L'Unità - anno IX - n.20-21 - 18-20 maggio 1920

. , L'UNITA "indignato il ,giorno le romano - : il pensie– " ro dei popolo.ri sul problema nclriatioo ri– u sult.a chiorrunente do. quanto fu detto al « Congresso di ~a poli e da q1tanto noi abbia- 111110 tempre 101tc11uto, ispirandoci ad aftet- 1c tu<:160, sincera prooccupaiiono per la sorte "dfll nucle.i itnJioni dcU'nltra sponda, ma "resistendo ad ogni t.c-ndcnm. \·erso soluz.io– uni ispiro.te da un nozlono.Lismo esagerato. u Restando su queste ·direttive, alcuni depu– u tn.ti dcl P. iP. che si trovarono a Snn Remo 11 s'interessarono corlinlme.ntc (come riferi– u sco oggi qualche u.llro giornale) alle, os- 1c sorvnzioni che una deputazione istriana 1daceva circa il futuro confine ad oriente udi Trieste e più n.noora. ai gra\i ri.lies.i che « &Sa esponeva .intorno nJla situazione am– « ministra.ti va e socio.le dello terre redente 11. V11-ole apparire una smentita, e J1-0nsmen– tisce nulln. Che cosa. è, infntU, il naziona..– Ji.smo ... esageralo? Quello che vuole il palio dl Londra; o quello che non si oontenla neanche del patio di Londra, e' vuol; non aolo Fiume, che 11 patto di Londra assegna alla Croazia, ma anche Spalato, Catta.ro e... Pen1~to? E perchè il Corriere d'Italia ac- . ce.n.nn oon tanta disinvoltura alle notizie ,date dal Secoto, Perchè non le smentisce in quelle po.rU, in cui i clericali della Vene• 1..ia Glu.lia risultorcbbcro -0rmna alleati del nazionalismo del patto clt Lonctro. ed ultTa? Il Corriere d'Italia dice che jJ pensiero dc.i popolari ri~ulta do. quanto esso CoTriere ha 11 sempre ,,tsostenuto. Precisamente. Il Cor. riere d'Italia e gli altri gionwli clericali hanno u sempre,. sostenuta lo. campagna do.lmatomane dei nntlona1lsti. O pe'I" essere esatti fino olio scrupolo, e prendendo di pro• p06it.o il Corriere d'Italia, questo giornale rlnw1ziava. non solo n11a.OalJnnz.in, ma an• cbo oJl'tstria e in genera.le a tutto ciò che Cfi.':o. d'Austria non oro. disposta a cedere all'Italia, 11c.l periodo della neutralità; ili• \"Cntò daJmatomane, dopo che l'It.a.lia entrò 1n gueno, cioè ai tempi in cui il com.men· datore Ca\"nllini oonsiglio.vo i giornali tede• soofili italiani a buttarsi alla cnmpn.gno. sla– vofilo, perchè questa era la ,·io per valu– t.nro la. politica diplomatica e militare del• l'Jt.a.ltn e preparare ne.I dopo guerra il ri– torno deU'lto1ia nelle br·ncclo. · dcll'Awtrio. (di cu.i non si prevedevo. fJ non si voleva Jo sroscio.mento) e della Gc.nnn.niu. (di cui non si prc,cdc,·a e nOn si voJe,·a In sconfitta t.o-– tale); - caduto di )lirtlstero onnino-Orlan. do, e a.,·vicinond06i le elezioni generali, il Corriere d'llalia.. insieme coi oonJro.telli ispi• ra.Li da Don Sturzo, mise In sordina sulla Dp.lmozio, ,;de che il silenzio è d'oro: bi• sogna.va present.arri agli elettod oome av. versari di ogni guerrn. Oggi che le elezioni sono pn.ssa.t.e do sei mesi, che mera.viglia che la Dnlmazla. e il palio di Londra ri– tornino sulla scena? .E lillora, pcrchè il Corri•re d'Italia n..101 lare credere di smentire! Perchè tutto la tattico dei condottieri del Partito Popolare 1Ul.1iono è di lanciare il sasso o nascondere lo. mano. L'alleanza cle• rico-milHnre nOJl dc,•e appnlire clùara agli .occM dei contadini o de'l giovani, che