L'Unità - anno VIII - n.30-31 - 24-31 luglio 1919

' problemi della vita italiana Direi/ore: GAETANO SALVEMINI;,. Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Znnobi, n. 64 .~ Abbonamento ordinario annuo L. !O, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo ptr l'estero L. 15 .< Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 -~ Un numero separato ceat. 20 -~ Si pubblica il Saba/o a ROMA e a FIRENZE.;: C. C. con la pos/a. Anno Vlll ....: N. 30-31 <M 24-31 Luglio 1919 -::.uMMARIO: A proposito 1 di calmieri, A. D'AMORE. - Carovita e protezionismo, E. LOLINI.- le pensioni per la vecchiaia, O. LUZZATTO:- Protezionismo e pens~on{per la_vccchi11fa 1 L'.UNITA.- Il Govern• burocratico. - La lega delle Nazioni e le minoranze nazionali, A. CRESPI e L'UNITA. - I parassiti llllla scuola, G. C. Pico. - Il regime doganale e le esporlaz1om agrane nel Mezzogiorno, U. RUPFOLO. - // • premio d'economia•, EL OAJARDO. NELLA PROSSIMA SETTIMANA IL GIORNALE NON USCIRÀ A proposito di calmierir- < l'• amico della povera gente•. È c,.,pcrknza antica: i calmieri sen·ooo a calmare gli animi eccitati, non i prezzi delle merci. Antonio Ferrer, gran cancelliere spagnolo ~Mili~~-~~Qre~~1W,– dette di fare l'abbondanza riducendo il prezzo del grano da ottanta a trentatrè lire il moggio. Ma questo prc;,;;,;oera tanto assurdo ch(; una giunta, riunitasi per ordine di Don Gonzalo, governatore di Mil:100,dovette proporre il rialzo. Non si riu:,,CÌnaturalmente, neanche con questo mezzo, a creare l'abbondanz~L E ci()"'che avvenne I! noto a quanti han letto i Promessi Sposi: la folla si rivoltò contro il vicario cli prov\•isione (il nostro coi~missario dell'annona), -«l'affamatore» - come lo chia- • mavano - e il problema divenne .... sempre piìi difficile a risolversi. Quello che è avvenuto a Bari - e altrove - in questi giorni. non è molto di\ 1 ef!;O. Si stabilisce nn calmiere il 7 luglio; ma, si sente il bisogno di stabilirne un altro l' 11 luglio. Ecco il confronto fra i due calmieri: 7 luglio I T luglio Formaggio pecorino romano L. 6.oo 8.80 •• produzionelocale » 5.00 7.50 .Provolone . . . . . » 6.50 1 o.oo Prosciutto . . . . . » 8.oo r6.oo Salami in genere. I . . » b.oo I 6.oo Il caln:derc del 7 luglio servi a calmare gli •mimi, il calmiere cicli' 1 J servì a .... rieccitarli. Tutto ciò è molto istruttivo, perchè dimo– stra due cose. La prima è che le nostre classi dirigenti non sono tenute ora come nel 16oo a sapere l'abbicì dell'economia politica. La se– conda è che, non essendo preparate a gover– nare con buon senso, sono costrette ad agire esclusivamente per paura. Lo stesso Go\'crno non mo,;tra ancora di avere, in materia, un programma ben definito. L'on. Nitti nel suo discorso-programma del 9 luglio :11la Camera ha rile, 1 ato lo stato cl'in– quietudine e d'incertezza che la nazione attra– vc,sa. Ora un indice di questo stato d'animo è precisamente quel discorso. L'on. Nitti infatti pone in questi termini il terzo punto fonda– mentale del suo programma: « rendere meno « aspre le condizioni di esbtenza del popolo « e fare """ rigorosn politica di prezzi, senza « di cui non è possibile garantire efficacemente « l;i. pace sociale ». Ma più oltre: « Ciò che « pil'l importa all'Italia in questo momento è 4( di produrre, produrre il più largamente pos- 4( sibiil.:, aumentare gli scambi e rendere pos– « sibile di acquistare le materie prime, che <1000 « net·cssarie al maggior sviluppo e anche alla « vita normalo della produzione». Nel primo passo c'è tutto il ~mplicismo, l'empirismo po· polare, che in un primo nomento ha spinto il Governo a ltftillùnare gli eccessi popolari. Non vi pare di sentire Antonio Ferrer, lo spagnolo gran canrellicre di Milano, ~ l'amico della po– vera gente ». promettere l'abbondanza, la fe– licit:\? (« Sì: