UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

della porta. Le purezze sin qui perseguite, quell'arte pura e quella filosofia pura di cui abbiamo creduto fregiarci come di una distù1.zione, non sono state in fondo c/1.e condnue elusioni al nostro compito di entrare u1. comunwne con gli uomini. Quella purezza è /orse stato il segno mas,,, sz"mo della nostra perdita di socialità. Non si può pensare dz' restare continuamente fuori dez' rapporti; c'è ùz ciascuno una disposizz'one nativa a entrare ùi contatto con gli altri: essa esiste per lo meno come un nostro vuoto da colmare. Biso!{na allora sapersi guardare anche dai circoli chiusi di talune teorie che vor,,– rebbero fissarci a una individualùà limi– tata, finita, umzliata, posta fra il tempo e l' eternùà, impenetrabile e opaca. Se non possiamo più dirci soddisfatti di una filo,,, sofia che scioglie le difficoltà con un taglio netto, taglz'ando appunto fuori questa no,,, stra concretezza creatura/e, per sostituù.Za col problema dello spirito assoluto, che si ritrae continuamente in una zona inaj/er,,, rabile, lasciando la nostra anz'ma sempre più tesa nell'esigente sete, cosi non si può nemmeno più accontentarci del « prob/e,,, mismo » che ora scorre z·n fiumi di lette,,, ratura. Se esso· ha il merito dz' averci rù 7

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