L'Unità - anno VIII - n.38 - 18 settembre 1919

problemi della vita italiana Direi/ore: (]AETANO SALVEM/Nl.,. Direzione e Amm111istrazio11e: Firenze, Via S. Zanobi, 11. 64.,. Abbo11ame11to ord111ano an11uo L. 10, semestraleL. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 "' Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 .,. U11numero separato ceni. 20 "' Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE-~ C. C. con la posta. Anno Vlll ..H N. 38 ..H ·1a Settembre 1919 .SOMMAR10: L'ou:identl! dl Fiume, L'UNITÀ. - Tomato Sili.ani, g. s. - u,, fJltt'a difctW, g. c. - /_,a cris,· del recà,u rapprctmlati,,o iri /11ghiltura, A. CRESPI. De!,mda est.... Le cuc,nr dli Comando Supnmq, - Il 'jro/Jkma ,J,oranal, e ,rii agrù:oltori. - La. rit,olto dei ncgr,: U. Z. B. - Nd Rcr,w ddla P. S. - Cronaca ddla l.L,ro. L'incidente di Fiume Anche nei. 1.:he noo possiamo essere so. spettati di tenercuc per !' imp1esa dannun– :iiaoa, non ci sentiamo di approvare la di– chiarazione fatta dall'on. Nitti alla Camera dei Deputati, sopratutto per il tono in cui si aanifesta ad ogni passo la preoccupazione di <:almare la su!ICettibilità degli alleati: cosi non approviamo 1 in bocca ad un Presidente del Censiglio, l'insistenza con cui egli ha ripe– tntamente affacciato. in una questione poli– tica ed ideale, l'argomento della fame che mi– naccia l'Italia; ci è dispiaCiuta la mancanza tli una sola parola di simpatia per i fiumani, che si sentono offesi nel loro sentimento dallo scioglimento del Consiglio Nazionale e minac– ciati nella loro Messa esi~tenza da un possi– bile abbandono della città alla Croazia ; non ci è sembrato infine nè opportuno nè digni– l090 il con,iderare gli avvenimenti di questi giorni come il semplice effetto rii una con– gtura antiministeriale. Ila vi è un punto fondamentale in cui ci sentiamo pienamente d'accordo con l'on. Nitti e per cui siamo lietissimi che l'irritazione ner– vosa _gliabbia forzato la mano ed abbia pro– vocato in lui uno scatto di sincerità che può essere preziosa, inducendolo a dichiarare aper– t:uueute che, ,i, opposicionç a q"a11lo ,I gi'orno 1fl11on1i ava:a aff1n11aloil mi11islrodella gu1rra 1 / 1 inci.mle di Ftiurrt dimostrava purtroJ,po che Qllr~ Ùt Itafia 111111/,ria,,n,tn ,a ,111111~'fetl11rt,· n_l– c11ni""ft11omeni di militarismo 1>. In realtà in questa dichiarazione dd Pre– ~idente del Consiglio si racchiude il pericolo più grave degli incidenti di questi giorni. La gravità dell'episodio è principalmente nel fatto che la sua preparazione ed il suo compimento ,i sono svolti interamente nell'ambito della zona di armistizio, con la partecipazione di~ retta di bai::secd alte autorità militari, con la coanivtnza e forse con l'aiuto degli stessi co– mandi. Ammesso pure che gli alti comandi e lo Stato Maggiore non abbiano partecip< tn di– rettamente ali' immediata preparazione del- 1' impresa, si deve ad essi i~ gran parte la re~ sponsabilità ùi aver creato nelt1ufficialità e nella tmppa lo ~tato d'animo che doveva condurre fatalmente a questi atti di apparente ìndisciphna, mentre al ministero Orlando ed allo ~tesso ministero Nit i si deve a tribuire la col1>a assai più grave di aver lasciato nelle mam dello Stato .Maggiore le funzioni più lle– licate di governo nel mom,ento più difficile della ),\Oria italiana. Firm:tto rarmistizio, due sole funzioni avrebbero dovuto essere lascii.\te al Comando Supremo: tenere in efficienza l'~erdto mobilitato e guernire e Yigilare la linea d'anul:stizio. Invece non solo gli sono ,Lte mantenute tutte le attribuzioni civili, di C.:\li a poco a poco esso si era impo-.scs<\Cato in t ·ru• po di guerra ; non solo si sono sottOJ>Ol,te l}Cr tlieci mesi le p,:>polazloni redente alle delizie della burocrazia e del regime militare; ma CfUesteattribuziom si sono allargate al di là della linea di armi ~tir.io . a Fiume, in Dalma– zi:1, in Albania, a Vienna, a Budap~t. ab– àandonando pienamente nelle mani dello Stato Maggiore dcli' E-.erc-uo e della Marina la di– rcr.,one dall-t nostra politica e-.tcra in rntti i lunghi dov'e!;SJ av,cLbe richiesto ta mas,irua intelligenza ed il ma :;uno tatto. St t· permt!