pant, Jklll& », ,·i'sponda,a Ferrrr: « nbbonda11za: lo promello io,» e md/a1Q la ma110 al pello). Non vi pare sentendo parlare di « una vigoro~a politic~ di prezzi », che l'on. Nitti terna di diventare impopolare, dicendo le co,e come s no? Nel secondo p:l.sso,invece, la realtà si fa strada; e l'on. Nitti invoca non più una politica di prezzi, ben.,i una politica di produ1.ione. Non si capi-.cc. dunque. bene: l'on. Nitti è per una politica di prezzi o per una politica di produzione? Vuole un regime di pre1.zi politici o un regime di prezzi eco– nomici? lnsomma: con quali mezzi intende risolvere. o tentare di risolvere il difficile pro– blema? Bisognerebbe oramai decidersi, e presto. Finora l'azione del Go\'erno si è ridotta tutta a un Decreto reale sui prezzi tqui dei generi <li prima necessità: ossia alla revisione dei preui brlbcamente ribassati nei tumultuosi giorni scor:-.i.Ma che deve intender:ii per· :'iusto pre7.zO?Do\'C finisce e dove comincia il giusto? E tutta qui dunque la « vi3orosa politica dei pre1.zi ,..? Si trattava, dunque, soltanto di una frase per gli sciocchi? Quel che si dovrebbe fare. Il nostro Governo dovrebbe agire, nei li– miti del pos.:ibile, sull~ cause reali del rincaro per eliminarle . .Dovrebbe concentrare, quindi, tutti gli sforni su questi punti: a) accorc.l::usicon gli alleati per una ra– gionevole politica di rifornimenti smettendola con la politica delle impuntature e dei punti– gli e delle frasi; h) riorganizzare i servizi ferroviari e por– tuali, ed eliminare gli ostacoli burocratici e camorristici, che intralciano il commercio in- tcrnazionale; e) risanare la circolazione cartacea, co– minciando col mettere un freno alle spese mi– litari, che continuano c,,mc se fossimo ancora in guerra guerreggiata. Que,;ti compiti farebbero tremare le vene e i polsi a qualunque uomo di governo. Ma mcttendo<ii per questa strada, si ha l'enonne vantaggio cli ,.on illudere nessuno. Alla povera gente bisogna oramai parlare chiaro, dire la Verità. E più complesso di quellO che si pensa. Ci vuol poco a fare un Decreto; « tutti i provvedimenti di questb man– «. do, per <1uaritr sia_,1qgaglìarrli, non h'l.~Q,. « - in cgna il Manzoni - virtù di diminuire « il bisogno del cibo, n:· cli far venir d!!rrate « fuor di stagione ». J prez1.ivariano a seconda della quantità della merce richiesta. e offerta: a seconda ùclla maggiore o minore facihtà di circolazione; a seconda del minore o magg ore potere d'acquisto della moneta; a.seconda della possibilità maggiore o mmore d'imporre prezzi di monopolio. Oggi il mercato italiano è pressochè nelle mani dei soli produttori nazionali. Occorre riattiv,m: gli scambi: importare cioè le materie prime, affinchè sia possibile produrre riducendo i co::,ti e allargando la cerchia dei produttori che offrano sempre maggiori quantit l di merci richieste. Occorre, inoltre, insistere sulla flagr,mte contraddizione tra salari alti, accomµagnati da riduzione delle ore cli lavoro, e prezzi bassi: un prodotto più costa, più rincara. Iasistere sulla dannosa inutilità degli scioperi per otte– nere la riduzione dei prezzi: la serrata del la– voro provoca la serrata della produzione, ossia la sempre m,iggiore rarefazione delle merci dal mercato, con la conseguenza dei prezzi sempre piÌI ahi. L'Am11lil dell' 8 luglio riporta in pro– posito le p troie dette da Ludovico D'Aragona alla Confed razione Gcner.tle del Lavoro.