L'Unità - anno IX - n.28 - 8 luglio 1920

• om.nibu& rebu1 et de quibu, sd.mn ali, ma s1 dimentieò che esiste un problema della. scuola. La :\tassonerin, che prtma della guerra loncin,·n cnmpngne n. getto continuo, anche qunndt> non ce ne era bisogno, per la difesa delln. scuola laica, la ~lnssoneria si è messa. a rare il morto. (Commenti). Aveva iniz.inlo un processo oontro i minl• stri mrussoni del )fin'istero Nittl, ma non ha. 11ulln do dire nl mlnlstr.i. mO:SSonidel Mini– stero Giolitti. 11 quale :\'linistcro Giolitti ha il privilegio cli essere stato bened~tto con– temporaneamente da Don Sturzo, segretario ftCIICrnledel partito clericale. {Rumori. Com– -menti) .... pardon del partii<> popolar,, e da Domizio Torrigin.nt, gran professore della murntoria "italiana. Da sinistra.: Si chiama Torrizio Oa.mi– gian1. Salveminl - :\la mentre i partili, che do– vrebbero continuare le tradizioni del Risor– gi~nto, ahbn.ndonnno lu scuoio., come sl butto. unn cin.bnlta vecrhia nella cassetta della spnz1..atura, il pnrtito popolare condu– ce 11 nn campagna con metodo, intelligenza ed energUl, sul problema scolo.stico. E noi dobbiamo essere grntl nl partito popolare, perrhè bisogna pròprlo che il probìema del– lo. ~ruoln. non sia più un problema· tecnico, non sin più 11nproblema-di congres's:i prorCs– slonnli, mn di"entt vcrnmc.nte un problema. politico. che uppassionl il paese. Dalle lotte, rhe n& sor~rnnno; la scuola avrà·tutto da. gundagnare. Però bisogna che sia lotta leale e bisogna parlarci chiaro. Non devono essere conqui– ste clandestine, per vin di piccoli decreti– lcgge, per provvedimenti amministrativi, i quali, coordinnti Q.bilmente 'gli uni agli al– trf, creino con manovre di retroscena, uno stato di ratto, dal quale non ci si tro,·i poco a poco o.ccerchil)tl senza avere modo di rea.-– gire. (Rumori). Onorevoli colleghi, lo non appartengo a nessun gruppo, o questa è la mio. debolezza e la mia fono.; vl prometto di trattare <tue– st<>programma con tult<>il rtspetlo e la leal– tà che si rlch~de da un cosl alto inte,resse di colt1,,1 ra. nazionale. Ort•<lti. Glolllll, q,1ando dlmostTt la sua volo ,à di oorr"i!'g,,re Il !uo~paSSRt~ anche col r stituire il tt-golare 1 tunztonam'ènto al Parlamento, ha annunz:lato di rinunziare bensl ad emettere decretl-l"i!'ge, ma si è rl– strvnto la facoltà d1 tali decreti, quando si tratti di revocare o di modlftcare decreti.. non ancora convertiti in legge. E siccome J decreti-legge sono quattromila, e riguarda~ no ogni materia umn.n·a e divina, ne conse– gue che !'on. Giolitti ha rinunziato a legife– rare con nuovi decreti-legge, mo. si riserva di legiferare modlflcando i vecchi decretl– legge. Vulgu1 i:ult decipi, si diceva ai bei tempi quando la gente capiva II latino. . E poichè i decrethl"i!'g,! hanno r"i!'oiat<> • molti problemi scolastici e specialmente gli esami, lo dèsidererèi sapere se il Governo si riserva di ricorrere ad un decreto-legge anche per il problema degli esami cli Stat<>.' L'uame di Stato L'esame di StatO lo vogliamo anche noi. Da moltisoiml anni gli insegnanti migliori domandano l'esame di Stato. Potrei l"i!'ge– re pagine di De Sanetis, di Vlllarl, di Bon– ghl, di Gabelli, di lutil i migliori studiosi nostri, nor. vostri, di cose scolasUobe. li p;lnelplo deU-esame di s!at<> è che lo alunno non deve essere giudicato ne.gÙ esa– mi dall'insegnante che l'ha Jstrulto. Chiarisco l'idea con un