L'Unità - anno VIII - n.49 - 4 dicembre 1919

L'UNITA Giolitti e le autonomie comunali la legge è 'rispettata soltanto per eccezione; il motivo della proroga si riduce sempre alla necessità di completare il riordinamento. Fra i ,mmeri del programma che I'on Gio– litti ha elencato nel suo discorso di Dronero vi è anche « la pùi am/nO autonomia alle pn>• vi11cit ad ai 0,11111111~ soslilue111/o alla tuie a gouer– nati a mw largo app/,(aijÙJflt del nfer mlum po. /JO!are ». Sapevamo chè la disinvultura, per non dir peggio, dei nostri uomini politici è grande qua1n' è grande la smemorataggine del pub• blico; ma che si pote~e arrivare .id un tale colmo di turlupinatura non l'avremmo creduto. Se vi è stato uomo in Italia che abbi2. fatto ludibrio delle autonomie locali, che abbia ri– dotto provincie e Comuni a semplici strumenti dei più bassi servizi elettorali e polizieschi è stato piuprio Giolitti; ed oggi quest'uomo ha la faccia di bronzo di venirci a dire che vuole restituire • la pùi ampia autonomia alle pr(J'l)i11cie ed a, O.mumi.' » · A leggere questa roba vien quasi la tenta• zione di dubitare di noi stessi e di chiederci se per avventura Ciccotti, Salvemini e tutti gli altri valentuomini nelle loro descrizioni dei me• todi a cui Giolitti e i giolittiani ha sempre ri• corso per crearsi una maggioranza docile e ta• •ci turna nei collegi del Mezzogiorno, non ci abbiano ingannati e non abbiano voluto diffa. mare il nuovo Cavour di Dronero. Per questo abbiamo voluto riprendere in esame per conto nostro la politica giolittiana verso gli enti locali, ricorrendo ad una fonte che non si prestasse ad amplificazioni ed a declamazioni retoriche; alla statistica cioè de• ,gli scioglimenti delle Amministrazi4;ni c·omunali nei 14 anni compresi fra Il 1903 ed il 1916. E JI solo esame di questa statistica è bastato a confermarci che Giolitti è l'ultimo uomo che possa parlare di rispetto alle autonomie locali. Due fatti colpiscono subito alla lettura di tali statistiche: la grande sproporzione nel nu– mero dei consigli disciolti nell'Italia meridio nale e nelle isole in confronto di quelli del- 1' I talia centrale e settentrionale e le forti oscillazioni nel numero complesso degli scio– glimenti da un anno all'altro. Nel quinquennio 1910-1914 in tutto il regno fu disciolto il 10,65 per cento dei consigli co• munali; ma tale percentuale è data soltanto per il 6,58 per cento dai comuni settentrio– nali, mentre quelli del aud vi entrano per il 14,73 per cento. Ma questa sproporzione di• venta anche più significativ,1 1 se consideria– mo i motivi dello scioglimento enunciati nella relazione che precede il decreto reale. Talvolta la crisi trova origine in una trasgressione alle leggj derivante da inerzia: il tonsiglio non riesce ad eleggere il sindaco o la giunta, o non raggiunge mai il fiumero legale per deliberare, o è diviso in partiti inconciliabili di forza u– guale o quasi, od è in gran parte dimissionario. Questi casi, in cui il potere centrale non giudica da un punto di vista soggettivo l'opera di quel• l'assemblea, prevalgono in quasi tutti gli scio– glimenti dei comuni dell'Italia settentrionale salvo il caso di consigli comunali dcli' Emilia, o delle Marche sciolti per aperte ribellioni alle leggi, per deliberazioni politiche, per or– çini del giorno contrari alle istituzioni. Invece nell'Italia meridionale la maggior parte dei consigli comunali è sciolta perchè il loro funzionamento è denunciato come irrego• lare, illegale, partigiano, causa di disordini, o perchè il consiglio si ritiene negligente degli uffici, dei servizi, delle finanze, inetto, in– ~omma per cause di mal governo. Allora il po– tere centrale esprime un giudizio soggettivo su quell'amministrazione, cd in base a questo la sopprime e la sostituisce con un proprio fun. zionario. La frequenza di questo intervento nei -comuni dell'Italia meridionale, ed in modo speciale nei comuni di provincia, dimostrerebbe una minore capacità amministrativa nelle po– polazioni di qut:lle regioni, od una loro mi– nore probità nella vita pubblica rispetto alle i;egioni del nord, in cui ben rari sono casi simili. Ma la sproporzione troppo grande ci rende impossibile di accettare questa s0la causa e ci co3tringe a pensare come si svol5e la vita pubblica nelle regioni meridionali, e