L'Unità - anno IX - n.47 - 18 novembre 1920

L'UNlTA' li nuovo sull'invasione decreto delle terre l.a Gao:etta Uf(!ciale del 20 ottobre pub– blica un decreto-legge n. 1465, per discipli– nare l'occupazione delle terre incolte. I quo· tidlani ne hanno parlalo con una certa am– piezza; e la Tribwia del 23 ottobre ha pub– blicato una lunga inlen•ista coll'on. '.\lichc– li; ma è bene ritornarci su, per vedere la portata delle nuove disposizioni. Il decreto comprende una parte generale, che riguarda tutto il llegno, e mira a ren– dere più proficua e spedita. Ja procedura dell'occupazione delle terrei e una parte speciale per la Sicilia, tendente ad elimina– re gli intermediari fra proprietari e colti· valori e a dividere i demani comunali del– l'Isola. .-arte generale Secondo il decreto \'isocchi del 2 settem– bre 1919, spettava al pri?fetlo, assi.:;tito dal direttore del1a Cattedra ambulante di agri– coltura, di autorizzare In occupazione delle terre incolte o non sufficientemente coltiva– te. Ed è nolo a quanti inconvenienti abbia dato Juogo l'aver affidalo un giudizio, es– senzialmente tecnico, ai prefetti, funzionari politici, ine\-;tabilmente incompetenti. Ai di– sordini, con cui il decreto Vfaocchi venne concepito ed applicato, cercò di porre rime– dio II decreto Falcioni del 22 aprile 1920, n. 515, li quale stabiliva che resame delle domande di occupazione doveva essere af– fidato a Commissioni provinciali, formate pariteticamente da proprietari scelti fra i coltivatori diretti e da contadini, e presie– dute dall'intendente di Finanza. All'atto pratico, la composizione delle Commissioni el è rivelata difettosa, perchè nel contrasto lmmancabile di interessi tra proprietari e contadini, la responsnbilità della decisione ricadeva tutta sul presidente. Il decreto Micheli provvede ora ad au– mentare l membri, chiamando a far parte delle Commlasionl provinciali un direttore della Cattedra ambulante di agricoltura o un altro tecnico -.trarlo, e un ingegnere dtd cataeto o del genio civlle. A rendere più spedito il lavoro, jl decreto )llcheli autorizza la creazione di commis· stoni circondariali, presiedute da un magi– strato; dispone che le le Commissioni pro– vinciali si dividano in due sezioni , e si fac– ciano aiutare da 2 o do 4 membri supplenti. Le Commissioni dovrebbero emanare lo. sentenza entro un mese dalla presentazione della domanda regolarmente documentata. Esse possono disporre che i richiedenti ver– sino Wl deposito per le spese occorrenti a– gli accertamenti tecnici o peritali (art. 4). Il docl'Clo del Prefetto, che pronuncia l'oc– cupazione, jmporto. In sospensione di qua· .lunque contratto preesistente per la condu– zione del fo.ndo, senza diritto ad indenniz– zo, salvo quello eventualmente dei l&\'Ori in corso, per i frutti pendenti o per nitro titolo non dipendente dalla sospensione (art. 6). Contro U decreto prefettizio è ammesso, ton– to per i proprielari, come per gli enti ri– chiedenti, il diritto di ricorso al ~'linislero d'agricoltura, H qunlc dovrà giudicare con– forme al parere di una Commissione cen– tralo presieduta da un Consigliere di Stato e composta di 2 direttori generali, di un capo divisione del :\1lnistero d'A8ricoltura, di un magistrato di grado non inferiore a consigliere di Corte d·appello, due tecnici agrari scelti tra i funzionari del )linistero <l'Agricoltura col grado almeno di ispettore superiore o fra gli insegnanti di agraria (art. 7). Il decreto ha voluto anche disciplinare il passaggio dall'occupazione temporanea alla occupazione deflniti,•a. Questa può avvenire soltante per R. decreto, su conforme parere della Commisione centrale. E perchè possa dccretnrsi occorre: a) che siano trascorsi almeno due anni dallo data del d·ecreto, che autorizzò l'occupnziono tempornnea; b) che sì tratti di terreni soggetti ad obblighi di bonltlcn, o suscettibili di importanti trasfor– mazioni culturali; e) che l'associazione o ente agr~rio richiedente abbia già messo lo– devoJrnente a cultura i terreni occupati ed abbia esattamente adempiuto agli obblighi dello. concessione. Questo decreto rappresenta