L'Unità - anno VIII - n.30-31 - 24-31 luglio 1919

158 tori al minuto hanno contribuito per la loro pane al rincaro <leicosto della vita, esigendo saggi di profitti talvolta elevatissimi. Ma questo è potuto avvenire, perchè era del tutto sop– pressa la libera concorrenza dagli infiniti osta– coli al commercio interno e internazionale, creati dalla burocrazia centrale, diretta dalla mente vulcanica e disordinata del commenda• tore Giuffrida. ( prezzi elevati non sono $01- tanto al minuto, ma anche all'ingrosso e dal luogo di produzione: tanto è vero che le Coo· perative, che n1,n hanno nessun fine di lucro, praticano prezzi su per giù eguali a quelli dei commercianti comuni. n costo di produzione è oggi elevati~simo anche per l'agricoltura; ed è assurdo, oltrcchè ingiusto, volere imporre ai contadini di cedere i.otto prezzo i prodotti, che sono loro costati tanti sudori e tante trepiclaiioni. Motivo ptr cui i contatlint hanno accolto a fucilate le guardie rosse, che percorrevano le campagne della Toscana per requisire i prodotti agricoli. Le Camere del lavoro, la stampa socialista, la Confederazione generale del lavoro dovreb• bero imporre al Governo quei provvedimenti, che sicuramente porterebbero ad una progrcs• siva diminuzione del costo della vita: e spe– cialmente la libertà cli tommercio coll'e-itero, e la riduzione al minimo possibile dell'attuale circolazione cartacea c~I provento di un 1 im• posta straordinaria sui patrimoni, e :;egnata– mente su quelli che si sono formati durante e in conseguenza della guerra. Libertà di com– mercio e rii,aname□to monetario, presupposti necessari ad o~ni produzione economica, ecco le condizioni essenziali per la progrec;siva ridu• zione del co:;to della vita! . .. li sistema semplicistico e demagogico di voler risolvere il problema della caresti.:t a furia di calmieri, requisizioni e regolamenti 1,,1,n,i, facendo ignorare al paese che -.i tratta anche di un fenomeno di produzione e di distribu– zione inlernazùmale, serve mirabilmente al gioco dell'alta banca e dell'alta final\7.a,cioè di quei pescicani, che il nostro socialismo ufficiale vuol dare nd intendere di combattere. Così noi vediamo da \.uìt lato quei grandi giornali borghesi, che sono notoriamente 11I servizio dei gruppi industriali protezionisti cd affaristi, chiedere, con linguaggio di sa11sculot1rs, gli stessi rimedi. che chiedono i nostri socia– listi rivoluzionari (sulla carta stampata); e da.I. l'altro la Confederazione generale del lavoro, cioè la massima organizzazione operaia, non leva una puola di protesta contro la nuova tariffa doganale preparata dai famelici gruppi industriali dcli' Italia del Nord, che fra breve raddoppierà e triplicherà i dazi doganali, esi– stenti prima della guerra. La nuova tariffa doganale, che avrà il nome di provvisoria, ma che in realtà divcntcnì de• finitiva, influirà sensibilmente sul costo della vita; san\ uno degli ostacoli più formidabili al ribasso dei prezzi, elevando i costi delle m;i• tcrie prime e dei prodotti alimentari, importati ctall'estero, e rendendo impossibile all'interno il progresso dell'agricoltura e quindi l'emanci– pazione economica dcli' Italia meridionale cd insulare. La Confederazione generale del lavoro e il Partito socialista difendono non gli interessi generali della classe lavoratrice italiana, ma gl' interessi corporativisti della oligarchia ope– raia, e cioè delle industrie protette dell'alta Italin, borghesla•orcrafa ad alti salari, di fronte alla quale gli impiegati pubblici e privati, i professionisti, i lavoratori della terra di molte parte del Mezzogiorno e delle Isole, costitui– scono ormai il vero proletariato di straccioni, il lum peu prolelariat italiano. A parole gTosse si protesta contro il capitalismo borghese e con– tro la speculazione; ma con l'azion'e quotidiana si lascia senza opposizione l'azione del +: capi• talismo speculatore ccl usuraio», come Carlo Marx chiamava il protezionismo. Urli contro gli affamatori, cioè contro i bottegai e i con– tadini, sì. Mai una campagna sul scrio contro il protezionismo