special– mente nelle campagne. Giolitti andava cauto nel commettere pre– potenze contro i comuni delle regioni setten~ trionali, ed in genere contro i comuni cittadini, dove l' opinione pubblica era tenuta desta e ,·igile da solide organizzazioni dei partiti, pronti ad opporsi ai suoi arbitri ed appoggiati da deputati disposti alle pil1 energiche pro– teste in parlamento, ma non aveva ritegno ad aizzare i suoi cagnotti cOntro i comuni meri· dicnali malmenati da vecchie consorterie, più lontani dai centri nervosi della nazione chiusi ai grandi partiti nazionali, abbrutiti dalle for– me più meschine di c(1rruzione. l deput.1ti, i runzlonari provinciali, gli llomints del governo pensan loro a diffamare le amministrazioni co– munali, ad accusarle di ogni possibile disor• dine, rinfacciando loro i più indeterminati ad– debiti: uffici in disordine, servizi negletti, « una fogna la cui.i_cqua finisce a scorrere all'aperto>>, « il muro del cimitero così basso che anche i cani agevolmente lo saltano », agitazioni ostili, partigianerie, abusi, illegalità vagamente affer– mate, senza citare un sol fotto detenninato, quando non si ritiene sufficiente motivo per mandare a spasso la regolare amministrazione la necessità indeterminata di riordinare e siste– mare l'azienda, o l'urgenza di ripristinare« l'im• pero della legge », od il giudicare, per cause non dichiarate, inetti gli amministratori, ccl « indegni di ricoprire la carica », caso tipico in cui l' arbitno del rx:>terecentrale, cioè delle persone ai cui interessi è ligio, sostituisce ed annulla del tutto la volontà del corpo elet• torale. D' altra parte vi sono casi in cui non è possibile escludere un oscuro motivo, ben di– ve~so dalla tutela della legge. Il comune è af• nitto da disordini, illegalità, malgoverno « da / molti anni », per cause ormai remote, e ciò viene alla luce per giustificare lo scioglimento del consiglio comunale soltanto quando si pro• duce una crisi insolubile di inerzia, e si ha quasi la rinuncia al mandato; per esempio, il consiglio comunale di Ruvo di Puglia fu di• sciolto il 3 gennaio 1904 perchè una fitta rete di parenti ed amici dominava t sfruttava il comune da dieci a,mi. E perchè non si era provveduto prima? Il consiglio di Missimeri, in provincia di Palermo, fu sciolto il 16 maggio 1907 perchè dal 1900 i,i poi si dovevano la• mentare illegalità, favoritismi, malgo\·erno da parte d6'1'amministrazione in quel momento dimissionaria; cioè si tollerò per sette anni che un comune rimanesse fuori della legge, aspet tando a provvedere che i cattivi amministra– tori si dimettessero. E parecchi altri consigli, S. Caterina del• l' Ionio (Catanzaro), Sonnino (Roma), Giarra– tana(Siracura), Antillo (à!essina) vengono sciolti dal febbraio al settembre 1913 perchè gran parte dei coruiiglieri, o la minoranza si dimet• tono protestando contro abusi e le illegalità che vengono accertate solo in _seguito alle loro di• mis:,ioni. Ed allora la vigilanza degli organi principali? In questi ed in altri infiniti casi o l'autorità tutoria, ignorando la illegalità in seguito riscontrate, mancava al proprio com• pito ; oppure conoscendole, avrebbe dovuto imporre il rispetto della legge. Invece o le tol– lerò per favorire quei 'partiti e quelle fazioni che nel comune formav,mo la fida clientela e la base elettorale di un onorevole cliente del governo, finchè ali' estremo dovette cedere di fronte alle denuncie aperte ed alle dimissioni di protesta; oppure, ed è questo il caso più frequente e più verosimile, le illegalità denun– ciate non sono vere, ma siccome è necessario sbarazzarsi di qualche consiglio comunale ri• belle, ostile e noioso per j\ candidato del go-– \"erno, ~i provoca artificiosamente una crisi che renda menù mostruoso, almeno formalmente, l'arbitrio del governo. Dunque, possiamo ormai affermarlo, quasi sempre, e special1nente nell'Italia meridionah:, si sciolgono le amministrazioni comunali per motivi e calcoli elettorali, mirando a sosti– tuire alla normale amministrazione quella straordinaria di un funzionario, strumento del candidato go\"ernativo. Questo scopo è pro• vato dal seguente rilievo: le legge stabilisce che, sciolto un consiglio comunale, gli elettori devono essere convocati per eleggerne un altro entro tre mesi, prorogabili a sci per « motivi