caso personale toc– cato a me. ~t'entre io insegnavo a Pisa, un alun .. no che studiava a Firenze, ml domandò un or• gomento per la tesi di laurea"7'Io glielo det– ti. Ma dal moment<> che gli detti il tema, stccome til suo studio sarebbe stato giudi· cato non da me; ma da altri insegnanti, io cominciai e. non esaene più tranquHlo. ~ft &Mtllava le. responsabilità di fronte agU al– tri lnsegnanli e all'alunno. Quando io dò i temi ai miei alunni, li ac– compagno nel lavoro, e cerco di compiere m"i!'llO che posso questo mio dover,; ma queel-0 dovere lo compio con tranquillità; perchè quando lo. tesi sarà discussa, ohi la discuterà sarò io; "cloè in fondo, sarò do che dovrò giudicare me stesso. :\fo. nel caso rlrllo studente di Firenze, li lavoro suo e mio do,·evo essere giudicato da altri. E que- • L'UNITA sto ml preoccupava. Perciò in quel caso la– vornl con più impegno. E quando la Com– missione cli Firenze giudirò bene il lavoro, tirai v.n sospirone: ero frludlcato bene an– ch'io col mio alunno volontario. Ecco In ragione dello necessità di sottrar– re l'allievo dnl giudi7.lo del proprio Inse– gnante, L'o.ppaltatore non può essere col– ln,1datore. Il nostro è il solo pnese do) mondo dove lo stesso profcs90rc che istruisco è quello che giudica, cioè giudico sè stesso nell'atto che giudico l'alunno. :,.;oidalle elementnra ci rlmhnlzinmo l'alunno ul ginnasio, dal gfo– nnslo inferiore al superiore, al liceo a aUa Unh•ersità senza cho nessun insegnante sia r('sponsnbile d.el profitto dell'alunno: perchè <',gnuno di noi dice: cc L'ho ricen1to cosl nel– In. mio scuoio, che colpo ne ho io? 11. Quosl'errore rondomentnle del 6ostro si- Perchè vogliono uvere deJle scuole proj)rioT :,;"ellnloro propaganda i cattolici mettono rwnnti soprottutto i difetti de.Ile scuole pub– bliche. Ed anche in questo utiliunno tutto il nocitro Jo,•oro critico di questi ultimi venti nnnii pcrchè non ci sono stati critici più spletnli dri difetti dello scuola che gli inse– gnanti cli(• , h·ono nella scuoln e ramano. ~otrunC'nte noi critic,hinmo perchè voglia.mo 1•ifor11)HCe migliornrc la scuoio pubblica; i cnttdllci crlticono, pcrchè vogliono sostitui– re olio scuoio pubblica la. scuoln prh·otn. Esc;;ilnoltrC', utilinando il nos1ro lavoro <;:ri– tico, lo e~ngernno. Perchè, se '.\tessene pJan– sre, ~,rnrta non ride. La scuola pubblica non sta ben(', mo In ~cuoJa prhatn sto molto pP!"'{IO. F. ,·o! donr.st (' rénden·I conto che il prohle-mn \"O gunrduto in blorr<>.e rhe è tut.– tn I j.. 1n11ion(' 111:bblicae prhatn che ,·a ri– fatto. sirma d 0 insegnnmento è stato oggravotç in Eppnl il rntt:rn rnnzionnmento della scuo– questl nltiml venti anni dnll'o.bnso delle fa._,.,_ ln pul1hlltn 11011 è il moth•o profondo, per cllilmionl. Orma.i nelle nostre scuole c'è. nQn cui \"n!o•tf'In ~•·mia privala. soltanto il prhileglo chi" il professore che Anehc '-C' le ,;:r-uolepubbliche· roissero per- hn Istruito J':'llunn:> lo de,·e giudicare, ma ff,tt.-•, nnti• '-npratti?ttO .ii> foss+>ro perfette, r'" tutta una serie Indegna di fac1lltazioni cioè se rtu~cl"-qero n. rnggiunger(l- i fini che negli studi e neg11 esami. hnnn, dal 101o i crent,ni i.lei no!