han• no creduto dj tro,·nre 11,cl Pnrt.it.o Popola.re una politica di pace e di nntimilito.rismo. · nt~nn. che il connubi,o fra la spada e il pastorale nn·enga nisi ca,tc, caute. Sia que– sto. nOC<'!:-Sità il gioco delle smentite che .non s01rnt.L..:cono.Guai se 1e masse del partito mnnginssero lo foglia. Conclusione: spHta o. noi costrin~ere i~ Partito Popolare, 6\1 questo come su tutti gli,, altri terreni di discussione, a parlare rhinro. Il -problema finanziario scuola della . . pr1mar1a • JI priacitlio ioforma,tore ùi tutta. la le• gh.dnziooe itaJian~l, iu fatto di scuola. pri– mari&, fino al 1011, è stato sempre que-. st.o: lo Stato non Conda esso le scuole, Dl3 a.iuta i Comuni o ma.mteuere le scuole d& essi fondate. E il resultato di tutla, la legislazione 1100IAfltica. è stato questo: i Comuni più &boia ti, che per il fatto stesso delle lol'O più JJoride conùizioui eoonowiche, se.n– tiv&00 maggiormente il biaogoo di molti– plica.re le scuole, ed a.,·evano i mezz.i•per 1&0ltiplicarle, approfittM'llll</ io misura più larga delle proV\•idenze statali, e 88· sorbivano la, impropor1Jooe 'i• fondi stan– r.iat.i per promuovei-e l'istruzione popoL'l-· re, e i ()omdlli più pov~ri, e perciò m":"o 110W1ibili rule necc.ssità delh• nuova vita civile e meno ca.puci Unanzia.rilllllente di eo1,porturne Je :spese, rima.ne ,•lUIO acC<W– touati, ,;eu :t.ll JlOl!Sibili)à di ellicnce aiuto >-t.ttili~ udlo lolla. <..-outt·o l'irnalfahetiswo . t;omuui ricchi e at.t.ivi, e comuni pove– ri e inerti IJC ll(> U'O\'RllO UllllO nel ~ord quanto nel Sud d"llalia. E nelle nostre 8lutistiche le medie dell"anolfabetismo se non f08SeJ'<> globali pe.r !Jroviucie, mo iu c.iu.scuna. l'rovincia. f~ro tenuti dis-tiu– ti i t:omuni u.giati, per e$Cw1>io, qu~Ui che banno più di 10 lire di entra.ta per ciaa!Ull abitante, da.i C-Omuui poveri, che ~ 1.esso non r:,ggiungouo neanche 5 lire di enu-ata per :>bitant.c, si ,·edrebbe che ambe nell'Italia, setteuu-iooale, Mcanto od un (< nord n, ricco e largamente forni• to di 8CUOh'. esiste un <<sud», forma.to dai piccoli l irntun.i rurnJ.i, povero e anaJ– fn.beta. Ad ogni modo, sta il fatto che i Co– muni meno disagiati_ prevalgono nell'I– la lio. eett.entrionale, mentre il Mezzogior– oo è noa. regione di Comuni po.-eri in gmndÌSt!Ìlll& maggioranza. li problema flna11ziario della. .8Cnola primaria, pert=– to. si pre..oent& nelle linee genera.li come problema di distribuzione di giustizia tra Nord e Sud. E siccome Ls,discussione me– rita. di essere ripresi\, o.ozi, dev-e essere ripresa, non sartt male esporre i dati con– creti, su cui """" si dese fondare. L'analfabetismo in Italia Secondo il ceosimenLO del 1872 l'a.oal– fnùetlsmo itnllano em del 68.8% tra. le persone di età superiore ai sei anni. AI– J"auo del ~~nsimcnto ciel J9Jl la.le pro-– porzione cm diaces., n 37.6. Ma il pro– gresso, cl1e risulta dùUu diffel'cnza di que– ste duo cifre, è assai più effettivo per le l'egioni più pl'ogredite dcllu penisola (Pie– monte, Liguria, LomlnircHu, ecc.), che per l'lu.ùfa meridionale, )a quale ,si t.rova. an• <.-or::t. oggi in uno Ituu.o imvressiona.nr.e. Tutte le regioni del .lle-1.zogiorno, daJ. J 1 Ab1 ·uz.zo iu giù, hanno uuu, peroentuaJ.e ùi ,u1aU:1Uèti molto .!jll!Jt:l·iv1c a.ll, L lllt..:.