L'Unità - anno IX - n.44 - 28 ottobre 1920

, nimenti perèhè si vedrelibero gi,\ vincito– ri oella lotta, contro quel delJole avversa,· rio che è lo Stato. Sare!Jbe contento il Partito socialista, che vedrebbe sempre ph) avviata la indust1·ia, ven,o l'accentra.– mento, statale e verfo la, futura socializ– zazione. F, sarebbe contento Il Parlamen– to, che vofserebbe assai probabilmente do– do fiacca discussione il pro.vvedimento, e si sentirebbe orgoglioso della sua, pro– pria audacia.. Sarebùe contenta., infine, la st.ampa, che quasi nl completo esaffe– rebbe questo modernis.~imo ed antesigna– no Crn i pro\•vedimenti governnth·i, come uno dei più saggi C'he siano apparsi in Europa, anzi nel mondo. Mo. la, ~fazione sareLl>c la sacrificata : un nuovò bilancio .siderurgico con defici.t di molte centinaia di milioni, probabil– p:lCnte passanti il miliardo, gr1werebbe sulla Nazione pii) pc.nosnmeute ancora del btlanc.lo , della azienda ferrovin ria; e mol– te industrie sarebbero messe in condizio– ni ancora -più difficili di quelle attuali. 19- - La statolatria è sempre il peri- • colo maggiore, <.the~n·a:,,;ti ull'Jtalla, spe– ciolmeute pel rarnttere :-.ot:ialmente pigro e ludi8cipliuato della Hlltggiol' parte de– gli italiani. Cn istituto come il contr61lo opera.io , che era un embrione e che svi– luppa.ndosi in regime cli libc1•t:\ dei grup– pi interessati, pote, 1 0 a vere ,·it...-i potente, rlecbin, di divenire un aOOrt:o, o un e.ssere deformato e Catalc per lo sviluppo del lavoro nazionale; 1·iscblo di !o.re il gioco di organismi industriali, che cresciuti ate'ntatamente nel periodo aJ1ormale della guerra, dovrebbero esset·e u1·tifichtlmente conservati nella loro elefant.iasi attuale ool danno dell'intera Nnzloue. ;Non si pen•i nff.utto che questa nostru critica si identifichi col desiderio cli solfo– care le energie, ommai non pit) nuO\~C. t1prigionatesi da cutr~,oric SO{'i:1li fino a •ieri quasi assenti dalln vitn. nazionale. 1'utt'oltro. La vita pulSllnte cli queste ca– tegorie, lUa pure attraverso errori ed es.'11- ttziooi, come avviene in tptti gli orga.– olsmi giovani, è parte es~énziale della ,.._ ta, nazionale: la· vita n:1zion11 le va solo aff'ermanùott.i cOlllJ)iutumcnlt> aJe890 du: quelle di dette cutt>~or1e ~ in completa efflcienm. Ma oewpre più e\'idente np1~11-ela ne– C08Rih\ di ln1teiare. più t·he "'ia possibile, alla iuizintint non più <lei soli iodi\·idut' aocbe se superiori, ma dC'i gl"UJ>pisoci:ùl in continua trasformazione cd in tìrçola– zJone, la. liberti\. di C'iJDlpetizione t: di lotta. In questo indirizzo sta probabilmente la salute d'Italia, come in questo indi– rizzo si realizza la ruslone della superiore capocitt\ delle ,·olont,\ singole, colla forza propnllJiva grandi""lma enratteristica del– la auoclnzione. GIACOMOPosnicoavo. Postilla 1 nostri lettori non hnnno biSC'gnocli leg• gcre ancoro unn vottn' i moli\"l, per cui noi nclerlnmo pienamente olle teorie s\·olte in quest'lmpot1nnte articolo dcll'cunico Ponte– corvo: che, cioè, il controllo operaio, con– .qulstnto fnbbricn per fabbrica, o industria per lndustrin, dnllo sforzo libero delle or– ganiunzioni opernie, e ndottnto, coso per cn.so , nlla natura IC<.'nicndi cto~cuna im– presa. presenterebbe senza dubbio g_rnndi vantaggi per rendere plb intensa In. produ-' zione, e per eJe\'are le cnpncità econJmiche e politiche dèlln clnsst! ln\·oratrtce; imposto, invece, a tutte le industrie