L'Unità - anno VIII - n.39 - 25 settembre 1919

, problemi della vita italiana Direttore·: GAETANO SALVEMINI"' Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Zanobi, n. 64 JA Abbonamento ordinario annuo L. IO, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 "' Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 JA Un numero separato ceut. 20 JA Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE JA C. C. co ,f.la posta. Anno Vlll ~ N. 39 <M 25 Settembre 1919 SO)IMARTO: Il diritto far 111/h~ LEONIDA BISSOLA'ff. - ft dcrvered'oggi, U.\.IBER1'0 ZA~OTTI BJANCO. - .1/ari,,a lla::.ionaleO ca11tiu/ 1l(JZl011ali?, G1so LU.7.ZA 'I'TO. - /.A Stato .uaggiore, .-\, F. - .Jfaucano gH aratri. Su la bt11mastrada. - Vùw coopera/ft;o ! - Il pnue degli Enti. - Il pre:w dd libri. Il diritto h' discorse>, che Lcunida Bissolati ha promm– aialo al C ugrcsso del/' Um"o11c sorifllisla italiana, il 20 se/lembre, I sia/o pubbli'cato per intero da pochi quolidiam: 1Voiritmùrmo nostro d(!Ven prm– der!o di puo dal Giornale del Popolo, , come– gnarlo a queste 110s/r.: pagù1c, come dommmlo di coraggio e di probità, e C<ime riassunto di tutte le tilee c!u da cù1que a1111i anche il nostro giornale è andato diffondendo. Per comprmderl a/cmii accmni dei discorso, occorre notare che w, gruppo di delegati, ù,terve• 11Uli al Congresso dalla Venezia Giulia 1 aveva proposto mi ordziu del gion10, che d,àva: « /...a « delega-:ione della Venezù Giulùi drll' (/11i'o11e « socialista italiana; ric/1ia111a11dosi a coslanli po– « stufali di redmzio11c e di gùtst.'zia soslmuti nel « 111011do civile e nel partito; - riaffermando « l'irredu.cibile volontà e i'assolut,1 11uess1là che « tutti i fratelli irredenti siano n'1111iti alla Patn·a (( fta/ia; 1·1"afferma11do t'/ diritto dei popoli di di– <( sporre di eui stessi; - aderisce alla irndudlu'/e « volontà di .fii,me a ri,·ongùmgersi alla /omig/ia « italirma; - invita il Congresso ad esprimere « ,m voto di solidarietà ai /rattlli fiumani td a « rivolgere tm momlo al Govenio dù11mtit:o ed <( ignavo 1>. per tutti più religioso delle alte cose che Cl sono fra le stirpi umane, tutti figli di questa magnifica civiltà che noi abbiamo forse per un grazioso dono della natura. Ma ai partiti, che vogliono essere partiti di grande responsabilità, si impongono riAes• sioni, che devono essere Valutate profonda– mente prima di prendere decisioni definitive. Si parla di rivendicazioni per le quali siamo partiti in guerra; ma noi abbiamo ,,aiuto la guerra per quelle cd anche per altre ragioni. Noi siamo entrati in guerra in parteperragionina– zionali; ma quello per cui noi antimilitaristi abbiamo dato il nostro caloroso, entusiastico più ardente consenso alla guerra, andava alle rivendicazioni non solo dei diritti della nostra patria, ma di tutte le patrie. Le ragioni dell'intervento socialistico qu,illo che solo con l'Inno dei lavoratori non si era riusciti ad ottenere : vale a dire la g:•• rra alla guerra. Far cessare negli altri la -volontà di fare ancora la guerra, togliendo i motivi che la determinano. Ebbene, in nome di questa gente, in virtù di quella parola, che noi abbiamo lanciato e che ci ha fotto seguire nella guerra da tutto il popolo, in nome della giustizia socialista, perchè il socialismo e giustizia ;_ noi abbiamo diritto di vederC realizzato questo sogno, che è il desiderio 1 l'aspirazione di quanti, ignari, combatterono e si sacrifo;arono. In fondo al loro sentimcnto 1 amici e com– pagni sodalisti 1 era questa loro aspirazione. Il problema della pace. Ed allora, quando ooi ci trovammo, finita la guerra, davanti al