« Kon « è lo sciopero - egli ha detto - un rimedio « adatto a far fronte .11 problema: poichè lo « sciopero aggrava la già grave situazione delJe « fami~lie operaie. Nè la :;oluzione è quella del 4( ribasso immediato del 50 per cento ad esem– « pio! Poichè tutte le nostre Coopcrati\"e di « consumo sono de.,;;tinate al fallimento; in se- « condo luogo, gli esercenti non comprano più « e chiudono gli esercizi: ne verranno la ca– « restia e la fame!! » Questo andrebbe ripetuto alla buona, in centina:a di comizi, in tutta Italia. Certo, è più comodo, è pii1 popolare andare avanti all'An- tonio Ferrer, l'immortale amico della povera gente: promettere mari e monti; richiedere e imporre riduzioni su riduzioni di prezzi. ~la, in definiti\'a, tutto si ridurrebbe a una turlu- pinatura, e il popolo turlupinato sarebbe meno che mai calmo. Occorre approfittare, dunque, di qu~to mom~oto - dopo la tempesta vien sempre la calma e la riflessione - per spie– gare, far riflettere e capire. La povera gente è ricca di buon senso, che andrebbe sfruttato. ... .STOSIO D'AMORE. neo "' . . . --~ erov1.ta e protez1on1smo Tutte le notizie, che si vanno via via ac– cumulando sullo scatto di ribellione incom– posta, che nei primi dieci giorni di luglio ha sconvolto il nostro paese, da Torino a ·rra– pani, concorrono a dimostrare che. i tumulti popolari non sono stati determinati in nessun luogo da un programma cli rivoluzione poli– tica: sono stati semplicemente moti cli ri\"olta economica contro il rincnro della vita: le moltitudini. avendo perduta ogni fiducia nel- 1' azione del Governo centrale e degli e•lti locali, eccitate da luogo tempo contro gli « affamatori », gli « speculatori », i « pesci– cani », da qua~i tutti i giornali di tutti i par– titi, hanno perduto alla line la pazienr.a, ed hanno creduto di farsi giusti,da da si.: .. Il movimento, sorto ovunque impulsi'"a– mente, per la lettura dei giornali, sui quali proprio nel giorno dei tumulti di Forlì fu abo– lita la cMsura 1 ha assunto ovunque un indi– rizzo caratteristico. degno di grande atten– zione: i rivolto.:.isi sono rivolti ovunque spon– taneamente alle organizzazioni operaie, perchè intervenissero a disciplinare e dirigere un mo– vimento, di cui la folla stessa sentiva la in– consistenza e i pericoli: le Camere del lavoro, le Leghe repubblicane, sindacaliste, socialiste, sono state chiamate ovunque, dopo il primo ~~i'10 della inquietudine pl1poì:1re, a ·guidurc e controllare le così det!c « requisizioni », af– finchè la vita sociale non precipitasse nell'abisso dell'anarchia. E come l' ll11ità ha osservato, è. toccato ai rivolm;ionarì assumersi l'ufficio della consen·azione sociale, dopo che tanti ~iornali conservatori avevano scatenato i tumulti con accuse demagogiche e feroci contro gli « ac– caparratori ». Alle a'.ltorit;\ governative, destituite mate– rialmente e mor;-ihnente di ogni potere, si è sostituita, per alcuni giorni, ovunque, l'auto– rità dei dirigenti le Camere del lavoro e le Leghe operaie. Le derrate e le merci, aspor– late dai negozi, venivano accumulate nelle Camere del lavoro; le chiavi dei negozi veni– vano dalle inani tremanti dei bottegai c1..mse– gnate spontaneamente alle Camere del lavoro. Le moltitudini non si rivolgevano alle sedi dei partiti politici, sibbene a quelle delle organiz– zazioni profcs-.ionali. Nello spirito popolare, la Camera del la\"oro di fronte alla vecchia impalcatura politica, tende ad assumere lo steS!>Oposto, che fra il V e il X secolo aveva la Chiesa nello sfacelo della società rom,ino-barbarica. o fra i secoli Xl e Xli.I ave\'. .1.il Comun~ di fronte alla so– cietà feudale. A!le autorità go,·ernativc e a quelle,che dirigono i partiti 1>0l1tici, si vanno so– stituendo, nel pensiero crepuscolare delle masse proletarie, le autorità che dirigono le organizza. zioni di classe. Si va così lentamente elaborando una nuova costitu,ione sociale e politica, la quale rinnega Il prepotere dello Stato accen– tratore, onnisciente e onnipotente, per trasfe– rire larghe zone del potere economico e poli– tico ai ::,indacati professionali lornli. l condottieri delle organizzar.i· ni econo– miche sono stati !iOrprcsi 1 qua-.i spaventati, da questo movimCnto