chi sa mai in quale rormn impron i8-nlo., per una 1ogge generale dello Stnto - funzionerà seriamen– te e utilmente in quei soli rarissimi casi, in cui la maestranza si troverà o. possedere uo– mini tecnicamente capnci di rare il coJ1trol– k>, e l'azienda si presterà a quella determi– nota rorma, cho Silrù stata cr1stallizzata nella legge; mn in tutti gli n.ltrf casi non verrà npplicato ortntto - e sarebbe il minor male - o creerà fra imprendilcrri e ln\"O– rntori contrasti senza dn di uscita, o sarà la mnschern di nuove s,tntizzazioni, o con– durrà a collo.bora1ioni capitalistiche-prole- tori{' per salvare, a spese del paese, indu· strie, come la siderurgia, che non hanno .nessuna capnrih\ di Yita libero e sana. Per a.ltro, J!Oinon vorrrmmo ,limitarci ad • L'UNITA• ossen·nre i fatti e i pericoli senza contribui– re n porvi qu~dcho riparo.~·· ci domnndia– fftO se non $in il coso di av, are questa Jot– tn, in cui si ~no chiusi pa roni e operai mctnllurgici, alla soluzione di nlcuni pro· blcmi centrali della nostl'a dtn eco.nomica e politica. Le statizzazioni ~no - sinmo d'accordo - un guaio finanziario per lo ta,t,o_ ~'ra ci soi10 nlcune industrie, per cui nnche nof li– beristi nbbinmo sempre dom1rndato le sto.– tizznzioni per raoioni politiche. pur supen\ do thc In gestione statole è meno redditizia ('11('lrt gestione pri\•ata. Om per queste in– clus1rie noi dovremmo. in questo momento, andare più in là del controllo operaio, e doman<lnrc ·senz·oltro la statizzazione im– medintn, mentre per le nitre industrie do– ncmmo \·olerc che il controllo opPrnio fosse ron<1uistnto caso pC'r 1 coso con le faciJiln- 1ioni, th<' In le~go promesso sul cçrntrollo dovrrbbc rren re. I.e in<lust !'il"'. per cui dovremmo esiJ(ere non il controllo opr1·0io 1 ma In. statizzazio– ne. sono: n) le miniere di Jerrot b) le offìcine addette alla prima la,·ora- 1.ione del min('rnle di feno, ano fusione dei rottami, nlln produzione dello ghisn: le in– dustl'le sidert1rgiche, insommn; e) le fabb,;che d'armi e munizioni, i rnntieri J>Crla costrn1.i6nc· cli nn"iglio mi– li1nre. e in gener:e 1utte le imprese, che pro– ducono mnt~rinle guerresco. Ln· stnH1.znzione delle miniere cli ferro a– "rcbbo lo scopo di metter flne al gravissimo errore, commesso finora da noi, di ~onse~– thr nlla industria privata di srrnttnrc sfre– nn.tnment\ltl(lì scarsi depositi chP :;bbinmo <li minernli di rerro, conduC'c>ndolirnpida– m('nte verso l'esaurimento. L'ftnlin non possiede se non una minimis– simn pnrte dei gtacimenti rçrrosi conosciuti "i\('! mondo. Il materiale cibano, se contl– nuass(> ad essere consumato, come negli ul– timi tempi, si esaurirebbe in non molti an– ni. Alle stesse tanto decantntc miniere di Cogne, I trcnici non attribuiscono che 5 mi– lioni di tonnellate, che si f'flaurirebbero in b~(•\'<' l('mpo, o::p rontinuft!;St'ro ad Pssere f,lfr11ttatcrorn(I..!'>Ono rn. Orn noi ohbiamo interesS(' u non .esaurire •!lh""!.lflQ{'ftr<òt.A risen-a di mlneraJe, perchè tlobbiemo tenerla n. no<.;,trndic;poslzione per il ca~ fii unn crisi i11tornmdonale che cl im– l><'fli"-sr 1l'importare •erro dall'estero. Il "'iPnnl'l di Romn repubblicnna - è una notlziu, rh(' , icavinino dallo. Storia ~otu– rnlC' _ e.li Plinio - !