L'Unità - anno IX - n.22 - 27 maggio 1920

L'UNITA AGLI AMICI Il rcoo,.te decreto clw !'addoppia il 1»·c:zo dèi gio1~UJ,lisia per la vendita spicciola ch,e pc,· l"a~bcma,n,ento, '""' ha pc118(1,to aJle piccole riviste oo,ne· la 110, stra, le quali ham:no subìto per c011,trac– oolpo lo stesso Qc-11111w,ito ,ici p,·ezzl coo ha,,,110s11bìto i giornali. Basti cli,-e ch,e la cari a che 11-0i avo1XM11-0 a 90 lire il qu,iu,l<,le, oosta o,·a 325 e 11ci,1wsi p1-oss-i– mi BCJlfrà a 380; e/te le Upografie romanie /,a,1>110: aooresoiu,to oclcl !J5 por oento i prezzi sul 1919. Sùim-0, per la 00,rtiJ,, in regime dti U– bertà; e 11-0II ci la1Mntia1110.Però i l6t– to1•i ,wstri debbo,10 persuadersi che 11on possono co11-t-i11,uare pa{J(J;1'fl d4coilire, o vc"ti cc,1.tcsimi, 1111, fionl-0,!c che costa di pi'ù. Noi 1w»a. abbia-mo f011di segreti. " Noi abbia.1110 qlli•t<tila soelta fra il f"i. d1<rre q11indici11al6 le 110stre quattro pa– gi,ie, o .. addoppia.re il 1wczzo dcll'abbo– n.ame,,to, proga,t<Lo ocloro ohe già Mhlhl-0 paga,t·o cUeci lfrc, ad i1wia1">W altre dieci. No,,v pos&iamo /,µ'lo cl'obbligo, oomc i gia1"nali, pcrohè iL decreto ci ha dimcnbi– oato. Pos&iamo farlo in pratica ap,·endo 1ltn(Z. sottoscrizione fro, i 11-0sl1•i, lettori. Coloro, cltc voglio1'-0 che L'Onit,\ cm,– tiwu,i, ché 7>0Bsa ,nmular·e copie ài propa• gmida e di saggio, sottoscrivam-0 qual1vn 4 quc som.nui, non i1tfcriorc ad un secondo abbo,,,am.c;,to (lire elica,), Se la so111,11ia sara sufficiente a. cop1~1·e il clisa.,;a;n,,o, bene. Se 1w, ,,oi saremo costretti a sop 4 primcrc il gi-Or,ralc. L'UNITA'. Sulla "libertà della scuola,, La Società u ALene o Roma II ha avuto la ottima ideo. di promuovere a Firenze una pubblica dlscu~slone fra insegnanti e citta· <lini, che s'interessano dei problemi di col-, t.ura, sullo cosl detta ii libertà della scuola 11, che è divenuta una delle parole d'ordine del Partito clericale italiano. La Co.mera dei deputati cerca, a quel che pare, di tc nccant.onnre 11 il problema:. il che non sarebbe un Srnn male, se il Problema fosse accantonalo lenimeht.e, cioè rosse la– sciOto impregiudicato per un accordo espli– cito di tutti i phrliti, in atu,sa che si M– solvessero o. .11.rl problemi più urgenti o che il paese nvtY.ise .il tempo di orientarsi nella .questione. Invece, il problema, mentre viene ufflcfolmente sconsato, minaccia di essere compromesso clandestlnnmente per via di pro\'vedimenti amministrativi, strappaU nel dietrosee.nn, dn.1 clerico.ll ai rninistri.. libe· , rali. E bene, pednnto, che le associazioni di oolturo. richio.mino l'nltenz..i<Jllcdel paese sulla grave questione e sulle responsabilit.à degli uomint di go,·erno. Discutere è, in que-– sti1 cns.i, il primo dovere di chi non '\l'O@:liO. risolvere o lasciar risolvere il problema di •sorpreso., ooaì come uno. casa mal vigilata è me~sa a s.acco da una compagnia di ladri notturni. U Partito popolare, italiano esercita un -suo diritto q\Lndo IM·ora a.Ila conquisla del– lo. scuola. lllcin.mo di più: tra.sformando la questione scolnsttce. in questione politica, può rendere un grande senigio alla ool– turn nazionale, svegliando i donnienU e co– S<rlngondoli ad. av,-e<tersl che Il problema della scuola hn importanza essenziale per In. vtto. ch 1 ile del paese. )'fa questa funzJone ut.ile è subordinato. nlln. dhinrezza. e alla lealtà della battoglia. Invece il Partilo po· polare italiano cercn di mantenere intorno alla formulo. delln 1c libertà della scuola,, un continuo equivoco. In <1un.liistituti giuri– dici debba rcalÌ.7.znrsi la loro formula, non spiegano mal colla. chlnreran. necessaria. Di– scutere, slgnlOca costringer tutti a parlaré cWnro. Perciò la inJzlaUvo. dell'1cAtene e RomJl 11 è stata ns~ai opportuno. E sarebbe bene fos~c.,irnitoin a.uche fuori di Firenze. Del- 1'11 At.