certo un mi– glioramento in confronto del demente decre– to Visocchi del 2 settembre 1910; è 'Jn note– ,·ole passo di ritorno sulla vin del buon sen– so, dopochè si è visto per più di un anno a quo.li tristi conseguenze economiche e socia– li ha dato luogo l'andare alla cieca. E· noto che uno dei principali diletti del ctecrrto Visocchi era ·quello di attribuire al Governo facoltà trnppo ampie, perchè con– sentiva J'occupnzione di qunlunque terra, non solo per pi ·ocuro.rc l'incremento della produzione, ma anche per dar lavoro alle popolo.zioni agricole disoccupate. Quest'ulti– ma facoltà, escercitata largamente e spesso senza alcun l'igunrdo alle condizioni i.ndi– spensabili per raggiungere il primo intento, aveva portato all'assurda consegmmza di sola esigenza di procurare del la\·oro, sen– za alcu.n vantaggio e con danno perfti-10rtel– far ùecretnre l'occupazione delle terre per la produzione. E quantunque In circolare e– splicativa, dirnrnata subito dopo il dtcreto dnllo stesso on. Visocchi, tentasse J.i limi– tare l'occupazione solo ai tencni non coiti– vati o insufficientemente coltivati per incu– ria o negligenza dei proprietari, tenuto con– to. della possibilità tecnica ed economica di ridurre a coltivazione il terreno ovvero di huensiflcome e migliorarne la cultura, ri– masero tuttavia forti dubbi sulla finalità e sulla portata del provvedimento govcrna– ti\·o. Il decreto delron. )licheli invece, come questi ha spiegato au,plo.mente nell'intervi– sta concessa alla Tribtrna, esclude c!Ie pos– sano occuparsi terre per rimediare aliR di– soccupazione. La disoccupazione è 1Jn .male che nel pensiero dell'on. Michell va curato con tutt'altro rimedio. che in\'adendo terre incolte. E di ciò non posslaiuo che fargliene lode. Cosa accadrebbe, se, rotti nlla .cieco t pascoli, e messe a cultura terre assoluta– mente rnadatte per il solo scopo di occupare la mano d'opera esuberante, la terra non rimunerasse lo sforzo precedentemente com– piuto? Anche le nitri) cautele imposte do.I_decre– to ~liclieli, - possibilità che gli enti richie– denti sla110 obbligati a verso.re un deposito per le spese occorrenti agli nccertamenti tecnici o peritali; la nuova composizione del– le commissioni provincialii lo sgombero, en– tro un mese dal presente decreto, delle ter– re occupate illegalmente e senza regolo.re nutorizzaz.ioni del prefetto - sono certo un buon indizio che il problema esce dal caos, con cui s·era. tentato flnora di affrontare e di risolvere olla svoltu ln questione della. Lerra e dell'incremenlo della produziene. Ugualmente opportune sono le <lisposizio– ni, che disciplinano il passaggio dall'occu– pazione temporaneo. a quella definitiva del– le terre. Il decreto \'isocchi aveva creduto di indicare il procedmento generale da se– guire, ma non aveva mo.i accennate le nor– me per l'applicazione. Data l'indecisione go– vernaliva e l'assenza di una qualunque li– nea chiara di condotta nella politica 38ra– ria, la maggior parte delle cooperative e degU enti autorizzali alla occupazione delle terre si era limitata quasi sempre a sfrutta– re, a rapinare il suolo, invece di sottoporlo nd una vera. e propria e razionale cultufn. E ciò perchè cooperath·e ed enti siano sicu– ri che, dopo due o tre anni, dovevano ab– bandonare la terra. Ora nell'interesse col– lettivo è bene che le coopeartive vedano la possibllitù concreta che il possesso diventi definitivo. Questo snrà cli spinta ai contadi– ni a lavorare alacremente la terra, e con– tribuirà ad eliminare quella incostanza e quella instabilità nei rapporti fondiari, che ora rap1>rcsentano il maggiore ostncolo al– l'incremento della produzione. PrO\'Yedimento certo lodevole è anche quello di sottrarre la procedura dell'occu– pazione definitiva della terra all'opera del· l'Opera nazionale pro combattenti e di affi– darla a una Commisisone centrale, la quale sottratta dalle influenze dei partiti, da cui non è immune l'Opera nazionale pro com– bnllenti, dà. indubbiamentegaran.do di mag– giore equità e &erenità.. Mo. non sappiamo intendere perchè iuai nello commissione centrnle si sia \'Oluto dare tonta paite olla burocrazia romana; non sappiamo spiego.r– ei cosa stiano a fare in una commbsione, che deve decidere di questioni soprattutto giuridiche e sociali, due direttori generali; un capo divisione, due ispettori superiori del Ministcrn d'agricoltura. Data la compe· tenzo. <lc11u commissione cc.ntrnle, non era più rispondente allo scopo comporla. di ma~ gistrati, aggregandole alcuni tecnici agrari soltanto, \'eramente consnpe\'Oli e al cor– rente dei problemi da risol\'ere? .