UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

16 i rami del cipresso: a te si schiude l'orizzonte impossibi Le degli astri. Siamo noi che restiamo alla deriva invischiali alla ragna che si tende a perderci, feroce; Dio è lontano e s'appressa furente la fan/ara inaudita degli angeli traditi. Altre cadenze udimmo. Sull'ordito vile e uguale del sangue non scoccò a romperlo la pietra che doveva; e mentre tu educavi il cuore antico ai marosi salmastri, noi inseguimmo in bilico sul!' acqua impaludala libellule vetrose: non vedemmo tra le spume bollenti, l'alta coda del capodoglio salutare il sole. Noi restiamo storditi nell'immenso aceldàma che sanguina - ed i cieli già crollano in frantumi sulle spalle. Ahi, l'occhio che non vede la presenza del male, il cuore che nutrimmo appena d'amara indifferenza ed ora cede alla ferrea cesura, a questo schianto che invade le macerie sbigotlite.

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