siderurgico, zuccheriero, coto– niero, navale, bancario, e contro tutte le altre ~olteplici forme di protezionismo statale, che sono una delle cause dirette cd indirc;ttc del– l'alto costo della vita: che sono le sole caraeclu /o Staio può elùmf,art con una divert<ipolitica. L'UNITA Della fiducia istintiva, che le folle pongono nelle organizzazioni operaie, i capi di queste fanno il seguente uso: dirigono le folle a do– mandare allo Stato ciò che non servirebbe a,_ nulla o aumenterebbe il male; e le distraggoncf sistematicamente dal desiderare ed esigere quei soli provvedimenti che sarebbero di sicura ef– ficacia. ma che urbano gl' interessi della bor· ghe:;ia protezionista e delle oligarchie operaie che debbono al protezionismo gli alti salari. ETI'ORE LOLINI. Le • • pens1on1 per la vecchiaia Le intenzioni. I I dtcrcto per le pensioni di vecchiaia ai la– voralo,i, pubblicato dalla « Gaztetta Ufficiale» del 1 ° maggio, vorrebbe, nelle intenzioni dichia• rate dal legislatore, essere della massima am– piezza: perchè :.i estende infatti a tutte le per– sqne fra i 15 cd i 65 anni, che prestapµ IYf".a• loro alle dipendenze di altri, come operai, gar• 1.oni, apprcndi:.ti, inservienti, assi!:itenti, com• messi, sorveglianti, cd impiegati nelle industrie, nei commerci e ndl'agricoltura, (comprendendo in questi .non solo i salariati, ma anche i mez– zadri e gli affittuari, che prestano abitualmente opera manuale nelle rispettive aziende), i maestri ed istitutori privati, i lavoranti a do– micilio, i domestici e tut'te le persone addette a servizi privati. Cosi, in tutto, si prevede che il numero degli assicurati possa salire .illa cifra di 10 mi– lioni di per~one. li sistema adottato è quello dcll'aJsùura– zione obbligaton'a col triplice contributo dell'assicu– rato, del datore di lavoro e dello Stato. Cioè, il lavoratore e l'imprenditore versano un con– tributo quindicinale uguale, col solito mezzo delle marche da applicarsi sopra una tessera individuale. Lo Stato invece contribuisce al– l'atto della liquidazion~ della pensione con una quota uniforme di I ire cento annue, mentre il contributo quindicinale dei lavoratori e dei datori di lavoro varia a seconda del salario, con un minimo di I... 0,50 per cia!sCunadelle parti. li diri.to all<l pensione è:. riconosciuto al– l'operaio quando abbia raggiunto i 65 anni, purchè egli ,abbia versato almeno ;40 c0~1'!,-..,, buti quindicinali; oppure a qualunque ~1b, quando ne sia riconosciuta l'inabilità perma– nente al lavoro e siano st-ati versati <\Imeno 120 contributi. La misura della pensione annua è costi– tuita d:11 66 per cento sull'importo complessivo dei primi J 20 contributi quindicinali versati dalle due partij dal 50 per cento dei succes– sivi J 20 contributi; dal 25 per cento di tutti i contr!buti rimanenti, più le I oo lii e annue a carico dello Stato. Prendendo i due .casi limiti, se supponiamo dapprima che un operaio, col salario giorna– liero da 6 ad 8 lire, abbia versato il 111inimo prescritto d1 240 contributi quindicinali, che sono in questo caso di lire 2 per l'operaio e altrettanto per l'intraprenditore, si ha che, rag– giunti i 65 anni, la somma dei versamenti fatti dall'operaio e dall'intraprenditorc sarà di lire 900: per cui gli spetterà ogni anno: il 65 % di 480 lire .. L. 312 il 50°/ 0 » altre 480 ». » 240 più il contributo dello Stato. » 100 Totale L. 652 Supponendo invece che con lo stesso sa– lario l'operaio ed i suoi vari imprenditori non si limitino a fare il minimo di 240 versamenti quindicinali dall'età di 15 a quella di 65 anni, ma calcolandosi per ogni anno zo quindicine lavoratorative, si ha che al momento della li– quidazione della pensione i versamenti fatti dalle due parti s,,ranno I ooo per una somma di 4000 lire, per cui gli spetterà ogni anno : il 65 °lo delle prime 480 lire. L. 312 il 50% » altre 480 » . » 240 il 25 ¼ » » 3040 » . )) 76o più il contributo dello Stato. » 100 Totale L. r412 La realtà. 