-arte speciale Ln parte speciale del decreto, cbe riguar- . da In Sicilia, per quanto si riferisce alla procedura dell'occupaz.ionc delle terre non coutvate, è identica alla parte generalei sal– vo che, invece della Cornmissione centrale, \·'è una Commissione regionale, residente o. Palermo, .composta di un consigliere di Cor– te d'appello, un consigliere di Prefettura, l'ingegnere capo del genio civile del Catasto di Palermo, il capo del Compartimento fore– stale delfo stessa città, due tecnici agrari appu1tcncnti ad una delle istituzioni agrarie della regione (art. 15). li Presidente della Com1uissione ho anche poteri di vigilanza sul funzionamento delle Commissioni pro– vinciali e dei Comitati circondarla.li, e do– vrà coordinare l'azione di tutti gli organi con l'Opera 11azionale pro combattenti, eli– minando dannose conconenze, che in qual– che caso dettero luogo a contestnzion.i e a rivalità fra associazioni di lavoratori, e lu– rono causa di turhamento dell'ordine pub– blico. ~oi vediamo con simpatia che finalmente, dopo tanto strepitare, si cominci a tentare un esperimento di decentramento ammini– stro.th 'o per quanto riguarda 1'88rlcoltura, « la professione 11, a detta del Treitschk.e, u più odiata dalla burocrazia"· Quello che non intcndin1110, è perchè mai il Ministro ab– bia sentito il bisogno di <Jeferire ulla Com– missiono rfgionale di PoJermo l'uppello su– premo per le questioni agrarie che riguar– dino l'isola, e non abbia avvertila la mede– alma necessità per tutto il resto d'Italia. Pur concesso che in Sicilia le cosiddette terre non coltivale occupino una parte rilevante nell'economia agraria dell'isola, non è men vero che terre incolte vi sono nell'Agro ro- 1nano, in PugLia, in Basilicn.ta. Il docrcto vuole inoltre dare un colpo mor– tale all'intermediario ira il proprietario la– tifondista e il"Coltivatore diretto, conosciuto in icilia col nome di II gabellolo u; e cerca di secondarc lo sforzo dei contadini siciliani per liberarsi dall'esosa figura di questo grande nrtlttuario, che scortica il contadino e riduce spesso alla. miseria il proprietario, al quale si sostituisce nella proprietà della terra. li decreto ammette che si posso ri– solvere li contratto di gabella, quando il conduttore abbia in tutto o in parte sulloca– to il fondo. L'esercizio di questa facoltà è affidato alle Commissioni provinciali, le <Juali nell'esercitarlo dietro istanza del col– tivatori diretti, de\·ono tener conto dell'ope– ra che direttamente svo18e U gabelloto ai fini della produzione agro.ria. A questo pro– posito, il decreto dispone che il gabellolo continui a tener solo quella parte .:lelJondo che egli coltiva direttamente, ma venga sur– rogato dai flttuari nei rapporti col proprie– tario per quella par:le che egli non coltiva direttamente. La soluzione di contratti pree– sistenti .non impJica l'obbligo ai risarcimen– to per l'anticipato scioglimento; al condut· toro competeranno solo gli indennizzi cven· tualmentc dovuti per i lavori in corso, per i frutti pendenti e per ogni altro titolo le– gittimo dipendente dalla solu1..ione del con– tratto. Oltre al decidere intorno o.Ile domande di occupazione delle terre incolte, al presiden– te della Commissione sono aCfldate le man– sioni di commissario ripartitore dei demani comunali dell'isola, che finora spettava.no in tale materia ai prefetti. ln tali funzioni il presidente deve essere coadiuvato da as– sessori, nominati dal ).1inistero tra gli e– sperti di <1uestioni demaniali. !Entro il 31 dicembre 1920 il presidente dovrà definire tulle le operazioni. 