UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

32 valgono appunto ad assicurare la quiete del– l'indifferenza ; così vediamo ad esempio, gli Epicurei, che, pur considerando il mondo e l'uomo materialisticamente, classificano, poi, i bisogni da soddisfare, secondo la loro con– formità alla natura umana, che è una classi– fi.cazione razionale, e Schopenhauer, che, dopo aver concepito la volontà come l'essenza del mondo, afferma che, solo liberandosi dalla volontà con un metodo di vita in cui ha gran parte la razionalità, l'uomo può rag– giungere l'indifferenza. Ed è semplicemente logico e naturale che l' indifferenza abbia bisogno di un fondamento di razionalità; tolta la razionalità dal mondo, ci entrerebbe il disordine ed il caos, cioè il turbamento perenne; e l'uomo potrebbe quietamente tuf– farsi nel disordine e nel caos, solo a patto di sopprimere in sè la ragione, cioè a patto di non esistere più come essere razionale, e cioè come uomo. Insomma, io credo vera– mente che su questo punto non possa cader dubbio: per l'indifferenza, è necessario con– cepire la realtà in modo razionale. Ma chi potrebbe essere soddisfatto di un tale principio, e trovarlo sufficiente a realiz– zare l'indifferenza ? E chi non ne sia sod-

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