Ùi.1 del l!eguo: per eselllpio, u9.6% io ( )a.la .. bria, 65% in J.lasiJi<:ata, 69.a% in Puglia, 58% nelle isole. Oli u11a.lfHbeti si poaaono dividere iJl òuc grauùi clas.si: quclli ùui 12 a.uni in su, e lJUc.lli dai (i ai li anuj_ 1. que::;ti uJ. timi 04Xorre 1n-uv, eùe.re a;;soluta.weut.e, He i:,i \"UOle evital"e di t.rova..rci fra dieci auui isclliprc allo i;te&:90 punto. Tutti ora.mai souo ù ·acco1-òo e.be una dello c.1use fonda.me1JUL1i1lcll',LDBJ.fubeti– S1UO è Ja ma.ncanm <li scuole. DaJ.lc sta– tiisticl.ie , iufatti, r·itmlta clJe la, pc~ceutua,.. Je Uegfi nnalfa!Jèti è in rappono ÌD\~erso a.I nU11JCJ-o deUe scuole. lu Liguria, per e.empio, ;;300 BCUole pc.- 1.200.000 a.bitànti hanno permesso di ridurre gli analfabeti ad un decimo ed nnche mCJ10della popolazione; io Puglia. e in llmdJicata, oon. q1wsi. "1-c milioni e nu·==o ,u abilUl!òH, le 6500 1/CIIOIC esistenti corrispondono al 58 e a.I 59% di nnaJ.fa– beti. il l'iemont.c, per tare un altro esem– pio, u.-e,·o. qunttro tlllni C.. più cli 16.000 scuole e il 2% di s]l08i a.oa.lfabeti; la Si– cilia. oo,a. 200 mi.la abita, i.ti in, più, a.ve\ 'al aollrulto la. nwtà delle scuole, e più della metà degli •~ a,aalfabeti I Quesw. scarsezza di scuole nel .Mezzo– giorno in confronto del set.tc.ntrione, vie• ne considCJ '3.ta oome una delle tante pro– ve della solil'1. iodoleoz..-. meridionale, e della ma.la soloou\ delle amministrazioni eomuua.li. :Ma è grtwe errore attribuire soL1mente a qull:--te c:1u~ la man<•.101.. 1 dell<' scuole. Occort'(l infatti 1·it:ol'{l:.11-c ehe Je anuniuislra.zioai eomun:tli rilut– tanti. i,;:en1..:1 giu.atific..•ui moth·i, a presta– t·e o~uio nll:1 lebrge ~ull'h;t ruzione ol>– IJligutori:1, \'i J}OlC\'flUO -5ell1JH'~ (':,.8eJ"e (.'0- stretti, anche prima della legge 1911. da– gli. iSJ>Cltori sc·ola$:tici, i t1unli era.no auto– rlz1.. 1ti :Jd istituire, di loro autoritil. e a SJ)O..~ dei Conn111i, le sc·nole n<.-cc.saa,rie. )fa. di fronte nll:.1 pove1·tù dei Comuni e .alla hnJ)O~~ihilitù as.-.olutn di trovare i fondi J>el' i.q)l'ire le S<:Uolc nuore, anche gli ispetlori più rolentcrosi dovevnuo ar– restarsi. Uipetiamolo ora o sempre: il Mezzo– giorno é u.n. paese 7KWCro;e le amm.ini• str-J1Joai comunali dispongono di entra– te tu ti' a.I tro t he J'ilevan li. M cn tre. per esempio, i Comuni della l'roviucin di Ge– no\'a, pos.-:.ouospendel'e 5G milionì nJl'an– no, e cioè quasi 53 lire J>Cr abitante, i Comuni della Basilicata con una popola– zione, cbr è qunsi I& metà di quella della l'ro\'iucia. di Ocno,·a, non possono spen• dcre ehe una somma sett<" \"Oll(' inferiore: sic<:l1èl'onere per la creazione d'una. scuo– h1 c,-omeuno sul bilancio <li un Comune ligure, e C.'OUJC qpattro stù l;iluncio di un Comuue bnsWca.Jese. I Comuui mcridion:Ll i spenclouo, è ,·e– ro, pet· la scuola elemeuta re in, oifrc as– solute n.ssai meno dei Comuni sett.entrio- ,.nali, ma, relativamente aUe loro forze fi· ,ia.nzial'ie, s~odoÒo wolto di più. In Ba.– silicata, J}er esempi.o, i Comuni destina.– no a.ll' educaziooo 1>opolare il 26.20% del– la spesa touùe; quelli della Sitrdegan. il · 27%; qneUi della Puglia il 30.50%. fu. vece i Comuni piemoote.~i spendono il 28.06%, i Comuqi dells Lombardia il 24.15%, quelli dell..-. Ligul'ia il•t6.69%, quelli del l'Emilia. il 24.62%. Ma. se è vero che i Comuni meridiona.