--troRisor- 01 r111estcIn oolpn. non è de,gli Insegnanti ,qimPni,,, , 1unnd() le crearono in ronLrnpposi- mlfliori, I qnnli hnnno sempre, protestnto 1.iQnC con le \'C'rchie scnolc erdf'siostiche, contro unn, vergogno, da cui nosce In rovi- _ soprnttutt.b RC' le noRtre scuole fossero· per– nn o l'nbbnssomento dello scuola. li movi- fotte, voi ,lone.:ile desidernre 1-nscuotA pri– ,·Atn /11t1·rru:io,ii nl centro': '-l, perchè la scuola p11hhliro roi principt da cui è diretta, q1rnnto più porfettn fosse, tanto più snreb• he in c'lntrndl1ione col principio ,·ostro sco– lnsttro: perche lo scuola pubblico, libera. da o~I preg-l11di1iole dommatifn e conressio• nnle, qunnto mesz:liofunzionasse, tanto 1>iù snrtbbe <'ffkore e tnnto più biO'iimevole sa- rebbe per \·oi. Ln mnn('n111n di prè1';iudizlolc dogmatica • i15 ad esclusione, di o~ni nitro teoria, f cattolici vogliono r,otc1 fondnrr, sruc-le plivnte, in cui essi possnnv ln 11 e~nurc le loro teorie. Io sono com·ìnto che questo sia un loro di– ritto. Pnrhè rt~I ruzlone è un obbligo deJlo Stato, e una funzione dello toto, ma non può e$",ere un 1wmopolio dello Stato. Lo Stuto de\"l~offrire oi .buoi cittadini tut– te le scnolC' che sono domandale; mn se vi sono del tlttodini, che vogliono nndore n.d altre i;cuolt•, lo ~tnto non ho. diritto _di op· porsi. Il mnnopoho scolastico sarebbe una tirannin romc li m<mopJliO delln i-lampn. ,·od nl ce,ntro - Siamo d'accordo. Sah·Pn1ini - Oru "ominceremo a non es– Sf'F' più il'f>Cl'Ordo. lnterrv:fone flel depu– tato H1c,Ji-l'lcartliì. Ora l'esame di Stato permette appunto la vita dignit<,sa. della scuola privato. Per– chè oggi gli plunni della scuola privata, be ·\'ogliono 1>rendere Wl diploma di studio a.• ve!1le \'alore lega.le, debbono dare l'esame a.Jla i:,euola publ>llca davanti ad insegnanti da. cui non sdno stoU istruiti, mentre gU aJunni della scuola pubblica hanno il pri– vilegi.u, di e~ere esaminati e giudica.li dai loro stessi insegnanti. L'esame di Stato rompe questo privile– gio e llh:llf· • . .'.Ilnlunni della scuoio pubbli– ca nelle &l..cse condiz.ionl di qucU1 della SC1Jolar,Tivo ta. Dunquè l'esame di Stato è domandato da nol e dai cattolki per motivi 8.S6SU ùi\lrrsi. :,.;:01 vogliamo rnedlo.nte l'esame li Stato ri– formare e migliorare la scuola pubblica aconfessionale; esei vogUono sostituire la scuola privata cattolica 311.ascuola. pubbli– ca ncc.'11!esslonnle. l"r1,te1Le - lntcr-ru:ioni al ceutro stra:. luterru.:1oni all'estrema imi- ment? delle focilitnzio~i vi.ene dnl 0 di fi.iorL ~on fpcilila gli studi nello scuoio tecnica, do\'e codcno rra il primo e Il terr:o anno i due te~i degli nlunnL Il lasciar andare è prtvlleglo dei ginnasi e del licei: delle scuol(.11 delta borghesia. Perohè la borghesta \'\loie assicurare al suoi ~li. i 1>ri\;1egi so– ciali, ma non ammette che debb('no affati– carsi nello scuota e meritarli. Essa non dic.e ni suoi flgll: 11 Tu de\'I guado.gnorl.l il pane col sudore della front.e 11. Lo dice ai figli del povero. Per ottenere una legge sul lavoro del bomblni ru neoesso rio ri'spettnre decine e decine di ann.i. Invece per le scuole della borghesia è un continuo ripetere che i ra– gazzi non devono la.vorare troppo. Anche• In pedagogia e l'igiene s.l sono fatte scienze merctr1ci-e a servizio dell9- borghesia, che non vuol fo.r hrvorare nello. scuola i suoi /lg_ll: e si è inventato il sovraccarico intel• lett~nle, et_si son9 moltlpltcnte le faéllittt.