~ e<hì 4,;he J1 potere m1htare face-..se un I propria politll'a e!Stra e.lei tut ·<·ind1f,end"nle e spe,...o in ap,·rta l'ontr:uld1ziune con lp1ella che c-a:-e,·a M rowrno di Roma e la Dclegazi .... ne d1 Pa– rigi; si è perrne-.!i'.> che :-.i1irdi:-.~er< all'c:-.tero in– rig'-1 gravidi dt con!ieguenzc e di re:-.ponsl- bilità, e che l'ormai famoso ufficio P. dello S. l\1. facesse fra ufficiali e truppe una propaganda forsennata contro alleati cd amici. Sono questi davvero ft11ommi di m11itori– mw nella t~forma peggiore, per cui il po– tere militare, col suo spirito e coi suoi inte• ressi di casta, si è andlto abituando ad im– porsi ed a sovrapporsi al potere civile in un paese che finora aveva il vanto di essere fra i meno inquinati di spirito militarista. Ma se l'on. Nitti ha ragione di lamentare il manife– starsi di tali fenomeni, egli deve anche con– venire che il governo raccoglie oggi ciò che ha seminato dal novembre in poi, e che tali fenomeni si sarebbero facilmente evitati se a Roma si fosse avuto un maggior senSo di re~ spoosabilità ed una \'ÌSione più chiara delle necessità politiche improrogabili. Ora è Il momento dl dare decisameote macchina indietro e l'incidente di Fiume dc– v' essere subito sfruttato per rimettere le cose a posto e ristabilire nettamente i limiti di at– tribuzione e di responsabilità fra il governo e l'autorità militare. I Comandi dell'Esercito e della Marina devono capire una voJta per sem– pre che essi non sono un potere, ma un sem– plice strumento dello Stato, che loro spetta non sovrapporsi, ma ubbidire all'autorità. po- litica; ed il mezzo di farglielo intendere è l quello di ricercare e punire inesorabilmente i c:n· Ol"'lp,t".,,.011 c'i ,qur11:t(I pronµy.ciar;n~nto 1nili~ t.'lre. II colpevole non è d'Annunzio, ~celto s;mp 1cemente come simbolo: per lui sarà suf– ficiente convincerlo ben chiaramente che la riconoscenza eò il rispetto sinceramente do– vutigli per gli c~mpi di sacrificio e di corag– gio offerti durante la guerra non gli danno in alcun modo il diritto di trascinare a nuova guerra quei milioni di fanti, che p r quattro anni sopportarono disagi, patimenti, pericoli non inferiori ai suoi, e che, mod~ti ed oscuri, non chiedono ora altro compenso che di essere la– sciati tranquilli alle loro case ed al loro la,·oro quotidiano. Ritorni 11 Poeta alla vita di semplice cittadino, propugni, se crede, le sue idee con la parola e ron gli scritti: ma rinunci alla parte del condottiero e dcli' uomo di governo per cui non ha nè le attitudini, nè il senso squisito dell'opportunirà e della res, onsabilità. Anche meno colpevoli del capo sono ì gre– gari, ufficiali e sold.1ti delle ultime classi, a cui da dieci mesi, in un ambiente già irritato dalle lentez7.e di Parigi e dagli errori di Roma, si è facihn:ntc ml)ntata la testa; a cui s'è fallo credere, per trascinarli all'impresa, ch 1 es– sa era voluta e favorita dalle autorità poli– tiche e militari. Per ·utti CO!,lOro un atto d 1 in– dulgenz,L od ani.i di a~qoluto perdono riscuo– terà l'approvazione dell'intero paese. I responsabili ,•cri son d.1 ricercarsi altrove, negli Alti Comandi e nello Stato Maggiore del- 11 Est:rcito e della Marina, che dall'armistizio in poi non solo han fatto fra. le truppe quella propaganda perniciosa, che t' Ava11ti ha docu~ menta.la, ma in tutti i paesi di nazionalità mista han cercato di creare od almeno han favorito ogni incidente che rendes-.e inevitabile un nuo– ,·o conflitto o pr<.ilungasseali' infinito lo stato di guerra ad esclu,;ivo