– li dànno alln !!Cuoia lll1" la.i·ga parte del– le loro entralA!, è anche vero che lo eom– me destinate alla scuola eono scarse. La. scuola pl'imarin assorbe in Basilicata. più d'un <JUU,rto e in Puglia quosi un terzo deUe ape.se totali colllonali; ma i Comu– ni ùi c1uclle due l'egioni nou rieaoono con ciò a. epeude1'<lpiù cli 4.25 o :;.86 per a.bi - 1.&Dte, menll'<l io Liguria. si speudono 8.47, nell'Emilia. 7.64, nella. Lombardia 7.33 e nel l'iew.oute 7 .08 ! i,;, se procediamo ad alt.ri coolronti, giungiamo a, oonst.aunioni ancora. più si• goiilcative. U Comune cli Genova riaol– ve bene il problema. delle •ue scuole, per– chè ha w1 biluncio .,.,ai lauto (nel 1912 la entrutu era ùi 119 lire per ogni tibitan– te) e il 14% delle sue rieorae ba,,ù> per fa.re impartire oonveuienteweute l'istru– zione clewe.ntare. lu l :lru.ilica.ta invece il <.:owune di l'i8'tioci destina. alla scuola. il 66% deUe sue ,;pese; mu, non 1·icsce a.cl istituire tutte le scuole nCCCl!ilQric. li Co– mune di J.lologna, spendendo per la scuo– la primari" 1.700.000 Lire •ui 12 milioni e mezzo di cui dispone ogni anno (e cioè L. 13.W ,>gni 100) può l>i'JlUgare qullSi tulti i hiJlogni s,:oJa.,tici dei suoi abitali· ti; il t;owuue ùi <.:arolei, il C,ùaluia., uon riCl:lèe a.J oueuere lo stCttiO risulta.io col 5,;;% ùelle i;ue spese, e non vi riescono. nCJ.UJlleno i Comuni mu-di di Oonnosf&- 11àdic.1, Lodè o O.si; che a.ila scuola ele– we.ntarc destinano il 76, rso e 1'87% del– le loro speoe I 4.:oncbiudenùo, i l!owUlli weridiOnal.i nun JlO"""no (a1'(l più: pc,rehè IIOITO stret– ti tra iasuperabili dilliooltà liua11zinrie, e per pensa.re alla, scuola, ùi cui ('b'llUDO sente ora. il bisogno, sono cosu-et.ti ·a. tra,– tteuraJ-e lu, viuùilitù, e l'igiene. Per csai - come scrisse l'on. Lu~zatti - (e oocot'rc 1'11, <Mtito ooapioU-O cd,111.-tegra.– toì-c dello :Stato: o rasscgriars, aWamal– fabct~mo -in pcrma,w-11::a (che r.-a. gli a.J. t.ri guai chiude all'emigrazione la via. più protlcua degli Stali Uniti), o spe11dere di più con impeto giovanile, rigwidngna11- do il tempo perduto•· Quale è stnW., invece, la nOlltra politi– ca iiC0188tica finora? La legge del 1850 e 1876 La. legge CllSati (13 novembre 1859, nu– mero 3i25) impose ai Comu_ni cli prov.e– dere alla scuv:..i t:lc:mtutu1·c « io propor- 5 zione delle loro fa<:-01 ti\ e secondo i biso– gni del loro abil1lnti ». Emannl11 (lC'r il Regno di Snr<:leJ?Dn. in c·ui i C-0urnni rra-– no in tondiz-ioni economiche al.Jbastaoz,a, floride ,,. gli abitanti scntinrno Jn neces– sità di impnrnre o leggere e scrh·ere, ~'l si adattn\'a, ahha~taJ1za l,ene nlle eondi– zioni 80Cinli del paese. Mn dopo che fn estesa sio et sim11licitcr alle regioni di nuOYSI, nnnesHione, riJ3;uJ. ta1-ono e,·idcnti i difetti cl<'l Sifi'~11n, nei nuod :n111Jicn1i: nell'Itnlia S(ltl"-·ioun– le. dove gli an,ùfnbetl erano In mett\. de– gli abitanti. ~i moltiplicnnt 11 numero delle scuole; nell'Italia meridionale - do,·e si pai-..•-.:.H·o dn un mini.mo di O ad un tnti.