amministrativi o di ordine pubbli– co ,. ; ebbene nel 70 010 dei casi si ha que• sta proroga, cioè l'eccezione diventa legge, e Nel 1910, su 119 consigli comunali disciolti soltanto 22 forono rieletti nel termir,e pre– scritto dalla legge; nel 19n solo 32 su 122; nel 1912 solo 10 su 85; nel 1913 soltanto 14 su 139. Considerando che lo scioglimento del consiglio comunale e conSCgucnte ammini• straziane di un commissario regio è quasi sempre preceduto da temporanee gestioni di commissari prefettizi, è chiaro che la crisi dura parecchi mesi, durante i quali, mancan• do il controllo dei cittadini, i funzionari, die• tro ordini dei loro superiori e del deputato, mettono le cose a posto, usando di tutti i mezzi a disposizione dell'amministrazione mu– nicipale per rafforzare fino al punto deside– rdtO la clientela del deputato in pena, o per costituirne una al candidato destinato alla con• quista del colle~io. Il commissario prefettizio diventa poi un'\stituzione indispenstbile nei momenti difficili : subito dopo le elezioni ge– nerali politiche dell'ottobre 1913 vi è una strage di consigli comunali, come di solito dopo le elezioni ; si sciolgono nel gennaio, febbraio, marzo e perfino aprile 1914 consigli comunali già sostituiti da commissari prefet– tizi fino dal precedente ottobre 1 settembre, perfino luglio del 1913. E se non c'e modo o non si ha il corag– gio di sciogliere del tutto l'a~ministrazione comunale, si manda almeno• un commissario a sorvegliare le operazioni elettorali per ga– rantirne la regolarità, con effetto sicurissimo, come prova l'esempio del genere a Santeramo, collegio di Gioia del Colle (Bari) per le ele– zioni <tel 1909: il prefetto inviò un « con,. missario ptr sorvtgliare la distri'lmzùme dei cer• li/icali elettorali e gara11tirt il libtro utrci=io del volo»; Santeramo, ostile nella grande mag– gioranza al candidato De Bellis, aveva un'am• ministraziooe comunale a lui contraria: ebbene l'amico persouale di Giolitti, Vito JJe Otlli's il 7 marzo 1909 ottenne in Santcramo una forte maggioranza. Se un commissario con funzioni limitate può arrivare a dominare un comune ostile, è facile comprendere quale forza abbia durante le elezioni un commissario che sosti• tuisca del tutto l'amministrazione del comune: ed ecco il perchè dell' invio e delle lunghe gestioni di quei commissari prefettizi del 1913. Del resto la crisi si trascina normalmente per due o tre anni, con diversi successivi scio. glimenti del cons1g1io,fino ad avere incontra• stato dominio : vi sono molti comuni privati della loro regolare ammini3trazione cosi di frequente e così ripetutamente n'!l decennio giolittiano, che quasi fX>SSOn dirsi non più au• tonomi, ma governati di regola dai funzionari regi : per esempio, fra tanti altri, il consiglio comunale di Minerbio (Bologna) fu disciolto nel 1904, 1905, 1907; quello di Frasso Tele• sino (l}enevento) nel 1907, 1909, 19u, quello di Noci (Bari) nel 1907, 1912, 1913, quéllo di Alcamo (Trapani) nel 1907, 1912, 1913, quello di Palmi (Reggio Calabria) nel 1900, 19o6, 1909, 1913 dopo di che il potere del commissario veniva prorogato e riprorogato fino al 25 gennaio 1915 ed oltre; quello di Rosolini (Sicacusa) nel 1904, 1905, 1906, 19L1, quello di Santeramo, e sarà utile richiamare quanto sopra è detto, nel 1900, 1905, 1908, 1911. Intercalando a queste date i periodi di amministrazione pretettizia, di proroga al po– tere del R. Commissario, si deve concludere che l'amministrazione autonoma locale è _di• venura un mito per i citdti municipi sotto il· governo di Giolitti. Da tutte queste considerazioni s.:aturisce evidente il motivo elettorale della massima parte degli scioglimenti comunali. Ma del re– sto possiamo lasciar parlare le cifre nella loro nuda chiarezza: Il numero dei consigli comunali disciolti, notevole nel 1903, un po' in diminuzione verso la fine di quell'anno, aumenta costan– temente dal principio del 1904, con evidente accrescimento nell'ultimo bimestre, proprio in~ relazione alla lotta elettorale, e subito dopo, nel gennaio 1905. Sono le prime elezioni politiche manipo– late da Giovanni Giolitti, prima mini!itro del• l'interno nel gabinetto Zanardelli, poi presi• dente del consiglio dal 3 novembre 1903 1 ;iapparso sulla scena politica dopo di~ci anni 239 dalla crisi della Banca