problema della pace, ci si imposero i fini che dovevano essere realiz– zati. Molti elementi, molti criteri sono sorti. Ci siamo trovati di fronte al problema delle 1.onc a popolazione mista : occorreva prepa– rare i nostri rapporti colle popolazioni dell'al– tra penisola adriatica; ed era necessario che noi socialisti indirizzassimo i nostri sforzi, la nostra opera, ad ottenere che fossero tracciati confini dai quali fossero il più possibile ri– spettati i diritti delle n;zionalità, sia dell'una che dell'altra gente, che i secoli avevano in– trecciato fra loro e messe in vita quasi co– ...lllu,n_ç__ru,;;J~differenze linguistiche od conferenza di Parigi, ai danni dell'Italia con• tro Fiume. Noi potremo tenerci Fiume, non so bene se malgradv od anche per iJ gesto dannun– ziano. Perchè il diritto su Fiume ci sia rico– nosciuto in base al diritto di nazionalità, è necessario che in base allo stesso diritto rico– nosciam9 la nazionalità slava di altre regioni adriatiche. È certo che ci troviamo ad un momento decisivo. Oggi noi si attende la risposta del– l'America. Si dice che favore\·oli alla nostra rivendicazione di Fiume siano la Francia. e l'Inghilterra. Noi non sappiamo se e fino a qual misura ci sia data questa solidarietà della Francia e cieli'Inghilterra. i\Ja ora non si parla che per ipotesi 1 che forse sarà il fatto di domani o domani l'altro; ma il problema sarà questo: se la Francia e l'Inghilterra, se le nazioni alleate di Europa riconoscono in effetto e si rendono solidali colle affermazioni italiane per Fiume, è il caso di affrontare il diniego dell'America per affermare il diritto su Fiume dell'Italia? Questo è il problema <li domani. Oggi ci è ignoto. Ci è ignoto anche fino a qual punto Francia ed Inghilterra possono essere con noi. li gesto di d'Annunzio può essere stato un gesto decisivo, ma può essere stato anche un piccolo peso messo sull'altro piatto della bilancia 1 e per le ragioni anzitutto che ven• I L'ordine de! giomo, approfi!ta11do della runa• 111/à che esiste i11 /Jali'a sul problema della ci/là -!i "4J;"•":.'.!.':(!, ,urcava dJ. lra.uùran il C,mgresso a "'I voto per la nimione dall'Italia di tutti i fratelli irredenti, cioè non solo di Fùu11e e di Zara, ma a11rhedi Sebmico, Spalato, Ca/faro, di q11a/1111q11e /erri/ori() ;,, cui vi siano degli italiani anche in piccolo numero. Contro questo sistema di ideesi è tle• valo Bisso/ali. E noi ro11smti'amo pimamml con bu: Ma, più ancora, ciò che rispondeva più profondamente alla uostra idea socialista, era la nostra mira perchè cessasse fra le nazicnl quello stato di anarchia 1 nei rapp·)rti econo– mici; e che in una lotta di nazionalit;ì. o di intere,si, le nazioni doves~·ero essere non già spinte ancora a gettarsi armate l'una contro l'altra, ma facessero i'l.rgineall'impeto brutale, risolvendo in .'.litro e ili civile modo le loro ve;tenze. La fine delle gucrir:-volCVT1mrr,e--n-o,:i era questo un sogno. QuCsta era la paroln per la quale e nella quale abbiamo vinto. Questa era la parola e questa era l'idea 1 per la quale i nostri soldati, i nostri contad;ni del , Iezzù– giorno e cli altre regioni ancora, ov~ piì1 rara è g't1nta,' quando è giunta, la parola socialista, i nostri operai vestiti di grigio.verde si 59110 slanciati fuori delle trincee. 