– dont, .percbè non è bene che i poveri pic– colini Impallidiscano sul libri e sul oompl· ti. I.A verità è che lo scuola deve essere dl– sc1pltnn, di rude lavoro; deve essere palestra d.i lotto. in cui, attraverso n lavoro, attra– \'Crto le sconfitte, ci si avvezza olle lotte ctei:– lo. vita e si diventa uomini di carattere. e confes~lonalf' nella scuola pubblica si suol • cht~mnre lo.neutralità dello scuola. :\la que- Ma il fatto che I cattolici vogUono- una cosa per nioti\l diversi e opposti a.i nostli, non è una ragione ~-er la quale noi si deb– ba negar& quello che è giusto, ohe è un diritto, e che è utile alla coltura naz.ionole. (Applauii al centro). Come risolvere, allora, questo problema? Bisogna risolverlo stringendo i freni. Ed io spero che la vòsiro. venutn in tonto nume– ro nella Co.mera (voi socialisti, che rappre– sentate il proletnrinto, ~equella parte di voi, popolari, che rappresenta, Il proletaria I<>), spero. ch·e voJ aiuterete gli Insegnanti mi· gllorl in questa dlCcso delln serietà morale d'Itnlin contro l'egoismo e Ja viltà della bor– ghesia! Bisogna stringere t freni. E per strtng:ere I freni, bisogna che ·rlnsegnnnte diventi r&– sponsabile: e per questo ci vuole l'esame <ti Stato. RHOrma, badate, che noi insegnanti non Iscritti nl parl.ito popolare - e che non ci Iscriveremo mal - (Uaritd. /nterru.;ioni), questa r!Jonno. noi ·la voglinmO non perchè ln essa vediamo una ponncea d.i tutti i mali, mo. perchè speriamo che sia il mezto, direi, tecntoo, meccànlco, per rtn.lzare il tono SO• prattutto della responsabllltà d~gli inse– gnntl e degli alunni nello. scuola, e per dare allo. scuola un maggiore tono di energia. I cattolici vogliono l'esame di Stato per un motivo dlverso dal nostro. Il presente ~!sterna ~i raellltnzlonl negli esami o di promozioni senza esami crea un monopolio di fatto nelle scuole di Stato. ·E·' resa Impossibile la se.noia privata, perehè Il Governo. raellitando gli studi, dando pas– saggi senza esami, fa una vero. e propria concorrenza al ribnsso, ra il dum.. pin.g contro la scuÒla privata. Tutti accorrono alio scuo– la di tato, pcrchè Il si passa senza esami. Perciò lo scuoio prh·ato. rimane s~J.Zo alun– ni e non può funzionare. Scaol■ pubblica e !JCUolaprivata Orn I cattolici vogliono potere avere delle sctM:>lf' proprie in concorrenza con le scu~le dello Stato. sta è formulo infelicissima. E io sono d'ac- cordo roJ ministro dell'istruzkme: In neu– trnlitù tiella scuola è unn sccmpl~g.ine (Oh! Rene!). Lo. scuoio, o meglio, abbondonnndo la parola. ostrottn, che qui è pericoloso, nnse– , ~nante fpcrchè rinsegnante è IH scuola: lui ~.,inlerp~"tA ti prog:1-nr.:,.mn, lui ruJ7porn il H– bro di !est>) l"inseg'1ante non può essere neutro. Solo chi non ha uno fede., solo chi è disposto a cambiare la canzone secondò il cnprtcclo deUn castellana, solo costui è neu– tro: e costui non è degno di essere un lnse- gnante. )lo. lo ~lato liberale e democratico, quale è uscito dal travaglio del Risorgimento e qunle noi Intendiamo conservare, lo Stato, nello scegliere l'inse.gnante, e!so, si, deve rimanere neutrale. Lo Stato cioè non do- mandn. nJl'lnsegnante quale fede politica o religiosn abbia: gJi domando. solo che di– mostri di possedere l'educazJone critica e scientifico seozn. cui ogni fede è dogmnttsmo, è catechismo, è fnnntismo, non è luce di u– manità, non è vltn. dello spirito; gli doman– da che a,·endo ln sua fode e non oostrJngen– dosi o: dlsslmulnrlo, non pretenda di lm• porlo dt autorità et suoi alunni, ma cerchi di sviluppare nel suol alunni quelle attitu• dlni cr:ittche e razionali, che permettano loro di rendersi conto