('uyto conto dc-Ila scarsità del mntrrlale di h'rro in Jtulia, proibl che in ltolin si sfrnttn<:~e1·0 le minl,.,re di ferro, vol~nclo risennrle per il caso di impossibile importm:ione; e Roma importava il ferro dnl pncsi soggeui, specialmente dnlln Spa– gna. l.n nostra attuale p~litic'a siderurgica non Uo~ 1 rebbc essere diverso d,n quella di Roma: noj dobbiamo impedire l'esaurimen– to delle nostre riserve. Dobbiamo, per ali ro, tenei e in esercizio le noslrc miniere, per avere srmpre pronte le mne,strnme da estendere in cnso di bisogno; dobbiamo sfruttare Jr miniere con ~ronde parsimonia, in proporzioni ossui ridotte, al solo scopo di tenere in funziono gli impinn– ti; e dobbinmo nc(111isture:111·cstcro,ai più bnssi prezzi possibili la materio prima per i nostri bisogni ~iornalleri, uccumulandone uno· surflcicnte riSPnn, per tar fronte ai bi– l'logni d('lltl produzione in coso di rlirflcoltà, pP.r alcuni mrsi: - cioè per Il tempo neces– ,nrlo nd l'::itenùere gli impianti nazionali, e moltiplicare le maestranze. Q11e~tapQlitica di cautela e cli parsimonia non può, es.sere fatta, se non attraverso la statizzazione. delle miniere. Il secondo gruppo cli alicnde, che dovreb– bero csse,re statizzate co-11 l'niuto di questa lf",:rge, è coQtituito do.gli impianti siderur– gici: i quali non si cle\·ono con!ondere, co– me spiega il Pontecorvo, con le officine mec– rnniche. Se noi npprofittiamo di questo grande cri– si, che attraversa l'industria del (erro, per statizzare la siderurgia ed eliminarne cosl gli interessi privati, che oggi "i dominano, noi ci mettiamo in condiz.ione di potere af– frontare anche ,con piena libertà di spirito, o almeno-con una maggiore libertà di quel– In che nbbinTTJ,oggi, 1I problema drl prc-te– zionlo::nlO siderurgico e nwccanlro. Perchè, eliminati nelln siderurgia gli inte– ressi privati, ci sarebbe più agevole lascia– re libern 1 o suo tempo, lo industria mecca– nica, cli importare dall'estero il ferro e Io ghisn, senza 1>ngarequei do.zi doganali, sen.– za eui oggi non può ,;\•ere la si_derurg-ia privata. Fnrermoo, cioè. un passo gign.ntesco nella lotta conti-o il protezionismo doganale; per– chè lu grande industria siderurgica è in tutti ì paesi In principale mpprcscntnn1e ciel pensiero proiezionista: se essa è elimi– nata •dalle Jile degli interessati, la falange protezionista \·iene act essere sensibilmente indebolita. GU impianti siderurgici statizzati conti– nuerebbero a funzionare per conto dello Sta– to. Sarebbero economicamente· passivi; ma una industr{a siderurgica è necessario che esisto, per gli stessi motivi per cui 1ton sa– rebbe oppo;tuno tenere del tutto innttivs la miniere di materiale ferroso. Solamente oc– corr('rebbe ridurre gnmphrnli a proporzioni nssoi modeste·, pe.r quel tanto, cioè, che ros– se neccs~niio n tener Su una m.acstranza ca– puce di ('Stendersi in breve tempo, in cn.so di bisogno. Il ferro, prodotto così in ltnlia in propo'r– zioni l'iclotte, sarebbe utiHzznto per i lavori di toto (armi ,nn"i, ferrovie, ecc.); e ci co– sterebbe più caro t;lel ferro, che l'industria. privata importerebbe dall'estero. Mn noi sa– premmo tutti che <1uestosncriflcio finanzia– rio ci sarebbe imposto dalla necessità po– liticn di consen-nre sempre in efficienza sotto m.ano gli impfonti necc~ri a renderci indipendenti daWestero nella e\'entualità di rri~i internoziona!i; sapremmo che il sacri– ncio della pubblica finanzn sarebbe com– J>Cnsnt.oad usura dai vo.nt33Bi che la eco· nomia nuziona1e Picaverebbe da11a ftne del protciionismo siderurgico. E lo stesso trattamento di sta,izzoztone si dovrebbe rnre ulie rabbriche d'anni. ~ono