ène e Romn ,1 fanno parte uomini di dh·ersll;j"-imi partiti; lo. discussione non è statfl. promossa con nrM,uno. intenzione di fo.Yorlro piutlo~to l'uno ohe l'altro partito: è stntn , oluto da uomini colti e leali di par– titi diversi/ uniti do.I desider.io di II ve- ·der chiaro ►1 neftll elementi della. discussio– ne. Chi oxrà 11tq{lior lfllo, iesserà miglior tela 81 ~no detti i promotori - : quel che importa, è che si -veda bene da tutti con quale specie di Olo ciascuno si propo– ne di tetisere In. sua tela. E 1'C11itd sarebbe lieta di pubblicare i re– soconti di Ql;este discussioni, con,;nta di contribuire cosl in maniera efficace a pre– parare tutti l gruppi politici a discutere e deeiùrro in 1>ienncognizione di ca.usa. Ecco, pertanto, il resooonto della primo. riuntone, che ha avuto luogo il 2 maggio, in un·nwa dell"Istituto di Studi uperior.i cli Firenze, sotto la presidenza del prof. Fe- 1fce Ramorino, con l 'int.en ·e.nto di circa 150 :J)Cr501li, Il pror. Pistelli, che ha l'ufficio di relato– re, comincia dicendo che non farà una re– lazione s.istemaLica, ma solto.nt.o cercherà cli fissa.re ce,rti punti che servano ad avvia-· re una discussione sul tema della II Scuola libera ,1. Procurerà cU essere;-q-uant'è possi– bile, oggettivo, pur sentendo la dHflooltà di esporre la quesLione i.n modo indipendente da tutti quei partiti che ora la. agitano oon maggioro e.nérgin. Le frasi cc sc1:1olaUbera ,le II libertà di in– segno.mento 11, intese letteralmente, sareb– bero anarchiche.. 'Nessuno può oggi soste– nere sul serio che lo' Stato dovrebbe disinte– ressArsi della scuola. e rl.riunziare ad avere scuole sue. Su queato, parrebbe che tutti fossimo d'accordo. In renltà c'è una. estrema. destra che va mol!,o piil in là. La Civiltà Cattolica anche recentemonte ha ammesso cho benchè non si debba ooncooere che solo lo Stato possa dare licenze, gradi acca.demlci e lauree, pu– ro si può concedere che lo St. o.to esi8a: dal chi vuol esercitare praticamente la. medicina o l'ingegneria o il notariato o altra profes– siono 1.ecnicn, un esame di. staio in seguito a.I quale si concedano diplomi profeuionali d'e~erci1..io. E fin qui moJLi concordano. Ma • la Ci.trUtd esclude averti, verbb che lo Sta– to possa richiedere est'm.i e concedere di– plomi per il diritto e L'eitrct:.W deti.'insegna· m.ento. li prof. Plstelli non discute questa a.ffcrmaz.ione, e soltanto si augura. che, per la sincerità della diacussiono, i partiti che réclrunano la libera scuola, si pronunzino a.nelle su q·uesta gravo eccezione. Continuando, dice che la questione <rl• guarda ogni ordine di scuole, anche l'uni– versitài ma crede che, pearora, In questa. di– scussione ci si debba restringere a trattar-– la per la scuola medta, per la quale è più gro.