profitto dei loro interessi peMonali. Chi siano q11esticolpevoli l'on. Nitti lo sa, e se non li colpisci! inc--0rabilmente 1 o pe~io, l,C lascia impuniti i maggiori responsa• bili per creare qualche capro espiatorio fra gli ingenui e gli illu:.1, ~li si conresserà complice dell'impre~a. che con tanta asprezza egli ha bi.1simato. Ma qut.:ste puQizioni, che invochiamo ener- giche ed esemplari, devono essere soprattutto un atto di politica interna, una solenne riaffer– mazione della sovranità del governo resj)On– sahile sui poteri militari irresponsabili ; non d;y()nò a~un.crc il ~igni6cat1> di un atto di acq'tic~cenza agh al!eati e di una rinunda ad ogni difesa dell'italianità di Fiume. li pro– blema dell'Adriatico, impostato male nel mag– gio del 1915, aggravato da tutti gli errori com• messi dopo l'armistizio con una politica di O· stinazioni, di ripicchi, di intrighi, questo di– sgraziato problema, che ha messo l'Italia in una condizione di inferiorità di fronte alla Conferenza e cì ha trascinati sull'orlo della ro– vina, deve essere una buona volta risolta e senza ulteriori indugi. L 1 incidente dannunziano è venuto a con– fe1mare quel che avevamo detto nella prefa– zione alla 2• ed fa ione della Questionedel/IAdria– tic, (n. n. 32-33 dell'Um~à): che cioè oramai il problema del ili i · v i u _f9'l taglla-n ..~---- "" ole lasciare u~ inui. Ma il destino degli italiani deUa città di Fiume nella soa area tradizionale non deve confondersi col destino dd porto di Fiume, il cui libero uso deve essere garantito al retroterra non italiano cd alle bandiere commerciali di tutto il mondo. Se a Parigi prevarrà, come sembra, una soluzione ispirata a questi principi, 11 incidente odierno, mettendo in prima linea il lato na– zionale del problema, ali' infuori da ogni pre– occupitzionc economica, avd avuto anch'esso la .._uautilità. '.# 4 !\l~ ~e la Confernni., doYesse insistere nelle sue rcsi:.tenze e nei :.uoi temporeggiamenti, sarà necessario ritornare al tentativo di un ac– cordo diretto con la Jugo-~lavia. Nonostante gli errori commessi, noi speria– mo ancora che, scelta decisamente ed onesta– mente la via degli accordi diretti e delle re– ciproche concessioni, una intesa sia ancora pc>S:;ibile,pcrchè i danni di questo st,ito con– tinuo di incertezza e di conflitto latente so110 sentiti dal gioYane Stato Serbo-Croato-Sloveno a..~saipiù che da :ioi. Iu queste intese cl troveremo di fronte ad animosità e ostinazioni, non certo fa– cili da superare, ma un accordo diretto, an– che non soddisfacente del tutto, sarà sempre prereribile ad crna soluzione intermedia e dila• toria, imposta da terzi, e destinata a tener Yivo un conOitto, che minaccia di inacerbirsi ogni giorno più e di costituire un grave peri– colo per la pace e per le sorti d'Italia. L'UNITÀ. Tornaso Sillani Sul GiOrnole (tle1 dejirimh) d'Italia del 16 settembre, il signor Tomaso Sillani - not s– simo nella no,·ellistica contemporanea come specialista in ingegnosissimi elogi funebri, nella scienza archeologica per la scoperta di una clinica ginecologica nell' antica Roma, e nel- 1'arte militare per non avere fatto un solo giorno di servizio di guerra, mentre inneggiava alla bella guerra - il signor Toll1aso Sillani affe1ma che nel volume su U, ,pusti'one del– l'Adiatit:o « si dimoMrava che Frnme era ne– cessaria ai Croati •· li signor Sillani fa cosi le viste di ignorare che nel ,·olume inrriminato, prima edizione, pag. 64 e seg., si leggeva: « Nell'Au<1tria-Ungheria Fiume g· deva di « una costituz (,ne autonoma, che la #parava « dal Rtgno Ji r,,..:iiio, e giuridicamente la « associava, ,o,,u mlt di eno dalla (r011 ..ia 1 al « Regno di Ungheria . .E finchè i Magiari ri– « spettarono l'autonomia, Fmme vis~e lran– « quilla. In seguito i 11agiari hanno preteso « di magiarizzare Fiume. e la loro bestiale « politica