noti oro.mai a tutti, i pericoli, che rnpre.senta per In pace del mondo la lmlu– strla privatn degli armamenti. Le fabbriche d'nrmi, abbandonate alla Iniziativa privata, non si HmitO:noa produrre in 11npaese qllel lnnto di armi, che occorre per i bisogni ml– lll01 f di CJ",l~l J tl.bC. La l!t,.';.f;!f,ijftU.. Ji elevtue i profitti a.gli azionisti ~pinge gli ammini– stfntori de!Je fn6briche prì, ot.e n <'t.'rcnre ordinatloni all'ehtero: cioè IP fllbhrlrhe di nrmL cli uno ~lato forniscono il mnt('rinlo g11C'rt't"Sco nel nitri Stati, rhe po!ò!<:ono tro\'ar– si in gu,,nu con lo Stato e~portntore clPlle armi. E nlloru, ogni nnve, ogni cunnone, 1'll<'unn fnbbl'icn prhnt1.L colloca n.ll 'c>Slero, costringe il paese t!BpOl'taloread aumentare i propri urmnmenti. Clo~ le SP<'Semilituri non ~ono o:;t.ubilitelibernmentp dai Pl\rla~ meotl e <fai Gon'lrni; ma sono imposte dollP fabbrichi' prh·nte, le <111ali procurandosi or– dlnn1Jo~I tn un paese, costringono tuJU gH altri paesi nd aumentare In proporzione le proprie spese. E tutti s~pplnmo qunli enor– mi somme di danaro spendnno contlnun– mente le fabbriche d·armi, nella stampa ginlln e nazionalista di iutti i paesi. per seminare sospetti e susci1nre incidenti in– ternazionnli. Tutti ~appinmo, pea es., che in questo momento, in Jt.n.lia, i giornali più · :,fr('natl HCIJncompagna nn7Jona1ista, sono pn.gutl dalle fabbriche d'armf. lnsomrnn, fino n. quando le fn.bbriche di armi non saranno monopolizzare• da.gli Sta– ti, mo. saranno abbandonate all'Industria prknta, noi nvrcmo sempre quaato renome– no: che non sarà In po1itlca e::;tera, libera– mente sceltn. dai Go\ernt e dal Parlamenti, ~ <h•trrminQ.re i limiti della politico rnilita– rri ma gl'lnteressi delle fabbriche d·nrmi Imporranno ni Governi, pn mezzo della stam1>n.sussidiata e controllntn, quelln. po– litica estera., che richieda ·una politica mili– uuo cli larghe spese. I perifoli impliciti nelln industria privata degli nrmnmenli sono cosi e\•identi 1 che hanno dovuto riconoscerli finanche I diplo– mntifi, <'he hanno compilato i trattali di Ver-:allh·s e cli Saint Germa1n. Nell'art. 8 di quc<,li due trnttali, inJatU, si legge: " l mrmbri della Società convengono che la rnbbricazlone di munizioni e di str11111entL di querrn eia parte. di privntÌ si prestci a ~rn"I obiezioni. Il Consiglio avviserò ni mo– di di prf'vrnire gli effetti perniciosi di que– s•n fabbrko1ione, col debito riguardo alle , rf'P~sità Oi quei .'.\:embri della !=-oclelà.che t81 non sono in grndo di fabbricare te muniùo-– n_i e gli stn1mN1U di guerrn necessnri alla propria ~nlvnguordia H. • $ono rorn1ule vaghe, nnguillesche, non itn– pegnativC'. ~la è ~ià qualche cosa che gli inconvenienti della fnbbricnzione privata degli nrmarnenu sinno ufficialmente rlconi– scil1ti. Orbrne, l'nttt1nle crisi metallurgica do– vrebbe conclur·ci appunto alla statizzazione delle fnbbriche <l'armi. Perch·è, infatti, fer-. n1arci 0:Icontrollo oper1\io 1 mentre abbiamo ragioni solide per andare fino nlln soppres. sione totale del capitale e de.Ila impresn prh·atn? Contemporaneamente il nostro Go– ,·erno potrà e do\ 1 rà iniziare nei Consigli internazionali una camPt'na per 01.ttenere che tutti i Governi dieno nna realizzazione concreta all'art. 8 dei Tra.tali di Versnilles e cli Snint Germain, e procedano n stapz– znre e rnonopoHzzare gli armamenti, prepa- • r~ndo essi In \"io. al provvedimento ult.imo, se1)za cui )n pace