11 provvedimento si presenta dunque sotto la luce più favorevole: perchè nessun operaio non potrà non sentirsi lusingato daIl' idea di a'-sicurarsi, con sacrificio assai lie,•e, una pen– sione di 4 lire al giorno per i suoi ultimi anni CO di vita. l\la purtroppo la realtà è alquanto di• VNSa. [I legislatore. che ha voluto od ha mostrato di voler estendere il godimento della pensione a tutti indistintamente i la,·oratori dipendenti, e fra questi ha compreso, con larghezza fors'an– che eccessiva, i mezzadri e fittavoli, - ha e!;cluso dalla legge i piccoli e picc<llissimi pro– prietari, che in molti:ssimi casi sono as~I più poveri dei mezzadri e dei fittavoli e degli operai delle industrie. Essere piccolo proprietario sar::\ un guaio, grazie a questa legge. E questo. mentre si ciancia a diritto e a rovescio di dare la terra ai contadini! La mano destra del no– stro Governo non sa, C\·identcmente, quel che fa la sinistra! l\fa c'è di peggio. I compilatori del decreto• legge hanno dimenticato completamente o hanno voluto dimenticare quale è la condizione effet– tiva del bracciantato rurale in una buona mct:\ dell'Italia --· cioè nell'Italia meridionale - e in quelle regioni appunto dove il salariato co– stituisce la grande massa dei la\'oratori della terra e la grnndissima maggioranza del\' intera popolazione. Sarebbe ba.stato che il legislatore apris.se le pagine dcli' inchiesta ufficiale sui c,9ntadini del Mezzogiorno per convincersi su– bito che proprio a questi lavoratori, 'i più bi– sognosi fra tutti, non può applicarsi il sistema dell'assicurazione col triplice contributo! Tolti, infatti, pochi circop.dari, la condizione dominante del bracciante è quella del salariato, che \'Cnde gioroalmente la sua prestazione d'o• pera nl/'uno o a/l'altro 1f111J,•md1~ore. Al tramonto o prima dcli' alba i contadin: .scendono nel!a piazr.a del paese o della citt:ì, dove vivono rac• éolti, vi s' incontrnno coi massari e coi rappre– sentanti dei proprietari, e contrattano il lavoro della giornata, come si contratta una merce qualunque. Un tale sistema non solo non ac– cenna a scomparire, ma è andato anzi estcn• dendosi; mentre è diminuito sempre più il nu– mero dei salariati vincolati da contratti annui. Si potrà criticare il sistema; si potrà augu– rarsi che si trovi la via di modificarlo; ma intanto il sistema è quello che è; ed i muta– menti non potranno avvenire che a lunga sca– denza e attraverso difficoltà grandissime: il contadino, quando non ha in proprietà od in affitto della terra propria, sente da questo mer– cato giornaliero della mano d'opera piuttosto un beneficio che un danno, perchè esso gli dà. il me1.1.odi elevare il salario di volta in volta che la richiesta si fa maggiore, com'è avve– nuto appunto durante un ventennio di emigra-· zione intensa ed in tutto il periodo della guerra. È dunque evidente che, fino a quando tali condizioni non siano modificate, l'offrire ai con;– tadini la pensione, subordinandola al pagamento cli contributi quindicinali da parte del datore di lavoro, è una pura burletta. Il legislatore ha un beli' affannarsi a di• chiarar responsabile l'imprenditore ed a com– minargli delle multe gravissime per i versamenti non effettuati. Tutte le minaccie resteranno lettera morta, quando ad ogni quindicina gli imprenditori di un solo lavoratore potranno essere 8 o 10, e di molti di essi il contadino stesso non conoscerà forse nè il nome nè la ftsonomia. Cosi si ripeterà anche per le pensioni I\ stessa commedia e la stessa iniquità, che si son dovute lamentare per tutte le nostre leggi so– ciali: si magnifica in tutti i toni il c ,rattere universale del provvedimento, ideato per lenire le miserie di tutti i lavoratori i e poi ali' atto pratico si scopre sempre che i più miseri cd i più numerosi ne restano esclusi, ed i benefi– cati son sempre gli stessi operai della grande industria. Chi ha preparato tecnicamente il decreto, ha visto la gravità dell'ingiustizia che si commettcv;-i, ed ha cercato di porvi un ri- paro, determinando che sia suffici<.nte il ver– ~amento di 240 contributi quindicinali, quJ– lunque sia il tempo e l' intervallo in cui essi sono stati effettuati (quindi anche una media di 6 contributi all'anno per 40 anni) pc1 assicurare al 65t- anno di età, il diritto alla pensione. Ma s'è anche accorto che il rimedio, indubbiamente assai buono, non era sufficiente per oarantirc le !