UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

8 portato al senso della concretezza della nostra persona, rischia tuttavia troppo spes o di risolversi ùz una emozione dia,, fettica del!' angoscia e, più grave pericolo, riscl1ia di chz·uderci in un soggettivismo esa,, sperato, aspro come un fortilizio indù·oc,, cabile. C'è in esso, è vero, !'ansiosa ricerca delf'Eterno e deff'Assoluto, ma più come contemplazione intellettuale o come ango,, scia antùzomica pz·uttosto che come sentù mento di una possibile tangenza con Dio; o come sforzo di travalicare tutto il creato, tutto il contingente e slandarsi fuon· di sè per naufragare nella notte insondabile del duplice nulla. Sz· vogliono ancora definizioni? lVon badiamo più, per zl momento, al ripetitore della definizz·one dt· Dio, ma sùu ceramente si spii nella cosdenza di clzi si pone su! serio il problema della propria scienza e vuol rendersz· conto della via per proseguire il cammino. Vediamo di non spendere pz·ù parole grosse, ma di assu,, mere con umiltà e coraggio la nostra veste di uomùu· e accettare anche il male, anclze !'errore, come un momento di un proces o di pe,fettibilità; ed aiutz·amod a vivere, a fraternamente vivere insieme, quz~ dove or,, mai si vive, si soffre, si muore senza carfrà. MAR.CO V ALSECCHI

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