't.:,nche. -- .. ·--"""'--------==---- È la prima volta che parlv dopo il di– scorso di Milano : e non avrei creduto nè credo in questo momento di dovere, precisa– mente nella assemblea socialista, con·edere alcunchè su le idee che allora, in mezzo :1i fischi dei naz·onalisti e dei reazionarii, ho af• fermato, credendo di affenna1e quello che mi dettavano e mi detta il mio animo di sociali– sta e quelle idee alle quali ho dato tutta la :nia vit.i. Non ho bisogno di ricordare che sono uscito dal governo di Orlando-Sonnino colla parola <(Fiume» I Non ho bisogno di ricor– dare, e questa non è affermazione che possa essere smentita, perchè si tratti di cosa svol– tasi nel silenzio di un gabinetto ministeriale, che dopo 14 giorni io questa idea affermava in mezzo ai fischi alla Scala di Milano. L1uo– mo non può cedere nulla di quello che con– tiene più profondo e più sacro l'animo suo. lo chiedo di dare una spiegazione; anzi, io chiedo una spiegazione intorno a quell'ordine del giorno, perd1è io possa sapere se deb/Ja 11.Jcire di qui o se debba n'mancre. I vi si parla del ri– torno alla madre patria di tutti gli italiani. La questione dalmata Tutti pensano, e io spero che qui anche coloro che sono in dissenso colle mie idee lo pensano, che io debba andare fino in fondo al mio pensiero. 1\Ia nessi:no, io credo, potrà dubitare che io possa fare distinzione fra gli italiani dì Fiume e quelli di Spalato o di Traù. Essi sono tutti italiani egualmente: so– no tutti fratelli nostri 1 e sono tutti compresi nel nostro amore, nel nostro pensiero come gli italiani di Roma, di Milano, della stessa mia Cremona. Sono, meglio, siamo tutti di un solo sa11gue, figli tutti della stessa famiglia, colle stesse tradizioni, la ste-~a religione uma– na che è religione del senso italiano, il sen-,o Quei nostri operai, quei nostri contadini, non potevano intendere appieno le rivendica– zioni italiane ; non sapevano, non era stato mai loro detto che cosa fossero i nostri di– ritti adriatici. Si trattava di contadini, sia del Mezzogiorno che del mio stesso paese, e di altre provincie d'Italia, che m:\i nulla ave– vano inteso; e saho alcuni che conoscevano qualche cos..1.della tradizione del nostro risor– gimento, o qualche altro che aveva inteso qualche cosa perchè provenit::nlc da paesi O\"e cominciavano a far breccia le idee socialiste 1 per tutto il resto la patria 1~on esisteva. E noi li abbiamo ben sentiti anche quelli che avevano ascoltato la parola socialista, la pa– rola del Partito Socialista Ufficiale, anzi 1 spe– cialmente questi 1 che cosa pensassero dei di– ritti della patria. Essi sapevano solo quali fos– sero i do'"eri \"Crso la patria univen,ale. Nè in migliore condizione si trovavano quelli che erano passati sotto la propaganda del prete. La borghesia e l'educazione nazionale. La stessa borghesia non si era mai curata di far sapere a questi contadini 1 a questi ope– rai, che cosa fosse la Patria cd i suoi diritti. Onde possiamo dire che gran parte dei sol– dati furono spinti in guerra senza che sapes• sero se e come esistessero le rivendicazioni nazionali. I\Ia ciò che spingeva fuori delle trincee questi uomini, ciò che anche dopo Caporetto animò a fare argine al nemico agli eroici figli della Patria 1 che resistette~o eroica– mente sul Piave e sul Grappa; ciò che dalle trincee fangose del Piave li ha risospinti in avanti, è stato il sogno, la visione, di liberare le generazioni a\ "veni.re , i figli 1 ed i figli dei figli dalla servitl1 della guerra: l'idea di far pas~arc negli altri, sia pure a colpi di cannone, E poichè la Società delle Nazioni significa tribunale supremo, davanti al quale ogni gente deve portare le sue aspirazioni e dalla quale deve pretendere cd avere appoggio per le proprie aspirazioni riconosciute essere giuste, in modo che senza guerra, senza urti, la scn• tenza sia accettata e rispettata, noi italiani, noi socialisti italiani, non possiamo