UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

filosofi potrà valere solo come guida e con– ferma della nostra riflessione. Vuol dire che i sapienti tutti, che ci insegnano quello che è necessario all' indifferenza, ci saranno mae– stri, e quelli che si accordano con noi per– sonalmente anche intorno a ciò che occorre oltre il necessario, ci saranno anche amici, o meglio, ci saranno più amici dei semplici maestri. Credo si possa affermare senza il timore di ingannarsi che l'elemento necessario al– l'indifferenza, e quindi comune a tutte le dottrine filosofiche dell' indifferenza, sia una concezione razionale della realtà. Infatti, tutti i sistemi che concludono all'indifferenza come all'ultimo fine della vita umana, o si fondano esplicitamente {come, ad esempio, gli Stoici, i panteisti in genere, e gli stessi idealisti moderni), su una concezione razionalistica del mondo, per cui all'uomo è possibile rag– giungere l'indifferenza appunto in quanto egli vede attuate nel mondo delle leggi uni– versali ed eterne, e quindi razionali, alle quali egli spontaneamente o necessariamente si conforma; oppure, pur accettando una concezione irrazionalistica della realtà, vi introducono poi· degli elementi razionali, che 31

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