di sopraffazioni dette origine a re• « ristenze tenaci, a lotte violente. in cui il « partito italiano o autonomo difese dispera– « tamente le franchigie cittadine contro un -e governo senza onore e seuz.11 djgnità. E con « le lotte fra la Municipalità Italiana e il Go– « verno di Budapest si s,1nocomplicate le lolle « fra g1~ Italia111·e i Croall~ i quali ultimi af– « fermavano in concorrenza coi Magiari il loro « diritto a schiacciare in Fiume gli IJaHani. « RiYelandosi così difficile la difesa della vec– « chia autonomia cittadina, non solo contro i « Magiari, ma a"che contro i Croati, tomincia– « rvno negli ultimissimi anni gli accenni di « un irredenti,mo italiano, per opera special• « mente di giovani, che venivano a fare i loro « studi in Italia. Se si ristabilisse la vecchia « costituzione autonoma, adatt,mdola meglio « ai nuovi tempi, e di/tndendola co11lro romlual, « al/mia/i dtl 11a=1'onnlismo croato col fare r Ila– « /i'a gara11/t della cosllì11z1011e Ji11l!llllla, questa. « soluzione concilierebbe evidentemente tutte « le esigenze etniche e nazionali. Come ia– « ranle dtll'a11/011omio Jiumana 1 r Italia uvreb– « lu dirillo di ù,terwnlo <l /ult!a dei 1u,stn· co11- « nau'o11al,~qualora l 1 a11to1101111(l 011 fosse risptt• ~ lato dal Crooti. Siffatta necessità è evidente « per una città come Fiume, fornita di una +: classe dirigente capacissima di amministrarsi « da sè, sulla quale 11 na:10111/ù,nocroato se– ~ rebbt se pre /mia/o di pnpolert, se un patto « internazionale non lo tenesse a freno». Queslo sistema di idee pu( essere fu– sto, può essere ingiusto. Era giJ ... tts.'limo nel gennaio 1918, quando fu pubblicata la prima edizione della ()uaJùne dell'AdnOtico, e subito dopo che fu pubblicato dai bolsceviChi quel trattato di Londra, in çui l'on. Sonnino si ob– blig<l\'a a lai,ciar Fiume alla Croazia Oggi m • risponde più alle necessità reali: e noi abbiarùO aderito al concetto dcll'annes,.ione. Ma il signor Sillani mentisce sapendo tli mentire, allorchè afferma che noi abbiamo « dimostrato che Fiume è necessaria ai Croati». Un altro difetto Cara l1111~d 1 G. S. ai difetti della nuova legge elettorale, the hai enumerati nel!' artic-olo del 21 agosto, va a.:.r– giunto - a mio avviso - uri altro non meno grave. Lo scrutinio di lista con rappresentanza. proporzion;i le permette che nel corso della le– gislatura non avv, ngano elezioni suppletive, perchè, se un deputato viene a mancare, il suo posto pnò e-.se, preso da quel candidato della medesima lista che, dopo gli eletti, ha raccolto il maggior numero cli voti individuali. Questo concetto. però, non è stalo accolto dal nostro Parlamento; .tnzi è •nato avveM.'lto - ed è. strano - persino dall' on. Mochghani a nome del gruppo ~ocia i!il;\. La nostra legge eletto– rale stabilisce che, venendo a mam:are un dr• putato, il ..:ollegio sia ,·onvocato per elcg~ere un nuovo rapprescntant con l'!i~tema maggio– ritario. ln questo modo. 11ellcele1.ioni suppletive, pokhè non sad. frequente il ca!iOche vengano a mancare contemporaneamente tutti o quasi tutti i depulati d 1 un collegio, non solo si rico– stituid il collegio uninominale con molti dei suoi dcploratis,;;imi inco111·cnienti 1 ma -- quel che è peggio - certe volte si commetter,\ un'opera rii vera sopraITazi<>ne1;ulleminoranze. Se, infatt , il deputato eia sostituire appar– teneva alla maggioranza, 4ucsta potril ron:ter– vare agevolmente il numero dei suoi mandati; ma se, per caso, appi1.rtcneva a una minoranza, que')ta verrà a perdere uno e fors'anche l'unico suo r.apprescntante, mentre la maggioranza. rius, irà facilmente a conquistare un nuove mandato che moralmente e politicamente no• le spetta. g. 1 • Abbona evi subito: la forza di I un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: ::

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