i;;pontaneo delle folle, che li investiva della sovranità. mentre i prefetti e i que3tori sparivano o as-.bte\ano es.mtorat, alla tramibsione dei poteri. Non ham~o ,apulo fa e altro, dopo uno o due giorni di manifesti e di calmieri, che restituire l'autontd. ai ,•cechi or– gani statali. E già cominciano a serpeggi2re contro di essi le accuse di tradimento, nei circoletti dei politicanti rivoluzionari, di cui nei giorni dei tumuÌti ne:.Suno ebbe sentore che e::iistc.q•croo che tenta sero di farsi vivi. Ma le accuse ~ono ingiuste e :-.t'1lte. I capi delle organizz.1.zioni non potevano impro\"vi– sare, dalla sera alla mattina, una nuova trnt– tura economica sociale e politica, sol perchè nelle strade c'era della gente che svaligiava le botteghe e portava il frutto delle « requisi– zioni » :,Ila Camera elci lavoro. Qdesta è la tragedia del periodo che attraversiamo: che verso le vecchie islitu:i:ioni si è spenta 0gni fede e rispetto nel cuore dei por~li, ma un piano cli ricostruzione non e-,isto, ancora ; le prime organizzazioni embrionali, che la dasse proletaria è riu~cita ~ad elaborare, non hanno nè estensione, nè solidità sufficiente per so::,te– nere le responsabilità amministrative e politi– che, di cui nei momenti di crisi la folla tu– multosa le investe; la società borghese è come un immenso banco di scogli che le ac-que della inquietudine popolare ricuoprono di tanto in tanto, ma che ben presto emergono dalla on– da~ :..emprc immobili e incrollabili, anche se già corrosi più o meno profondamente in qualche parte. Un Segretario della Camera del lavoro, che invece di abdicare al più presto possibile a favore del prefetto e elci simfaco, avesse preteso di fare il «.comunismo », e tstalb:c,Si alla p'e:Cttura o al pa1a1.,.11muri;ci– pale, avesse proclamato la repubblica dei so– viety, sarebbe stato fatto a pezzi, prima che fosse trascorsa una settimana, dall~p(,lazione affamata e delusa., dopo akuni giorni cli spie– tata guerra civile fra « guardie rosse• e con• tadini. . . . Que:,,to non vuol dire che i condottieri delle organizzazivni operaie abbia.no fatto e facciano sempre e ovunque il loro dovere. Tutt';-illro! Di fronte al fenomeno elci caro-vita. e al problema dell'azione statale più utile per pro– vocare una discesa dei prezzi, il pensiero dei dirigenti le organizzazioni operaie - socialisti, sindacalisti, repubblicani, clericali - non si eleva in nulla al disopra di quello delle folle. Dalla Confe~lerazi01,e generale del lavoro, alla più piccola lega e .,;ooperativa del più piccolo luogo d' ltaha, altro non si chiede ad una voce che il rimedio taumaturgico dei calmieri, delle requisizioni. delle regolament:1zioni: la vendita ~otto costo delle merci possedute dallo Stato; la sostituzione della burocrazia agli interme– diari privati; le per~ecuz1oni contro i piccoli commerc_ianti; il sequestro dei prodotti agricoli preSl>O i contadini e i proptietari fondiari, ecc. Uultima trovat,l della stagione è stata la ridu– zione salomonica al 50 per cento del cost$ delle merci di prima necessità! E come eccezionale espediente pol,~ico per calmare le rivolte popolari, anche questo può passare: non altrimenti si dà un ninnolo al bambino perchè smetta di strillare. Ma è mai possibile che i capi delle organizzazioni ope• raie non vedano the quel provvedimento por– terà. al rapido consumo, e alla sparizione delle merci, e alla caresti 11 e a un rincaro bempre mai.:giore, a una terribile delu!)cicme, a breve scad·:nza ..nel popolo, che si av\'edr.i l.en pre~t0, ,li Cb.Sere più lontano che mai clall'èra dell'ab– bondanz l e del buon mercato ! Se si vuol rat veramente una politica an– nonaria proletaria, bisogna colpire alle Grigi•i il male. Senza dubbio i commercianti ed i rivcntli~

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