-~imo di 00 ed anche ph) anaJfa,. beli per 100 nhitnnti - le scuole aperte crauo molto poche, per mnucnnza $0pr:t• tutto di fondi. La coustntazionr di qutto eta.lo di CO· se an-ebùe dO\'Uto Sll~rire efficaci prov– ,·edimcuti. Ma inv("Ce di peo~ue a me:1..zi efficaci per aiutare i Comuni ph\ poveri, la legge 9 luglio 1876 impol!C ai Comuni di aumeut.are cli un decimo f?li stipendi ai maestri. e pose a, c·ndco dello SIIlto t11 le derimo 1< nei Comuni a) <li f'.'Ottodei <e L000 nliitnnti, e nei qun1i la imposta. « fondinrin ha gh\ mggiuota, la\ rni8ura. << mns~im:1 <·oni-:enlitn dalle leggi"· I difetti di qn<'slo 1wo,·,·cdiniento so• no lampnnti. La popolazione n)(>riclionnle, per un comple8SO di c.1ni-:e p~irhe <' sto-– riebc hcn IÌote. ,•in~ prc,·alent<'mcnt4:' ne– c-entratn in gro"6i borghi. L"esempio ti– pico di tale ncceutrnmento ,, cinto da.1 C'ircondnrio cli Bnrlettn, il <1unle conta. 11. Coi'irnni Nm 111111 popolazione tot.a.I<• di 359 mila nbitn.nli, mentre nel bir('ondnrio di ('omo i 2.,~!) mil:l 11bit..'U1ti 80110 rhrniti in 223 Conrnni. e eiOO venti volte tnnto ! Quindi. i Comuni con popolnzione infe– riore ai 1000 abitanti. sono uumero~issi– mi ·nel nord. seursissit~j nel sud Ò<'lln pe. nisoln. Pr,-ciò i contributi clello Rtnto gi addensi11·ono n<'I ~("ttentrione, pinttOfito che nel M(lr.1..ogiorno ! L'nllro cliretto rondnmentnlc delln leg– ge clel 1876 e, che, prendendo a bnl!<'dei ooot1-ib11tidello Rtnto le •cnole e•lstentl, servl n d:tiutnr<• Je reAioni ~tteolriono1i, do\"e erano molte l"<'Uolee molti mn<'~tri, anzichè le Pr<)\'incie d("} Ycz1.o~iorno. do. ,·e i mneHlri erano in numero tro1>J>O<'Si– guo di fronte :d bi~1i, Per effetto di questa legge, dunque, gli aiuti cleUo Stnto ntfluirono prevnlcnte• mente nelle Provincie mC'no disnginte <lei n.;rc:I. TI diHlivcllo tra nord e sud, lungi dall'es.~re C'Olmnto. fu inrisprito. La legge del 1886 La leb,:e li aprile 1886, N. 3798 Oa– sa,va una. tabella minim.,, degli stipeIJdi, che i mocstri nvrebbero doV11to ricevere dai Comuni, e questi stipendi vnrin.vano eecondo l11ipopola.ziono dei eent.rl in cui inscg11nvtwo. Clot: le scuole furono di– ,~i~ in urb:rnc r rarnli; le prime erano qucllf' d<'i ('omuni eon popolnzione infe– riore ai 4 milo. ahitanli. 11 maC6tro di una l:!CUOlaurhana do,·e,~n riCC\"Cl"C uno .stipendio. <·he :111dura da. un minimo di 900 ad un ma~<.tirno di LOO0 lire nll'anno; il mar;.i;u-o di HTHI scuoln rurale f.l.i doreva. .--w .. ·c·<>ntcntor-t•di ~ lire nei Comuni da 3 a I mila uhitonti, 7GO nei Comuni da 2 a 3 milt> uliirnu1I o di iOO lire nel Co– muui. che n,•eçano una J>Opolazione infe– riore nllr 2 ruiln nnime. I Comuni meridionali, a popolazione prenilcnt<!mente n<·ceutrata. come nbbtn.– ruo gi:ì ,·isto, enfrnrono quasi tutti nelle catebroric urh11ne o neUe più costoae ca– tegorie rurali. Quindi dorettero nliSOg– gettfH'Bi, per cir{sc11n11 scuola, ad una spe– s:., più forte di quella, che reni..,-, soppor– tatn dai più ricchi Comuni dell'Itnlla sot– tèntrionale I Nell'IIIIHa meridionale, dun– que, non ~lo ,~i erano fondi minori per pagare i maestri, wa. i maestri esistenti bi.sogna.va pagru-li di più! Fu un nnoro roviaoao ostacolo itlla creazione di nuo– ve scuole nel Me~zogioroo. Ma ,·'ba. di 1>iù. Lo Stato si impegnò ,. corl'ispoodere ai Comuni, a Utolo di sue– sidio, la. differen,~-. tra gli stipendi mini– mi leg.,li e gli stipendi effettivi del mae– $lri. nei Comuni r.urnli, cioè proprio in

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