Romana e dalla fuga del 1893. Nel marr.o 1905, dopo una incerta crisi aperta dalle dimissioni che Giolitti giustifica con motivi di salute, sale al governo il gabi• netto Fortis: il numero dei consigli disciolti da questo governo è di molto inferiore alle cifre precedenti dalla media di 30-40 (in un quadrimestre) si scende a 12, ed a 7, durante il brevissimo esperimento del gabinetto Son– nino-Pantano del febbraio•maggio 1906. Il 29 maggio 1906 torna al potere Giolitti che si dedica a consolidare la propria posizione, e subito notevolmente cresce la severità verso le amminii;trazioni comunali ; i casi di scio-– gliruento, sempre numerosi, tornano ad au– mentare improvvisamente e notevolissimamente (da 15 a 35) in rapporto con te elezioni ge– nerali del 1909, e subito dopo di esse. La base del sistema giolittiano è ormai salda, ed il dittatore vuol rendersi ancora più indispen• sabile, mostrando praticamente che nessuno può sostituirlo : per oltre un anno cede il po– tere, prima ad un secondo tentativo Sonnino, sfortunato e breve quanto il primo, poi a dieci mesi di dolce governo di un membro della magggioranza, Luigi Luzzatti : il !':.umero dei consigli comunali disciolti si abbassa assai durante il governo del primo, e pur lieve– mente rialzato, si mantiene inferiore alla me– dia giolittiana sotto la direzione del secondo; ma decisamente risale .non appena Giolitti torna al governo nei primi mesi del 191 I. Poi diminuisce di poco fino alla cifra quadri– mestrale di 13, il valore minimo sotto Gier litti: la maggioranza è fedele e sicura, la base parlamentare è incrollabile, quindi la violenza e l'arbitrio si limitano al puro necessario: Giolitti ed i suoi non voglion mai delinquere oltre il puro necessario. Intanto si avvicinano le nuove elezioni politiche col suffragio universale o quasi : è un 1 incognita che impensierisce, è « un sa.li " nel !mio » e bisogna premunirsi : la stretta alleanza clerico-moderata deve essere aiutata validamente da ,txultllt, specialmente nell' lta• lia meridionale, dove notevoli masse hanno acquistato il diritto di votare : bisogna fare le elezioni come si de\"e ; e fra i mezzi più validi si torna ad operare la violenza contro i comuni. :Mentre si preparano le elezioni del 26 ottobre 1913 e subito dopo di esse, cresce straordinariamente il numero delle assemblee municipali disciolte: <la 33 a 43 a 59. Sarà opportuno rilevare che il 29 settembre 1913 venne pubblicato il decreto di scioglimento della camera e di convocazione dei comizi, e<t il 28, in un sol giorno, venivano firmati ben quindici decreti di scioglimento di consi· gli comunali, mentre parecchi altri ne erano stati firmati nelle settimane immediatamente prece<leqti. Subito dopo le elezioni il numero cresce ancora perchè si vuol regolarizzare la disorganir,zazione di parecchie aziende comu• nali compiuta durante la lotta elettorale mc• diante i vari commissari prerettizi, più graditi di quelli regi, perchè più sicuri e più docili strumenti nelle mani degli onorevoli, nel cui diretto e prossimo campo di azione si trovano. Nel marzo 1914 1 proprio allorchè la sua base parlamentare era divenuta formidabile e sicu• rissima, il dittatore si prende un altro perkdo di riposo, proprio anche perchè certe npiose questioni fossero da altri risolte. Ebbene anche la sparizione del dittatore ci fornisce la prova delle sue violenze: dopo le sue dimissioni, nel 1914, il numero dei consigli disciolti rapidissimamente decrebbe a cifre molto basse, che si mantennero tali an– che nel primo periodo della guerra ; sebbene più numerosi e più gravi oneri, mag;iori dif· ficoltà di amministrazione, assenza. di funzio– nari e di amministratori rendessero logica– mente più difficile lo svolgimento della vita locale, e quindi più probabile la necessità di intervento del governo. Ma se infine esaminiamo una statistica di consigli comunali disciolti dal 1889 fino al 1916 apparisce ben chiaro che le cifre pil'.1 alte si toccano nel 1893, e dal 1903 al 1914, · cioè -nei periodi io cui il potere fu in mano di Giolitti: soltanto negli anni turbinosi 1897. 1902, durante le lotte parlamentari e le gravi convulsioni interne che attentarono seriamente alla saldezza della costituzione, tali cifre fu. rono sorpassate.

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