pen• sare mai che 1~ Italia, quantunque vinci– trice, come fu vincitrice a Vittorio Veneto, dovesse allontanarsi dalla Società delle Na– zioni. E noi pensiamo che in ogni modo per quella tradizione, che è nella stessa missione di Italia e che, è la base ddla civiltà e della umanità della Società delle Nazioni, l'Italia ha il dovere ùi fare atto di riconoscimento assoluto di questa Società. Per questo l' Ita– lia andò a Patigi, Il problema adriatico. l\la io devo tornare a ciò che costituì il movente della mia dichiarazione. Io, per le terre adriatiche, sostenni che si dovesse il ri– spetto assoluto delle Nazionalità, non solo della nazionalità italiana, ma anche delle al– tre nazionalità; questo, quantunque avessimo vinto, anzi specialmente perchè abbiamo vinto cd abbiamo vinto; per un principio onde nes• sun popolo deve fare il prepotente. ma i po– poli e i loro dissensi devono essere regolati da un senso di giustizia. Io dico, e qui si innesta il mio discorso in quella frase sulla quale io chiedo spiega• zioni : 1·ico11osci01110 senza esitazione Fiume e i di~ ,·itti di .Fi'ume. l\Ia come riconosciamo che Fiume deve essere italiana, così dobbiamo ri• conoscere che gli slavi devono veder rispettato H loro diritto di nazionalità in quei territori in cui la nazionalità è slava. Sia data l'auto~ nomia a Zara, o sia data ali Italia, e sieno date garanzie alle minoranze di lingua ita• liana 1 come noi le accorderemo alle minoranze slave, che saranno contenute nei nostri nuovi confini, che cosi debbono essere perchè sono terra sacrosantamente italiana. Non è contro questo che si appunta la resistenza del mondo slavo od ultra sla,·o, che si muove attorno alla Vale a dire che una volta ammesso il prin– cipio che gli italiani possano farsi giustizia da se stessi, non si può negare lo stesso di– ritto a tutte le altre nazionalità; e tutti quanti faranno la stessa cosa per le loro rivendica– zioni, e non si può fare distinzione. A nostro vantaggio c'è, o dovrebbe esserci, questo ar– gomento: che, a differenza cli altri popoli, noi avevamo un programma, che era scritto nel Pat o di Londra, di rivendicazioni adriatiche; in seguito per il riconoscimento che dobbiamo fare del diritto nazionale, perchè si prepari nell'avvenire non la guerra fra i popoli, ma un avvenire di buone e cordiali relazioni, e l'Adriatico non divida, ma sia un ponte di congiunzione fra le stirpi dell'Europa orien– tale e le stirpi italiche, noi su quello che è scritto sul Patto di Londra, passiamo una spugna per affermare il diritto su Fume, per– chè senza questo non possiamo fare il rico– noscimento del diritto altrui. Per questo motivo desidero chiare spiega– zioni pe_rquelle parole che alludono a tutti gli italiani dell'Adriatico 1 pcrchè potrebbero alludere a rivendicazioni nazionalistiche. Io credo che sia bene correggerle senza costrin– gere, non dico me, ma una quantità di amici che come mc pensano, a staccarci da voi, senza costringere voi stessi, a riconoscere che avendo fatto la guerra per il socialismo, non siamo più socialisti, ma che siamo metà na• zionalisti e metà socialisti, mentre noi abbiamo fatto del socialismo sostanza del patriottismo e del patriottismo sostanza del socialismo, e non possiamo d:stingucre fra quelli che sono gl' interessi dcli' Italia da quelli che sono gl'in– teressi de!JlUma!1ità. LEO!-IJDA B1SSOLATI. Si può aiutare l'" Unità" pagando subilo /'abbo11m11enlo, senfa aspet– tare sollecita;ioni, che richiedono ingenti spese -postali e rendono più grave il lavoro dell'amministrazione.

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