del mondo non sarà mni assicurata: ol controllo. internozionnle ùi ciascuno Stato. E' curioso notare co~e, in questi terupi di economia a:;soci!ltu, nessun economista ns– sociato si ricordi di (\omandare la esten· siooe del suo sistema alle miniere di ler,o, n.glf impianti siderurgici, alle rabbriche Ji anni, di munizioni, di navi. .da..guerra, di cannoni, ecc. La economia associata vuole associare ogni cosa.: l'olio, il grano, il car– bone, le Ione idroelettriche, il baccalà, le balie, l'omore. Solamente del milioni e dei miliardi maneggiat/ dal sderurficl e •agli speculatori del sangue umano, i nost.ri e– conomisti associati non si interessano ma.i. iippurc tutti gli economisti liberali, da A– damo Sm1th in ptii, hanno fatto un'ecce– zione nlln regola del lasciar tare, taSCtar andare; hanno espllcltamenle ricoooscluto che l'industria degU armamenU deve euerc sottratta alla iniziativa privata, e monopo– lizzata dallo Stato. ~on che non riconoaca– no tutti gli inconvenienti ftnanziari, che portano seco le gestioni dl Statoi ma i van– taggi e le necessità politiche superano gli 1nconvenic.nti ftnonzlarl. Queste sto.tinaztonl possono avvenire sen– g'- t,1,mJi inJ.,;.nntLti. pagate <!allo Stnto. Esiste, infatit, una le'gge recimtissima per l'o.\'Ocazlone dei sopraprofitti di guerra olio. -...tuto.Ora tutti sappiamo che le 111\nicredi ferro, le aziende siderurgiche, le fabbriche d't\rn1i, hanno reruizzo.to nella guerra pro– fitti favolosi. Ogni ,·oltn, dunque, che dn'tln indagine Hscnlc risulta che una mlnlero. di rerro, 111Hl orflcina siclel'11rgico, 1111a fuh– brica. d'armi, e stata, in tutte o In parte,• irnplnntnla o nm1nortizzata con profitti cli gu~rrn, il Go,•erno, invece di confiscare quc– ~ti pi-of\tti per mezzo di imposte, può Im– padronirsi senz'altro degli impianti e st.a– tizzarli, se sono do·vuti interamente al pro– fitti ùi guerra, o indenizznre solamente quel– la parte del capitale, che non è dovuta ni _qoprnprofltli di guerra. ~el calcolare, poi, \I \'olore delle miniere e degl'tmpiontt side– rurgici, occorre tenere conto delle perdite, che si avrebbero In quei capitali dalla fine ciel protezlonlsmq dO@nnalee degli altri fo. \'Ori governativi. Gli impio.nr.i, cos1 statizzo.ti, potrebbero essere nrfld>'lli a CQOperative operale. Non si tratterebbe - badiamo bene - di n.coor~ di rrn cnpltallsti e operai, come quello di cUi al è parlato per la Fiat o per l'llva - accordi, di' cui Il resto del paese paghereb– be le 0 spese, sottomettendosi allo. continua– zione del protezionlmo doganale, Si tratte– rebbe cll accordi, che avverrebbero Ira lo itnto e le maestranze, dopo che le imprese •privnte rossero messe fuori di qualunque cointeressenza nelle aziende. Gli opernt delle imprese cosl statizzate, dovrebbero consentire alla restrizione ~Il _ 11\olte n1.icnde per i motivi innanzi accen– nati (necessità di 1i1itnre la produzione del ferro indigeno), e perchè sarebbe assurdo pretendere elle te fabbriche d'armi dessero t,n tempo di 1>a.cetanto lavoro, quanto ne han dato jn tempo di guerra. Mal.I Governo do\'rebbe ·èompensnre gli operai :icenziaU con congrue Indennità di buona uscila. Questa proposta di Jare unii classe spe– ciale delle miniere di ferro. de2II tmpfo.nfi siderurgici e delle fabbriche d'armi, per stu– tinorlc !eWllz'nltro,confiscando quella 11nr· te di cnpìlnle che proviene dai sopro.profllti •

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