103 Con queste ultime disposizioni si torna o.1- l'idea dei Commissori ripartitori, funzionari straordinnri creati quando nei primi del se– colo XIX vene emanata la legge antifeudale francese nel Regno di ~apoli, e che assolse– ro magnificamente il loro compito; mentre com'è noto, poco o nulla fecero g1i Inten– denti sotto il governo Borbonico, e i Prefetti dal 1861 in poi. Cosi, sottratte le numerose opernzioni di divisioni e di reintegra dei feudi coruuno.li ai Prefetti, che nella. multiforme loro com– petenza. non hanno nè tempo, nè modo di condurle a termine, c'è da sperare che le questioni demaniali siano risolte con criteri uniformi per tutta l'isola da un unico com– missario e in un tempo relativamente bre\·e. Assolutamente esiguo però è il termine ultimo posto dal decreto dell'on. ~licheli per esaurire tutte le operazioni relative ai Jeudl comunali. Com'è possibile, io poco più di due mesi, raccogliere tutte le prove e l do– cumenti necessari per assodare quali siano i demani di pertinenza dei Comuni, per con– tr-0llnre se e fino a qual punlo, ru legale o arbitrario il diritto esercitalo dai privali o dagli stessi amministro.tori del Comune, stu· diare e decidere questioni varie e compli– cate che jn alcuni paesi si trascinano da molte generazioni, e che hanno dato origine ad acri controversie dibattute a lungo da– \·anti ai tribunali, o a lotte non incruente, a depredazioni, od atti di vandalismo, e a ra1>ine nei momenti di gra\'i crisi politiche? Il breve limlle di tempo fissato cl dà l'im– presione o che li legislatore non si è reso perfetto.mente conto di quello che sia una lite demaniale, o che si voglia solo dare la illusione ~)j isolani che il problema non \·iene completamente accantonato e riman– dnto a tempo indefinito. A men-0 che non si pensi che le tendenze demagogiche e giaco– bine che già fecero quella bnUante prova, che ognuno sa, nel decreto Vtsoccbi a pro– posito dell'occupazione delle terre, non ri• compaiano di bel nuo\'o nella divisione del demani comunali della Slcllla. RAFFASI.I Cusc.. ■azionalismo economico Ad una ad una tutte le fantasie im·eu– tate dui fautori del nazi-0ualis1110 econo– mico e da essi gabellate per vel'ità assio– matiche, iu uu periodo in cui la, menta– lità di guerru, aiutlt1•u, mirabilmente il lot'O giuoco, oono smentite e distrutte n-00 solo dalla. Cl'itica, ma dalla semplice con– statazione statistlc" dei fatti. Ieri era il Porri, che in due 1icercbe suggestive di– mostra:ra quale importanza. avesse mau– teuuto in pieua, gucna il commercio in– ternazionale, e quanto scarsa, invece tos• se la, funzione che i domini coloniali ave– vano esel'citu,to ueirecouomin degli Stati coiooizwtori del continente europeo. Og– gi ~ il prof. Bresciani Purroni, uno del migliori statistici italiani ed uno dei po. chi che durante la guerra abbia potuto segui.re iJ moviruent.Q economico non 8010 io paesi alleati e neutrali, ma. anche nei paesi nemici, éhe in un suo podero!K> stu– dio, comparso nell'ultimo fa11eicolo del Gio1-natc dcyli Bco11.01nisti, dimostra. quanto sia fondamentalmente vera, la teo– ria. che afferma una naturale e necessaria, solidarieti\ economica, fra, tutti gli Stati, e quanto rosee errata l'idea, rtme88& n, 01101·0durante la gueITa nel riguardi del– la, Germania, che l'annientamento della. concorrenza, di uno Stato rappresenti un rnotaggio per gli Sta.ti rivoli. Il Bresciani - si noti - non è un li– beristu, nello stretto senso della parola.; egli ammette che le due concezioni op· post.e, di cui l'una, - la. nazionalistica. - presup1>0ne una insauabile rivalità, d'in– teressi tra gli Stati, mentre l'altra - la. liberista - preEt1.1pJ>0ne una neceasaria. solidarietà, appariscano l'una, e l'altra, alla luce dei tatti, eccessivamente unila– terali. EgLi ammette che la cre11eente o,-. gam-izzazion~ del commercio estero per cui agli individui singoli ei sostituil!Cono i sindacati, e l'Intervento r,empre più frec1uente ed attiro dello Stato nel traf– fioo internazionale vengano a dn.re o!me– no una panenzn. di ragione agli a.rg- 0men- •

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