO - Anno II - n. 1 - gennaio 1944
13 immediato scalpore ed il richiamo ojettiano a quella sempiterna <<misura>>di tutte le cose e principalmente dell'architettura. Ma si può qui ricordare - ritardando per un momento la spiegazione, nel suo caso par– ticolare, della espressione di Sinisgalli - che se è praticamente palese che l'architettura as– sume comunemente il modulo concreto della misura umana - perchè è l'uomo che sale ie sue scale e s'affaccia alle sue finestre e varca le sue porte - essa ne è tuttavia, nei suoi vertici stessi, sempre evasa. Le piramidi son fuori di quella misura, e l'arco cli trionfo è una porta altrettanto fuori, materialmente, dalle misure dell'uomo. E così dicasi per certi edifici monu– mentali, o prevalentemente concepiti come mo– numenti, dove balaustre cli balconi e di attici, proporzionate solo al resto dell'edificio, sono spro– porzionate all'uomo, che le sovrasta solo con la testa e non col busto, e stan quindi fuori - di– mensionalmente - dalle di lui misure. Ma ciò che intendeva Sinisgalli - e la sedu– zione del suo pensiero non s'è mai spenta in me - non era certo solamente il fatto concreto cli questi casi ancora una volta citati, vecchi e notissimi casi, ma era il fatto d'una libera– zione delle forme architettoniche verso una loro esistenza astratta (che Valsecchi preferisce ch'io definisca autonoma per gli equivoci scolastici
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