\'e e più urgente. Per trattarlo crede che iarebbe uLile una maggior conoscenza della storia de.i dlba.tr liti, che sulln scuola libera. si son fa.tu in Franchi. - speclolmentc dalla scuola catto– lico-libcrnle del )tontnlrunbert e del p. La– cordnire etc. - e o.lt.ro, ·e, e anche in Itn.– Ltn.. ~on t mal utile il ricominciar da capo a trattar le qul~Uoni e'X novo, rinunciando alle ro:.perlem:e già ratte, oome si ra anche questa ,·olta da molti. Espone in qual senso la libertà d'insegna– mento ero. ammessa. d,allo. legge Casalii e mostra oomc questa legge race.sse, anche per questo rispetto, buona prova. finché !u osservata nello spirito e nella lettera. Jn– Iattl per una venti.no. d'ann.l, ftnchè cioè osa.ml e licenze furono una cosa seria ed e– guale per tutti, poterono anoora reggersi, in confronto e ol lato di quelli di staio, gli t!titull privali. Tutto mut.ò rapidamente quando cominciò l'epoca dei 4◄ passaggi sen– za esame,, e d'ogn.l sorto. di facilitazioni per gli alunni del!&scuote pubbliche. Le pri– \ 'a.tc sempre più si votarono, le pubbliche furono sempre più affollate;-e 4 si cominciò a regificaré Istituti parealriati (cbe spesso era meglio chiudere), ad aprire nuove scuo– le, nd affollare le g.là esistenti di classi ag– giunte, ,:;pesso senza a.vere nè persC1nale a– datto nè locnll decenti. Già trent'anni fa il Carducci riconosceva che « in picco! tempo s'eran fatte troppe scuole e troppi profes– sori fo un paese che non poteva nè dare tanto nè portare lant.o 11. ~fa. da allora si continuò a rar lo stesso e peggio. Altro gra– ,·e da'nno ha prodotto quello stato di con– tinua aspettazione d'una grande riforma ab im.is, che sempre si invoco.va e si promette– ;va, e non veniva mlii, e non è venuta.; ma intanto se ne aveva il cattivo effetto che in– segnanti o studenti pensavano: n.spettere– 'mo, a inscgna.r mcgLlo e a studiare di plil, 1n grande riforma ... Cho è accaduto? E' accaduto che via via cho si facilita.vano gli studi e si rnoltiplico.vono le scuole di Stato, queste dh·ent~rono sempre più le preferite dei buoni genitori itrùin.ni , benchè diventas– sero sempre peggiori, anzi perch~ diventa– vano sempre peggiori. Nessuno si pose più la. questione: quale è la scuola dove. s'Un•J para cli più? ma .invece queUa: qual'è la. scuola dove s·arrh•n più facilmente a una. <1uo.J.unque liccnzo.? Come già il Carducci (che però, visto il male, non 1>ensò a.i rimedi'J altri, anche molto prima che si impostasse In questione della scuola libera, pensarono che s'era fuor di strada e che urgeva ritornare: a diversi cdtcrii. 11 relatore ricorda. che In questiono fu posta dnl prof. Vllelli nella prima seduta della Commissione reato eletta nel 1906 dal m.inistro Bianchi. Prima d.i. discutore di ri– forme (domandò Il prof. Vitelli), lo Staio inteadc di oontinuare ad aprire scuole su scuole pur non a.vendo nè insegnanti suffi– cienti, nè locali, nè i milioni necessari etc., oppure s'entra. nell'idea che lo lo.lo abbia poche scuole, ma. ottime, e lasci campo al– iniziati\'a privata? ;\la nessuno rispose, fuor- • chè l'on. Boselli, che presiedeva., per dire che il prof. V.item a\'eva mes.so il dito sulla pi~n. ma che la. domanda da lui ratto. in– volgeva una quisUone politica. ed usciva perciò dalla co1npetenza di quella Commis– sione. i continuò cosl per la solita via ro– vinosa, e la quisUone non fece un