>Orlidei giornalieri di cam– pagna, tant'è \'ero che all'art. 4 ha rinviato al regolamento la determinazione di speciali disposizioni per i lavoratori della terra e per le loro fomigHe « per quanto riguarda la re_ « tribuzione e In misura del contributo qoin– « dicinale »: e ;-)l'art. 5 rinvia pure al rego– lamento « le modal1ià per il versamenlt1 ,ki « co11lri/111li, qfla11doquesto non possa astr /•Ilo « a q11ù,di'ci'ne ». Ma se per questo ~i può mettere foorì c:msa la buona fede elci tecnici, che }lan ccaa– pilato il dcc(eto. ne vien messa in luce anche più sinistra l'ispirazione politica del provve– dimento: il quale, in un periodo rli gnvi preo,'cupazioni per la pace soci dc, ha mirato intanto a legare alla caus..1. dcli' ordine il prolet.2riato operaio delle grandi città. Le cui organiuazioni seguitano sempre ad ignorare cd a voler ignorare le condizioni del proleta– riato rurale e cii quello del 1\lezzogiorno in particolare; chiedono e ottengono sempre nuo• ve leggi sociali per sè soli; così aumcn1ano ad ogni nuova conquista la distanza fra i due proletariati, creando fra il Nord e 11 Sud un abis:-'Oprofondo e minaccioso. I rimedi. Contro una co~ì trave ingiustizia un solo rimed;o sarebbe sicuramente efficace: l'abban– dono totale del sistema del triphc~ contributo e la concessione della 1>ensione di Stato a tutti indistintamente i lavoratori arrivati ai 65 anni, secondo il sistema inglese, secondo la proposta fatta nel 19r3 dall',,n. Sonnino. Pre\'ediamo h obie1.ione troppo ovvia: se il progetto Sonnino, che assegnava 30 centesimi di peusion~ giornaliera, gravava . lo Stato di una spesa annua di 120 .)llilioni, il "istema da noi proposto, in cui la pensione non dovrebbe essere minore di due lire al giomo, porterebbe la spesa annua a 800 milioni. 1\fa occorre osservare I he lo Stato, co■tri• buendo con 100 lire ali' anno alla pcns'oae, da anche col sistema del triplice contributo aè più nè meno di 30 centesimi al giorno; tutto il resto della pensione è dato dai lavoratori e intraprenditori, in forma non di imposte, ma di contributi. E se tutti i dieci milioni di la– voratori e i due o tre milioni di datori di la– voro verseranno regolarmente l contributi oblali• gatori, saranno i quattro quinti della popola– zione Italiana, che passeranno sotto l'obltUgo della legge. 1Vonsi Ira/la dunque clu di sotfiulire al triplice conlri/Julo una imposta generale j>lr le pe,,sùm,~ la quale non supererebbe mai la mi– sura dei contributi previsti dal decreto legge, e da cui per ragioni di giustizia dovrebbet"o essere esentati quei soli cittadini, che faaao già qualche versamento mensile obbllgatcnio per qualche cassa pensioni. ln apparenza tte– scerà in misura assai rilevante il carico ddlo Stato e l'aggravio tributarioj in realtà le per– sone chiamate a pagare saranno sempr,: le stesse, o sempre nella stessa misura. E si :avr-à il vantaggio che non occorrerà una nuova m&• stodontica burocrazia speciale per il conteggio dei contributi versati e delle pensioni corri– sponrlcnti: dal momento che per la distribu• zione e riscossione della nuova imposta esi– ste un sistema già perfettamente - allche troppo! - organizzato, e che per avere dirit– to alla pensione basterebbe avere raggiunti i 65 ~rnni. Questo sistema implica che lo Stato as– segni a tutti i lavoratori una pensione eguale, che sarebbe la minima del decreto legge. Ma oltre alla pensione di Stato, rimarrebbe sem– pre in facoltà del lavoratore di assicurarsi una pensione supplementare a ·proprie spese. Avremmo, in altre parole, un risparmio ob• bligatorio annuo, che lo Stato imporrebbe alla nazione per il mantenimento di tutti i vecchi inabili al lavoro, che non impedirebbe il libero risparmi<• individuale. Questa nostra proposta non dovrebbe in– contrare opposizioni, se le organizzazioni ope– raie non avessero quella mentalità egoistica e

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