delle basi attualt delle lo- ro credcn1.e, e li metta. in, grado di oonser- varie o mutarle, per rogiorit chtoromente vedute, e non aUn cieca, a. casaccio: dia ad essi l'abitudine delJa tolleranza e del reci– proco rispetto di tutte le redi, ohe è uno del doveri morali fondomentnli del cittadini di uno Stato libero ... (Internuione del depu– tato f•ntllo). <:erto non sempre grinse&nantt compiono questo loro dovere·: gli uomini non sono per– fetti, e le deviazioni non possono mancare. :Malo forza del prlnc.lplo, .sta In questo: che cl obbliga a deplorare le devlo.zlont e et Im– pone Il dovere di coscienza di sorvegliarci per rion devtnre. Ora i cattolièi non accettano questa scuo– la. Per essi uno sola è la verità: quella. tra– mandata do. un ente superiore all'umanità e di cui è depositarla la gerarchie. eeeelesia– stico. (No, no, ai centro). Questa è la teoria cattoltcn. Se non siete cattolici non so che far<'l. (Approva;io-ni alL'estrema 1lni,tra). E la scuoio deve ln$egnare quelln snln verità. (lntcrru:iotii al centro). :--;onpotendo sperare che lo scuola pubbli– c~ t'~,tti, In ltolln inse~ni quella solo verità· Le eommlssloal di esame Solamente bisogna ved-ere come gli esami <!i Stq.to debbano tsse,,e organizzati (Com- 1ne1tti). Il prohle1na non è tcc.nlco.ment& fa. . cile a r)soWere. Ma c'è un pl'inofplo cen– trale su oui, fuori d'Italia da un eeeolo Il' questa. parte, si è sempre combattuta la lotta tra cat1oltel e liberali. Secondo I cattolici, le Commissioni esornt– natrici debbono eeeere miste con in.segnanti pubblici ed insrgnnnti privati. Secondo noi le CommissionJ esaminatrici debbono esse– re fatte esclusivamente di inaegn.Lnti pub– blici. Voci al centro. - E percbè! Sol\'emini _.:. \'i ~ono due perché'! Il primo è che l'insegnnnte delle scuole pubbliche è pagai-O dallo Stai<>, ed è qulDdi economica– mente indipendente da og,,i orgenizzazl<>– ne frivntn. (Commenti); l'insegnante della scuola prtvata non h& li.berl.à di spirito di fronlo agli alunni che pagano le organiz– zai.ioni scolastiche, di cui l'insegnante M· rebbe Il rappresentante nella. Commissione esaminatrice. (lnterro.:ioni - cAime-r1Li al centro - foterru:io,ii alL'e1tfem4 lln.ùtra). L'altro pen:'hè è ancora più profondo: l't.n, segnante della scuola pubblica aconfesaio– llale ha un dovere di coscienza: non eubor– dinnre inni U giudizio, èhe deve dare sugll nlunni, nl proprio preconcetto politico e religioso. Voci al centro - Teorica.mente! Salvemini - E &mille praticamente: lo che nella scuola vivo d6. molti annt, credo di potere afferma.re In coeclenza che nella più parte dei CMI l'lrui<>gnante l'ill!>o!lde a questo dovere (Commenti). Invece Ì•tns&- • gnante di un.o. determinata scuola conre. aions,lc r,rivn.t.e. ha l'olibllgo di preparare l'alunno socqndo quel determinai<> lndJrlz– ro religioso e politico; e deve subordinare 11giudizio in merito, che deve dare &u.ll' &· !unno, alla pregtudlz:iale dogmatica. (ln/tr. ru::ioni, proteste al centro). Questo è il punto suJ <~1aleH Governo do: vrebbe essere invitato dalla Camera a p&T• lar chiaro, dimostrando di avere 11 un pro• grammn concreto e preciso 11. Le Commt&– sioni degli esnmt di SI.o.lodebbono accoglie-– re nnc-he gli insegnanti privati? Purtroppo questo argomento deltcatissi• mo è stato comi;·romC6SQin recenti rilorme regolamentaTI. E qui credo, colleghi de>

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