passo, iftnchè dopo una dieclno. d'anni fu ripresa dal pror. G<,ntlle e dn nitri inlomo a lui. Il prof. Pjstelli espone, a questo punto, te note idee e le proposte del Gentile; e pur approvando il principio dnl quale egli muo– "'e, no fo. una ncula c1iitlcn. dal ptPnto di vista pratloo, specialmente dove il Gentile afferma che i quattro quinti degli alunni delle scuole pubbliche sono :avona della quale lo lalo dovrebbe liberarsi, conten– tandosi di insegnare o.quel quinto di eletti, scolli oon un eeome di ammissione. Esiste una. e\'idc.nte oontradizione - osserva il Pi– stelli - trn In spietata crltica, che. ti Gen– tile prima ha rotto della scuola di Stato quOlc è ridotta, e la conclusione che è di considerare ZB-\ 'orra.lo . maggior parte degli alunni: molti del quali invece potrebbero essere otLlmi scolari se f06Sebuona la scuo– la.. E con auspici ben miseri risorgerebbe In. scuoio prlvntn. se do,·-osse contentarsi dell[!, za.vorra dolla pubbUcal Di rimedi prntici, cho dovrel>bero anche servire nel aiutare il rifiorire d'una .scuola privata, per orn non s'è proposto e sost.e– nuto che l'esame di stato. li prof. Pistelli si dichiara ro\'OTcvole, in principio, alla p1'0poalo; soltanto ,-.do motte dlrflcoltà pra– tiche all'applicai.ione, e ,·on-ebbe si studias– sero ed esponeSBero i metodi seguiti presso quelle nazioni dove quell'esame è già in vigore. Qunnt.o allo scuole privale, egli che in quelle scuole ha Insegnato o da quello st ,·anta. di provenire, può arrermare che ce no sono state delle ottime. ~'In.o_ggt, se 8.n– cora. cl sono istituti privati che- non sono altro che botteghe, e se ancora dura quella mistificazione che è nella. maggior parte dei casi lo. cosl detta istJ•u1Jone pnlemn., queeli. istiluti che crono ottimi (<1uuli, secondo il relatore, alcune delle Scuole Pje di Tosca– na) eeist.ono ancora!! Il prof. Plstelli non crede di poter rlBpondere di si. Spesso an– che negli istituti privati La maggioranza dégti lnsc.!nanti è di professori govematiw che, per impellenti motivJ di bilancio, van– no là a vendere qualche ora della loro stao– cheu.a. Concludendo: se c'è molto da rirare e rl– rorroare nelle scuole pubbliche, c'è tutto da rifondare nel compo dell'istruzione priva– ta. E si potrà, sl, prendere nitra via, ma cominciando da una parte, senza troppa fretta; con un plano bene studiai.o. 9i Da ultimo, vedendo presenti alcuni rap– presentanti dell'unij>ne SCWJla e /am.igLia, il prof. Pistelll conclude che problen1a gra– \'e è davvero quello dei rapporti tra la scuola e la fa.miglia. Pur ammessi tutti i guai della scuola, i torti della famiglia ri– spetto alla scuola sono anche più g:r9lldi. T_ragli altri ose.mpi e prove, cito. e descrive l'ultimo sciopero degli stude.nti medi fioren– tini, dimostrando che i primi ad esserne contenti ero.no proprjo i genitori degli scio– peranti, perchè tra.ttanclosi d'un tento.Livo per otl-Onere il pnssnggio col sei e m~ad col cinqu,e, i genitori (se il rolpo fosae riu 4 scito) ne sarebbero sto.ti felici non meno dei ragazzi. I~1questa condizione di cose, 11 prof. pj_ stelli dice di non poter in coscienza. che con– cludere cosi: ,- Quando ·sentite gridare U– be·rtà di insegnamento (grido che può essere Jin un certo senso giusto e Mnt.o), state be– ne attenti che nell'intenzione dei più BJ1che questo grido non sia dettato dal desiderio d'una piil allegra cuccagna. Chi vuole- ri– forme, de,·e ,•olorlc perchè si studi piil e me.glio, perchè si torni a sanzioni più se– vere. Invece molti non invocano già la. li– bertà col fine che la scuoio. diventi per lutti una cosa seria, mo. col fine cho di– venti per tutti una ooso. fa..cile o allegra. come è !iiventa.tn . per gli alunni dc.Ile scuoio di Stato. Finisce scusando.si d'a.vor dato soltanto quache spunto per la discussione, cd è mol– i,<> applaudilo. Il Presidente, dopo aver scuso.la l"assenza de.Iran. Rosa.di, che però si dichiara. oon– trario alle proposte del Gentile, apre la di– scussione. Prende la parola il prof. RubrleTii, Pre– sidente della. Sezione della. Fede.razione In– segnanti Scuole medie di Firenze. Ricono– sce che non si studia piil come per l'addie– tro. :\In In. disorganizzazione della scuola è do,•uta al:l'ingerenza eccessivn dei ministri (famosa., ... per esemp.io , lo. circolare Crcda:ro contro il carico intellettuo.Je) allo. facilità degli esmni, oJ caos dello c1rcolo.rl e alle in– finite concess'iont mlnlsteriaJl strappale an– che cogli scloper.l delle studentescbe. A que– sti mali at crede di 1>0rrorimedio colli scuo– la libera; e non si badili cho cosl a vecchi mn..li se ne' aggiugereblfero dei .nuovJ. La questione è stata. spostata parlando deila libertà d'insegnamento. l.n. scuola. diventa-. rcbbe .in tal modo, campo di oompetizione dei partiti politici. Occorre sarlare la scuo– la di Slo.lo, non parlare di scuola libera. (Applausi). li pr-0r. So.lvadori SOBUeneche la scuola di ta.to de\·e rlnunztnro alla pretesa. d'in– segnare tutto a tutu, ma In essa si devono insegnare solo pocho materie ronda.mentali e lonnatlv~. lasciando cho l'alunno, per le materie secondarie, rra cui pone le lingue moderno, s'Istruisca presso scuole pr.ivate, ivenendo a dor prova del suo profitto agli esami, do.vanti o. commLsslonl di professori govemo.tiv'I. Il prof. Lescn. artermn. che JI mo.Je n.on risa.le solo a. CTodoro, ma al vecchio Bn.c4 celi!, e al momento in cui si dimenticò la tradizione libero.te della leggo Casati. Il pror. Pareti ritiene che una. delle cause del disordino soolastlco sia la. mancanza della continuità nell'azione del Mlnlstri del– l'istruzione, e che fino a qua:ndo i Ministri continuino a faro il conlrario di quanto r~ cero I loro predeocssoii, nOn sarà t>OS6ibile nè la rironnn. dello. scuola., nè 1J funzio– namento elflcnce di nessuna scuoio.. Cacucci rra i rumori dell'as~emblea, o.t– ferma che una. delle cause principali del disordine soolnstlco è l'lncnpncÌtà e l'lm– moralilà di molti insegnanti. Il prof. Scaramella sostiene che occorre introdurre rnaegior rlglcUtà nella. scelta de– gli lneeg110ntl, ritornando nl rispetto delle leggi che impong'ono I oonoorsi, e rendere più severi gli studi, e bisogna rist.a:b.JJire gli osami nnali, ~ccenna al fatto che Il P. P. I. ha ,rn progro.mmo. masslmç,, di scuo– la oonfesslonale di ·stato, e uno minimo, dl scuola libera. La scuola dev'essere a.poJt– tica, ed educare l'o.Jlievo in modo da. per– mettere a. lui, o a lut · solo, la. scelta ae1 partilo politico e della conlesalone. (Ap– plausi). li pro!. ~loro afferma la necessità che e– sista una scuola di Stato. Il Gentile, men·

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